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2015 – Miami, Chicago, Barbados e crociera ai Caraibi

La vacanza estiva di quest’anno ha come principale destinazione lo splendido Mar dei Caraibi, sia sotto forma di crociera che di soggiorno presso l’isola di Barbados. Prima però di imbarcarci sulla nave, abbiamo la possibilità di sostare per una giornata nella splendida Miami, già visitata in un precedente viaggio in Florida, e che tanto ci entusiasma per la sua bella spiaggia, il frizzante lungomare ricco di palme e l’atmosfera mondana che si respira in molte zone della città.

Pernottiamo al Royal Hotel South Beach, un piccolo albergo che ha nella posizione il suo principale punto di forza, trovandosi a pochi passi da Ocean Drive e Collins Avenue, nel cuore di Miami Beach.

Lungo la spiaggia a Miami Beach

La mattina seguente ci svegliamo di buon’ora, stante il fuso orario ancora non smaltito, ed approfittiamo della bella giornata per fare una lunga passeggiata costeggiando la spiaggia ed il mare azzurro. Incontriamo numerosi turisti, ma anche tante persone di tutte le età intente a fare attività fisica, correre, pattinare e svolgere esercizi a corpo libero o palestra in particolare nella famosa “muscle beach”.

Passeggiata in bicicletta

Accontentiamo Samuele nel noleggiare una bicicletta con la quale ritorniamo nella parte iniziale della spiaggia, quindi ci concediamo un poco di relax in spiaggia. Trascorriamo larga parte della giornata a crogiolarci al sole, alternandoci nel tener d’occhio Samuele nei suoi lunghi bagni nell’oceano. L’acqua non è fredda e fortunatamente il mare è una tavola, ma la prudenza non è mai troppa anche se a breve distanza da noi vi sono le famose cabine dei bagnini che ci danno maggior tranquillità e sicurezza.

Per la cena optiamo per un locale dalla cucina cubana (molto diffusi a Miami), dove mangiamo degli ottimi piatti di carne con platano, un frutto tropicale ricco di amido molto simile alla banana, utilizzato come sostituto del contorno ma anche della pasta.

Breve passeggiata prima della partenza a Miami Beach

Ed eccoci al fatidico giorno, tanto atteso soprattutto da Samuele, dell’imbarco sulla nave Carnival Glory. Siamo ormai riposati dalla tranquilla giornata di mare appena trascorsa ed il fuso orario ci sembra di averlo completamente smaltito tanto da essere tutti entusiasti e pimpanti nell’affrontare le classiche trafile burocratiche che precedono l’imbarco.

In tarda mattinata siamo a bordo: entrare sulla nave è sempre una gran festa per Samuele che si lancia subito all’esplorazione di tutti i ponti, tanto che per oltre un’ora lo perdiamo completamente di vista.

Vista di Miami dalla Carnival Glory

Dopo aver gustato un succulento pranzo al fornitissimo buffet ecco che, pian piano, lasciamo il porto di Miami per prendere il largo. La partenza è sempre uno dei momenti più emozionanti della crociera, in particolare quando si ha la possibilità di ammirare dall’alto della nave lo skyline prima e la lunghissima spiaggia poi di uno dei principali luoghi turistici degli Stati Uniti.

Il programma prevede una prima giornata di navigazione, durante la quale Samuele è impegnatissimo nelle varie attività di bordo, a partire dai semplici tornei sportivi, ai giochi organizzati dallo staff e, nei pochi momenti liberi, alle sfide di ping pong con Alessandro e con altri crocieristi, spesso molto più grandi di lui.

Vista dall’alto della Carnival Glory

Noi preferiamo rilassarci e godere dello splendido clima che fortunatamente ci accompagna, non tralasciando l’ottima cucina che ci ingolosisce sempre con specialità di vario tipo.

La mattina seguente ci svegliamo che la nave sta attraccando all’isola di Cozumel, in Messico, prima tappa della nostra bella crociera, situata poco a largo della penisola dello Yucatan da noi visitata prima della nascita di Samuele.

Meta turistica tra le più frequentate e conosciute del Paese non solo per le sue splendide spiagge ma anche per la presenza di importanti siti archeologici, l’isola venne chiamata dai Maya il “luogo delle rondini”, in quanto centro per il culto di Ixchel, dea della fertilità, della gravidanza e del parto.

Un curioso “tavolo da gioco” nel porto di Cozumel

Scegliamo di effettuare un tour organizzato direttamente dalla compagnia, al fine di ottimizzare i tempi e soprattutto non correre rischi con escursioni “non ufficiali”. Insieme ad un nutrito gruppo composto soprattutto da vacanzieri americani, veniamo condotti con un pullman alla fabbrica di kaokao per fare un vero e proprio tour del cioccolato.

Qui siamo accolti da una guida maya che ci racconta come le prime testimonianze sulla lavorazione del cacao risalgono ad un periodo compreso tra il 1800 ed il 1400 a.C. in Centro America e Messico, grazie a numerosi ritrovamenti archeologici, tra cui alcuni che riguardano divinità maya che reggono fave di cacao.

Curiosa riproduzione di una “ruota” dedicata al cacao

Questa antica prelibatezza non fu importante solo da un punto di vista nutrizionale ma anche e soprattutto economico tanto che in alcune regioni le fave di cacao erano utilizzate addirittura come moneta corrente. Samuele rimane molto affascinato dai racconti ma anche dal vedere l’intero ciclo della lavorazione, a partire dalla semplice materia prima fino ad arrivare al prodotto finale. Ci vengono ovviamente offerti alcuni assaggi di cioccolato, facciamo qualche acquisto, una breve passeggiata all’esterno della fabbrica, quindi risaliamo in autobus direzione Discover Mexico Park.

Chichen Itza in miniatura

Si tratta di un’attrazione turistica tra le più conosciute dell’isola, un grande parco nel quale il visitatore può farsi un’idea del Messico, delle sue tradizioni e della sua cultura. Una parte è dedicata alla riproduzione dei principali monumenti nazionali in scala, una sorta di “Messico in miniatura”, che piace a Samuele un poco meno a me ed Alessandro. All’interno troviamo anche numerosi negozi di souvenir, un modesto museo delle arti tradizionali ed un piccolo ma accogliente ed interessante giardino botanico.

Incontro con il pitone

Per la gioia di Samuele, facciamo anche una foto ricordo con un gigantesco pitone che sembra completamente disinteressarsi della nostra presenza, mentre al termine della visita del parco assistiamo ad un simpatico spettacolo di danze locali molto carino e coinvolgente ma soprattutto dal finale sorprendente: cinque uomini si arrampicano fino alla cima di un palo alto una trentina di metri, si legano a delle corde e quattro di loro iniziano a scendere a terra a testa in giù ruotando intorno all’asta nel mentre il quinto rimane in alto a suonare e dare il ritmo.

De los Voladores stanno per terminare la loro splendida esibizione

Lo spettacolo della “Danza de los Voladores” è davvero affascinante e ci viene spiegato dalla guida derivare da un antico rito propiziatorio in favore degli dei, ai quali si chiedeva di porre fine ai periodi di grave siccità.

Prima di rientrare al porto, ci fermiamo per una passeggiata lungo Downtown San Miguel, il principale (forse anche l’unico) centro abitato di rilievo dell’isola pieno di ristoranti, locali tipici, negozi di souvenir e soprattutto caratteristiche abitazioni in legno dai colori molto accesi.

Downtown San Miguel

Facciamo qualche acquisto, ci mangiamo un burrito (non potevamo lasciare il paese senza almeno la soddisfazione di assaggiare qualcosa…) e nel pomeriggio siamo sulla nave, soddisfatti della giornata appena trascorsa anche se ben consapevoli che del Messico (almeno noi in questa occasione) non abbiamo di fatto visto nulla!!!

La Carnival riprende la navigazione e Samuele ricomincia le sue amate attività, ora in compagnia anche di qualche coetaneo americano con i quali si diverte a giocare e soprattutto gironzolare per la nave. 

Partitina a minigolf

La seconda escursione la effettuiamo in Belize, Stato del Centroamerica posto a sud-est del Messico, dove la nave attracca nella sua principale città (ma non capitale), Belize City.

Anche in questo caso prenotiamo ovviamente un’escursione direttamente a bordo ed a metà mattina siamo già nel pullman in viaggio attraverso la foresta per raggiungere il famoso sito archeologico di Altun Ha, uno dei più grandi e facili da visitare del Paese, contenente diverse rovine Maya.

Poco prima di arrivare, la guida ci racconta come questa zona fosse abitata già nel 200 a.C. e che, nel suo massimo splendore, è stata popolata da oltre 10.000 persone e rappresentava un importante centro commerciale nonché sito cerimoniale per tutto il territorio circostante.

Altun Ha

Il sito è molto vasto (oltre 8 chilometri quadrati) e comprende ben 13 templi e due grandi piazze principali ma ovviamente la nostra visita è limitata alle parti più importanti. Quello che ci colpisce maggiormente, oltre alla splendida jungla che circonda completamente l’area, è sicuramente la più grande piramide del complesso: il Tempio della Massoneria, risalente all’inizio del VII secolo.

Vi saliamo sino alla cima, facendo molta attenzione a dove mettiamo i piedi, ma la vista che abbiamo dall’alto ripaga ampiamente lo sforzo: sotto a noi possiamo ammirare larga parte del sito ed il resto del panorama lo completa la lussureggiante foresta verde.

Vista dall’alto di un tempio di Altun Ha

Lasciamo Altun Ha per arrivare dopo pochi chilometri ad un piccolo ristorante, molto spartano, situato lungo le rive del fiume. Qui consumiamo un veloce pasto quindi veniamo condotti su una lancia con la quale ritorniamo addirittura fino al porto.

La gita in barca è veramente entusiasmante: costeggiamo la giungla e sovente incontriamo gli animali tipici del luogo, ovvero scimmie, iguane, piccoli pipistrelli ed i temibili coccodrilli. Quest’ultimi sono quelli che più facilmente si riescono a scorgere ed in un paio di casi l’imbarcazione si avvicina fino a pochi metri dagli animali, tanto che ad un certo punto si immergono e spariscono dalla nostra vista.

Gita in barca

Numerosi anche gli uccelli che sorvolano le nostre teste o che si riposano su rami e tronchi della folta vegetazione circostante. Ad un certo punto incontriamo anche alcune abitazioni in legno, molto modeste, situate direttamente sul fiume, dalle quali dei piccoli bambini si divertono a tuffarsi nelle acque…le stesse dove pochi minuti prima avevamo visto i minacciosi coccodrilli!

Una splendida iguana

Dopo oltre un’ora di navigazione arriviamo alla foce del fiume e qui abbiamo la fortuna di ammirare anche i rari lamantini, mammiferi di grandi dimensioni che raggiungono anche i 450 kg di peso dalla forma tozza e buffa ma allo stesso tempo agilissimi sott’acqua.

Quando la gita ormai sta volgendo al termine e siamo a poche decine di minuti dall’arrivo, ecco che ci capita un curioso imprevisto: è finita la benzina e la nostra barca rimane ferma a qualche centinaio di metri dalla riva!!! Vi rimaniamo una mezz’ora buona e, fortunatamente, abbiamo scorte d’acqua a sufficienza perché il sole ed il caldo si fanno veramente sentire!!! Non abbiamo timore di perdere la nave (ecco il motivo per il quale conviene sempre fare le escursioni direttamente con la compagnia…) ed una volta ritornati a bordo veniamo anche rimborsati di parte del costo dell’escursione per l’inconveniente riscontrato.

La Carnival Glory dalla nostra imbarcazione di rientro dall’escursione

Altro giorno, altro porto! Questa volta però siamo in un luogo già in passato visitato e del quale abbiamo splendidi ricordi: Roatan in Honduras.

Considerata una vera e propria perla caraibica per le sue coste lambite da una delle barriere coralline più grandi al mondo, le sue spiagge dorate costellate di resort adatti ad ogni tasca ed il suo interno ricco di foreste ove è possibile ancora incontrare numerosi animali in libertà, abbiamo faticato non poco per la scelta dell’escursione da effettuare, a partire tra l’opzione del “mare” oppure quelle come meta l’entroterra.

La splendida vegetazione al Gumbalimba Park

Alla fine, come era ovvio e giusto, l’ultima parola è spettata a Samuele che ha optato per visitare il Gumbalimba Park, una sorta di santuario della fauna selvatica che ospita bradipi, pappagalli, scimmie e numerosi altri animali all’interno di una vasta area protetta. Il tragitto per arrivare al parco ci da un’idea di come la vita da queste parti sia veramente difficile per molte persone: piccoli villaggi con fogne a cielo aperto, baracche e fango ovunque e bambini miseramente vestiti, spesso scalzi, che si aggirano ovunque.

Una simpatica scimmietta cappuccino al Gumbalinga Park

Alessandro non fa in tempo a terminare uno dei suoi discorsi incentrato sulla fortuna che abbiamo avuto tutti noi nel nascere dalla “parte giusta” del mondo che eccoci all’ingresso del Gumbalimba.

Dopo una breve presentazione della riserva, iniziamo il giro in completa autonomia e così Samuele ha la possibilità di ammirare da vicino alcuni bradipi, numerosi uccelli, delle coloratissime are, serpenti di vario genere ed infine le simpaticissime scimmiette cappuccino. Quest’ultime ci circondano in poco tempo e ci saltano sulla nostra testa, sulle spalle, lungo le braccia, in ogni dove!

La nostra reporter attaccata da una curiosa scimmietta

Facciamo molta attenzione a non indispettirle, non le prendiamo mai contro la loro volontà e restiamo sempre completamente passivi al fine di non rischiare pericolosissimi morsi.

Tutt’intorno ammiriamo una vegetazione lussureggiante, con alberi dal fusto slanciato e chiome molto folte. Attraversiamo anche un piccolo specchio d’acqua su un ponte di corda tibetano, con Samuele che si diverte a saltare per farmi prendere un bello spavento.

Il ponte di corde tibetano

Prima di uscire incontriamo anche alcune iguane dalle notevoli dimensioni e soprattutto abbiamo la fortuna di vedere da vicino una decina di esemplari di colibrì, gli uccelli più piccoli al mondo, dal peso di pochi grammi, che hanno nel rapidissimo battito alare la loro principale caratteristica (dai 12 agli 80 battiti al secondo).

Un folto gruppo di iguane

Rimaniamo all’interno del parco per tutto il tempo possibile, quindi ci facciamo riportare al porto dove, prima di rientrare sulla nave, facciamo una piacevole passeggiata e qualche acquisto nell’ampia area turistica.

Prima di lasciare Roatan ci godiamo dal ponte più alto della Carnival il panorama della bella Mahogany Bay, una lunga spiaggia di sabbia bianca ed acqua turchese attraversata da una cabinovia, con alle spalle la tipica, folta vegetazione locale.

Mahogany Bay

Se abbiamo optato a Roatan per visitare l’entroterra è anche perché il giorno successivo ci attende una bellissima escursione in mezzo al mare. Arriviamo infatti in mattinata all’isola di Grand Cayman dove attracchiamo al porto della capitale, George Town. Come prima cosa facciamo un giro per le vie del centro, piene di negozi turistici, centri commerciali e ristoranti di ogni genere, il tutto intervallato dalla presenza di curiose e caratteristiche casette in legno colorate.

Una fontana dedicata alle razze al porto di George Town

In tarda mattinata prendiamo parte ad una gita veramente unica, quella che ci conduce a Stingray City, la città delle razze giganti! Dopo un breve tratto in pullman, veniamo imbarcati su un piccolo catamarano che ci porta all’interno di un canale naturale che attraversa la barriera corallina. Ci allontaniamo dalla costa, arriviamo quasi in mare aperto e ad un tratto ci troviamo di fronte numerose altre imbarcazioni. Qui alcuni banchi di sabbia rendono l’acqua poco profonda ed una volta gettata l’ancora indossiamo pinne, maschera e boccaglio e ci tuffiamo in un fantastico mare di color turchese. Veniamo in breve tempo circondati da decine e decine di razze giganti che, ormai da anni, si raccolgono in questa zona, probabilmente perché un tempo i pescatori che rientravano in porto erano soliti fermarsi qui a pulire il pesce, dando loro gli scarti.

Samuele e Valeria con una splendida manta

Gli animali non solo si avvicinano senza timore, ma si lasciano tranquillamente accarezzare, sollevare per qualche istante (anche se questo lo fanno solo i più forti e coraggiosi…) e quasi abbracciare, nonostante sia sempre opportuno prestare molta attenzione al pungiglione posteriore.

L’esperienza è fantastica: Samuele non fa altro che giocare e divertirsi con questi stupendi pesci, l’acqua è calda ed i colori del mare stupendi. L’escursione non dura moltissimo, probabilmente perché la zona è comunque limitata e quasi tutti coloro che visitano l’isola vogliono passare un poco di tempo con questi animali, ma rimarrà sicuramente una tra le più belle ed entusiasmanti esperienze dell’intera vacanza.

Samuele ultimo a rientrare sulla barca, vicino alla quale nuota una manta

Con Gran Cayman concludiamo le tappe della crociera. Per fortuna abbiamo ancora una giornata di navigazione, durante la quale ne approfittiamo per rilassarci, goderci il clima favorevole, il buon cibo che non manca mai a nessuna ora del giorno e della notte e divertirci con giochi e scherzi dell’animazione.

La mattina seguente siamo di rientro a Miami, dove sbarchiamo nel mezzo di un violento temporale che ci crea qualche problema per raggiungere il vicino Royal Hotel South Beach, lo stesso della settimana precedente, dove soggiorneremo durante le successive 3 notti.

Arrivo a Miami

Nonostante Miami sia una città molto estesa, abbiamo comunque il tempo sufficiente per ammirare le principali attrazioni ed anche per noleggiare un’auto e visitare i suoi dintorni. Nel frattempo il meteo si è rimesso, non piove più, fa caldo e pertanto possiamo trascorrere il resto della giornata in spiaggia, alternando relax ad un bagno e qualche piacevole passeggiata lungo la battigia.

Nel pomeriggio Samuele ed Alessandro approfittano dei famosi campi di beach volley presenti per una partita con un’altra coppia di turisti quindi, prima di rientrare in hotel, ci concediamo anche una breve passeggiata in bici facendo molta attenzione a non prendere sotto qualche disattento pedone.

Beach volley in spiaggia con gli ex calciatori Marazzina e Bettarini

La sera camminiamo lungo Ocean Drive, vero cuore pulsante di Miami Beach, dove Samuele si diverte ad osservare curiose automobili con sospensioni rialzate, qualche stravagante turista a passeggio e soprattutto i numerosi bar, pub e ristoranti che offrono agli avventori cocktails di ogni genere e dimensione in un tripudio di luci, suoni e colori.

Per la cena optiamo per la cucina messicana, molto rinomata da queste parti, dove l’offerta non manca di certo. Mangiamo degli ottimi burritos da Pepper’s Authentic Mexican, ad un prezzo anche ragionevole, quindi rientriamo in hotel per trascorrere la notte.

Cena messicana

La mattina seguente decidiamo di andare fuori città per ritornare ancora una volta all’Everglades National Park, già visitato qualche anno prima durante il tour della Florida.

Fatti pochi chilometri all’interno di questo ecosistema unico al mondo, ci fermiamo per visitare una tipica “farm” con tanto di rettilario, dove a Samuele viene anche permesso di prendere tra le mani un paio di esemplari di pitone (contento lui…).

Uno splendido esemplare di pitone albino

Dopo esserci dissetati e fatto un breve giro all’interno dell’ampia struttura, prendiamo parte al classico airboat tour! Le corse su queste velocissime barche sono una delle principali attrazioni delle Everglades: indossiamo dei tappi di ovatta per proteggerci dall’assordante rumore ed iniziamo letteralmente a volare sull’acqua, sfiorando più volte la riva ed i numerosi canneti presenti.

In partenza con l’airboat

Dopo pochi minuti l’airboat rallenta ed inizia ad avvicinarsi ad alcuni punti evidentemente noti alla guida, in uno dei quali ci viene indicata la presenza di un bell’alligatore mezzo in acqua e mezzo fuori!

Ne incontriamo diversi, compresi anche un paio di “cuccioli” e, laddove possibile, ci arriviamo a pochissimi metri di distanza senza per questo creare alcun disturbo ai rettili, evidentemente abituati al frastuono di queste strane imbarcazioni.

un alligatore ci viene incontro

Samuele apprezza tantissimo l’escursione nel suo complesso, specie la navigazione sul fiume che effettivamente è divertente ed allo stesso tempo molto emozionante.

Al rientro nella farm nostro figlio ha anche un’ultima graditissima sorpresa: la guida ci porta un piccolo di alligatore di appena 2 mesi insieme ad un “giovanotto” di 4 anni e ci permette di prenderli in braccio garantendoci che non sono affatto pericolosi (anche se io non ne sono proprio sicura…).

Un giovane alligatore

La seconda tappa della giornata la facciamo alla Shark Valley, altra tappa imperdibile per chi visita le Everglades. Si tratta di una vasta area visitabile con diversi mezzi: a piedi, in bicicletta oppure con il caratteristico tram. Optiamo per quest’ultimo per una parte di percorso, per poi ritornare alla base con una lunga ma piacevolissima passeggiata.

Il posto è meraviglioso, facile da girare e tranquillo ma allo stesso tempo bisogna prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi e soprattutto non allontanarsi mai dalla stradina che si percorre né tanto meno avvicinarsi al fiumiciattolo che costeggia la carreggiata.

Un piccolo alligatore

In diverse circostanze (Samuele ed Alessandro ritengono che siamo stati molto fortunati… io meno) incontriamo a pochi metri da noi gli alligatori che si stanno crogiolando al sole, incuranti all’apparenza della nostra presenza! Molto più dolci mi appaiono senza ombra di dubbio un paio di piccolissimi alligatori che Samuele riesce a scorgere vicino ad un canneto: sono molto delicati e fragili, molto lontano dall’aspetto che assumeranno nel giro di pochi anni.
Durante la passeggiata abbiamo modo di vedere anche alcune tartarughe e tantissimi uccelli, tra cui gli anhinga, una sorta di cormorano nero con striature bianche molto snello, dal collo lungo e dal becco affilato. Ovviamente nella zona ci vivono anche numerosi rettili ma per questa volta (per la mia gioia…) hanno deciso di non farsi vedere!

Incontro con una tartaruga nella Shark Valley

Estremamente soddisfatti anche di questa sosta, decidiamo di riprendere l’auto per dirigerci verso sud e lasciare il Parco delle Everglades.

Samuele ci ha infatti espresso il desiderio di tornare in un curioso posto dove, nel precedente viaggio, ha potuto dare da mangiare ai tarponi, dei pesci grandissimi e molto voraci che non si fanno alcuno scrupolo nel prendere il cibo direttamente dalle mani degli audaci turisti, saltando fuori dall’acqua!

La strada per arrivarci è abbastanza lunga ma molto panoramica, specie quando arriviamo alla mitica Overseas Highway. Siamo infatti lungo l’itinerario che conduce da Miami alle Keys, una striscia di asfalto sospesa sull’Oceano, con ponti e dossi dai quali si scorge un meraviglioso panorama e piccoli isolotti corallini che attraversiamo senza aver modo purtroppo di poterci fermare per questione di tempo.

Un tarpone che si avvicina per mangiare la sardina offerta da Samuele

Arriviamo dopo un paio d’ore di viaggio a Islamorada, piccolo centro turistico di grande rilevanza nazionale, dove ci fermiamo da Robbie’s Marina, un semplice porticciolo vicino al quale, con del legname di recupero trasportato a riva dalla corrente, è stata costruita una banchina con tanto di ristorante e negozio di souvenir.

Samuele acquista un secchiello di sardine e ci dirigiamo tutti sul pontile. Insieme ad Alessandro, nonostante i miei rimbrotti, si sdraiano ed iniziano a porgere ai famelici tarponi il loro cibo preferito! Alla fine lasciano anche un paio di pesci per i simpatici pellicani che, appollaiati sui pali, restano in attesa di ricevere anche loro la propria parte!!!

Incontro con un pellicano

Personalmente preferisco quest’ultimi, se non altro non si corre il rischio di tornare a casa con la mano sanguinante come ci capita di vedere a qualche turista poco attento. In tarda serata, dopo esserci fermati a mangiare in un piccolo ristorante a Key Largo, siamo nuovamente in albergo, stanchi ma molto felici per la giornata appena trascorsa!!!

La mattina seguente decidiamo di visitare Bayside Marketplace, una sorta di grande centro commerciale con negozi, ristoranti e numerosi bar con una splendida visuale della Baia di Biscayne. La bellezza di questo luogo, oltre al panorama, sta nella possibilità di poter passeggiare all’aperto, vicino al mare, fermarsi a curiosare nelle tante bancarelle presenti oppure, come nel caso di Samuele, farsi una foto con qualche animale esotico come pappagalli, alligatori o serpenti.

Baia di Biscayne

Torniamo a Miami Beach in tarda mattinata, in tempo per un bagno, un veloce pranzo e poi una lunga passeggiata durante la quale ci fermiamo ad osservare i principali alberghi ispirati all’art déco, come ad esempio il Colony Hotel, per poi arrivare a Casa Casuarina, la villa di Gianni Versace dove venne ucciso nel 1997.

Il Colony Hotel

Il giorno successivo lasciamo la Florida per volare alle Barbados, l’isola più ad est delle piccole Antille, visitata ogni anno da oltre mezzo milione di turisti affascinati dalle spiagge bianche, il mare cristallino, parchi naturali e testimonianze storiche del suo passato coloniale.

Qui ci attendono dieci giorni di relax da trascorrere sulla bellissima Paynes Bay, dove Alessandro è riuscito a prenotare direttamente dall’Italia un semplice, pulito e confortevole appartamento presso Annabelle’s House.

Annabelle’s House

Ero abbastanza scettica e timorosa di optare per una soluzione così spartana in un’isola ove la microcriminalità è molto diffusa ma, già dopo poche ore dal nostro arrivo, mi debbo ricredere! Questa sorta di villetta a due piani (vi siamo soltanto noi ed una signora tedesca nella camera a piano terra) si trova in pratica sulla spiaggia, alla quale si accede senza attraversare alcuna strada ma semplicemente oltrepassando un cancelletto privato! La camera è molto ampia, il soggiorno ben tenuto con tanto di terzo letto disponibile e, all’ingresso, vi è anche un piccolo terrazzo con ombrellone e vista sul mare dove consumeremo tutti i nostri pasti!

Paynes Bay

Paynes Bay è una tipica spiaggia caraibica di soffice sabbia bianca, in parte attrezzata con lettini ed ombrelloni, dove è possibile noleggiare paddle, canoe e moto d’acqua e mangiare hamburger o altri piatti veloci cucinati in un piccolo chiosco dal servizio abbastanza spartano.

Il vero punto di forza di questo luogo, tanto da essere considerata una delle più belle e prestigiose spiagge dell’isola sta nella possibilità di poter fare uno splendido snorkeling, nuotando in compagnia delle tartarughe, animali stanziali in queste acque che in alcuni periodi dell’anno depositano anche le uova lungo la battigia.

Lo splendido mare di Paynes Bay

Trascorriamo in acqua gran parte del tempo: il mare è quasi sempre calmo, il clima mite ed anche i tanto temuti temporali estivi sono (fortunatamente) sporadici e non disturbano il nostro splendido soggiorno.

Le tartarughe sono abituate all’uomo e si fanno avvicinare senza alcun timore. Evitiamo di toccarle sia per rispetto nei loro riguardi che per evitare eventuali morsi che potrebbero essere anche pericolosi.

Una tartaruga a pochi metri dalla riva

Il fondale è soprattutto sabbioso e poco profondo ma fra i pochi coralli presenti si vedono numerosi pesci colorati ed in un paio di circostanze incontriamo anche dei lunghi serpentelli marini che a me fanno molta paura!

A poche centinaia di metri dalla nostra abitazione, sempre lungo Paynes Bay, vi è anche la splendida villa di proprietà della famosa cantante locale Rihanna. Scopriamo durante il nostro soggiorno che solo la settimana precedente la vip era presente insieme al pilota automobilistico Lewis Hamilton per una breve vacanza sull’isola!

La villa di RIhanna

Poco oltre la villa dell’attrice vi è il Sandy Lane Hotel, uno degli alberghi più lussuosi delle Barbados, meta di personaggi famosi da ogni angolo del mondo (Pavarotti era solito trascorrere le sue vacanze in questo posto) con camere che raggiungono anche prezzi oltre i mille euro a notte! La spiaggia davanti al resort è anche qui molto bella e curata ma, per quanto possa sembrare strano, preferiamo la nostra: meno ombrelloni e lettini ma molto più selvaggia e vera!

La spiaggia del Sandy Lane Hotel

Le giornate trascorrono veloci tra bagni, passeggiate e relax in spiaggia, senza per questo mai annoiarci: la mattina facciamo colazione direttamente sul terrazzo, una breve passeggiata, qualche gioco in spiaggia all’ombra di due alberi secolari, snorkeling e poi un veloce pranzetto spesso a base di hamburger farciti dai flying fish, pesci volanti, piatto tipico dell’isola.

Nel pomeriggio, dopo un poco di relax ed il consueto, lunghissimo bagno, ci iniziamo ad organizzare per il “rituale” della cena.

Un bel tuffo al mare

Alessandro ha infatti scoperto appena arrivato la presenza di una sorta di mercato del pesce a breve distanza dal nostro appartamento. Si tratta in realtà di un semplice chiosco situato sul mare, dove ogni giorno arrivano i pescatori a lasciare il frutto del loro lavoro ed una gentilissima signora lo vende ai turisti, ristoratori ed anche abitanti del posto.

Il pesce è freschissimo: ogni giorno proviamo qualcosa di diverso (pesce spada, tonno, marlin, red fish, ecc.ecc.) e ci affidiamo molto ai consigli che ci da la donna. Quest’ultima si dimostra sempre molto disponibile ed inoltre è bravissima nello sfilettare e prepararci ogni prelibatezza che decidiamo di acquistare.

Valeria con la sig.ra del piccolo mercato del pesce

Sulla strada del ritorno ad Annabelle’s House ci fermiamo poi ad acquistare frutta e verdura in un piccolo supermercato e la sera ci godiamo la cena direttamente sul terrazzo del nostro splendido appartamento!

Due giorni a settimana sulla baia arrivano anche turisti provenienti dalle navi da crociera che attraccano a Bridgetown tanto la spiaggia è rinomata e considerata tra le più belle dell’isola. Durante una di queste giornate vediamo arrivare anche un uomo del posto con le sue scimmiette: una mamma e due piccoli.

Si ferma un poco a parlare con noi nel mentre ovviamente Samuele non fa altro che giocare con i simpatici animali (nell’isola è possibile avere i primati come animali da compagnia alla stregua di cani e gatti). I cuccioli sono tenerissimi, specie quello più piccolino che ha solo poche settimane di vita.

La scimmietta si prende gioco del naso di Samuele

Dopo che Alessandro e Samuele hanno provato anche il paddle surf, una sorta di tavola sulla quale si pagaia rimanendo in piedi, decidiamo di effettuare un’escursione nella vicina capitale.

Paddle

Raggiungiamo Bridgetown con un caratteristico autobus locale, molto affollato, piuttosto scomodo e con la musica ad alto volume per tutto il tragitto (fortunatamente breve).

La città è il principale centro economico e turistico di Barbados e deve il suo nome “città dei ponti” alla presenza di numerose costruzioni che collegano le due sponde del Careenage, il canale che divide la capitale.

Iniziamo la nostra visita dal ponte più famoso di Bridgetown, ovvero Il Chamberlain Bridge, la cui prima versione risale al 1876 sostituita poi nel 2006 con un nuovo ponte girevole. A poche centinaia di metri troviamo la principale chiesa anglicana dell’isola, la Cattedrale di Saint Michael, costruita tra il 1660 ed il 1665 in legno, distrutta completamente da un uragano nel 1831 e dieci anni dopo nuovamente ricostruita.

Il medesimo uragano demolì anche la vicina Sinagoga Israel Nidhe, l’unica di Bridgetown, riedificata poi nel 1929. La struttura che probabilmente ci ha più colpito è il Palazzo del Parlamento, edificio in stile neogotico costruito tra il 1870 ed il 1874, situato nel centro della città, limitrofo alla Piazza degli Eroi Nazionali.

Palazzo del Parlamento a Bridgetown

Bridgetown per il resto non offre molto altro, se non il piacere e la soddisfazione di passeggiare tra le affollate vie piene di negozi di souvenir o di prodotti tipici. Inizia a scendere la sera e decidiamo di concludere la giornata con la visita al famoso mercato del pesce di Oistin, piccola località costiera situata a pochi chilometri dalla capitale, che raggiungiamo in breve tempo con un taxi.

Bistecca di marlin

Qui, ogni venerdì, si tiene una vera e propria festa, alla quale partecipano sia turisti che locali, fatta di balli, canti, mercatini di ogni genere e soprattutto una miriade di piccoli ristoranti che espongono tutti menu molto simili a base di pesce arrosto.

Ci mangiamo delle squisite bistecche di marlin accompagnate da riso ed insalata, quindi ci dedichiamo ad un poco di shopping di souvenir e ad osservare lo spettacolo di alcuni ballerini dai costumi tipici locali. Prima di rientrare nel nostro appartamento, assaggiamo le famose fishcake a base di pesce volanti: veramente molto buone e saporite!!

Le famose fishcake

Dopo dieci giorni di soggiorno è ora di lasciare l’isola. Lo facciamo con molto dispiacere, non solo per il mare, la spiaggia, le dolcissime tartarughe, il buon cibo ed il clima favorevole che ci ha sempre assistito ma anche per la cordialità delle persone che abbiamo incontrato, sempre molto gentili nel darci qualche consiglio o indicarci qualche particolarità da provare o visitare in questa splendida isola.

Fortunatamente prima di rientrare in Italia, abbiamo la possibilità di sostare per un paio di notti a Chicago, città già recentemente visitata e che ci aveva particolarmente affascinato per la sua moderna architettura e gli ampi spazi verdi di cui la metropoli è veramente molto ricca. Soggiorniamo al centrale Hotel Audrey, un semplice ma confortevole albergo situato a poche centinaia di metri da Magnificient Mile e dal Navy Pier.

La Crown Fountain illuminata di notte

Arrivando in serata, abbiamo di fatto un’unica giornata da trascorrere nella più grande città dell’Illinois e pertanto decidiamo di fare una lunga passeggiata per il centro a partire proprio dalla zona del porto, con la sua imponente ruota panoramica che domina l’intero molo.

Inaugurato nel 1916 ed originariamente conosciuto come il Municipal Pier, il cui scopo era quello di servire da bacino per i trasporti, il traffico passeggeri e le attività ricreative al coperto e all’aperto, oggigiorno il Navy Pier rappresenta il vero e proprio fulcro della città, attrazione turistica e simbolo di Chicago, dal quale si ammira uno splendido panorama dei suoi grattacieli con vicino il lago Michigan.

A passeggio sullo splendido lungolago di Chicago

Ci fermiamo a fare colazione da Mc Donald’s, quindi raggiungiamo Il Millennium Park, che tanto era piaciuto a Samuele la volta precedente. Scattiamo qualche foto al Cloud Gate, una scultura d’argento liscio del peso di più di cento tonnellate dalla inequivocabile forma a fagiolo, come peraltro viene simpaticamente chiamato dagli abitanti di Chicago (“The Bean”), quindi ci spostiamo nella vicina Crown Fountain, una fontana che proietta le facce dei cittadini facendo fluire l’acqua da una fessura tanto reale che sembra che i visi sputino l’acqua dalle loro bocche. Samuele questa volta decide di non fare il bagno e pertanto continuiamo la nostra passeggiata visitando il Pritzker Pavilion, una maestosa struttura d’argento che accoglie ogni anno tantissimi concerti gratuiti.

Il Pritzker Pavilion

Questa volta abbiamo finalmente la possibilità di poter ammirare anche il Maggie Bicentennial Plaza, la parte nuova del parco che raggiungiamo attraverso il BP Bridge, uno splendido e moderno ponte che attraversa Columbus Drive.

Il BP Bridge con sullo sfondo il centro di Chicago

Progettato dall’architetto paesaggista Michael Van Valkenburgh, il parco è stato inaugurato il 13 dicembre 2014 ed è chiamato così in onore di Maggie Daley , l’ex first lady della città morta di cancro nel 2011. Nella vasta area troviamo una pista di pattinaggio sul ghiaccio, dei giochi per bambini e pareti da arrampicata. Ci passiamo un paio di orette, gustandoci anche lo splendido panorama che si gode della città.

Arrampicata al Maggie Daley

Dopo esserci fermati per un breve spuntino, imbocchiamo la Magnificent Mile, il luogo più rinomato per lo shopping cittadino, con gli edifici che si stagliano da entrambi i lati che ospitano uffici, ristoranti, hotel e numerosi negozi. Arriviamo al John Hancock Center, grattacielo completato nel 1968 quando era il secondo più alto al mondo con i suoi 343 metri.

Lungo Magnificent Mile

Nel tardo pomeriggio siamo nuovamente al Navy Pier, a passeggiare lungo il molo e goderci lo splendido panorama. Qui ci fermiamo a mangiare all’interno del centro commerciale, dove ci gustiamo una squisita deep-dish pizza, una variante della pizza nata proprio a Chicago, quindi dopo aver osservato uno splendido spettacolo pirotecnico, rientriamo in hotel per la notte.

Deep-dish pizza

La mattina seguente abbiamo solo il tempo per una breve passeggiata fino alla Willis Tower, il grattacielo più alto della città che, dal 1973 al 1998 è anche stata la costruzione più alta del mondo grazie ai suoi 527 metri, due passi al Millennium Park, in assoluto il luogo della città preferito da Samuele, quindi prendiamo la metro per raggiungere l’aeroporto internazionale O’Hare.

Un’ultima passeggiata al Millenium Park

La lunga vacanza finisce con il volo diretto di rientro in Italia ma certo le emozioni e le esperienze vissute in queste tre settimane ce le porteremo dietro a lungo: la vita ed il divertimento di Miami, la natura ed il mare dei Caraibi, la spiaggia di Barbados e la modernità di Chicago faranno sempre parte dei nostri ricordi più belli ed entusiasmanti!

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