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2018 – Sudafrica, Botswana, Lesotho e Dubai

Quest’anno le vacanze estive le trascorreremo principalmente in un viaggio itinerante nel Sudafrica, partendo da Johannesburg per arrivare a Capetown, attraversando per brevi tratti anche il Botswana ed il Lesotho.

Partiamo con un volo Emirates, veloce scalo a Dubai ed arrivo in serata a Johannesburg, dove ritiriamo l’auto da tempo prenotata tramite internet, per poi dirigerci verso il vicino Doeny Lodge dove trascorriamo la prima notte in Sudafrica.

Il mattino seguente lasciamo la città senza visitarla, avendo già avuto modo di conoscerla in un precedente viaggio e dopo un paio d’ore di auto, raggiungiamo l’Akwaaba Lodge, una sorta di resort con annesso un grande parco-zoo, situato nelle vicinanze di Rustenburg, dove è possibile interagire con diversi animali che qui vivono in cattività, in particolare alcuni grandi felini come il leone ed il ghepardo.

La hall dell’Akwaaba Lodge

Ci accoglie una guida che ci accompagna per i vari spazi dove sono tenuti gli animali, a cominciare da alcuni grandi recinti nei quali scorrazzano leoni, giaguari ed anche un paio di tigri che, ci viene detto, derivano da alcune confische che il locale governo ha effettuato a circhi e privati con relativo affidamento alla struttura.

Incontro con il ghepardo

Il primo incontro lo facciamo con i ghepardi, il mammifero più veloce della terra. Questo animale, tra i felini, è quello più socievole e la sua conformazione fisica, agile ma leggera, lo rende meno pericoloso per l’uomo rispetto agli altri delle medesime dimensioni.

I leoni all’interno del recinto dell’Akwaaba Lodge

Successivamente, ci fanno entrare, uno alla volta, all’interno di un grande recinto dove stanno riposando due splendidi esemplari di leone. Tre guardie ci accompagnano e ci permettono di avvicinarci per accarezzarne uno che sembra neanche prestare molta attenzione, tanto è impegnato a riposarsi.

Alessandro in compagnia dei leoni

Tra diversi animali tipici della regione, ammiriamo anche alcuni giaguari, uno dei quali dal raro mantello bianco, per poi entrare all’interno di una sorta di area pic-nic, dove, insieme ad un simpaticissimo cagnolino, vi sono due dolcissimi cuccioli di leone.

Uno splendido e giocarellone cucciolo di leone

Siamo fortunati ad essere in quel momento gli unici visitatori presenti all’interno di questa piccola area e quindi abbiamo tutte le attenzioni di questi splendidi animali. Ci giochiamo per diverso tempo, li prendiamo in braccio e cerchiamo di coccolarli nel mentre ci mordicchiano con i loro giovani ma aguzzi denti.

Foto di famiglia

L’ultima interazione la facciamo con un gruppo di lemuri, i primati caratteristici del Madagascar, dallo sguardo vigile, la corda ad anelli e la tipica andatura eretta. Veniamo circondati da questi simpatici animali nel mentre diamo loro frutta e verdura di cui sono ghiotti.

Simpatici lemuri che ci mangiano tra le mani

A malincuore lasciamo questo resort, ma abbiamo ancora diversa strada da percorrere ed una frontiera da attraversare e quindi è bene rimetterci in viaggio.

La meta finale della giornata è infatti Gaborone, situata pochi chilometri oltre il confine di Kopfontein che separa il Sudafrica dal Botswana, di cui la città è capitale.

Lungo il percorso ci fermiamo a Groot Marico, in uno dei pochi supermarket che troviamo, per mangiare qualcosa e soprattutto per acquistare acqua, bibite e cibo per i giorni successivi, qualora si presentasse l’occasione di fare qualche pic-nic in mezzo alla natura.

A Gaborone pernottiamo da Speedway Court, un piccolo bed and breakfast che troviamo solo grazie all’efficiente navigatore satellitare. La signora che ci riceve è gentilissima, ci da alcune utili indicazioni per visitare le principali attrazioni della città (poche onestamente) ed inoltre ci suggerisce anche i piatti tipici locali da assaggiare.

In centro a Gaborone

La giornata ormai volge al termine e pertanto decidiamo di effettuare solo un giro in auto per il centro cittadino per poi dirigerci direttamente a cena. Mangiamo all’interno di un grande e fornito centro commerciale, al The Braai Place, dell’ottima carne alla brace con vicino il mealie pap, una sorta di porridge di farina di mais, molto buono, usato come contorno ed in sostituzione del nostro pane.

La mattina seguente, visitiamo il centro di Gaborone, in particolare il Central Business District, dove vi è una delle attrazioni più visitate del Paese, ovvero The Three Dikgosi Monument, un imponente monumento costituito da statue in bronzo raffiguranti tre capi tribali che ebbero un ruolo fondamentale nell’indipendenza del Botswana.

The Three Dikgosi Monument a Gaborone

Qui veniamo accompagnati da una guida locale, che ci da numerosi dettagli circa la storia di questa nazione, resasi in ultimo completamente autonoma dal dominio britannico solo negli anni ’60.

Prima di lasciare la città ci fermiamo al Botswanacraft, il più grande centro di prodotti tipici della capitale, dove ovviamente approfittiamo per i nostri primi acquisti della vacanza oltreché per gustare una colazione nel caratteristico cortile interno della struttura.

Colazione al Botswanacraft

La sosta nella città di Gaborone, seppur piacevole, era prevista solo come propedeutica per la visita alla riserva naturale di Mokolodi, dove vi pernotteremo per due notti al fine di poterla visitare nel migliore dei modi.

La riserva si trova poco distante dal centro cittadino, è di piccole dimensioni, ben tenuta seppur con strade non sempre facilmente percorribili ed offre ai turisti dei panorami fantastici e soprattutto la possibilità di incontrare numerosi animali in completa libertà!!!

Samuele è entusiasta e, appena lasciati i bagagli nel confortevole lodge, iniziamo subito il safari in auto alla ricerca della fauna presente.

La nostra sistemazione al Mokolodi

Si incontrano facilmente zebre, giraffe, kudu, impala, antilopi e, proprio nelle vicinanze della nostra camera, dei simpaticissimi quanto rumorosi babbuini. All’interno del parco vi è anche uno splendido laghetto, nel bel mezzo del quale vediamo due maestosi ippopotami intenti a fare il bagno ed a giocare fra loro.

Il laghetto all’interno della riserva

Per noi amanti degli animali, trascorrere la giornata all’interno di questa riserva naturale è qualcosa di fantastico: guardare tra gli alberi sperando di scorgere qualche esemplare non ancora visto, oppure sperare che all’improvviso si avvicini una giraffa oppure un elegante kudu ci riempie di gioia e di entusiasmo!

Incontro ravvicinato con una splendida giraffa

In qualsiasi punto del parco è possibile scendere dall’auto, a differenza delle altre riserve da noi precedentemente visitate (il Kruger ed il Pilanesberg) in quanto non sono presenti i grandi felini. Bisogna comunque prestare sempre molta attenzione a tutti gli animali selvatici, ai rettili velenosi (fortuna per noi, lo visitiamo durante la stagione invernale), ai coccodrilli che vivono nelle vicinanze del laghetto ed in ultimo ai rinoceronti che, seppur rari da osservare, sono comunque presenti nell’area.

La sera ceniamo al ristorante del Mokolodi, molto elegante e raffinato ed Alessandro e Samuele hanno il coraggio di assaggiare uno dei piatti tipici locali: i vermi mopane, delle larve di farfalla catturate nelle foreste del Paese, che ci vengono presentati arrostiti con una salsa di pomodoro! Per il resto il cibo è ottimo, carne di alta qualità e porridge: tutto abbondante e dal prezzo accessibile.

Cena al Mokolodi a base di vermi mopame (ma non solo per fortuna…)

Per la mattina seguente abbiamo prenotato un gita organizzata davvero particolare, limitata a poche persone alla volta e che richiede comunque un minimo di spirito d’avventura: il Rhino Tracking, un’escursione di circa mezza giornata che comprende anche la ricerca in mezzo al bush, insieme a due guide armate, dei rinoceronti.

Si parte alla ricerca dei rinoceronti

L’esperienza è davvero emozionante. Siamo soltanto noi tre ed una ragazza americana e, dopo aver effettuato un ampio giro all’interno della riserva, la jeep lascia la strada sterrata per avventurarsi in una specie di sentiero tortuoso e sconnesso. Andiamo a passo d’uomo e ad un certo punto le guide notano delle tracce a pochi metri dal veicolo. Ci fermiamo ed iniziamo a seguirle. Dopo poche decine di metri troviamo dello sterco che i ranger verificano essere caldo (gli crediamo sulla parola…) e pertanto proseguiamo guardinghi e silenziosi nel bel mezzo della boscaglia fino ad arrivare in una sorta di spiazzo dove, tranquilli e beati se ne stanno due splendidi esemplari di rinoceronte bianco.

Incontro con i rinoceronti nel Mokolodi

Ci troviamo ad una ventina di metri dagli imponenti mammiferi e le guide ci consigliano di non avvicinarci oltre. Facciamo diverse foto e video e l’emozione che proviamo nell’essere così vicino a questi fantastici animali, purtroppo a forte rischio estinzione, è indescrivibile e sicuramente indimenticabile.

L’escursione si conclude con un succulento pic-nic perfettamente organizzato in riva al lago, che ci gustiamo tutti insieme con le guide che ci raccontano aneddoti e curiosità di questo stupendo parco.

Pic-nic al Mokolodi

Dopo un pomeriggio trascorso ancora una volta alla ricerca degli animali per lungo e largo nella riserva, con tanto di sosta nei pressi di un grandissimo recinto dove all’interno vivono alcuni ghepardi che, curiosi, si avvicinano alla nostra auto, nel tardo pomeriggio rientriamo nel nostro chalet per prepararci per la cena.

Questa sera infatti abbiamo optato per un barbecue direttamente in loco, con tanto di “cuoco” che ci cuoce la carne alla brace e prepara altri squisiti manicaretti davanti ad un fuoco acceso nei pressi del lodge. Siamo in compagnia di poche altre persone, tra cui una simpaticissima famiglia filippina, con la quale conversiamo piacevolmente scambiandoci le esperienze di diversi viaggi effettuati, nel mentre mangiamo e ci scaldiamo con il focolare.

Barbecue nel Mokolodi

La mattina seguente lasciamo il Mokolodi con grande dispiacere e ci rimettiamo in viaggio verso sud. La giornata prevede infatti una delle tappe più lunghe della vacanza: oltre 600 km per circa 7 ore di strada per raggiungere la città di Bloemfontein, una delle più grandi città del Sudafrica, di cui è anche capitale giudiziaria, essendoci la sede della Corte Suprema d’Appello.

Bloemfontein

Prima di prendere possesso della camera che ci ospiterà un paio di notti al Melsetter’s Guest Room, facciamo un breve giro per le vie del centro, senza però trovare niente di particolarmente interessante. Infatti il motivo che ci ha condotto in questa città non è da ricercarsi nei monumenti, musei o attrazioni che la stessa possa o meno offrire ma solo ed esclusivamente per la possibilità di poter trascorrere un’intera giornata come volontari all’interno di un centro di riabilitazione e salvaguardia di animali selvatici, in particolare ghepardi: il Cheetah Experience.

Il mattino seguente, anche in anticipo rispetto all’orario prestabilito, siamo davanti all’ingresso della struttura. Siamo accolti con molta disponibilità dall’equipe che ci fa subito partecipare alla cura degli spazi degli animali ma soprattutto ci permette di interagire con loro, di stargli vicino, di toccarli e osservarli nella loro bellezza.

James, uno splendido e mansueto ghepardo

Così, dopo un poco di lavoro manuale come richiesto ad ogni buon volontario, passeggiamo a lungo con James, un ghepardo molto tranquillo con il quale facciamo bellissime foto, abbiamo la possibilità di entrare nella nursery dei piccoli ghepardi, giocare con loro, toccarli ed accarezzarli come fossero dei gattini e, a debita distanza ammirare leopardi, leoni ed una splendida tigre siberiana azzannare il cibo portatogli da noi volontari!

Samuele gioca con un piccolo ghepardo

La giornata, veramente memorabile, passa velocemente ed al pomeriggio dobbiamo lasciare con un velo di tristezza la struttura, consapevoli di aver vissuto un’altra esperienza davvero indimenticabile.

La mattina seguente lasciamo Bloemfontein per dirigerci verso Maseru, capitale del Lesotho, piccolo stato autonomo enclave all’interno del Sudafrica, che raggiungiamo dopo un paio d’ore di auto, comprensive del tempo necessario per espletare le formalità burocratiche alla frontiera.

La città è piccola ma molto caotica e con elevato traffico, specie lungo la Kingsway, la strada principale che taglia in due la capitale. A contribuire alla confusione vi è la diffusa abitudine dei guidatori a suonare il clacson. È un continuo frenare, schivare pedoni che si lanciano in mezzo alla corsia ed evitare buche ma alla fine raggiungiamo il centro e riusciamo anche a parcheggiare a poche centinaia di metri da quello che è un posto molto particolare: il Basotho Hat.

Una particolare statua raffigurante una donna che va al mercato

Nella tradizione locale il basotho hat altro non è che un cappello di paglia utilizzato nell’abbigliamento tipico, divenuto da anni simbolo nazionale. A Maseru vi è una grande e particolare struttura a forma di cappello, struttura che visitiamo anche all’interno dove troviamo un fornito negozio di souvenir ed un laboratorio dove vengono filati a mano tappeti dai particolari disegni geometrici.

Nel centro di Maseru, di fronte al Basotho Hat

Facciamo poi una passeggiata per il centro, visitiamo un piccolo centro commerciale dove Samuele si diverte a curiosare tra i prodotti tipici per poi raggiungere Makoanyane Square dove vi è parcheggiato un vecchio aereo militare. Tutto intorno notiamo molta povertà con non poca gente che cerca di arrangiarsi per portare a casa la “giornata”. Veniamo osservati con curiosità, probabilmente non sono molti i turisti che transitano per Maseru, ma sempre con tranquillità e non ci sentiamo mai a disagio.

Riprendiamo l’auto e proseguiamo sempre all’interno del Lesotho per raggiungere il piccolo paese di Matsieng, a sud della capitale, un vero e proprio villaggio dalle caratteristiche abitazioni con tetto conico, dove vi è la residenza reale.

Panorama del villaggio di Matsieng

Una guida ci accompagna nella visita all’esterno di questa abitazione (che per motivi di sicurezza non è neanche possibile fotografare), carina ma nel complesso poco più di una villa, illustrandoci la storia di questo caratteristico paese e soprattutto lodando la bontà e magnificenza della famiglia reale che, seppur ricchissima, preferisce comunque non ostentare tanta opulenza e vivere in un contesto più modesto.

Nella Residenza del Re del Lesotho

Prima di rientrare in Sudafrica facciamo un’ultima sosta a Morija, un tipico villaggio dove vi è anche un piccolo museo di reperti storici con annesso giardino e caffetteria (…ne approfittiamo per pranzare), una chiesa evangelica ed un ufficio postale con annesse le caratteristiche abitazioni in fango e roccia. Una curiosità…sia la guida che la sig.ra all’ingresso del museo ci dicono che siamo i primi turisti italiani che vedono nel 2018!!!

Il villaggio di Morija

Prima di fermarci per la notte, decidiamo di fare un poco di strada, in maniera da avvicinarci quanto più possibile all’Addo National Park, una delle principali mete dell’intero viaggio in Sudafrica. Infatti, dopo aver pernottato da “Die Hoekhuis”, una comoda ed economica guest house situata nella cittadina di Cradock, la mattina seguente raggiungiamo la splendida riserva naturale, famosa nel mondo per essere un vero e proprio santuario degli elefanti.

Panorama dell’Addo National Park

Negli anni ’30, quando questo mammifero era quasi completamente sparito nella zona, si decise di confinare all’interno di un’area recintata i pochi esemplari sopravvissuti (una decina). Da allora l’area è stata man mano allargata tanto che oggi ha raggiunto le dimensioni della nostra Valle d’Aosta e, allo stesso tempo, sono fortunatamente incrementati anche gli elefanti, divenuti circa 600.

Un branco di elefanti nell’Addo National Park

Soggiorniamo per tre notti all’interno del Parco, nel Main Camp, dove ci stiamo solo per dormire e cenare nel suo elegante ristorante, il Cattle Baron, mentre il resto delle giornate le trascorriamo in giro alla ricerca dei numerosi animali presenti. Infatti, oltre agli elefanti, vi vivono tante altre specie: zebre, bufali, rinoceronti, facoceri, antilopi, struzzi, tartarughe, ghepardi, iene ed anche leoni.

Un bufalo

Una curiosità: la maggior parte degli elefanti femmine presenti nel parco non ha le zanne!! Ciò sembra derivi dal fatto che agli esemplari dai quali si sono riprodotti erano state tagliate per non essere cacciati dai bracconieri. Vero o falso che sia, questa è una delle particolarità di questi splendidi animali che popolano la riserva e che, ovviamente, è molto facile avvistare in piccoli gruppi e spesso anche con cuccioli al seguito. In un paio di circostanze abbiamo anche la fortuna di ammirare una mamma che allatta il suo piccolo e la scena ci trasmette molta tenerezza.

Mamma e cucciolo a passeggio nel parco

Durante il safari è possibile sostare in aree delimitate per poter fare pic nic o in piazzole panoramiche dalle quali si gode una splendida vista sulla natura circostante.

Un curioso facocero a pochi passi dalla nostra auto

Ormai sono diventata anche un’esperta di pranzi veloci a base di chakalaka già pronto in piccoli barattoli che Alessandro e Samuele si mangiano insieme al tonno, ai fagioli o ad altri legumi. Io comunque preferisco sempre un più classico panino con qualche affettato che la mattina compriamo al supermercato del parco!

Pic nic con chakalaka

Tra gli incontri che Samuele preferisce, vi sono quelli con i facoceri, le iene ed i bufali mentre non abbiamo fortuna con i felini che non riusciamo ad incontrare. Peccato, alla sera sentiamo di altri turisti che ne hanno avvistato qualcuno ma noi niente: sarà per la prossima volta!

Zebre all’Addo

Siamo invece molto più fortunati con un animale particolarissimo, ad oggi da noi mai visto in natura: lo scarabeo stercorario, una specie di scarabeo che si nutre dello sterco dei grandi mammiferi che, una volta appallottolato, viene trasferito verso il suo nascondiglio. Lo avvista Samuele proprio in mezzo ad un “gigantesco” escremento a fianco della carreggiata, grazie ai numerosi cartelli presenti che invitano gli automobilisti a prestare attenzione a non calpestare con le ruote le feci al fine di evitare il rischio di schiacciare questi delicati insetti a forte rischio estinzione.

Il raro scarabeo stercorario

Comunque in generale, i migliori avvistamenti si fanno nelle aree limitrofe ai piccoli laghi, agli stagni ed alle pozze dove sono soliti recarsi gli animali per dissetarsi. Qui rimaniamo spesso fermi in auto per decine e decine di minuti ad aspettare qualche fortunato incontro che, il più delle volte, si concretizza con l’arrivo di qualche piccolo gruppo di mammiferi che, sempre con fare guardingo, si abbevera, si rinfresca e poi scompare nuovamente ai nostri occhi.

Una piccola pozza affollata di elefanti con i bufali in attesa…

Dopo aver visitato anche la parte sud della riserva, nel tardo pomeriggio del terzo giorno lasciamo l’Addo e ci dirigiamo lungo la costa dell’Oceano Indiano, raggiungendo la piccola città di Jeffreys Bay, dove alloggiamo nel caratteristico African Ubuntu Backpackers.

L’African Ubuntu Backpackers

La sera ceniamo nel piccolo ristorante “Catch of the day” che, come dice il nome stesso, ha nei piatti tipici il pescato del giorno. L’ambiente non è certo lussuoso, il servizio spartano ma le porzioni abbondanti e la qualità veramente ottima!!!

La mattina, mentre facciamo una piacevole passeggiata lungo la baia, famosa per essere una delle mete più gettonate da surfisti provenienti da tutto il mondo, ci imbattiamo in un piccolo pinguino che probabilmente ha smarrito il suo gruppo, trovandosi da solo in mezzo alla spiaggia. Alessandro lo prende e lo avvicina all’acqua. L’animaletto rimane fermo qualche minuto per poi tuffarsi nell’oceano e scomparire in breve ai nostri occhi.

Il piccolo pinguino incontrato in spiaggia

Riprendiamo l’auto per imboccare la mitica “Garden Route”, la strada panoramica che si snoda lungo la costa meridionale del Sudafrica, fino a raggiungere il Tsitsikamma National Park (120 km da Jeffreys Bay – circa 1 ora e 25 minuti), una splendida area protetta, comprendente l’omonimo monte con la baia che alterna tratti rocciosi a piccole insenature sabbiose.

Scorcio dello Tsitsikamma National Park

Il paesaggio è stupendo ed il percorso che facciamo, il Mouth Trail, si snoda per circa un chilometro lungo una passerella di legno che attraversa la foresta fino alla foce del fiume Storms, dove attraversiamo il famoso, omonimo, ponte sospeso.

Ponte sospeso sullo Storms River

Purtroppo non abbiamo molto tempo da dedicare a questo luogo e quindi soprassediamo nell’effettuare altri percorsi, alcuni dei quali lunghi diversi chilometri ed adatti più a sportivi che a semplici turisti.

Facciamo qualche chilometro in auto, durante i quali abbiamo anche il piacere di incontrare un nutrito gruppo di babbuini che scorrazzano ai bordi della strada, per arrivare al ponte Bloukrans, direttamente sulla N2, famoso per essere il luogo più alto al mondo dove viene effettuato in maniera continuativa il bungee jumping.

Il famoso ponte Bloukrans

La nostra intenzione non è certo quella di buttarci ma soltanto di osservare i tanti intrepidi che si lanciano nel vuoto appesi ad una fune da un’altezza di oltre 200 metri!!! Curiosiamo tra le tante bancarelle di souvenir presenti in loco, facciamo qualche acquisto, uno spuntino e riprendiamo la Garden Route per poi fermarci dopo una ventina di chilometri a Monkeyland, un vero e proprio santuario dei primati. Qui, all’interno di una vasta area recintata vivono 11 specie di scimmie provenienti da ogni parte del mondo, tra cui lemuri, cappuccini, gibboni, macachi e babbuini, tanti babbuini.

Monkeyland

Lo visitiamo accompagnati da una guida che ci spiega caratteristiche ed abitudini di ogni singola specie, nel mentre le osserviamo da vicino, senza comunque poterle toccare, per la sicurezza dell’animale ma soprattutto la nostra, visto che possono mordere con facilità.

Ponte sospeso a Monkeyland

A fianco di questo parco vi è Birds of Eden, anche questa area protetta, dedicata però ai volatili. All’interno di un’immensa voliera costruita su oltre 2 ettari di terreno, vivono circa 200 specie di uccelli, alcuni dei quali raramente avvistabili in natura.

Samuele tra pappagallini e fenicotteri

Qui è possibile entrare senza alcuna guida, cosicché ci troviamo a trascorrere diverso tempo a camminare lungo le passerelle sopraelevate osservando coloratissimi pennuti provenienti da ogni angolo del mondo. Simpatico il siparietto a cui assistiamo quando Samuele riesce a far salire sul braccio uno splendido pappagallino. Appena il compagno/compagna se ne accorge, eccolo che sale anche lui ed i due uccellini iniziano a litigare beccandosi tra loro!!!

Birds of Eden

Ci gustiamo un the caldo di fronte alla zona riservata ai fenicotteri rosa per poi uscire dalla voliera e dirigerci verso il vicino Green Hills Forest Lodge, una villa immersa nel verde della campagna arredata con molta cura e da cui si gode un bellissimo panorama dell’oceano, dove passeremo la notte.

La mattina seguente andiamo nella vicina Plettenberg Bay dove prendiamo parte ad una gita sul gommone per vedere le foche, presenti in grande quantità nella Robberg Nature Reserve, poco distante dalla cittadina.

Si parte….tenetevi forte!

Ce ne sono tantissime che nuotano in mare mentre altre si crogiolano sulle scogliere, ma non sono gli unici animali che vediamo. Infatti mentre ci stiamo avvicinando alla colonia di questi simpatici mammiferi, ecco che passa vicino al gommone con aria minacciosa uno squalo di almeno un paio di metri di lunghezza! La guida ci dice che è molto comune avvistarli in zona proprio per la presenza delle foche, cibo prediletti degli squali nonché delle orche, animali quest’ultimi ben più difficili da incontrare in quanto vivono molto più a largo.

Colonie di foche al Robberg Nature Reserve

Ripresa l’autovettura, appena fuori Plettenberg Bay non possiamo non fermarci al Knysna Elephant Park, la prima struttura in Sudafrica a prendersi cura degli elefanti rimasti orfani.

Dalla sua apertura, nel 1994, sono stati curati ed allevati oltre 40 elefanti, molti dei quali ancora oggi vivono nel branco che si è formato in questa piccola riserva. Qui è possibile effettuare solo un tour guidato, comprensivo di una parte dedicata alla spiegazione delle caratteristiche di questo splendido mammifero, alle sue abitudini ed alla storia del centro.

Incontri ravvicinati al Knysna Elephant Park

È possibile dare del cibo agli elefanti che, molto delicatamente, con la loro proboscide lo prendono direttamente dalle nostre mani. Ci facciamo diverse foto, camminiamo a loro fianco per alcune decine di metri (con tanto di incontro di un serpente velenoso…fortunatamente visto dal ranger…), osserviamo le zebre presenti nell’area che però sono più selvatiche rimanendo sempre a distanza dai turisti per poi terminare l’escursione con un pranzo gustato sotto il gazebo del ristorante annesso alla riserva.

Splendide zebre al parco

Nel pomeriggio facciamo una passeggiata a Knysna, una cittadina molto carina circondata da una suggestiva laguna, famosa per la coltivazione delle ostriche. Lasciamo la macchina a Thesen Island e gironzoliamo nel curatissimo centro per poi fermarci ad assaggiare il pregiato mollusco.

Un locale interamente dedicato alla vendita delle ostriche

Decidiamo di non fare tardi, avendo ancora un paio di ore di auto per raggiungere la successiva tappa. Abbiamo infatti prenotato per la notte all’Aloe House di Oudtshoorn, località conosciuta per essere la capitale mondiale degli struzzi.

Vi arriviamo che è ora di andare a cena ed ovviamente non possiamo non assaggiare questa prelibata carne al Black Swan, un elegante ristorante poco distante dal nostro bed and breakfast dove gustiamo un’ottima cena con tanto di musica dal vivo.

Cena al Black Swan

La mattina seguente raggiungiamo l’Highgate Ostrich Show Farm dove facciamo diverse attività legate al mondo degli struzzi. La visita guidata non può che partire dalla zona dove vi sono le incubatrici, con tanto di uova pronte per la schiusa, per poi passare ai pulcini ed infine arrivare agli adulti, ai quali è possibile anche dar da mangiare.

Valeria porge il cibo allo struzzo!!!

Ci viene fatto vedere anche il laboratorio dove vengono lavorate le famose piume, la parte dedicata alla decorazione delle uova (veramente splendide) ed in ultimo lo store dove vi sono centinaia di oggetti e manufatti tutti derivanti dallo struzzo.

Anche Samuele prende confidenza con gli struzzi

L’ultima tappa della visita guidata è quella che più ci diverte: abbiamo infatti la possibilità di cavalcare il volatile all’interno di un recinto, affiancati da un guardiano che ci accompagna evitando anche possibili, rovinose cadute. La corsa dura pochi minuti ma ci facciamo tutti un sacco di risate!!!

Samuele a cavallo dello struzzo

Riprendiamo la strada per raggiungere nuovamente la costa, dove ci fermiamo in un’altra stupenda località della Garden Route: Mosselbaai, una ridente cittadina, ricca di giardini, ristoranti, locali per i tanti turisti presenti e diverse interessanti attrazioni. Visitiamo il Museo di Bartolomeo Diaz dove, oltre ad una mostra che ripercorre le tappe dei suoi avventurosi viaggi, vi è anche la riproduzione della sua caravella con la quale raggiunse il Capo di Buona Speranza.

La caravella di Bartolomeo Diaz (riproduzione)

Samuele apprezza maggiormente la parte esterna, il parco degradante fino all’oceano e soprattutto il famoso Post Tree, un albero di latifoglie utilizzato dai primi esploratori come ufficio postale.

The Post Tree

Ci dirigiamo poi a Cape St. Blaize, un promontorio molto panoramico, con tanto di faro, che si trova a pochi chilometri dal centro di Mosselbaai. Qui dopo aver mangiato un panino seduti su una panchina circondati da gabbiani facciamo una splendida passeggiata lungo la costa rocciosa con vista sull’oceano solcato da decine di piccoli gruppi di delfini.

Prima di riprendere l’auto, visitiamo il piccolo acquario/laboratorio di ricerca di Mosselbaai. Ci sono pochi animali, niente di particolarmente interessante se non la possibilità di poter nuotare all’interno di una vasca insieme ad un paio di squali!!!

Samuele nella vasca dello squalo

Samuele non si lascia sfuggire l’occasione: in pochi minuti rimane in costume ed è pronto per tuffarsi (si fa per dire…) nella piscina dove nuotano tranquillamente due squali palombi, inoffensivi per l’uomo ma pur sempre di discrete dimensioni (circa un metro e mezzo).

La costa vicino Mosselbaai

Prima di lasciare definitivamente la zona, facciamo una sosta a Point of Human Origins, una serie di grotte direttamente sul mare con una vista spettacolare, abitate dai nostri antenati oltre 200.000 anni fa.

Una grotta abitata oltre 200.000 anni fa

In serata arriviamo a Gansbaai, dove prendiamo possesso della nostra comoda camera al Pikasso Garden Cottage, a breve distanza dal piccolo porticciolo della cittadina dove la mattina seguente prenderemo parte ad una delle escursioni più attese della nostra vacanza in Sudafrica: il bagno con gli squali bianchi!!!

L’esperienza che facciamo è veramente molto particolare, per nulla pericolosa (se ci si attiene alle rigide norme di sicurezza che ci vengono spiegate nel lungo briefing prima della partenza) e soprattutto emozionante: Samuele ed Alessandro si immergono in una gabbia di ferro in acqua e, dopo pochi minuti, ecco arrivare uno stupendo esemplare di squalo bianco, di circa 3 metri, che si avvicina fino a pochi centimetri da loro per poi riallontanarsi senza più farsi vedere.

Incontro con lo squalo

Purtroppo questo sarà l’unico incontro che facciamo durante il tour, nonostante l’equipaggio provi ad attirare altri squali lanciando in acqua “chum” oppure si sposti alla ricerca di maggior fortuna. Io mi risparmio il gelido bagno, la paura di vedermi arrivare l’imponente animale ma, al rientro in porto, rimango dispiaciuta per non aver potuto provare l’intensa emozione che hanno avuto Alessandro e Samuele e che, per il resto della giornata, sarà oggetto di commenti entusiastici.

Alla ricerca degli squali

Dopo aver concluso l’escursione con un pranzo a buffet, proseguiamo il tour con una sosta nel vicino African Penguin and Seabird Sanctuary, dove iniziamo a far conoscenza di un animale molto diffuso da queste parti: il pinguino. In questo centro di riabilitazione ne incontriamo di diverse specie e soprattutto abbiamo modo di apprezzare l’attenzione e la cura che molti volontari mettono nell’accudire questi simpatici e dolci uccelli, incapaci di volare seppur ottimi nuotatori.

Lasciamo Gansbaai ed imbocchiamo l’ultimo tratto della Garden Route, che ci regala ancora una volta scorci mozzafiato, per poi fare una sosta nella città di Hermanus, denominata anche la capitale sudafricana per gli avvistamenti delle balene. Non prendiamo però parte ad alcuna escursione avendo avuto già la fortuna in passato di vederle in altre parti del mondo ed essendo soprattutto un poco in ritardo con la tabella di marcia. Ci consoliamo con una piacevole passeggiata lungo la baia con tanto di incontro delle simpatiche lontre africane.

Una piccola baia ad Hermanus

Prima di cercare un albergo dove passare la notte, facciamo un’ultima sosta a Betty’s Bay, un pittoresco villaggio situato all’interno della riserva di Kogelberg per visitare la colonia di pinguini di Stony Point, una delle sole tre colonie riproduttive del continente africano.

Due cuccioli di pinguino a Betty’s Bay

La zona è molto bella, piena di pinguini con tanto di cuccioli che possiamo ammirare da pochi metri grazie ad una passerella in legno sopraelevata dalla bassa vegetazione sottostante.

Simpatici incontri lungo la strada…

La sera ci fermiamo a Simon’s Town, dove pernottiamo da Roman Rock Studios, un comodo e pulito monolocale con vista direttamente sull’oceano. Prima di andare a letto facciamo una passeggiata per il piccolo ma carino paese, con tanto di accogliente centro commerciale situato proprio nelle vicinanze del porticciolo dove ci fermiamo per mangiare una gustosa pizza che Alessandro la ordina con “bacon e banana”…

La mattina seguente visitiamo la colonia dei pinguini di Boulders Beach, una spiaggia di sabbia bianca ed enormi massi di granito facente parte dell’ampio Parco Nazionale della Table Mountain.

Boulders Beach

Anche qui incontriamo numerosi esemplari di questi particolari uccelli che gironzolano liberamente, senza alcun timore degli umani, a volte uscendo anche dal loro habitat come quando, al ritorno verso la macchina, ne incontriamo uno lungo la strada che ci passa vicinissimo alle nostre gambe.

Una nutrita colonia di pinguini

Che soddisfazione e che emozione incontrare questi teneri animali nel loro ambiente naturale, non ci si stanca mai di vedere luoghi come questi che salutiamo con un pizzico di amarezza per il poco tempo trascorsoci!!!

Proseguiamo sulla M4, lungo la costa che si affaccia sulla False Bay, in piena Penisola del Capo e, dopo poche decine di chilometri, entriamo all’interno del Parco del Capo di Buona Speranza.

Questa riserva naturale è una delle prime (istituita nel 1938) e più importanti dell’intera Sudafrica, con oltre 1.100 specie vegetali autoctone e tantissime specie di animali, tra cui struzzi, facoceri, antilopi e babbuini.

Primi incontri all’interno della riserva

La strada inizia a salire ed i punti panoramici si susseguono uno dietro l’altro. All’improvviso ci troviamo di fronte alla nostra auto proprio due esemplari di struzzi che se ne vanno tranquilli a passeggio, gli passiamo vicino, non si scompongono e, con tutta calma, scompaiono dietro la vegetazione.

Raggiungiamo il parcheggio alla base della Punta del Capo, il luogo senza dubbio più frequentato dai turisti, da dove parte la Flying Dutchman, una funicolare che raggiunge il punto più elevato di Cape Point.

Cape Point

Decidiamo però di raggiungerlo camminando per il ripido sentiero così da goderci il panorama circostante con l’antico faro della riserva sullo sfondo. Le scogliere superano i 200 metri di altezza sul livello del mare e forniscono uno dei migliori punti di osservazione anche per l’avvistamento delle balene che, dopo qualche minuto, ci appaiono all’orizzonte, insieme a piccoli gruppi di delfini.

Capo di Buona Speranza

Pranziamo al Two Oceans Restaurant per poi raggiungere il vicino Capo di Buona Speranza, distante in linea d’aria poche centinaia di metri. Questo posto “mitico” venne scoperto nel 1487 da Bartolomeo Diaz che cercava una via di mare verso l’Asia seppur fu Vasco De Gama, pochi anni dopo, a concludere l’esplorazione aprendo di fatto la nuova rotta marittima.

Panorama dal Capo di Buona Speranza

Per lungo tempo il Capo di Buona Speranza venne erroneamente indicato come il punto più a sud del continente africano e punto di separazione tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano. In realtà entrambi i primati spettano al vicino Capo Agulhas.

Cape of Good Hope

Facciamo una passeggiata nella vicina spiaggia e poi Alessandro e Samuele si inerpicano lungo un ripido sentiero per arrivare sulla punta del promontorio dal quale scattano alcune fantastiche foto grazie ai bellissimi colori dell’Oceano, con sfumature che vanno dall’azzurro al turchese.

In cima al promontorio con vista sul Capo di Buona Speranza

Nel pomeriggio giungiamo a Cape Town, la città più turistica e frizzante del Sudafrica, situata tra l’Oceano Atlantico e la sua montagna iconica, la Table Mountain.

Lasciamo i bagagli all’House on the Hill, un comodo bed and breakfast situato a breve distanza dal Waterfront ex porto abbandonato che oggi pullula di ristoranti, musei, vialetti lungomare e centri commerciali.

Il Waterfront con la ruota panoramica e sullo sfondo la Table Mountain

Iniziamo la visita della città proprio da questa zona, dalla quale si gode anche una magnifica vista sulla suggestiva Table Mountain che, purtroppo, scopriamo non essere accessibile in quanto la funivia che la collega con la città è in manutenzione.

Passeggiamo per l’ampia zona, dall’atmosfera suggestiva, che pullula di turisti ma anche di molti abitanti del luogo, dediti allo shopping, a bere nei numerosi locali presenti o semplicemente a girovagare come facciamo noi.

Cartolina dal Waterfront

Affascinanti gli edifici in stile coloniale, curiosa la grande ruota panoramica, simpatiche le foche che nuotano in acqua o si riposano in qualche angolo del porto: tutto intorno a noi è piacevole ed il luogo sembra lontano mille miglia dalle distese di baraccopoli che ci siamo lasciati alle spalle entrando in città.

Durante la serata, ci fermiamo spesso ad osservare i numerosi artisti di strada presenti, così come volentieri entriamo nei diversi negozietti di souvenir e prodotti tipici locali.

Il Waterfront la sera

La mattina seguente la dedichiamo alla visita di Robben Island, la piccola isola situata al largo del Waterfront dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1999 e famosa per essere stata la “casa” di Nelson Mandela per quasi 20 anni.

Dal traghetto panorama di Cape Town con in primo piano lo stadio “Green Point”

Qui infatti sorge un penitenziario utilizzato già a partire dal 1600 per recludere gli oppositori del governo ed i prigionieri politici, divenuto poi noto 3 secoli dopo quando diventò il carcere di massima sicurezza in cui fu rinchiuso anche Mandela dal 1961. Gli ultimi prigionieri furono trasferiti sulla terraferma nel 1996 e un anno dopo è stato istituito un museo. Dopo essere stati condotti sull’isola, prendiamo un pullman che ci fa scendere a diverse “stazioni” turistiche, come la cava di calce dove Mandela ed i suoi compagni di prigionia hanno fatto i lavori forzati, il cimitero dei lebbrosi ed il Viewing Point, dal quale si gode di una bella vista su Città del Capo.

Vista di Cape Town da Robben Island

L’isola è abitata da numerose foche e non potrebbe essere altrimenti, tanto che il nome Robben in olandese significa proprio “foca” e questi animali li vediamo in diverse zone, spesso tra le rocce, altre volte semplicemente sdraiate al sole in spiaggia.

All’interno del penitenziario

In ultimo veniamo portati al penitenziario dove ci attende come guida un ex-prigioniero politico, compagno di Mandela, che ci racconta la storia del luogo soffermandosi sul periodo nel quale era carcerato, con tanto di aneddoti da lui direttamente vissuti in loco.

Samuele con la guida, ex prigioniero politico con Mandela

L’ultima tappa che effettuiamo all’interno del carcere è quella dell’ex-cella dove Nelson Mandela trascorse larga parte dei suoi 27 anni di carcere sull’isola, in uno spazio lungo 2,6 metri e largo poco più di 2, perfettamente riprodotto come ai tempi della sua prigionia.

La cella di Nelson Mandela

Ritorniamo al Waterfront in tempo per gustare un tipico pranzo all’interno del V&A Food Market, un mercato al chiuso dove si trovano piatti interessanti per tutti i palati, dal cibo locale a quello internazionale, alla semplice pizza.

Successivamente prendiamo l’auto per visitare gli stupendi Kirstenbosch Gardens, uno dei primi giardini botanici del pianeta ad essere dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, ricchi di piante indigene uniche al mondo, un vero paradiso terrestre.

Kirstenbosch Gardens

L’ultimo giorno in Sudafrica lo trascorriamo prima facendo una breve passeggiata di buon mattino nel suggestivo Waterfront, dove gustiamo una squisita colazione all’aperto con tanto di vista sulla Table Mountain, per poi prendere i bagagli e dirigerci verso Hout Bay, un piccolo paese situato a pochi chilometri da Cape Town.

La preparazione all’escursione

Qui Alessandro e Samuele partecipano ad un’escursione veramente particolare: il bagno con le foche. Dopo essersi vestiti con una pesante muta, lasciano il piccolo porto a bordo di un gommone insieme a pochi altri intrepidi turisti per raggiungere una vicina isoletta popolata da questi animali.

Evoluzione di una splendida foca di fronte all’obiettivo

Qui si immergono nelle acque gelide in compagnia delle foche che sguazzano curiose intorno a loro, a volte con aria minacciosa in quanto sono solite tenere la bocca aperta e mostrare i denti, altre sfiorandoli come se volessero giocarci insieme.

Una simpatica foca che si avvicina a Samuele

Nel frattempo io rimango in spiaggia a godermi un tiepido ma piacevole sole. Rientrano in tarda mattinata che sono veramente entusiasti dell’esperienza vissuta, a detta loro migliore anche del bagno con gli squali!

Si ritorna in barca

Ci fermiamo a mangiare fish & chips al Wharfside Grill Restaurant, nel piccolo centro commerciale del porto e nel mentre pranziamo, vediamo lungo il molo uno splendido esemplare di leone marino con vicino un uomo. È veramente l’ultima sorpresa inaspettata del nostro viaggio: ci avviciniamo e, in cambio di qualche dollaro, abbiamo la possibilità di dar da mangiare all’animale, accarezzarlo (con molta attenzione) e scattarci qualche foto insieme.

Il leone marino al molo di Hout Bay

Il pescatore ci racconta che ormai da diverso tempo l’animale è solito uscire dall’acqua, a suo piacimento, in cambio di ricevere scarti di pesce fresco, di cui si ciba voracemente!!!

Primo piano dello splendido leone marino

Prima di rientrare in Italia, facciamo una sosta di due giorni a Dubai, dove soggiorniamo all’Holiday Inn Express Dubai Airport, un albergo a pochi passi dall’aeroporto che ci permette di ottimizzare al meglio il modesto tempo a disposizione che abbiamo per visitare la città, seppur da noi già conosciuta per averci fatto un altro paio di stop-over in occasione di precedenti viaggi.

Come prima tappa raggiungiamo il Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, con tanto di centro commerciale alla sua base, il Dubai Mall, di imponenti dimensioni (è quello che ha il più alto numero di negozi al mondo). Passeggiamo al suo interno, acquistiamo qualche piccolo souvenir e soprattutto visitiamo ancora una volta il suo splendido acquario.

Incontro con le lontre

Partiamo dal tunnel lungo quasi cinquanta metri che ti fa sembrare quasi di immergerti all’interno dell’oceano pieno di squali, razze, mante ed altri pesci dalle dimensioni notevoli. Visitiamo le innumerevoli vasche, ci soffermiamo ad osservare uno dei più grandi coccodrilli in cattività ed in ultimo Samuele arricchisce la visita con l’incontro con le lontre, un extra da lui molto gradito perché gli permette anche di conoscere più approfonditamente questo piccolo animale, potendolo anche accarezzare per alcuni istanti.

Il Dubai Lake

In serata assistiamo allo spettacolo delle fontane danzanti più grandi al mondo, sempre magnifico, coinvolgente ed entusiasmante, tanto più se lo si fa mangiando dell’ottimo hummus al ristorante Karam Beirut, direttamente situato a pochi passi dal Dubai Lake.

Cena con vista sul Burj Khalifa

Il giorno seguente visitiamo il centro commerciale Mall of the Emirates: personalmente lo preferisco al Dubai Mall in quanto la presenza dello Ski Dubai, ovvero una vera e propria stazione sciistica al coperto con tanto di pista da sci, slittino, snowboard, parco giochi, pinguini e tante altre attrazioni, lo rende un posto unico al mondo.

Mall of the Emirates

Rimaniamo diverso tempo a scrutare da dietro i vetri centinaia di persone che, tutte vestite alla stessa maniera (la tuta viene fornita all’ingresso), si cimentano in attività che nulla hanno a che vedere con il luogo dove ci troviamo (ricordiamoci che fuori sono oltre 40 gradi…).

Lo Snow Park all’interno del Mall of the Emirates

Dopo un veloce pranzo gustato nella food court del Mall, raggiungiamo con la metro il centro “storico” di Dubai, dove visitiamo il mercato dell’oro, quello del pesce ed in ultimo ci facciamo una traversata del Creek a bordo di un caratteristico abra.

Dubai Creek

Prima di raggiungere l’aeroporto, ci fermiamo a visitare il moderno Dubai Frame, una faraonica struttura di vetro ed acciaio con tanto di ponte panoramico inaugurata proprio nel 2018.

Dubai Frame

Dall’alto il panorama è fantastico: da una parte la moderna metropoli, dall’altra la parte vecchia della città. Nel mezzo un pannello di vetro lungo circa 25 metri sul quale è possibile passeggiare avendo la sensazione elettrizzante di camminare nel vuoto dall’altezza di ben 150 metri!!

Vista dall’alto dei 150 metri

Una volta ridiscesi in basso si assiste ad uno spettacolo di proiezioni, effetti speciali e giochi di luce con tanto di fragranze profumate rilasciate nell’aria che ci trasporta in un viaggio nel tempo dalle origini di Dubai ai giorni d’oggi fino ad immaginarla nel prossimo futuro.

Ed ecco che anche questa splendida vacanza è terminata. Il Sudafrica ci ha ancora una volta affascinati per i suoi contrasti e per la bellezza della sua flora e fauna selvatica: difficile per gli amanti della natura rimanerne indifferenti. Le tante esperienze vissute, le emozioni provate, gli incontri effettuati faranno sempre parte del nostro piccolo bagaglio che speriamo di poter presto integrare con altre avventure!

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