La Monkey Forest a Bali
La nostra crociera da Brisbane a Singapore, tra le diverse tappe in Australia, Indonesia e Timor Est, ne comprendeva una anche nella splendida e fascinosa isola di Bali, durante la quale abbiamo partecipato ad un’escursione organizzata direttamente dalla P&O che prevedeva tra le altre visite anche quella alla Monkey Forest, la foresta delle scimmie, ad Ubud.
È sicuramente la tappa che più ci entusiasma, ricordando anche la visita effettuata oltre 10 anni prima, quando Samuele aveva 4 anni. Seppur il luogo è molto frequentato dai turisti, una volta entrati nel santuario, vasto circa 12 ettari, ci troviamo di fronte un ambiente molto selvaggio ma curato, ricco di vegetazione, statue e piccoli templi induisti dove a farla da padrone sono però solamente centinaia di scimmie!
![](http://duzzi.releax.it/wp-content/uploads/2020/07/IMG_20190810_111848-1-1024x768.jpg)
Si tratta dei macachi dalla coda lunga, una razza molto diffusa nel sud-est asiatico, i cui esemplari sono soliti vivere in gruppi con più maschi e femmine adulte, finanche a 60 individui. All’interno del gruppo, molto territoriale, vi è una rigida gerarchia che a volte viene definita anche tramite violenti scontri tra gli stessi componenti del medesimo sesso.
![](http://duzzi.releax.it/wp-content/uploads/2020/07/IMG_20190810_112305-1024x768.jpg)
Facciamo pochi passi e veniamo avvicinati da una sorta di “guida” che, in cambio di qualche dollaro, ci tiene compagnia per larga parte della nostra visita, consigliandoci sul comportamento da tenere con i simpatici primati, dandoci qualche nocciolina per far avvicinare gli animali e soprattutto rendendosi disponibile a scattarci numerose foto.
Inutile dire che ci divertiamo moltissimo: le scimmie ci salgono dappertutto, sulla testa, sulle braccia, lungo il corpo, appena ci mettiamo seduti anche sulle gambe. Non sono affatto intimorite (semmai lo siamo noi…) e non cercano altro che del facile cibo che consumano restando aggrappati ai nostri arti.
![](http://duzzi.releax.it/wp-content/uploads/2020/07/IMG_20190810_112146-1024x768.jpg)
Ci viene raccomandato di evitare di toccarle con le mani e soprattutto di prenderle senza la loro volontà. In questi casi è molto facile che al malcapitato turista sia recapitato un doloroso (ed anche rischioso) morso, con tutte le conseguenze del caso.
Altro avvertimento che ci viene effettuato è quello di evitare di portare collanine, orecchini, occhiali o altri oggetti che possano attirare l’attenzione dei curiosi primati. I tentativi di furto, ci viene detto dalla guida, sono all’ordine del giorno e ritornare in possesso degli oggetti sottratti non è poi così semplice.
![](http://duzzi.releax.it/wp-content/uploads/2020/07/IMG_20190810_112138-1024x768.jpg)
Quello che durante la nostra visita passa in secondo piano è l’aspetto culturale e religioso del santuario, al cui interno ci sono tre tempi: il Dalem Agung Padangtegal, quello principale, utilizzato dalla popolazione locale per adorare il dio Hyang Widhi, personificazione di Shiva; il Pura Beji, dedicato alla venerazione della dea Gangga ed in ultimo il tempio di Prajapati, in onore dell’omonimo dio, utilizzato per la conservazione delle salme dei defunti prima della cremazione.
![](http://duzzi.releax.it/wp-content/uploads/2020/07/IMG_20190810_112732-1024x768.jpg)
Nel poco tempo che ci rimane, dopo esserci divertiti con i macachi, riusciamo solo a dare un veloce sguardo al Dalem Agung Temple, di discreto effetto soprattutto per il contesto nel quale è situato piuttosto che per la struttura in se per se, quindi siamo richiamati a gran voce dalla nostra guida per ritornare sul pullman e riprendere il giro turistico di questa magnifica isola indonesiana.