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2014 – Chicago, Curacao e crociera ai Caraibi

Il nostro viaggio estivo ha come meta principale una settimana di mare a Curacao ed una crociera nei Caraibi ma comprende anche uno scalo a Chicago e così, per la prima volta, ne approfittiamo per visitare la più grande città dell’Illinois, la terza per abitanti degli Stati Uniti.

La metropoli si affaccia sul lago Michigan che per la sua grandezza sembra un mare e ci appare subito molto attraente e facile da girare grazie anche ad un clima molto piacevole.

Le quattro notti a Chicago le trascorriamo al Dewitt Hotel and Suites, un comodo albergo situato in centro, dal quale si raggiungono in pochi minuti le principali attrazioni e luoghi d’interesse di questa splendida città.

A passeggio lungo il Navy Pier, sullo sfondo i grattacieli di Chicago

La prima destinazione che visitiamo e dove trascorreremo anche diverso tempo nel corso dei successivi giorni è il Navy Pier, il molo lungo oltre un chilometro situato a pochi passi dal centro cittadino. Qui, oltre a numerosi ristoranti, bar, negozi e tanti altri locali commerciali, vi è anche una bellissima ruota panoramica sulla quale facciamo subito un giro godendoci lo skyline di questa sorprendente città.

Sulla ruota panoramica

Al Navy Pier ci sono anche altre attrazioni, come il Children’s Museum che però non visitiamo, i Crystal Gardens, un piccolo ma curatissimo giardino botanico situato all’interno di una grande sfera (probabilmente per poter essere visitato anche duranti i rigidi inverni) ed il Chicago Shakespeare Theater, un teatro dove tutte le sere vengono messe in scena interessanti rappresentazioni con artisti provenienti da ogni parte del mondo (in occasione della nostra vacanza vi era il Cirque du Soleil).

Il molo del Navy Pier

Approfittiamo del clima soleggiato per effettuare anche un giro in traghetto sul lago Michigan che ci permette di godere di una visuale privilegiata della città, tanto moderna quanto piacevole e comoda da visitare. Alla sera dal Navy Pier si possono ammirare degli stupendi fuochi d’artificio ed ovviamente Samuele non si lascia sfuggire l’occasione dopo aver gustato un’ottima “deep pizza” in uno dei tanti ristoranti presenti nel molo.

Vista del Navy Pier dal traghetto

Passeggiamo più volte lungo la Magnificent Mile, la principale via della città nonché una delle strade cittadine più lunghe al mondo, circondati da maestosi grattacieli, negozi di marca, ristoranti e locali alla moda molto affollati specie nel tardo pomeriggio.

La torre dell’orologio in Magnificent Mile

Tra i posti da noi preferiti troviamo senza ombra di dubbio il Millenium Park, un grandissimo spazio all’aperto, punto di riferimento per la città per eventi culturali, celebrativi e musicali, la cui costruzione ha avuto inizio nel 1998 ed è stata completata solo nel 2004, peraltro parzialmente in quanto in ultimazione la parte più vicina al grande lago.

The Bean

Qui c’è anche il Cloud Gate, una enorme scultura a forma di fagiolo soprannominata appunto “The Bean”, inaugurata nel 2006 e realizzata dall’artista inglese Anish Kapoor. Costituita da 168 lastre di acciaio inossidabile senza alcuna saldatura visibile, completamente scintillante, permette ai visitatori di giocare con le proprie immagini che appaiono riflesse in maniera deformata oltreché ammirare lo skyline di Chicago da vari punti di osservazione.

Il fagiolone, icona ormai di Chicago

A Samuele piace molto la Crown Fountain, l’attrazione forse più particolare del mega parco, costituita da una base rettangolare con acqua per pochi centimetri dove tanti bambini anche piccolissimi si divertono a correre e giocare.

Alle estremità troviamo poi due blocchi di cristallo di 15 metri di altezza su cui sono proiettate immagini di volti dai quali, ad intervalli regolari, esce uno spruzzo d’acqua direttamente dalla bocca! Samuele subito si toglie le scarpe e inizia a giocare insieme agli altri bambini, c’è chi cerca di evitare lo spruzzo chi invece si vuole proprio “fare la doccia” sotto il getto d’acqua fresca.

Crown Fountain

A pochi passi dalla fontana troviamo il Pritzker Pavillion, il padiglione dedicato a musica e ballo firmato da Frank Gehry, un rivoluzionario spazio sede di concerti all’aperto. La struttura tutta è super moderna, con una copertura costituita da vele ricurve di acciaio inossidabile connessi a loro volta a un graticcio di tubi di acciaio superiori. Questa sorta di teatro ha una capienza di 4000 posti a sedere fissi a cui si aggiunge un grande prato capace di ospitare ulteriori 7.000 persone; su di esso è collocato l’impianto di amplificazione progettato per simulare l’acustica di una sala da concerto al coperto, in modo da distribuire equamente il suono tra la zona dei sedili fissi e quella del prato.

Il Pritzker Pavillion

A sud del Millenium Park, sempre lungo il lago Michigan, troviamo il Grant Park, altra ampia zona verde dove ci colpisce la splendida Fontana di Buckingham, costruita nel 1927 nello stile di una torta nuziale rococò ed ispirata alla fontana Latona del Palazzo di Versailles.

Fontana di Buckingham

Al termine di Grant Park, incontriamo delle curiose sculture rappresentanti figure gigantesche senza testa e senza braccia, disposte come persone in una grande città che camminano in diverse direzioni mescolandosi tra di loro. Scopriamo poi che sono in tutto 106 sculture e l’opera si chiama “agorà”.

L’agorà a Chicago

Ovviamente Samuele non si perde l’occasione di visitare lo Shedd Acquarium, l’acquario di Chicago, un vasto ambiente che riproduce diversi habitat acquatici presenti in tutto il mondo con pesci, anfibi ma anche rettili ed uccelli.

L’acquario

A poche centinaia di metri dal nostro albergo vi è uno dei grattacieli simbolo di Chicago, il John Hancock Center, una costruzione di 100 piani da cui è possibile osservare dall’alto tutta la città.

La giornata è serena e lo spettacolo è fantastico, con gli altri grattacieli che da quassù sembrano veramente molto piccoli! Samuele prova anche la vetrata che si inclina quasi a darti l’impressione di cadere ed è per lui un’esperienza divertente e simpatica che per nulla lo spaventa.

Il Navy Pier visto dal John Hancock Center

Decidiamo di visitare anche la Willis Tower, il grattacielo più alto di Chicago nonché edificio che ha avuto il primato nel mondo di altezza tra il 1973 ed il 1998, dove c’è anche lo skydeck, cioè un enorme balcone di vetro al 103° piano da cui guardare dall’alto tutta la città con sotto il pavimento in cristallo… sempre che non si soffra di vertigini…

Lo skydeck della Willis Tower

Passeggiare per la città è veramente piacevole e spesso ci troviamo di fronte scorci molto belli, specie lungo il Chicago Riverwalk, con splendidi esempi di architettura moderna sia nelle costruzioni civili (ad esempio il Marina City) che in quelle pubbliche, come lo stesso Chicago Architecture Center.

Lungo il Chicago Riverwalk

Samuele approfitta del clima particolarmente favorevole per effettuare anche un breve bagno nella piccola spiaggia di Ohio Street, a pochi passi dal centro della città, dalla quale si gode anche una bella vista dei grattacieli di Chicago.

La piccola spiaggia di Ohio Street

Prima di lasciare la città, dedichiamo anche una mezza giornata alla visita del famoso Museo della Scienza e dell’Industria, uno dei più visitati al mondo, dove Samuele (ma anche noi…) si diverte moltissimo nell’effettuare esperimenti, giochi interattivi e tecnologici molto coinvolgenti e, soprattutto, istruttivi. All’interno, con un costo aggiuntivo non trascurabile, visitiamo anche il sottomarino tedesco U-505 e scendiamo in una finta miniera di carbone con tanto di puzza di gas ed ascensore da brivido.

All’interno del museo della scienza e dell’industria

La sera la trascorriamo sempre al Navy Pier, per mangiare, passeggiare, giocare con le attrazioni da Luna Park presenti all’interno del centro commerciale ed ammirare, come detto, gli splendidi fuochi d’artificio.

Lasciamo Chicago che ci ha piacevolmente sorpreso per la sua bellezza e voliamo a Curacao dove, dopo qualche giorno di ambientamento, prenderemo la nave Monarch della Pullmantur per una crociera nei caraibi!

Sul Queen Emme Bridge con alle spalle il quartiere di Punda

Alloggiamo per 3 notti presso Dushi Apartamentos, un piccolo ma confortevole appartamento situato nel centro di Willemstad, città che ci colpisce per le sue case color pastello, soprattutto quelle situate vicino al ponte Queen Emme Bridge, principale attrazione di questa piccola capitale dallo stile tipicamente coloniale.

Un vecchio cannone a difesa della città

Si tratta di un ponte mobile la cui apertura è avvisata dal suono della sirena che permette alle imbarcazioni, spesso anche semplici motoscafi, di entrare nel porto. Samuele si diverte moltissimo non solo ad osservare la scena del passaggio ma soprattutto nel rimanere sul ponte mentre questo si sposta!!!

Il Queen Emme Bridge in funzione

Il ponte unisce in pratica i due principali quartieri che compongono la città: Punda, dove abbiamo l’albergo, la zona più turistica e caratteristica da visitare e Otrobanda, principalmente commerciale, ma altrettanto interessante per la presenza del Rif Fort e di Kura Hulanda, una zona perfettamente ristrutturata e piena di negozi di artigianato e souvenir ma anche locali ed uffici.

Otrobanda

Se durante la giornata passeggiamo con molto piacere tra i vicoli della città, la sera la trascorriamo soprattutto a Punda, quartiere che preferiamo per la presenza di molti locali con specialità di carne e pesce a prezzi contenuti nonché per essere anche maggiormente frequentato dai turisti. Per la cena la scelta cade sul “Vienna Biergarden” un ristorantino, con tanto di tavoli all’aperto, dove gustiamo dell’ottimo pesce fresco.

Cena all’aperto con vista sul ponte

Visitiamo il Pietermaii District, case colorate e ben tenute, situate anche queste nel quartiere di Punda, cosi come il Fort Amsterdam, la piazza con la caratteristica scritta “Curacao” e l’old market con le bancarelle di pesce, verdura e…souvenirs!!!

In centro a Willemstad

Arriva finalmente il giorno del nostro imbarco sulla Monarch e Samuele non vede l’ora di scoprire tutte le meraviglie che la nave offre!!!

Saliamo dopo un’attesa che ci sembra lunghissima per le trafile burocratiche e l’indolenza che caratterizza un poco parte dei popoli caraibici e la nostra prima sensazione è molto positiva: piscine con un ampio spazio pieno di lettini, vasche idromassaggio, diversi bar, saloni ed una zona ristorante ampia e già piena di leccornie che non tardiamo ad assaggiare.

In attesa dell’imbarco

Da non disdegnare in ultimo l’all inclusive di cui possiamo godere durante tutta la vacanza, con tanto di cocktail analcolici e non!!!

Tutto è perfetto ed il pomeriggio salpiamo alla scoperta di nuove mete lasciandoci alle spalle lo splendido panorama dell’isola di Curacao.

Villemstad dalla Monarch

Il giorno successivo lo trascorriamo in navigazione, avendo modo di godere dei piaceri della crociera con tanto di attività sportive come ad esempio l’arrampicata sulla parete artificiale che Samuele effettua con sorprendente agilità.

L’arrampicata di Samuele

La mattina seguente arriviamo a Panama, con la nave che attracca nel porto di Colon dove partecipiamo ad un tour per visitare la sua capitale, Panama City ed una delle più famose e grandiosi opere che l’uomo abbia mai fatto nella storia: il Canale di Panama, che collega l’Oceano Atlantico al Pacifico.

Il pullman attraversa la foresta pluviale del Parco Nazionale Chagres nel mentre un violento temporale si abbatte sulla rigogliosa natura che avvolge la strada, fintanto che non arriviamo a Panama City, dove ad attenderci troviamo un sole splendente.

Sullo sfondo la parte moderna di Panama

La città ci colpisce molto per i suoi contrasti: da una parte la capitale moderna con grattacieli bellissimi, strade a più corsie con tanto di sopraelevate e negozi delle marche più prestigiose, dall’altra la “vecchia” Panama con la sua architettura tipicamente coloniale, la gente dal passo tranquillo e dai vestiti modesti a contrastare gli uomini d’affari che prima vedevamo sfrecciare da una parte all’altra del marciapiede.

Puente de las Americas

Dopo aver percorso la Amador Causeway, una sorta di superstrada che collega i 3 isolotti che si trovano di fronte alla città alla terra ferma con tanto di vista sul Puente de las Americas, facciamo un tour a piedi di Casco Viejo, la zona storica dove ci sono numerosi edifici coloniali, alcuni ancora da ristrutturare, oltreché chiese, botteghe di artigiani, negozi di souvenir e venditori ambulanti di bibite e frutta dai vestiti tipici locali. Alcune donne in particolare indossano un abito tradizionale veramente appariscente: la pollera: un lungo vestito di cotone bianco, arricchito da disegni che rappresentano flora e fauna locale.

Ai margini della vecchia città

La prima tappa del tour a piedi la facciamo alla Chiesa di San José, Al cui interno c’è un famoso altare d’oro che, oltre per la sua magnificenza, ci rimane impresso per le leggende che la guida ci narra legate all’incursione del pirata Henry Morgan sul finire del Seicento nella città. L’altare di questa chiesa è uno dei pochi tesori che ne rimase immune grazie, si dice, all’abilità di un prete: secondo una leggenda, questi, poco prima dell’arrivo di Morgan, dipinse completamente di nero l’altare d’oro, raccontando al pirata che l’originale era stato rubato durante un precedente assedio e convincendolo addirittura a donare un’ingente cifra per sostituirlo; un’altra leggenda racconta invece che lo stesso parroco, per difendere il sacro altare dalle grinfie del pirata, ne nascose i pezzi in mare e li recuperò solo in un momento successivo.

Palazzo Bolivar a Panama

Raggiungiamo poi Plaza de Francia, una sorta di promontorio sul mare di Panama City dove vi sono delle lapidi che ricordano il contribuito che i francesi diedero alla costruzione del Canale di Panama, ancora oggi una delle risorse economiche più strategiche per lo Stato e, soprattutto, una statua commemorativa del medico francese che, per primo, isolò e provò a debellare la zanzara responsabile della febbre gialla.

Catedral Metropolitana

Passeggiamo lungo il Paseo de Las Bóvedas dal quale ammiriamo ancora una volta, seppur da lontano, il famoso Ponte delle Due Americhe e le navi in fila per poter attraversare il Canale, quindi raggiungiamo la Catedral Metropolitana, dedicata alla Vergine Assunta, un bel edificio caratterizzato dalle due torri bianche un tempo considerate le più alte del centroamerica.

Dopo un pranzo in un ristorante con vista sulla baia con tanto di navi in fila per entrare nel Canale, visitiamo Panama Viejo, i resti di quella che era la vecchia città di Panama, sito dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1997.

Breve relax a fine pranzo

La guida ci narra che l’area venne attaccata e semidistrutta in occasione dell’incursione del pirata Henry Morgan e da allora lasciata in totale stato di abbandono, tanto che per secoli i panamensi usarono quello che restava dell’antica città come fonte di materiale da costruzione. Solo nei recenti anni, grazie anche all’intervento dell’Unesco, la zona venne rivalutata, in parte ristrutturata e resa fruibile ai turisti anche se l’unica struttura che appare ben conservata e riconoscibile è la sola Cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione.

Panama Viejo

Al ritorno costeggiamo il Canale, con una breve sosta durante la quale ci viene spiegata anche la sua storia, le principali caratteristiche ed alcuni aneddoti che molto incuriosiscono Samuele. Ritorniamo alla nave attraversando ancora una volta la foresta pluviale ricca di piante splendide ma senza purtroppo poter vedere alcun animale, come sperava nostro figlio.

Il giorno seguente raggiungiamo la costa della Colombia per visitare la città di Cartagena de Indias, capitale del dipartimento di Bolivar e principale destinazione turistica della nazione sudamericana.

Una delle tante venditrici locali di dolci tipici

Anche in questo caso, partecipiamo ad un’escursione direttamente organizzata dalla Pullmantur che ci permette di visitare le principali attrazioni della splendida località marittima, famosa nel mondo per la sua atmosfera vivace ed il suo stile coloniale.

Il Castello di San Felipe de Barajas

La prima tappa è il Castello di San Felipe de Barajas, una meta obbligatoria per ogni turista che visita la città e luogo che da subito ammalia il piccolo Samuele per la storia che ci viene raccontata dalla guida e soprattutto per il fascino che trasmette la fortificazione, risalente a circa 500 anni fa ma ottimamente conservata e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1984.

Saliamo in alto per ammirare il panorama di Cartagena oltreché i cannoni originali situati lungo la facciata. La vista che si gode è stupenda ma altrettanto interessante è la struttura quasi interamente in pietra ed il sistema di comunicazione dei tunnel sotterranei che nel passato poteva essere utilizzato anche per imboscate nei confronti dei nemici qualora si fossero introdotti nel forte.

Dall’alto del Castello

Prima di raggiungere il centro storico, veniamo condotti a Las Bovedas, un’antica costruzione in origine ad uso militare, poi trasformata in prigione le cui celle oggi sono divenute caratteristici negozi di souvenir.

Il centro, dal tipico stile coloniale, è racchiuso all’interno delle mura ed è veramente affascinante, con le sue colorate stradine, i palazzi antichi, le cattedrali sfarzose e le case in stile spagnolo con balconi in legno ed eleganti cortili interni.

Nel centro di Cartagena

Particolarmente interessante ci è parsa la Plaza de Coches, con numerosi negozi di dolci che costeggiano la piazza nonché punto di riferimento per i locali ed i tanti turisti che affollano la città, così come notevole abbiamo trovato la Puerta del Reloj, ingresso originale alla città fortificata e tutt’ora accesso principale al centro storico.

La parte moderna di Cartagena dalle mura difensive della città vecchia

Dopo qualche acquisto di souvenirs, un assaggio di frutta fresca acquistata da uno dei tanti venditori ambulanti, rigorosamente in abito tipico locale ed una passeggiata lungo una parte delle mura di Cartagena, dalle quali godiamo di un fantastico panorama sulla città ma anche sull’azzurro dell’Oceano, veniamo riaccompagnati nel porto per imbarcarci sulla nave. Prima di salire Samuele ha una piacevole sorpresa: vi è infatti all’interno dell’area un piccolo ma accogliente zoo con tanto di pappagalli ed altri simpatici animali che ci intrattengono piacevolmente per oltre un’ora!

Un pappagallo “domestico” ma libero nel porto

Nel tardo pomeriggio, nel mentre la nave lascia Cartagena ormai quasi del tutto illuminata, ci lasciamo andare al divertimento con la coinvolgente musica caraibica e gli animatori che trascinano a ballare gli ospiti più intraprendenti.

La mattina successiva ci svegliamo che la nave ha già attraccato in una nuova località: Aruba, isola caraibica situata a poche decine di chilometri dal Venezuela.

L’isola è piccola e decidiamo di girarla in autonomia, organizzandoci direttamente con qualche tassista locale una volta sbarcati dalla nave.

Facciamo inizialmente una passeggiata nel centro della capitale, Oranjestad, tra negozi esclusivi e case in stile vittoriano colorate. Attraversiamo Main Street, piena di ristoranti, caffè, casinò e bar fino a raggiungere l’edificio del Parlamento, vicino al quale ammiriamo i monumenti ad alcuni storici leader politici locali.

La coloratissima Oranjestad

Quindi contrattiamo il noleggio di un taxi per tre ore, al fine di avere tempo a sufficiente per poter visitare le principali attrazioni dell’isola.

Come prima meta raggiungiamo il Parco Nazionale Arikok, situato nell’entroterra dell’isola, un’area divenuta protetta nel 1997 con la sua magnifica vegetazione. In questo Parco crescono infatti oltre 40 specie di alberi aborigeni, tra cui diverse varietà di cactus, palme da cocco e le piante di aloe, una delle principali risorse dell’isola insieme al turismo.

Il Parco Nazionale di Arikok

Visitiamo la caverna Fontein, una sorta di sito rupestre dove nei secoli scorsi gli indigeni si riparavano durante le battute di caccia e successivamente saliamo in cima al “Casibari”, una caratteristica formazione rocciosa dalla cui cima godiamo di uno splendido panorama dell’isola e dell’ampio giardino roccioso situato ai nostri piedi. Qui Samuele incontra anche diverse iguane, intente a rilassarsi sulle rocce e per nulla intimorite dai tanti turisti presenti.

Il “casibari”

Dopo l’entroterra è la volta delle spiagge. Aruba è famosa per averne per tutti i gusti: da quelle rocciose e difficilmente accessibili a quelle di fine sabbia bianca. Iniziamo dal parco di Natural Bridge, un ponte naturale formatosi nel corso di millenni dal calcare corallino che è crollato nel 2005 a causa dei danni causati dall’uragano Katrina, ma che comunque merita ancora una visita.

Il parco di Natural Bridge

Il paesaggio intorno è molto selvaggio ed il mare spesso in tempesta regala splendide immagini con le onde che con violenza si infrangono sugli scogli a pochi metri dai turisti.

La caratteristica Cappella di Alto Vista

Lasciamo (per così dire viste le distanze…) il mare per ritornare in collina e visitare la Cappella di Alto Vista, il più antico e pittoresco edificio religioso di culto romano cattolico dell’isola, dal quale si gode uno splendido panorama sulle principali spiagge di Aruba.

Panorama della costa

Tutt’altro aspetto di Natural Bridge ha Eagle Beach, forse la spiaggia più famosa e fotografata dell’isola per la sua sabbia bianca con alcuni alberi Divi-divi piegati dal vento con sullo sfondo il mare cristallino. Qui sostiamo per una buona mezz’ora, tempo durante il quale Samuele ne approfitta anche per un piacevole bagno nelle calde e tranquille acque dell’Oceano Atlantico.

Eagle Beach

Un’ultima passeggiata nel centro di Oranjestad per acquistare qualche prodotto tipico (rigorosamente a base di aloe) ed i classici souvenir e poi ci reimbarchiamo sulla nave dove trascorriamo qualche ora di completo relax prima di lasciare la bellissima isola di Aruba alla volta del Venezuela.

Al mattino, appena alzati, saliamo sul ponte per far colazione e ci troviamo di fronte il porto di La Guaira che ci accoglie con le sue coste verdi caratterizzate da un’urbanizzazione caotica di case abbarbicate sulle scoscese colline, dall’aspetto precario ma molto pittoresche.

Il porto di La Guaira

La meta della nostra visita è Caracas, capitale del Venezuela, distante poco meno di un’ora di strada dalla costa, che visitiamo con un tour guidato, trattandosi peraltro di una delle città considerate più pericolose al mondo per l’alto indice di delinquenza presente.

La raggiungiamo in bus tra un traffico molto caotico e congestionato. La guida ci parla di una città che si trova sull’orlo di una grave crisi economica e sociale, per la mancanza di lavoro, prezzi elevatissimi, mercato nero e poca trasparenza (diciamo così…) nell’apparato pubblico.

La prima tappa è la base della funivia che collega la città al Parco Nazionale di Avila, un meraviglioso polmone verde che domina dall’alto la capitale venezuelana.

Panorama della metropoli di Caracas dalla teleferica

Prendiamo la Teleferica che ci porta dai 1000 metri di altezza dove ci troviamo fino ai 2100 del Parco Avila Magica e l’esperienza è veramente entusiasmante con Samuele che si diverte a mettermi paura muovendosi continuamente e facendo traballare la piccola cabinovia. Arrivati in cima il panorama è splendido, con la lussureggiante vegetazione intorno a noi e la città in lontananza.

La Teleferica di Caracas

La zona è piena di bancarelle che vendono prodotti locali e souvenir, artisti di strada che cercano di arrangiarsi nel guadagnare qualche dollaro, musiche, balli e gente vestita in abiti tipici con i quali è possibile farsi fotografare.

Bancarella di prodotti tipici

Passeggiamo volentieri senza allontanarci troppo dalla zona (anche per motivi di sicurezza) ed all’orario indicatoci dalla guida riprendiamo la funivia per tornare “in città”.

Lungo Paseo Los Proceres

Dopo un giro in pullman per le vie a ridosso del centro, come avenida Universidad e avenida Bolivar, proseguiamo la nostra visita raggiungendo la zona de Paseo Los Proceres, una parte della città che contrasta nettamente con la povertà e la sensazione di abbandono che regna in larga parte della metropoli sudamericana.

La via delle grandi parate militari

Qui, oltre alle statue degli eroi dell’indipendenza venezuelana, tra cui quella di Simon Bolivar, vero e proprio mito nazionale, ammiriamo diverse fontane, viali alberati ed un ordine e pulizia degna dei miglior luoghi turistici al mondo.

La statua di Simon Bolivar

Prima di tornare alla nave, veniamo lasciati per un’oretta all’interno di un centro commerciale. Ne approfittiamo per qualche acquisto ma soprattutto per osservare come gran parte degli scaffali siano desolatamente vuoti o comunque forniti solo ed esclusivamente di beni di prima necessità!!!

Caracas era la nostra ultima tappa della crociera ma fortunatamente possiamo ancora godere di qualche ora di relax e divertimento sulla Monarch prima di sbarcare, all’indomani, definitivamente a Curacao.

Qui ci fermiamo per una settimana di mare all’hotel Kontiki Beach Resort, un resort veramente spettacolare con camere spaziose, eleganti e dotate di ogni confort, completamente immerso nella natura, situato direttamente sulla spiaggia di Mambo Beach, una delle più belle dell’isola.

Il Kontiki Beach

Le giornate scorrono in maniera veramente piacevole, tra relax sotto le palme, bagni di mare nell’acqua azzurra trasparente, tuffi nelle piscine del resort e passeggiate lungo la spiaggia di sabbia soffice e fine.

Anche il clima è favorevole: niente pioggia (nonostante la stagione sia a rischio) e soprattutto un leggero venticello che rende il caldo sopportabile ad ogni ora della giornata.

Mamboo Beach

Poco distante dal nostro hotel vi è il Curacao Sea Aquarium, un parco marino piccolo ma molto interessante per la possibilità di interagire con diversi animali.

Vi passiamo un’intera mattinata, con Samuele che si diverte un mondo nel vivere un’esperienza unica a contatto con il mare e la sua fauna.

Dopo l’incontro con le razze e le mante, lo spettacolo dei delfini, aver dato da mangiare ai fenicotteri rosa ed accarezzato (si…accarezzato) un paio di piccoli squali, Samuele ed Alessandro partecipano ad un incontro con due splendidi esemplari di foche.

Uno splendido esemplare di fenicottero rosa

Per Samuele è un momento indimenticabile, ascolta attentamente la spiegazione della guida sulle caratteristiche dell’animale ed il suo stile di vita, si diverte nell’ammirarne le evoluzioni ma l’emozione principale è quando ha la possibilità di toccarla, giocarci per qualche istante e persino riceverne un bacio sulla guancia!!!

Alessandro batte il cinque alla simpatica foca!

Prima di uscire, Samuele fa un’ultima attività “extra”: un lungo bagno all’interno di una grande vasca con acqua marina, con pesci colorati e razze che si avvicinano senza timore, dalla quale riesce anche a dar da mangiare agli squali che nuotano nell’attiguo bacino, attraverso una sorta di piccola botola, senza ovviamente correre alcun rischio.

Snorkeling con razze

L’esperienza rimane una delle più intriganti e piacevoli dell’intera vacanza ed anche i giorni successivi arriviamo spesso a passeggiare fino all’ingresso dell’acquario dove comunque è sempre possibile ammirare le foche che spesso troviamo a giocare tra loro. Per il resto del tempo, le giornate trascorrono serene all’insegna del sole, del relax e dei bagni al mare.

Tratto di mare antistante il piccolo acquario

Durante un’uscita in snorkeling, oltre ai classici pesci colorati, Samuele ed Alessandro incontrano a pochi metri dalla riva anche uno splendido esemplare di barracuda ed in un’altra circostanza un pesce palla ed un paio di murene di ragguardevoli dimensioni.

Due splendidi pellicani a riva

Nei pressi della bellissima spiaggia, in mezzo alla vegetazione tropicale (anche all’interno del nostro resort), ci sono anche delle fantastiche iguane, del tutto innocue che ogni giorno ci divertiamo a guardare ed a seguirne i movimenti, specie quando si sdraiano al sole. Si lasciano avvicinare, senza ovviamente essere toccate, ma il più delle volte cercano di mimetizzarsi tra la fitta vegetazione del luogo.

Un’iguana che si mimetizza tra la vegetazione

La sera la spiaggia si anima di luci, musica e balli, stante la presenza nelle vicinanze di diversi locali per l’happy hour, pub e ristoranti.

Per la cena, proviamo differenti posti, tra i quali anche un buon ristorante messicano, ma il preferito rimane la pizzeria del nostro hotel, ovvero la “Caribbean Pizzeria” dove Alessandro scopre la pizza hawaiana con prosciutto e ananas che diventerà una delle sue preferite!

Serata a base di pizza

Purtroppo giunge il momento di ripartire e, come tutte le cose belle, anche la nostra vacanza termina con grande dispiacere di Samuele (e non solo…) ma con la consapevolezza di aver trascorso tre settimane entusiasmanti tra la modernità di Chicago, il mare di Curacao ed il divertimento della crociera: speriamo solo di poter tornare presto in questi posti straordinari ed unici al mondo!!!

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