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2019 – Australia, Indonesia, Singapore e Dubai

Il viaggio top della nostra estate 2019 ruota tutto intorno ad una splendida crociera con partenza da Brisbane ed arrivo a Singapore, della durata di 15 giorni.

Raggiungiamo la città australiana situata lungo la costa del Queensland con un volo Emirates dopo un lungo viaggio di circa 24 ore, compresi gli scali di Dubai e Singapore. All’arrivo notiamo subito che il clima è mite ed anche se siamo in inverno si sta molto bene all’aperto cosicché ne approfittiamo per una rilassante passeggiata prima di andare a dormire presso il City Edge Brisbane hotel.

Un gigantesco albero ai giardini botanici di Brisbane

La mattina seguente, ancora un poco stanchi per la trasvolata e per il fuso orario, cominciamo la visita della città con il giardino botanico dove ci si immerge nella natura pur rimanendo in pieno centro, tra gli splendidi ficus secolari, diverse piante di bamboo ed altre specie rare tra le quali scorrazzano indisturbati iguane, curiosi ibis, aironi e numerose altre specie di uccelli.

A passeggio nei giardini botanici

È la terza volta che visitiamo Brisbane e possiamo dire di conoscerla ormai abbastanza bene, ma passeggiare per il centro e soprattutto visitare le tante aree verdi della terza città più popolosa dell’Australia ci trasmette sempre una sensazione di piacevole tranquillità e serenità.

Dopo aver raggiunto la via ciclabile e pedonale che costeggia il fiume, lo attraversiamo grazie al Goldwill Bridge, un bel ponte anch’esso vietato alle auto che ci permette di raggiungere così una delle principali attrazioni della città ed allo stesso tempo una delle zone più amate dagli stessi abitanti locali: South Bank.

South Bank

Qui, oltre ad esservi una miriade di locali dove bere, mangiare e rilassarsi, ci sono spazi adibiti per barbecue, giochi per bambini, percorsi pedonali, piste ciclabili, tanto ma tanto verde e soprattutto una splendida piscina circondata da prati, giardini e da una spiaggia di sabbia artificiale. Il tutto è completamente gratuito, perfettamente tenuto, pulito e gestito nella massima sicurezza per i cittadini, a partire dalla presenza dei bagnini che sovraintendono l’ampio specchio d’acqua.

All’interno di questa sorta di parco cittadino troviamo anche una piccola riproduzione di una foresta, con tanto di passerelle e ruscello oltreché una bella pagoda offerta dal Nepal in occasione del World Expo del 1988, situata a pochi passi dalla ruota panoramica che contraddistingue lo skyline della città.

La pagoda nepalese a South Bank

Proseguiamo la nostra passeggiata raggiungendo un’altra bellissima area verde di Brisbane, Roma Street Parkland, considerato il giardino subtropicale cittadino più grande al mondo.

Appena entrati nel Roma Street Parkland

Qui, tra i suoi sentieri, passerelle e ponti che attraversano corsi d’acqua, ammiriamo splendidi prati fioriti, riproduzioni di piccoli habitat di foreste pluviali e numerose zone predisposte per il barbecue, attività molto amata dagli australiani. Ma la vera particolarità di questo parco, che tanto incuriosisce Samuele tanto da considerarlo tra i posti preferiti di Brisbane è la presenza di numerose iguane che amano crogiolarsi al sole e gironzolare senza alcun timore tra gli umani.

Le caratteristiche iguane al Roma Street Parkland

Alessandro e Samuele decidono di mangiare i panini comprati poco prima proprio all’interno del parco, seduti su una panchina circondati da almeno 7/8 iguane, alcune delle quali anche di notevoli dimensioni, ma io mi rifiuto preferendone un’altra isolata e soprattutto ben lontano da questi simpatici animaletti…

Il clima continua ad essere molto piacevole cosicché ci troviamo spesso ad osservare gruppi di persone di ogni età giocare sui prati, famiglie con bambini piccoli a passeggio, anziani con i loro animali spesso seduti a leggere e ragazzi intenti a studiare e flirtare mentre si godono il tiepido sole invernale.

Panoramica di Roma Street Parkland

Torniamo verso il centro (in pratica attraversiamo l’incrocio tra Albert e Turbot Street) per fermarci a King George Square e visitare la City Hall, il municipio di Brisbane dove ha sede il Consiglio comunale della città.

L’interno è solo parzialmente accessibile in quanto vi è in corso un party privato probabilmente organizzato da qualche grande azienda ed anche la salita alla torre dell’orologio ci è purtroppo inibita. Pazienza, sarà la scusa per tornare un’altra volta!

Giriamo verso Queen Street, via pedonale dove è in corso un concerto di alcuni giovani in divisa, ci fermiamo a curiosare nei negozi di souvenir presenti ed eccoci in Reddacliff Place, ove dal 1883 sorge l’imponente Old Treasury Building che oggi ospita il Treasury Casino, ma che nel passato è stato sede delle più importanti istituzioni pubbliche del Queensland.

L’Old Treasury Building

Siamo di nuovo sulle rive del fiume Brisbane, dalla parte opposta di South Bank e, come già fatto nelle nostre precedenti visite, ci imbarchiamo sul City Hopper, battelli che effettuano ogni 30 minuti (dalle 6 alle 24) un servizio di collegamento gratuito lungo il fiume e che ci permette di osservare la città da un differente punto di vista.

Scendiamo ad Eagle Street Pier, un iconico quartiere sede di una sorta di moderno centro commerciale pieno di locali e ristoranti alla moda molto frequentati soprattutto da giovani.

Da qui iniziamo una lunga passeggiata che costeggia il fiume, fino ad arrivare allo Story Bridge altro simbolo della città tanto da farlo diventare apprezzata meta turistica grazie anche alla possibilità di poterlo scalare fino alla cima come il ben più famoso Harbour Bridge di Sydney.

Lo Story Bridge da Eagle Street Pier

Lo attraversiamo a piedi nel mentre inizia a calare il sole ed i palazzi vanno pian piano illuminandosi rendendo il panorama cittadino ancor più affascinante.

Torniamo ora indietro costeggiando la via pedonale situata sull’altra riva del fiume. In pratica dal mattino, ad eccezione di qualche raro attraversamento, ci rendiamo conto di aver sempre camminato lontano dalle trafficate strade cittadine seppur siamo sempre rimasti nel pieno centro di una metropoli di oltre 2 milioni di abitanti.

Arriviamo nuovamente a South Bank, di gran lunga il nostro posto preferito di Brisbane, ed il panorama della città da questo privilegiato punto di osservazione è veramente affascinante. È ormai ora di cena e, come peraltro già accaduto l’anno precedente, vi è in corso proprio sotto la ruota panoramica il festival dei noodles, il piatto preferito di Alessandro e molto amato anche da Samuele.

Un gustoso piatto di… noodles “volanti”

La scelta è vasta seppur riferita tutta a piatti asiatici ed alla fine optiamo per tre menù completamente diversi tra loro seppur sempre a base di succulenti noodles, nel mentre ci godiamo i grattacieli illuminati di Brisbane.

Rientriamo in hotel passando ancora una volta per i Botanic Gardens con l’obiettivo di incontrare, come fatto l’anno precedente, i simpatici opossum australiani, piccoli marsupiali che sono soliti gironzolare alla ricerca di cibo durante la notte.

Un simpatico opossum australiano

Siamo fortunati e, grazie anche all’aiuto di una signora che passeggiava nel parco anche lei alla loro ricerca, ci imbattiamo in qualche esemplare e ci mettiamo ad osservarli da pochi metri per poi lanciargli gustosi pezzettini di frutta di cui gli opossum sono veramente ghiotti.

Li ammiriamo con curiosità: si fanno avvicinare senza timore finanche a sfiorarli, ci sono anche un paio di cuccioli che seguono passo passo la loro mamma e, solo la stanchezza per la lunga giornata appena trascorsa, ci porta a riprendere la strada per l’albergo.

All’ingresso del Lone Pine Koala Sanctuary

Non possiamo visitare Brisbane senza passare almeno una giornata all’interno del Lone Pine Koala Sanctuary, la più grande area al mondo dedicata a questi stupendi animali, seppur lo abbiamo già visitato altre due volte!!!
Lo raggiungiamo con un autobus diretto e subito iniziamo la visita di questo parco ove vivono oltre 100 specie di animali australiani, tra cui diversi tipi di canguri e wallabies, ma anche dingo, wombat, diavoli della Tasmania, serpenti, uccelli e tanti altri ancora.

Ci rechiamo nell’ampia zona riservata ai koala: ve ne sono circa 130 che si trovano in piccole aree aperte, ognuno dei quali ha un nome e, ci dicono i rangers, sono anche da loro facilmente riconoscibili, quasi fossero dei comuni animali domestici.

Uno dei tanti koala presenti nel parco

La maggior parte di questi dolci orsacchiotti li vediamo nel mentre dormono seduti su tronchi oppure intenti a mangiare foglie di eucalipto che vengono fornite in continuazione da efficienti operai del parco. Ci viene detto che i koala ne mangiano dai 200 ai 500 grammi al giorno e sono soliti dormire per circa 18/20 ore al dì.

Sono davvero bellissimi e molto dolci ed approfittiamo ovviamente della possibilità di poterli prendere in braccio, cosa qui possibile seppur per pochi secondi e sotto stretta sorveglianza del personale del Santuario. Scattiamo le classiche foto di rito per poi dirigerci a visitare le altre zone dell’area.

Il dolcissimo koala

Entriamo nell’immenso recinto dei canguri, dove ce ne sono decine e decine, di diverse dimensioni, che convivono tranquillamente con alcuni emu che gironzolano tra i tanti visitatori presenti.

Samuele tra i canguri

Qui trascorriamo veramente molto tempo, accarezzando numerosi animali siano essi canguri grigi, rossi o wallabies, ammirandone il loro curioso incedere a salti più o meno lunghi, dando loro il cibo poco prima comperato allo store del parco e camminando a fianco di quelli più docili e svogliati oppure passeggiando vicino agli emu (cosa questa che lascio fare maggiormente ad Alessandro e Samuele…).

A passeggio con l’emu

Ma la cosa che sicuramente ci sorprende maggiormente è l’incontro con una mamma cangurina con tanto di cucciolo nel proprio marsupio. Ancor più meravigliati restiamo del fatto di poterla avvicinare ed accarezzare senza alcun problema, con il cucciolotto che esce incuriosito dalla sua “casetta” e che si lascia anch’egli toccare senza timore!!!

Mamma canguro con il piccolo ancora nel marsupio

Partecipiamo con curiosità all’esibizione dei rapaci e poi a quello dei cani che indirizzano un piccolo gregge di pecore merinos facendogli fare numerose divertenti evoluzioni.

Assistiamo in ultimo allo spettacolo dei bellissimi e colorati lorichetti che, liberi in natura, si posano a centinaia sugli alberi intorno per poi precipitarsi tutti insieme sui recipienti di mangime che teniamo in mano.

Oltre ad essere affamati e per nulla intimoriti, svolazzano a pochi centimetri da noi per poi poggiarsi in ogni punto utile del nostro corpo: dai capelli, alle braccia, alle spalle…ovunque, facendo un gran baccano e portando nel parco un’invasione di colori e vivacità.

I chiassosi e simpatici lorichetti

Per il resto il parco abbonda di tanti altri animali che vivono in recinti dignitosi, come ad esempio coccodrilli, echidna, tartarughe e pipistrelli ed ovviamente Samuele non se ne perde nemmeno uno!

La giornata passa molto velocemente e ci ritroviamo che è già pomeriggio inoltrato ed è ora di riprendere l’autobus per tornare in centro.

La City Hall illuminata

Prima di andare a cena, ovviamente sempre al Noodles Festival, ci facciamo un giro per le vie ormai illuminate per il sopraggiungere della notte. Ci affascina particolarmente la City Hall, di uno sgargiante color fucsia, ma anche le altre principali attrazioni sono tutte sapientemente valorizzate da giochi di luce e variazioni cromatiche.

Brisbane da South Bank

Siamo arrivati al giorno dell’imbarco e la mattina, dopo aver fatto colazione in centro, raggiungiamo con un taxi il porto di Brisbane per imbarcarci sulla Pacific Down, della compagnia P&O dove trascorreremo due settimane fino a raggiungere Singapore.

La procedura è snella, veloce ed ordinata, tanto che anche in anticipo rispetto ai tempi previsti ci ritroviamo sulla nave: l’organizzazione è davvero impeccabile, fattore questo già riscontrato nelle precedenti crociere e che sarà confermato anche nel corso di questo splendido viaggio.

Sulla Pacific Down in partenza da Brisbane

Samuele ha fretta di scoprire ogni angolo dell’imbarcazione così sparisce e lo ritroviamo solo nel primo pomeriggio, dopo pranzo, sul ponte principale nel mentre io ed Alessandro ci stiamo rilassando sui comodi lettini.

I primi due giorni li trascorriamo in navigazione, in completo relax tra sole, bagni in piscina, acquascivoli, cocktail, abbuffate di vario genere e numerosi giochi organizzati dall’efficiente staff dell’animazione.

Il ponte principale della nave

Purtroppo la nostra prima tappa, Port Douglas, viene abortita in quanto il mare è mosso ed il comandante giudica troppo pericolo far scendere i passeggeri sul tender. Ci dispiace davvero molto ma certo non ci facciamo scoraggiare da questo piccolo imprevisto e pertanto ci godiamo ugualmente la giornata proseguendo nelle nostre piacevoli attività di bordo.

La meta successiva è quella di Darwin, capoluogo e maggior centro del Territorio del Nord, dove la nave attracca direttamente nel porto e pertanto non corriamo alcun rischio di saltare la nostra ultima sosta in Australia. Scendiamo tra i primi ed iniziamo la visita di questa città di soli 135 mila abitanti, partendo dallo splendido Waterfront.

Al Waterfront di Darwin

Si tratta di un’ampia area che comprende numerosi locali, bar, ristoranti, negozi e piccole gallerie d’arte. Ma quello che più ci colpisce è la bella spiaggia di sabbia artificiale dalla quale si accede facilmente ad un tratto di mare “chiuso” con tanto di giochi per bambini.

Attraversiamo il Waterfront e, con una breve passeggiata tra zone verdi ed ampi vialoni alberati, raggiungiamo prima il centro, abbastanza anonimo, e poi il lungomare, molto suggestivo e curato.

Nel mentre che camminiamo incontriamo diversi aborigeni, larga parte dei quali ci appaiono ben integrati con la società e con lo stile di vita occidentale, mentre alcuni nativi purtroppo li troviamo ai margini della strada, vestiti dei loro (pochi) indumenti e dall’aspetto trasandato. Ci viene riferito che sono nella maggior parte uomini purtroppo dediti all’alcolismo e che, nonostante i tentativi del governo di integrazione, sia sociale che economica, alcune persone purtroppo non riescono ad avere una vita dignitosa. A Darwin sono numerose le attività gestite dai nativi e non mancano musei che raccontano la loro storia e purtroppo anche i tanti soprusi subiti nel passato dagli aborigeni.

Belvedere lungo la Esplanade

Passeggiamo lungo la Esplanade ed il panorama è incantevole: da una parte il mare dal color blu intenso, dall’altro i palazzi della città, dall’aspetto moderno e con gli ampi terrazzi vivibili che sorgono tra giardini e parchi.

Non avendo purtroppo tempo per poter partecipare a quella che è forse l’attrazione principale della città ovvero il bagno all’interno di una sorta di gabbia di vetro tra i giganteschi coccodrilli australiani, effettuabile presso l’acquario di Darwin, raggiungiamo un altro luogo molto visitato dai turisti, ovvero l’Aquascene.

Valeria circondata dai pesci

Istituito nel 1981, si tratta di una sorta di piccolo acquario naturale che sfrutta una abitudine originata in luogo oltre 60 anni fa che consiste nel dar da mangiare quotidianamente ai pesci che si avvicinano alla costa. E così trascorriamo una piacevole oretta tra centinaia di pesci, soprattutto catfish di medie dimensioni, ma anche razze, merluzzi ed altre specie che vengono a prendere il pane direttamente dalle mani dei turisti presenti. Samuele si diverte moltissimo ad entrare ed uscire dall’acqua circondato da talmente tanti esemplari che a volte rischia addirittura di cadere mentre io preferisco soprattutto osservare da fuori lo spettacolo onde evitare il rischio di ricevere qualche morso dai famelici pescioloni.

L’Aquascene

Ritorniamo verso il Waterfront attraversando l’intero Bicentennial Park, un parco con splendidi alberi tropicali che ha anche un monumento dedicato alla Seconda Guerra Mondiale essendo stata Darwin l’unica città australiana ad aver subito i bombardamenti dei giapponesi.

Bicentennal Park

Dal porto veniamo indirizzati insieme ad altri turisti verso un pullman con il quale partiamo per l’avventurosa escursione “jumping crocodile cruise” ovvero una breve crociera per ammirare i famosi e pericolosi coccodrilli australiani mentre saltano fuori dall’acqua per addentare del cibo.

Lungo il percorso facciamo una sosta per il pranzo da Humpty Doo, un locale costruito nel 1970 e considerato uno dei pub più antichi dell’intero Territorio del Nord.

Humpty Doo

L’atmosfera all’interno è molto particolare, per certi versi similare ad un vecchio saloon americano misto ad un pub inglese. Dietro vi è anche un hotel con tanto di piccola piscina circondata da una folta vegetazione tropicale. Vengono serviti abbondanti e succulenti piatti di carne accompagnati da porzioni maxi di patatine. Dopo circa un’oretta lasciamo il locale per raggiungere finalmente l’Adelaide River, dove ci attendono alcune guide per lo “spectacular jumping crocodile cruise”.

Arriva il momento di salire su una piccola ma attrezzata e sicura imbarcazione per iniziare la crociera di circa un’ora che ci porta lungo il fiume, nel bel mezzo dell’incontaminata foresta del Northern Territory.

Pronti per lo Spectacular Jumping Crocodile Cruise

La nostra guida è una simpaticissima ragazza, molto appassionata del suo lavoro, che cerca di attirare i coccodrilli saltatori con una canna cui è legata della carne. Passano pochi minuti ed ecco arrivare il primo esemplare: è grandissimo, si avvicina lentamente ma senza alcun timore fino a poche decine di centimetri dallo scafo con il corpo immerso nell’acqua per poi alzarsi velocemente con il busto fuori dall’acqua mentre spalanca le sue fauci per cercare di “catturare” la preda.

Si avvicina il primo coccodrillo

La signorina sembra giocare con il coccodrillo: lo provoca con la canna, gli mette vicino la carne per poi ritrarla velocemente, lo fa uscir fuori dall’acqua diverse volte ed alla fine gli dà la giusta ricompensa permettendogli di agguantare il prelibato boccone. Uno spettacolo davvero incredibile che la guida ripete altre due volte sotto gli occhi sbalorditi di tutti noi.

Ed ecco uno dei famosi “jumping”

Durante la minicrociera avvistiamo diversi falchi ed alcuni splendidi esemplari di aquila codacuneata, un rapace di ragguardevoli dimensioni che arriva ad avere anche un’apertura alare di circa due metri. La nostra brava guida ci mostra come questi uccelli siano in grado di prendere il cibo al volo, tirandogli dei pezzetti di carne mentre siamo in navigazione, che viene prontamente agguantato dagli artigli dei rapaci.

Un rapace alla ricerca di cibo

Seppur la gita sul fiume ci sembri durare poco tempo, l’esperienza è davvero strepitosa e probabilmente la porteremo per sempre nei nostri ricordi più particolari. Al rientro, ci facciamo lasciare dall’autista ancora una volta nel Waterfront, avendo del tempo da poter sfruttare prima di dover rientrare sulla nave.

Il parco al Waterfront

E così Samuele non si lascia sfuggire l’occasione di fare il bagno nella splendida Wave Lagoon, una piscina con tanto di onde artificiali che si trova a fianco del parco. È quasi ora di chiusura, ma riusciamo a fare appena in tempo ad entrare e ad approfittare dell’ultima formazione di cavalloni giganteschi che mettono a dura prova Samuele e gli altri bagnanti.

Nel tardo pomeriggio la nave salpa e salutiamo l’affascinante Darwin con un tramonto mozzafiato che ci dona sensazioni da brividi nel mentre ci sorseggiamo un fresco aperitivo in attesa della cena.

Il suggestivo tramonto dalla nave mentre lasciamo Darwin

Trascorriamo un altro giorno di navigazione a bordo della nostra nave da crociera dove la sottoscritta principalmente si rilassa mentre Samuele ed Alessandro sono impegnati nei vari tornei organizzati dallo staff di animazione, per poi arrivare all’indomani a Timor Est, ufficialmente Repubblica Democratica di Timor Est, Paese del sud-est asiatico che occupa la metà orientale dell’isola di Timor, dove attracchiamo nel porto della capitale Dili.

Questa volta optiamo per scendere da soli, senza prender parte ad alcuna escursione. Così, appena superati i controlli doganali, noleggiamo un taxi per la mezza giornata che saremo sull’isola e ci facciamo subito portare ai piedi della famosa statua di Cristo Rei, alta 27 metri, che fu costruita nel 1988 in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II.

Il promontorio con il Cristo Rei

L’autista ci lascia nel parcheggio, già affollato da altri turisti, e per raggiungere l’impressionante statua in bronzo ci avviamo lungo una sorta di ampia scalinata composta da ben 597 gradini che ci conduce fino alla cima della montagna denominata Cape Fatu Cama.

Durante il percorso vi sono le tradizionali 14 stazioni della Croce ed il percorso, soprattutto per il caldo soffocante, è un poco faticoso ma allo stesso tempo piacevole per la vista che si gode. In particolare, quando siamo a metà della strada ci rendiamo conto che dal promontorio riusciamo ad ammirare contemporaneamente le due spiagge opposte: l’isolata Dolok Oan e la più famosa e frequentata Cristo Rei Beach.

Dall’alto di Cape Fatu Cama, la bella Cristo Rei Beach

Arrivati sulla sommità, oltre che la bellezza della statua contempliamo un panorama favoloso del mare, con le sue mille sfumature di azzurro, della lunga spiaggia sottostante e della rigogliosa vegetazione, il tutto con un leggero venticello ristoratore della fatica appena effettuata.

La statua del Cristo Rei

Prima di riprendere il taxi, una volta ridiscesi, ci fermiamo per una passeggiata lungo la Cristo Rei Beach, durante la quale, su indicazione di una famiglia di australiani anche loro scesi dalla nave, vediamo a pochi metri dalla riva una piccola ma pericolosissima medusa di color azzurro che, nei casi più gravi, può anche portare alla morte della sfortunata persona che ne viene a contatto.

Cristo Rei Beach

Cambiamo spiaggia, riavvicinandoci nel contempo verso la capitale e fermandoci ad Areja Branca Beach, un bel tratto di litorale di sabbia bianchissima che avevamo letto essere fornito di alcuni servizi basilari, seppur molto lontani dagli standard occidentali. Qui ci rilassiamo e ci godiamo il blu del mare cristallino approfittando anche di alcuni alberi che creano ampie zone d’ombra.

Samuele ed Alessandro decidono di esplorare la zona noleggiando una canoa ed avviandosi senza alcun timore al largo, dove incontrano soprattutto numerose e coloratissime stelle marine.

Sullo sfondo…Alessandro e Samuele che si avventurano in canoa

Dopo la pausa in spiaggia passeggiamo sul lungo mare fino a raggiungere la zona del Festival culturale di Timor, al Largo di Lecidere dove troviamo una vasta gamma di bancarelle di frutta e cibo locale.

Sosta ristoratrice

Ne approfittiamo per assaporare un paio di succhi di cocco freschi, quindi acquistiamo un intero casco di bananine rosse, molto gustose, che ci mangiamo nel mentre osserviamo alcuni edifici storici dalla tipica architettura coloniale come il Palazzo del Governo, davanti al quale è situato il monumento al Principe Enrico il Navigatore, di oltre due metri di altezza, costruito nel 1960 ed eretto sopra una colonna piuttosto semplice nella sua struttura.

Palazzo del Governo

A pochi passi vi è il Museo della Resistenza Timorese che racconta attraverso fotografie, video e didascalie la campagna armata e gli strumenti di resistenza del popolo locale contro l’occupazione indonesiana, durata oltre 20 anni.

Prima di risalire sulla nave, ci rechiamo al Tais Market per poter acquistare qualche tipico souvenir dell’isola. Vi troviamo decine e decine di bancarelle che vendono camice, abiti e tessuti lavorati manualmente con telai dalle donne del luogo, dai colori belli e vivaci.

Il Tais Market a Dili

Passeggiamo per il mercato ed entriamo a contatto con la gente locale, sempre molto gentile e per nulla invadente che, a gesti, ci fornisce le informazioni che chiediamo e così possiamo scegliere tranquillamente ciò che più ci piace da riportare a casa come ricordo speciale di questo stato ancora poco conosciuto ma che ha grandi potenzialità turistiche. 

Trascorriamo un’altra giornata a bordo della P&O mentre navighiamo nell’arcipelago indonesiano per poi raggiungere quella che è la tappa più attesa da tutti noi: l’isola di Komodo, patrimonio mondiale dell’Unesco e nominata una delle sette meraviglie del mondo della natura!

L’ingresso al Komodo National Park

Una volta che la nave ha attraccato, la raggiungiamo con il tender ed appena arrivati nel piccolo spiazzo antistante il porticciolo, iniziamo l’escursione per l’avvistamento del famoso e temuto drago di Komodo sempre accompagnati da ben tre rangers che ci seguiranno per l’intero percorso.

Partiamo pieni di aspettative che non vengono deluse perché dopo pochi minuti di camminata ecco davanti a noi una spianata con due fantastici esemplari di varano, ai quali se ne aggiunge poco dopo un altro.

L’incontro con due splendidi esemplari di varani (o draghi) di Komodo

Sono enormi, lunghi ben più di 2 metri (d’altronde è la lucertola più grande del mondo), con le zampe massicce, gli artigli lunghi, la pelle coperta di squame e la lingua biforcuta che si allunga e si ritrae in continuazione.

Ci sentiamo veramente fortunati per questo incontro, rimaniamo diversi minuti, scattiamo numerose foto e poi proseguiamo il giro attraverso una selvaggia vegetazione alla ricerca di altri esemplari.

Un altro drago di Komodo

Dopo aver percorso un lungo tratto ecco che vicino al bordo incontriamo un altro drago, probabilmente un maschio, in quanto ci viene riferito dal ranger che le femmine sono in questo periodo impegnate nella cova delle uova. L’animale è forse un poco più piccolo rispetto a quelli visti prima, è completamente immobile, probabilmente per il gran caldo, ma rimane pur sempre uno degli animali più pericolosi al mondo per la sua rapidità ed aggressività nonché per la capacità di potersi adattare ad ogni circostanza, essendo in grado di arrampicarsi sugli alberi e addirittura di nuotare nel mare.

Finito il tour decidiamo di non rientrare subito sulla nave bensì di “noleggiare” per così dire una barca guidata da un pescatore locale coadiuvato a bordo anche dai suoi due piccoli bambini, già super pratici delle varie manovre per gestire l’imbarcazione senza alcun timore verso il mare di cui sembra conoscano già tutti i segreti. Dopo circa un quarto d’ora arriviamo a Pink Beach, la famosa spiaggia rosa dell’isola di Komodo, che deve il suo nome alla presenza di piccoli frammenti di corallo rosso che, mescolandosi alla sabbia, le conferisce una delicata tonalità rosata.

Un piccolo “komodiano” ci guida verso la Pink Beach

La bellezza della spiaggia è ancor più esaltata dall’arido paesaggio circostante ma soprattutto dall’azzurro del mare che, con tutte le sue sfumature, da trasparente arriva ad esser turchese e poi, laddove l’acqua è più profonda, di un intenso blu brillante.

La splendida Pink Beach a Komodo Island

Lasciamo i pochi oggetti che ci portiamo dietro sull’asciugamano e ci immergiamo nelle calde acque, poco profonde e perfettamente adatte per effettuare il nostro amato snorkeling. Qui vivono oltre mille specie differenti di pesci, tra i quali anche squali, mante, delfini e tartarughe marine. Rimaniamo sempre abbastanza vicino alla costa ed ovviamente incontriamo prevalentemente piccoli ma coloratissimi pesci che nuotano a fianco a noi, ma soprattutto rimaniamo affascinati dai meravigliosi coralli colorati che si trovano a poche decine di centimetri dalla superficie. Sono veramente splendidi, prevalentemente di color rosa e rosso ma con sfumature infinite che ci lasciano senza fiato.

Nuotiamo alternandoci per controllare i nostri effetti personali per poi, dopo circa un’oretta uscire definitivamente dall’acqua. Nel mentre io mi riposo, Alessandro e Samuele decidono di salire sulla collinetta che sovrasta la spiaggia, dalla quale si godono un panorama fantastico (mi basta vedere le foto per crederci…) della baia e delle minuscole isole circostanti.

Visuale dall’alto della Pink Beach

Restiamo tutto il tempo possibile a Pink Beach per poi tornare sulla nave che, nel tardo pomeriggio riaccende i motori e lentamente lascia la splendida Komodo ed il suo parco naturale unico al mondo lambendo terre che ci appaiono completamente disabitate.

La mattina seguente ci alziamo di buon’ora, facciamo colazione e ci mettiamo in attesa di poter prendere il tender per l’ultima escursione della crociera: Bali.

È la seconda volta che visitiamo l’isola più famosa e turistica dell’intera Indonesia e, per non correre rischi e trascorrere la giornata in serenità, abbiamo scelto un tour organizzato prenotato direttamente con la P&O.

Partiamo dal Porto di Benoa e la prima sosta la facciamo alla Monkey Forest di Ubud, la foresta sacra delle scimmie che si sviluppa su oltre 12 ettari dove scorrazzano liberamente centinaia di primati in mezzo ad alberi secolari altissimi, templi e tanti turisti incuriositi.

Primi incontri con le simpatiche scimmie alla Monkey Forest

Gli animali si avvicinano senza alcun timore e, con l’ausilio di alcune “guide” locali che gli danno noccioline ed altre piccole leccornie, ti salgono in braccio, sulle spalle e perfino in testa. Inizialmente siamo titubanti e timorosi, ma veniamo più volte rassicurati che le simpatiche scimmie non sono affatto aggressive, l’unica avvertenza è quella di non portare orecchini, occhiali o altri oggetti che possano attirare la loro attenzione e soprattutto non provare mai a toccarle né tanto meno a prenderle contro la loro volontà: in quel caso il morso è assicurato!!!

Valeria ed un affettuoso primate

Trascorriamo larga parte del tempo a giocare con loro ed a scattare curiose foto, senza visitare molto la parte culturale della foresta ed arrivando addirittura con qualche minuto di ritardo al pullman.

Foto di famiglia

La sosta successiva la facciamo al Tempio di Ulun Danu Bratan, uno dei più famosi ed affascinanti dell’isola, dedicato alla Dea dell’Acqua.

Si tratta di un tempio Indù Shiva che si trova nel villaggio di Bedugul sul lago Bratan, all’interno della caldera di un vulcano estinto a circa 1200 metri sul livello del mare.

Il Tempio di Ulun Danu Bratan

Rimaniamo veramente colpiti dalla bellezza di questo posto, dalla spiritualità e suggestione che ci trasmette, pur non avendo particolari conoscenze dell’induismo e della storia del luogo.

Il tempio, fondato nel 1633 durante il regno Mengwi, si sviluppa sostanzialmente su due parti: una adagiata sulla riva e l’altra disposta su piccoli isolotti.

La costruzione principale, il Pura Teratai Bang, è una caratteristica torre disposta su 11 livelli dedicata a Vishnu e Dewi Danu, circondata da un curatissimo giardino con altri piccoli templi ed il lago tutt’intorno.

Il Pura Teratai Bang

Un altro edificio sacro induista si trova a poca distanza, dedicato alla fertilità del terreno, mentre tra gli splendidi giardini fioriti incontriamo anche una grande stupa buddista a significare lo stretto legame tra le due religioni.

Lasciamo con un pizzico di rammarico per il poco tempo trascorso al suo interno l’incantevole tempio di Ulun Danu Bratan per raggiungere l’Handara Golf Course, un suggestivo resort incastonato nel paesaggio montano del Bedugul (siamo distanti circa un paio d’ore di auto dal porto), dove consumiamo un sontuoso pasto balinese a buffet.

Relax all’Handara Golf Course

Dopo una piacevole passeggiata sull’antistante campo da golf ed una breve pausa nel giardino dell’hotel, riprendiamo l’escursione per raggiungere i “Twin Lakes”, un’altra delle attrazioni più visitate dell’isola. Si tratta di due laghi, il Buyan ed il Tamblingan, che si sono separati solo nel 1800 a causa di una devastante frana che ha diviso in due parti il lago originale.

Li ammiriamo dall’alto, da un punto panoramico che ci permette di osservarli contemporaneamente ed allo stesso tempo di godere del paesaggio circostante, ricco di vegetazione ma anche di abitazioni spesso fatiscenti circondati da piccoli recinti con animali da cortile e minuscoli appezzamenti di terreno coltivati per la sussistenza famigliare.

Un gigantesco pipistrello

Qui ci viene offerta la possibilità di scattare una foto con alcuni esemplari di fauna esotica e Samuele non si lascia sfuggire l’occasione per farsi immortalare prima con un gigantesco pipistrello che mostra tutta la sua apertura alare e poi con una colorata iguana!

Due splendidi esemplari di iguane

Riprendiamo la strada del ritorno al porto durante la quale facciamo l’ultima sosta della nostra lunga giornata ad una fabbrica-negozio di batik ed articoli vari di artigianato locale. Non amiamo molto queste soste, spesso vere e proprie trappole per turisti sia per i prezzi che vengono applicati che per la qualità mediocre dei prodotti venduti. In generale, lo shopping center visitato non fa eccezione se non per la possibilità di poter ammirare dal vivo alcune donne intente a decorare con l’antica tecnica del batik, ovvero mediante applicazioni di cera diluita, tessuti, abiti ed oggetti di vario genere.

Compriamo come ricordo un foulard, Alessandro si fa fare una decorazione direttamente sui suoi pantaloncini dopodiché riprendiamo l’autobus e nel tardo pomeriggio siamo sulla nave. Con Bali concludiamo le tappe della nostra crociera, ora ci attendono due giorni di navigazione fino a Singapore, giornate che passiamo nel più completo relax e divertimento.

Un paio di ore veramente particolari e divertenti le trascorriamo quando la nave attraversa l’immaginaria linea dell’equatore: per questa circostanza lo staff organizza una gran cerimonia di festeggiamento con alcuni animatori in costume che coinvolgono sapientemente diversi turisti in giochi e divertenti sketch che si concludono sempre tra l’ilarità di tutti i presenti.

Il bacio al salmone con il Dio Nettuno!!!

In ultimo viene inscenato una sorta di rito di buon auspicio che comporta anche il baciare un grande salmone tenuto in braccio dal Dio Nettuno!

La sera prendiamo poi parte ad un coinvolgente gioco organizzato sempre dallo staff dell’animazione che, approfittando della presenza sulla nave del famoso ex-giocatore di rugby australiano Petero Civoniceva, mette alla prova chiunque voglia nel lanciare la palla all’interno di una specie di buco situato ad una decina di metri di distanza.

Samuele con Petero Civoniceva

Vi partecipano sia Alessandro che Samuele, insieme a molti altri turisti ed alla fine, con nostra grande sorpresa, è proprio nostro figlio che si aggiudica la simpatica competizione con tanto di premio consegnatogli direttamente dalla star australiana!!!

Qualche bagno in piscina, tanto divertimento e relax condito da frequenti soste all’ottimo ristorante della P&O, qualche chiacchiera sui giorni appena trascorsi e sul fatto di aver avuto sempre un clima splendido ed eccoci che la nostra crociera è terminata, giungendo la mattina del 13 agosto al porto di Singapore.

Uno degli ultimi ‘bagni’ in crociera

I controlli per l’ingresso nella principale città-stato asiatica sono veloci ed efficienti tanto che a metà mattina siamo già nella hall dell’hotel 81 Dickson, situato nel caratteristico quartiere di Little India.

Questa zona di Singapore, decentrata dalle principali attrazioni ma allo stesso tempo ottimamente collegata con la metro, è un trionfo di colori e profumi con case vivacemente pitturate, ristoranti etnici, negozi con spezie, frutta e verdure tipiche, numerose gioiellerie ed altrettanti bazar di stoffe.

Vi sono poi anche alcuni templi suggestivi come lo Sri Srinivasa Perumal Temple dedicato a Vishnu, dalle pitture brillanti e caratterizzato dalla Gopuram, una bella torre alta una ventina di metri splendidamente decorata. Lo visitiamo internamente, non prima ovviamente di esserci tolte le scarpe, trovandolo molto interessante sia per gli affreschi che per i costumi indossati dai numerosi fedeli presenti.

Fedeli all’interno dello Sri Srinivasa Perumal Temple

Ci facciamo una passeggiata all’interno del Mustafa Center, un centro commerciale aperto 24 ore su 24 ore dove si trova un poco di tutto a prezzi molto convenienti. Non compriamo nulla, non è questa poi la nostra intenzione, ma ci divertiamo nel curiosare tra i tanti prodotti esposti e soprattutto nel far confronti con la nostra realtà.

Completiamo la visita di Little India con lo Sri Veeramakaliamman Temple, il tempio Indù principale del quartiere, dedicato alla Dea Kali ed uno dei più antichi di Singapore essendo stato costruito dai pionieri indiani che vennero a lavorare qui.

Sri Veeramakaliamman Temple

Nei tre giorni che trascorreremo in città, visiteremo un poco tutte le principali attrazioni, alcune delle quali peraltro già ammirate in una nostra precedente vacanza in Oriente.

Uno dei primi luoghi che raggiungiamo non appena lasciato il quartiere di Little India è lo splendido e futuristico parco di Gardens by the Bay, una zona verde di oltre 100 ettari di superficie, situato sulla sponda del lago artificiale Marina Reservoir e vero e proprio polmone verde del cuore cittadino con le sue 163.000 piante e le 200 specie di fiori che qui vivono.

Panoramica dei Gardens by the Bay

La natura è splendida, i viali molto curati, puliti ed ordinati ma quello che più ci colpiscono sono i Supertree Grove, una foresta di 12 alberi artificiali alti tra i 25 ed i 50 metri, dalla struttura ultratecnologica, che perfettamente si integrano nell’ambiente naturale circostante.

Leggiamo nella guida che, oltre ad un indubbio aspetto scenografico, le costruzioni sono altrettanto utili per l’economia dell’intero parco, essendo tutte dotate di un impianto geotermico e pannelli solari che lo alimentano per intero, oltre a raccogliere l’acqua piovana riutilizzata sempre per l’irrigazione e le numerose fontane presenti.

Gli splendidi e tecnologici Supertrees

Saliamo tramite un ascensore posto all’interno di una di queste strutture ed ammiriamo dall’alto di una passerella il panorama circostante, ivi compreso il Marina Sands Bay, adiacente al parco. Gardens by the Bay comprende anche due enormi serre bioclimatiche: la Cloud Forest Hill e la Flower Dome, la più grande del mondo.

Valeria e Samuele sulla passerella all’interno del Gardens by the Bay

Iniziamo da quest’ultima ed appena entrati ci troviamo di fronte una varietà di fiori e piante davvero unica. Qui sono riprodotti diversi ecosistemi: dai giardini australiani, si passa a quelli mediterranei, sudafricani ed anche californiani. Tutti sono maniacalmente curati e l’ambiente ricreato, fresco-umido, è perfetto per larga parte delle specie vegetali presenti, tra cui un ulivo che ha oltre mille anni!!! Tra le piante che più ci hanno colpito ci sono i baobab, le palme gigantesche ma anche le orchidee, fiori endemici del luogo, di ogni colore e sfumatura.

All’interno del Flower Dome

La Cloud Forest ricrea invece le condizioni di una foresta tropicale di montagna, con una vegetazione diversa a seconda del livello della collina artificiale che man mano saliamo, fino ad arrivare alla cima dove vi è una splendida cascata di 35 metri!

La cascata della Cloud Forest

L’esperienza è davvero emozionante, non solo per il rumore dell’acqua che cade e per la flora lussureggiante che circonda la costruzione ma anche per le viste mozzafiato che si godono dalle passerelle sospese nel vuoto.

Visuale dalla passarella

Il parco offre molto altro, non solo per i turisti ma anche e soprattutto per gli stessi singaporiani che vediamo affollare le zone soprattutto più fresche. Tra queste vi sono certamente il Dragonfly Laked ed il Kingfisher Lake, entrambi collegati tra loro e con la Marina Bay da un canale, circondati da panchine e prati dove è possibile rilassarsi ma allo stesso tempo ammirare lo splendido skyline del luogo.

Uno dei laghetti all’interno del parco

Molto curiosa ci appare anche la parte del Floral Clock, una sorta di gigantesco e funzionante orologio il cui quadrante è composto soltanto di splendide composizioni floreali nonché gli adiacenti giardini cinese ed indiano, che attraversiamo con un comodo trenino che tocca anche le aree più distanti dell’immenso parco.

Inizia a scendere la sera ma soprattutto iniziamo tutti e tre ad essere affamati. Decidiamo così di raggiungere il vicino Marina Bay Sands, al cui interno troviamo (per la gioia di Alessandro e Samuele) un enorme, fornitissimo, affollato e caotico food court, il Rasapura Masters. Ci sono molte possibilità di scelta, sempre ovviamente se si ha intenzione di provare il cibo locale a prezzi economici e senza formalizzarsi troppo sull’aspetto dei tavoli ( sempre super affollati).

I supertrees illuminati

Terminata velocemente la cena, ritorniamo al Gardens by the Bay per ammirare lo splendido spettacolo di luci e colori dei bellissimi alberi artificiali che vengono illuminati a ritmo di musica creando effetti speciali ed un’atmosfera magica che raduna ogni sera migliaia di visitatori che, con il naso all’insù, cercano il posto migliore per godersi lo spettacolo.

I supertrees illuminati nel colore preferito di Samuele

La mattina seguente decidiamo di raggiungere la famosa isola di Sentosa, lembo di terra trasformato interamente in un grande parco dotato di divertimenti e strutture ricettive di ogni genere, distante solo 500 metri dalla punta meridionale di Singapore, alla quale è ottimamente collegato in diversi modi.

La funicolare che ci porta a Sentosa

Per attraversare il breve tratto di mare, optiamo per l’affascinante e panoramica funicolare, il mezzo a nostro avviso migliore e più divertente a patto che non si soffra di vertigini.

Così, dall’Harbour Front sorvoliamo la zona del porto, ammirando anche l’acquario di Sentosa con i delfini, per poi fermarci alla stazione di Imbiah, dove una comoda scala mobile ci porta al Merlion, fedele copia del leone simbolo della città che si trova nel porto cittadino.

La piazza principale dell’isola con tanto di Merlion, simbolo della città

Nell’isola vi sono moltissime attrazioni, tanto che una giornata non sarebbe neanche sufficiente qualora si decidesse di visitarle tutte. Le principali sono gli Universal Studios (che tralasciamo per averli già visitati a Parigi ed un paio di volte negli Stati Uniti), il S.E.A. Acquarium, il Resort World Casino (che ovviamente Samuele non prende neanche in considerazione), lo Skyline Luge, lo Skyride, il Butterfly Park and Insect Kingdom, la Sky Tower, l’Adventure Cove Waterpark e tanti altri luoghi di divertimento, senza dimenticare le spiagge, i lembi di foresta ancora rimasti e l’interessante Forte Siloso, una delle rare costruzioni difensive tuttora visitabili costruite dagli inglesi agli inizi del 1800.

Visuale di una bella spiaggia dalla funicolare

Lo visitiamo e ci divertiamo nel percorrere le mura dove spiccano ancora i possenti cannoni navali per poi entrare nel museo interno dedicato alle armi ed alla collezione di cimeli locali che ripercorrono la storia di Singapore dello scorso secolo.

Ritorniamo quindi verso il centro dell’isola attraversando un ampio tratto di foresta, con tanto di passerelle che ci permettono di camminare in tutta tranquillità e sicurezza.

Una bella iguana che si riposa docile su una panchina

Per la gioia soprattutto di Samuele entriamo nel Butterfly Park and Insect Kingdom, probabilmente l’attrazione che alla fine risulterà la nostra preferita: un giardino con annessa voliera dove vivono circa 15.000 farfalle ed insetti rari provenienti da tutto il mondo oltre ad un paio di iguane giganti ed alcuni particolari uccelli come i curiosi piccioni incoronati occidentali.

Un splendido piccione incoronato occidentale

La nostra attenzione è comunque principalmente rivolta alle farfalle. Sono bellissime, di diverse dimensioni e soprattutto coloratissime. Ci godiamo l’intero percorso con calma, scattando numerose foto e fermandoci soprattutto all’interno della piccola nursery, dove assistiamo a tutte le fasi della vita delle farfalle con la possibilità di prendere in mano (con molta attenzione e delicatezza) alcuni esemplari di questi splendidi animali.

Interagiamo con alcuni esemplari di farfalle

Dopo aver consumato un panino ed un gelato in uno dei tanti chioschi presenti nel parco, decidiamo di provare il Sentosa Luge, una lunga discesa che percorriamo con un particolare tipo di go-kart durante il quale Samuele ed Alessandro si divertono a superarsi vicendevolmente, Quindi ritorniamo alla base di partenza con lo Skyride, una specie di seggiovia, che raggiunge anche altezza notevoli, dalla quale ci godiamo un bel panorama di un ampio tratto dell’isola.

Siamo pronti per partire con il Sentosa Luge

Samuele insiste per fare un’altra passeggiata nella foresta e lo accontentiamo volentieri, vista la rigogliosa natura che contraddistingue Sentosa e soprattutto il piacere di camminare al fresco di alberi secolari. Il suo vero intento (quello di trovare qualche scimmietta oppure incontrare qualche altro animale nel suo habitat naturale) è purtroppo disatteso e si deve accontentare della vista di un paio di spiagge artificiali con tanto di palme e sabbia bianca riportata che sembrano riprodurre gli arenili caraibici.

Un lembo di foresta tropicale

Prima di lasciare l’isola ci godiamo anche un avveniristico spettacolo al 4D Magic, con effetti speciali davvero divertenti e soprattutto la visita al S.E.A. Aquarium, un enorme acquario oceanico, secondo più grande al mondo, che ospita al suo interno oltre 100.000 creature marine tra cui murene giganti, squali martello, cernie di oltre due metri e mezzo, cavallucci marini e tanti, tantissimi altri tipi di pesci colorati ma anche anfibi e rettili.

Degli splendidi esemplari di rane blu

Torniamo a Singapore sempre con la cabinovia nel mentre si sta facendo notte e con la metro raggiungiamo la splendida Marina Bay dove decidiamo di trascorrere l’intera serata.

Entriamo nel Marina Bay Sands e ci mettiamo in fila per salire in cima a quello che rappresenta probabilmente il simbolo della moderna Singapore. L’edificio è praticamente composto da tre enormi grattacieli di quasi 60 piani sormontati da una sorta di nave di 12.400 metri quadrati poggiata sopra. Dopo una mezz’oretta ecco il nostro turno: saliamo con un velocissimo ascensore e ci troviamo in breve tempo ad ammirare il panorama dell’intera baia da una posizione veramente privilegiata. Siamo nella grande piattaforma, denominata Skypark, ad un’altezza di 340 metri sul livello del mare, dove ci sono bar, ristoranti, diverse panchine, un bel giardino ed una enorme piscina che si affaccia direttamente sulla città che però non possiamo visitare essendo riservata unicamente ai clienti dell’albergo.

La baia dal Marina Bay Sands

Il panorama è superbo da ogni lato si guarda: da una parte abbiamo infatti la zona della marina, dietro alla quale sorge il centro finanziario di Singapore con i suoi grattacieli illuminati, dall’altra abbiamo i Gardens by the Bay, lo strabiliante ed enorme giardino con le sue strutture architettoniche moderne.

È ormai l’ora dello spettacolo serale del Garden Rhapsody e, questa sera, decidiamo di ammirarlo dall’alto dello Skypark. Ci godiamo così circa dieci minuti di suoni, musica e colori che ci entusiasmano come il giorno prima, grazie anche ad una visuale completamente diversa che ci permette di apprezzare maggiormente i giochi di luce nel suo complesso.

Garden Rhapsody

Ancora una volta ceniamo al Rasapura Masters, con Alessandro e Samuele che si sbizzarriscono nelle scelte più strane, mentre io mi accontento di un più semplice piatto di noodles senza troppi condimenti strani.

Il terzo giorno a Singapore lo dedichiamo interamente alla visita del centro cittadino. La città ha tanto da offrire e sicuramente meriterebbe molto più tempo per una visita approfondita ma, organizzandosi preventivamente e facendo poche pause, siamo sicuri che riusciremo a vedere parecchie attrazioni.

L’originale Merlion, simbolo di Singapore

Partiamo dal simbolo “storico”, ovvero il Merlion, la statua con testa di leone e corpo di pesce che rappresenta le origini come villaggio di pescatori di Singapore, il cui nome un tempo era Regno di Singapura, ovvero “città del leone”.

Samuele che si disseta direttamente dal Merlion

Alta 8,6 metri e pesante 70 tonnellate, la scultura originale del Merlion si trovava alla foce del fiume di Singapore ma nel 2002, dopo il completamento dell’Esplanade Bridge, la statua non poteva essere più vista dalla Marina Bay e pertanto venne trasferita nel nuovo molo appositamente costruito sull’altro lato del ponte, adiacente allo storico Fullerton Hotel, sempre allineata ad est, punto cardinale considerato da molti di buon auspicio.

La baia con sullo sfondo l’Artscience museum ed il magnifico Marina Bay Sands

Vi facciamo diverse foto, lo ammiriamo da più angolazioni, dopodiché attraversiamo il Jubilee Bridge per arrivare all’Esplanade, una grande struttura a forma di durian, frutto caratteristico del Sud-Est Asiatico, comprendente una biblioteca, un grande teatro ed una sala da concerto. Non la visitiamo all’interno (non sappiamo neanche se la cosa sia o meno possibile) ma osserviamo con molta curiosità la forma e soprattutto le sue pareti appuntite veramente inusuali.

The Float Marina Bay con il campo di calcio visto dall’Helix Bridge

Continuiamo a camminare, costeggiano The Float Marina Bay, la piattaforma galleggiante più grande al mondo su cui vengono organizzate manifestazioni sportive, culturali ed artistiche di ogni tipo. In questo periodo, neanche a farlo apposta, vi è disposto un regolamentare campo da calcio che ovviamente Samuele non si perde l’occasione di fotografare.

Arriviamo quindi ad un altro particolare ponte pedonale, l’Helix Bridge, costruito solo nel 2010, la cui struttura a doppia elica in metallo ha le sembianze di quella del DNA umano.

Da qui si può godere di un bel panorama dell’Esplanade, del Merlion e dei grattacieli che fanno da sfondo alla baia. Alle nostre spalle sorge poi la Singapore flyer, una ruota panoramica la cui altezza di ben 165 metri la rende seconda nel mondo solo a quella di Las Vegas.

La baia con i grattacieli di Singapore

Attraversato il ponte, ci troviamo alla nostra destra un’altra curiosa costruzione architettonica: l’ArtScience Museum, un museo dedicato all’interazione dinamica tra arte e scienza articolato in 10 strutture simili a dita che si protendono verso l’alto e che sembrano perfettamente riprodurre la forma di un fiore di loto.

Purtroppo non abbiamo il tempo di visitarlo, preferendo poi continuare nella nostra lunga passeggiata, alternata solo a piccole soste durante le quali ci dissetiamo o mangiamo un gelato oppure osserviamo il panorama della città, cosa che facciamo ad esempio ben volentieri seduti su una panchina lungo la Waterfront Promenade, con davanti a noi la baia e sullo sfondo l’intero skyline di Singapore.

Proseguiamo fino ad arrivare al cuore centrale della città: Downtown, un grande quartiere che racchiude imponenti e scintillanti grattacieli, centro commerciale e finanziario dell’intero Sud-Est asiatico e tra i più importanti del mondo intero. Nella zona, neanche a dirlo, ci sono comunque numerose aree verdi che, in generale, non mancano mai in nessuna parte di Singapore. Visitiamo il Raffles Place, il primo centro commerciale di Singapore la cui versione originaria risale addirittura al 1822, dal classico stile coloniale, vero e proprio simbolo della vocazione mercantile della città tuttora chiaramente presente.

Quindi raggiungiamo il Singapore River, distante un paio di isolati, che costeggiamo con i suoi numerosi negozi, ristoranti ed uffici fino ad arrivare a Clark Quay, il quartiere che rappresenta il divertimento, la movida della città, pieno di attrazioni e locali alla moda. Leggiamo nella guida che, fino a metà degli anni ’50, l’area era il vero e proprio molo di Singapore, una zona pericolosa, piena di magazzini e dalle acque perennemente inquinate. Dopo il trasferimento del molo, il quartiere fu oggetto di un completo restauro che lo portò ad essere la zona più ambita di tutta la metropoli!

Il Singapore River

Passeggiamo a lungo, ci fermiamo spesso a curiosare davanti ai ristoranti che offrono il piatto tipico del luogo, giganteschi granchi che vengono purtroppo mostrati nelle vasche a fianco di altri pesci di diverse specie, osserviamo il continuo andirivieni di traghetti per turisti fino ad arrivare al Riverside Point, un centro commerciale veramente molto elegante e pieno di negozi interessanti.  

Attraversiamo il Malacca Bridge e, sempre camminando lungo il fiume, arriviamo di fronte al Parlamento, un bellissimo edificio color bianco di cui apprezziamo l’estrema pulizia e modernità, al quale fa da contraltare il vecchio edificio della Corte Suprema, risalente al 1939, meraviglioso esempio di architettura coloniale britannica, con la facciata decorata da colonne in stile ionico e la cupola color verde acqua che sormonta la raffinata struttura.

Lasciamo il centro e raggiungiamo con il bus i famosi Botanic Gardens, un’oasi di verde fondata nel 1859 dal naturalista Stanford Raffles, inclusi anche tra il patrimonio mondiale dell’Unesco. Questo splendido parco di oltre 80 ettari è un insieme armonico di piante tropicali, prati, laghetti, ponti sospesi, giardini e luoghi di ristoro perfettamente integrati nello scenario naturalistico.

Una cascatella nei Botanic Gardens

All’interno spicca una zona riservata permanentemente al fiore simbolo della nazione, l’orchidea. Si tratta del National Orchid Garden, una delle collezioni più grandi ed importanti al mondo, con oltre 3000 specie di questi meravigliosi fiori, alcuni dei quali considerati di grande valore per la loro unicità.

All’interno del National Orchid Garden

Trascorriamo un paio d’ore in questo paradiso naturale e rimaniamo sorpresi dalla presenza di numerosi turisti ma anche di tante famiglie locali con bambini che utilizzano con grande civiltà quest’area pubblica, forse la più bella e famosa di Singapore, distante solo pochi chilometri dal centro cittadino, completamente gratuita!!!

Botanic Gardens

Vi incontriamo anche alcuni animali che circolano tranquillamente, come le iguane, diversi volatili e, con non poca sorpresa in quanto molto difficili da vedere, anche un paio di scimmie che, saltando da un albero ad un altro, ci passano sopra le nostre teste ed in pochi secondi scompaiono dalla nostra visuale.

Nel tardo pomeriggio siamo nuovamente nella zona di Clarke Quay, dove decidiamo di rimanere per la cena, optando di mangiare all’aperto direttamente lungo il Singapore River.

Singapore River e sullo sfondo Clarke Quay

Il giorno seguente facciamo un’altra escursione nella periferia della città, sempre improntata alla natura, raggiungendo il Jurong Bird Park, uno splendido parco che ospita 5000 uccelli di oltre 400 specie differenti tra cui una cinquantina a forte rischio di estinzione.

Il Jurong Bird Park

La riserva, inaugurata nel 1971, è la più estesa della città, ben tenuta e molto piacevole da visitare. Oltre a numerosi recinti e voliere dove vivono soltanto i pennuti, ce ne sono quattro di dimensioni molto ampie che ricreano differenti habitat naturali. Tra queste vi è poi la Waterfull Aviary, l’uccelliera più estesa con tanto di cascata di 30 metri di altezza, dove è possibile entrare ed interagire direttamente con alcuni animali, sempre nel loro massimo rispetto.

Un paio di simpatici pappagallini…

Samuele preferisce il tratto di foresta recintato denominato Lory Loft, dove ammiriamo i simpatici parrocchetti e lorichetti, già incontrati nel Lone Pine Koala Park di Brisbane, che non hanno alcun timore nel posarsi sulle nostre teste oppure mangiare il cibo appositamente acquistato all’ingresso.

…ed uno particolarmente dispettoso

Molto bello è anche lo scenario naturale nel quale è inserita la riserva: vialetti, alberi secolari, passerelle e laghetti che ci trasmettono una sensazione di freschezza nella calura umida tipica delle giornate di agosto. Ad orari predeterminati è possibile partecipare anche a brevi spettacoli che hanno come protagonisti alcune specie di volatili, come ad esempio i rapaci, i pappagalli oppure gli splendidi pellicani.

Incontro con i fenicotteri

Ritorniamo in centro solo a pomeriggio inoltrato e decidiamo di rimanere a passeggiare nella fantastica Marina Bay. Costeggiamo il Fullerton Hotel, albergo tra i più eleganti e belli della città, un tempo sede delle Poste e poi della Borsa ed oggi moderna struttura ricettiva a 5 stelle!

Singapore by night

Per la cena optiamo ancora una volta per il Rasapura Masters, quindi prendiamo posto su una piccola tribuna lungo la baia per assistere allo spettacolo Spectra Light, delle fontane danzanti a ritmo di musica con effetti speciali e giochi di laser che per dieci minuti rendono l’atmosfera magica e rapiscono completamente tutta la nostra attenzione.

L’ArtScience Museum

Il mattino seguente lo trascorriamo in centro per cercare di ultimare la visita della città dal momento che nel pomeriggio ci dovremo recare in aeroporto per prendere il volo di ritorno in Italia.

Ci dirigiamo quindi a Chinatown, uno dei quartieri più colorati e rappresentativi di Singapore dove la popolazione di origine cinese è addirittura del 75%.

Appena usciti dalla stazione della metro ci troviamo in un vero e proprio labirinto di strade, piene di ristoranti tradizionali, negozi di souvenir (è il posto più economico della città per acquisti di questo genere) ed attrazioni di grande risalto artistico ed anche storico.

Per le vie di Chinatown

Tra queste vi è il pittoresco Tempio hindu Sri Mariammam, realizzato nella prima metà del 1800 con la sua coloratissima torre d’ingresso costruita nello stile dravidico tipico dell’India del Sud e le sue caratteristiche mura che lo circondano, ornate con statue di mucche di varie dimensioni.

Rimaniamo sorpresi nel leggere che tra gli utilizzi principali che ha avuto il tempio fin dall’origine vi è stato quello di accogliere i nuovi immigrati, soprattutto indiani tamil, che venivano in città in cerca di lavoro fintanto che non riuscivano a trovare una sistemazione autonoma.

La torre d’ingresso del tempio Sri Mariammam

Visitiamo l’interno che ospita una grande sala destinata alla preghiera impreziosita con colonne riccamente decorate e soffitti con affreschi che rappresentano uno schema Mandala, con il santuario principale dedicato alla dea Mariammam.

All’interno del tempio induista

Raggiungiamo poi il vicino Buddha Tooth Relic Temple che prende il nome da quello che si ritiene il dente canino di Buddha recuperato dalla sua pira funeraria ed esposto qui.

Consacrato solo nel 2008, questo monumentale tempio buddista si sviluppa su 5 piani e la struttura architettonica tipicamente orientale contrasta molto con i vicini edifici moderni che circondano il famoso luogo di culto.

The Buddha Tooth Relic Temple

Entriamo all’interno e visitiamo le varie sale del museo dove sono esposti libri, documenti e manufatti tutti dedicati al Buddha, oltreché quella che è la reliquia più preziosa ovvero il dente, custodita in una stupa d’oro massiccio pesante oltre 400 kg e collocata in una sala sontuosamente decorata. Molto bello ci appare anche il vero e proprio tempio, collocato al piano terra, che possiamo vedere solo dall’alto in quanto in corso una cerimonia, cosi come interessante è il giardino pensile situato all’ultimo piano con una piccola pagoda ed una grande “ruota della preghiera”, ovvero una sorta di colonna con all’interno le preghiere buddiste, intorno alla quale i fedeli sono soliti camminare per decine e decine di minuti.

Valeria e la Ruota della Preghiera

Sempre a Chinatown visitiamo uno dei tanti hawker centre della città, ovvero delle strutture piene di bancarelle che preparano cibo da strada. Ci andiamo incuriositi per aver letto che proprio qui vi è un chiosco, il primo al mondo, ad essere insignito con una stella Michelin: l’Hong Kong Soya Sauce Noodles, un vero e proprio baracchino che vende pollo in salsa di soia accompagnato da riso oppure noodles, davanti alla quale vi è una fila interminabile di persone!

Hawker Chan

Anche se è ormai ora di pranzo, desistiamo e lasciamo Chinatown per raggiungere ancora una volta Marina Bay.

Qui facciamo uno spuntino, ci godiamo lo spettacolo della baia con il Merlion preso d’assalto come sempre dai turisti ed i numerosi battelli che solcano lo specchio d’acqua antistante, quindi decidiamo di rientrare in hotel per riprendere i bagagli e dirigerci all’aeroporto di Singapore-Changi.

Il volo Emirates per Dubai è in programma per la tarda serata ma non abbiamo alcuna intenzione di perderlo e pertanto alle 19 ci troviamo già all’interno del terminal, ricco di negozi, ristoranti ed anche diverse zone relax che ci divertiamo a visitare.

Un particolare dell’aeroporto di Dubai

Arriviamo negli Emirati Arabi di buon mattino, dopo un volo notturno dove riposiamo solo a tratti. Rimaniamo un poco a rilassarci all’interno dell’aerostazione dopodiché decidiamo di uscire per visitare il Dubai Mall dal momento che l’aereo per Roma lo abbiamo solo nel pomeriggio inoltrato.

I controlli doganali sono semplici e veloci e, con l’efficiente metro, ci troviamo in meno di un’ora all’interno del centro commerciale più grande al mondo, più volte da noi visitato nel corso di altri stop-over, ma che ci affascina sempre non tanto per i negozi presenti ma soprattutto per le numerose attrazioni che il Mall offre ai visitatori.

L’ice rink nel Dubai Mall

Vi facciamo colazione, passeggiamo, Samuele si ferma ad osservare la vetrata esterna dell’acquario, anche questa da record, raggiungiamo l’ice rink, la pista di pattinaggio su ghiaccio larga più di una pista olimpionica, quindi usciamo per ammirare il fantastico Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo.

Il Burj Khalifa

Il caldo è veramente asfissiante e riusciamo a stare all’aperto solo poche decine di minuti, facendo attenzione a non sostare direttamente sotto il sole cocente onde evitare il concreto rischio di un’insolazione.

Scattiamo qualche foto anche alla Dubai Fountain, la fontana più coreografica al mondo ma che, essendo mattina, non è ovviamente attiva, quindi rientriamo nel confortevole centro commerciale per riprenderci dagli oltre 40 gradi presenti all’esterno.

Nel primo pomeriggio siamo nuovamente in aeroporto, pronti per tornare a casa dopo tre settimane splendidamente trascorse tra mare, natura, divertimento e soprattutto tante nuove esperienze che ci rimarranno per sempre impresse nei nostri ricordi e nei nostri cuori.

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