Le pescatrici di Cheju
L’isola di Cheju si trova in linea d’aria a 450 km a sud di Seul ed a 80 km dalla punta più meridionale della penisola coreana. Non molto conosciuta a livello internazionale, in questa isola vulcanica si trova la comunità delle Haenyeo (letteralmente “donne di mare”), tutte donne, specializzate nell’immersione subacquea in apnea per la pesca di alghe di mare commestibili, strombi, ricci, polipi ed altri frutti di mare.
Anche se in passato sono esistiti tuffatori maschi, sono state le donne che vivevano nei villaggi costieri di Cheju che hanno svolto fin dall’inizio la maggior parte del lavoro nella tradizionale pesca subacquea. In tutta l’isola sono rimaste circa quattromila pescatrici, gran parte delle quali di età superiore ai 60 anni. Molti infatti ritengono che la carriera di questa “sirene del mare” arrivi al suo apice dopo i 50 anni: occorrono infatti decenni per consolidare l’abilità per raggiungere i migliori terreni di pesca unita ad una resistenza fisica che possa permettere di arrivare ad oltre dieci/quindici metri di profondità senza ossigeno. Qui vengono cacciate le prede più rinomate: scorfani, alghe rosse, cetrioli di mare e polpi. Anche se le pescatrici di Chejudo hanno una ricca storia profondamente legata all’isola, il loro numero è oggi in costante diminuzione, quasi certamente come risultato del progresso economico.
Le donne sono protette soltanto dalla muta, ora in materiale resistente grazie alle nuove tecnologie, un tempo fatta semplicemente di tessuti sovrapposti, e dalla maschera (chiaramente introdotta di recente). Del loro equipaggiamento fanno parte anche un raffio, una pala per raschiare, i guanti, dei pesi pettorali per assistere l’immersione, e una rete, attaccata a un dispositivo di galleggiamento.
Fino a circa trent’anni fa le donne si immergevano spesso indossando solo calzoncini da bagno di cotone e una canottiera e portando con sé un canestro-boa, che serviva loro per aiutarsi a stare a galla e per contenere il pescato. Il lavoro era fisicamente difficile e faticoso, ma offriva alle donne indipendenza in una società che sentiva il freddo predominio del confucianesimo maschilista. In particolare, come persona che procurava da mangiare per tutta la famiglia, la pescatrice rappresentava un’inversione nel ruolo della donna, rispetto a quanto avveniva sulla terraferma.
Peccato non aver avuto molto tempo a disposizione sull’isola per conoscere meglio questa antica tradizione e magari scoprirne delle altre!!!