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2014 – Cambogia e Vietnam

Arriviamo a Phnom Penh con il volo della China Eastern dopo aver effettuato anche uno scalo all’aeroporto di Shanghai. Raggiungiamo con un comodo taxi il Frangipane Finals Hotel, dove alloggeremo per il nostro soggiorno in città e consumata una veloce cena nel ristorante dell’albergo, andiamo a dormire in modo da riprenderci dal fuso orario ma soprattutto dal lungo spostamento. La mattina seguente usciamo di buon ora ed iniziamo la visita della capitale e più grande città della Cambogia, accompagnati da una guida che avevamo prenotato direttamente dall’Italia.

All’interno del vasto complesso del Palazzo Reale

La prima tappa è rappresentata dal vasto complesso del Palazzo Reale, situato lungo il corso del Tonle Sap River e costruito nel 1860 per volontà dell’allora sovrano Norodom.

Palazzo Reale

Suddiviso in quattro aree, rimaniamo positivamente colpiti dallo splendore degli edifici, riccamente decorati e circondati da giardini molto curati. Samuele rimane sorpreso dalla presenza delle stupa reali, ovvero dei particolari monumenti buddisti con all’interno le ceneri dei re e dei principali famigliari anche se è tutto l’ambiente ad incutere un grande fascino ed un senso di importanza e grandezza al luogo.

Una stupa reale

Tra tutte le costruzioni comunque quella che più risalta sulle altre è senza dubbio il Palazzo Khemarin, residenza ufficiale del sovrano, non accessibile al pubblico ma che si può tranquillamente ammirare e fotografare dall’esterno.

Dopo una breve passeggiata per le vie del centro, durante la quale restiamo stupidi dall’incontrare numerosi piccoli templi privati, perfettamente curati, che la guida ci dice essere anche simbolo di ricchezza per la famiglia che ne detiene la proprietà, raggiungiamo il museo del genocidio di Tuol Sleng.

Uno dei tanti piccoli templi sparsi per la città

Vecchia sede di una scuola superiore della capitale, Tuol Sleng venne dapprima requisita dai khmer rossi e poi trasformata in una delle peggiori prigioni del regime dove vennero torturati e massacrati migliaia di persone durante il genocidio cambogiano tra il 1977 ed il 1979.  

Tuol Sleng

Presso il carcere si attuò un’epurazione di massa di tutti gli oppositori di Pol Pot e solo 7 sono riusciti a sopravvivere al lager, uno dei quali lo incontriamo peraltro proprio nel cortile della struttura che vende il libro della triste storia del luogo.

Incontriamo uno dei 7 sopravvissuti

Durante i nostri viaggi abbiamo già visto posti simili (ad esempio alcuni campi di concentramento tedeschi), ma questo sembra infonderci maggior tristezza ed inquietudine sia per il poco tempo trascorso dai fatti che per aver scoperto dalla guida che la maggior parte dei torturatori erano ragazzi dai 13 ai 20 anni, indottrinati ed obbligati a comportarsi in tal modo dal regime.

Una camera di prigionia

Da questa sorta di campo di prigionia, i pochi che riuscivano a sopravvivere alla torture venivano poi trasferiti ai killing fields, veri e propri campi della morte, con tanto di fosse comuni che si stima abbiano accolto i corpi di circa due milioni di cambogiani. Ne visitiamo il più noto, situato alle porte di Phnom Penh, denominato Choeung Ek ed oggi divenuto un noto e visitato monumento alla memoria con tanto di stupa buddista al cui interno sono esposti ben 5000 teschi umani.

La stupa buddista all’ingresso del campo di Choeung Ek

Vi trascorriamo poche decine di minuti, comunque ampiamente sufficienti a comprendere la drammaticità dell’accaduto, tenuto conto che sono tuttora presenti numerose fosse comuni ancora da scoprire e che è frequente imbattersi purtroppo in ossa umane che sporgono dal terriccio.

Resti di ossa umane che sporgono dal terreno

Lasciamo questi luoghi terribili per immergerci nell’atmosfera vivace della città di sera, con tanti motorini che trasportano intere famiglie, musiche e balli di gruppo che trasmettono molta allegria e voglia di stare insieme. Facciamo qualche acquisto nei negozi di souvenir, passeggiamo sempre con molta accortezza, tra le principali vie della città, quindi ci fermiamo a cena in un ampio ristorante che appare frequentato in larga parte da turisti. Alessandro e Samuele si mangiamo un’abbondante porzione di noodles mentre io preferisco un semplice piatto di pollo e patate.

Vicino alla stazione principale

Il giorno successivo è ora di lasciare la città e con un pullman anch’esso prenotato dall’Italia ci dirigiamo verso Siem Reap. Attraversiamo interi villaggi di campagna dove purtroppo vediamo tanta povertà, con persone che vivono in vere e proprie baracche ed in condizioni igieniche scadenti. Tanti i cantieri incontrati nel tragitto, segnale della voglia di migliorare le difficili condizioni di vita. Dopo diverse ore di viaggio arriviamo nella città famosa per i templi di Angkor Wat, meta turistica per eccellenza di tutta la Cambogia.

Lungo il trasferimento

Ci sistemiamo in hotel ed andiamo a cena al Koulen Restaurant, un tipico locale con spettacolo di danze e canti dal vivo, dove si mangia molto bene con specialità del posto a buffet o preparate direttamente davanti ai nostri occhi come i fantastici noodles! Il cibo è senza dubbio di buona qualità ma anche le danze e le ballerine sono strepitose, con quei volti che sembrano bambole di porcellana che ci fanno immergere nel loro mondo tanto diverso dal nostro.

Le danzatrici al Koulen Restaurant

La mattina seguente comincia con la visita delle affascinanti rovine di Angkor Wat ed appena si arriva si rimane colpiti dallo scenario con il lago che circonda il sito e sullo sfondo il tempio in stile architettonico Khmer, originale del XII secolo.

Angkor Wat

La guida/autista da noi prenotata per le due giornate di escursioni al complesso, ci accompagna nella visita della struttura, meravigliosa ed unica al mondo, mentre Samuele si diverte ad entrare ed uscire dalle varie porte o a salire le scale che conducono ad altri ambienti dell’immenso tempio.

Tempio all’interno di Angor Wat

Prima di uscire, ha anche modo di fare un breve giro a cavallo con sullo sfondo il suggestivo scenario del complesso monumentale, peccato che il sole mattutino non favorisca una visuale perfetta del magnifico complesso.

Passeggiata a cavallo

Altro sito archeologico che andiamo a visitare è quello di Ta Prohm, situato in mezzo alla foresta con la particolarità di essere ormai un tutt’uno con la natura. L’effetto è davvero straordinario, con gli alberi che ormai fanno parte integrante del tempio stesso e creano delle forme a dir poco stravaganti.

Il tempio di Ta Prohm

Tra i primi templi fondati dal re Jayavarman VII nel 1186 d.C., facente parte del suo grandioso programma che prevedeva la costruzione di molti edifici e lavori pubblici, il sito era abitato da più di 12.000 persone, fino ad arrivare a 80.000 persone se si considerano anche coloro che abitavano nei villaggi circostanti ed è per tale motivo che il tempio riuscì a concentrare una grande quantità di ricchezze, come oro, perle e sete preziose.

Un albero che si è “mangiato” una parte di tempio

Continuiamo con la scoperta delle meraviglie di Angkor, raggiungendo Bayon, vero e proprio santuario buddista caratterizzato da torri a forma di viso che circondano quella principale, la cui roccia è anch’essa forgiata a forma di faccia umana tant’è che, ovunque si cammini, si ha sempre la sensazione di essere osservati!!!

L’ingresso al Bayon Temple

In questa zona, per la gioia di Samuele, abbiamo anche la fortuna di incontrare delle simpatiche scimmiette che ci passano per nulla impaurite a pochi metri da noi. Evitiamo per quanto ovvio di infastidirle onde non correre il (concreto) rischio di ricevere qualche morso, ma le osserviamo con molta curiosità ed affetto.

Particolare del Bayon Temple

La sera la trascorriamo passeggiando per la cittadina, molto fascinosa seppur turistica, con la presenza di numerose bancarelle di prodotti tipici (dalle quali decidiamo di tenerci comunque lontani per ovvi motivi igienici), ma anche negozi di souvenir e di artigianato per tutte le tasche ed attrazioni turistiche di chiara derivazione occidentale come quella della fish pedicure. Per la cena, optiamo di tornare al Koulen Restaurant dove ci godiamo un altro abbondante e squisito pasto allietato dalle musiche e danze locali.

Fish pedicure

Il giorno successivo lo trascorriamo ovviamente sempre nella zona dei templi di Angkor e, dopo una succulenta colazione in hotel, ci facciamo condurre all’ingresso del tempio di Preah Kham,

Qui, prima di entrare, accontentiamo Samuele (ma anche il padre) nel fare un giro con un elefante. La passeggiata si rileva effettivamente molto divertente anche se il trambusto di auto, motorini e pullmini che ci sorpassano a destra e sinistra non aiuta certo a rilassarci.

Gita in elefante

Terminata la simpatica escursione, entriamo per la visita di uno dei complessi architettonici più estesi di Angkor, caratterizzato dalla presenza di una serie di gallerie rettangolari concentriche che circondano un santuario buddista con una torre centrale.

Preah Kham

Anche qui la bellezza del sito si mescola a quella della folta vegetazione e rimaniamo sorpresi nello scoprire dalla guida che all’interno del tempio ci sono altari dedicati a oltre 400 divinità, ognuno dei quali nel passato veniva provvisto di cibo, vestiario e profumi!

Valeria assorta in una preghiera buddista

Ripresa l’auto, veniamo accompagnati ad un altro sito, più piccolo ma anch’esso molto particolare ed interessante, se non altro per trovarsi in mezzo all’acqua. Si tratta di Preah Neak Pean, un’area archeologica costituita da una torre centrale su una piccola isoletta circondata da un laghetto. La natura che circonda il tempio è rigogliosa e lungo il fiume vediamo anche molti uomini pescare con le reti.

Preah Neak Pean

Tra le varie visite nei tempi, l’autista ci permette di effettuare diverse soste in piccoli chioschi o semplici ristoranti, durante le quali abbiamo modo di mangiare, rinfrescarci e soprattutto osservare qualche scena di vita quotidiana che ci fa capire come sia ancora molto diffusa la povertà, specie tra i bambini, nonostante il grande afflusso di turismo nella zona.

Bambini intenti ad accudire i loro animali nel fiume

Visitiamo in seguito il Preah Ko, composto da sei torri con Samuele ed Alessandro che salgono la ripida scalinata del corpo centrale mentre io preferisco rimanere ad attenderli alla base, stanca per le passeggiate della giornata.

Preah Ko

La nostra visita è terminata ma non possiamo lasciare il sito senza un ultimo sguardo al tempio principale di Angkor Wat! Vi sono moltissimi turisti che si stanno preparando per assistere al tramonto, anche se ancora mancano un paio d’ore.

Angor Wat da un’altra visuale

Decidiamo di fare un breve giro, scattare ancora qualche foto, quindi riprendiamo il tour per visitare la nostra ultima tappa della giornata: le case galleggianti di Tonle Sap. Le raggiungiamo con una caratteristica imbarcazione, che sfreccia prima lungo le anse di un fiume, quindi attraversa una parte di questo immenso lago, il più grande del sud est asiatico .

In battello verso Tonle Sap

Si tratta di varie comunità, prevalentemente composte da famiglie khmer e vietnamite che vivono in villaggi le cui case sono state costruite su palafitte ai bordi del lago. La barca ci porta a visitarne uno, probabilmente tra i più turistici ma pur sempre tradizionale, costituito da diverse abitazioni con tanto di mercato, chiesa, scuola e piccole attività commerciali.

La Chiesa del Villaggio

Sembra uno dei tanti villaggi attraversati con il pullman se non fosse la presenza dell’acqua che di fatto circonda tutte le strutture, tanto che le persone per spostarsi utilizzano piccoli barchini molto simili a canoe.

Una casa, neanche tra le peggiori…

Gli abitanti traggono dal Tonlé Sap tutto quello di cui necessitano, vivendo in gran parte di pesca e dell’allevamento di gamberetti e coccodrilli, in passato presenti in libertà nel lago ma oggi scomparsi a causa della caccia che gli è stata data. Ci fermiamo per la gioia di Samuele a visitare proprio un piccolo centro di riproduzione di questi rettili, cosicché abbiamo modo anche di interagire seppur per breve tempo con qualche locale, acquistare piccoli souvenir e cercare di comprendere come riescano a sopravvivere in queste povere condizioni migliaia e migliaia di persone.

Un piccolo esemplare di coccodrillo nell’allevamento

Al rientro, mentre sfrecciamo con la nostra imbarcazione, abbiamo modo di vedere anche numerosi ristorantini, dall’aspetto non certo molto rassicurante e dalle condizioni igieniche che ci appaiono a dir poco precarie, ma che la guida ci dice essere molto frequentati dai turisti.

Per quello che ci riguarda comunque, preferiamo però cenare per la terza sera consecutiva al Koulen Restaurant!

Foto ricordo con le ballerine del Koulen Restaurant

Il giorno seguente lasciamo la Cambogia per raggiungere Ho Chi Minh, la città più popolosa del Vietnam, con un volo aereo di breve durata. Qui alloggiamo all’hotel Paradise Saigon, in posizione centrale, un albergo molto confortevole, pulito ed elegante.

In tarda mattinata cominciamo la visita della vecchia Saigon, partendo dal Palazzo della Riunificazione, edificio simbolo nella storia del Vietnam per essere stato residenza e sede di lavoro del presidente del Vietnam del Sud e soprattutto perché proprio in questo palazzo ebbe fine la famigerata guerra del Vietnam, il 30 aprile del 1975, con l’ingresso nella struttura di un carro armato dell’esercito del Vietnam del Nord.

Un carro armato di fronte al Palazzo della Riunificazione

All’esterno vi troviamo carri armati, elicotteri ed altri mezzi militari originali utilizzati nel vittorioso conflitto contro gli Stati Uniti mentre le sale interne sono state adibite a museo.

Ambulante all’angolo di una strada

Usciti dall’edificio rimaniamo travolti dal caos della città, con i numerosi motorini che trasportano più persone e vanno in tutte le direzioni senza rispettare alcun senso di marcia. Attraversare la strada per dei pedoni stranieri come noi è un’impresa davvero ardua anche se Samuele sembra quasi divertirsi nel cimentarsi in queste vere e proprie prove di coraggio!!!

Il caotico traffico di Ho Chi Minh

La sera la città sembra prendere se possibile ancor più vita: numerose persone si addensano per le strade, chi per cercare di racimolare qualcosa, chi semplicemente per passeggiare dopo una giornata di lavoro, turisti come noi che vagano senza una meta precise ma soprattutto le strade sono piene zeppe di ambulanti, chioschi e piccole attività commerciali che espongono merci di ogni tipo. A pochi passi dal nostro albergo abbiamo anche la fortuna di avere un caratteristico mercatino, con tanto di ristoranti all’aperto e negozi di vario genere e, al calar della notte, ci divertiamo molto nel camminarci, anche solo per osservare le persone intente nella loro quotidianità.

Il Municipio di Ho Chi Minh

Sempre vicino all’hotel vi è anche il municipio della città, progettato dall’architetto Paul Gardès e costruito tra il 1902 e il 1908 in stile coloniale francese. Lo avevamo visto di sfuggita durante la giornata ma riteniamo che la sera, grazie anche ad una sapiente illuminazione, sia più meritevole di una visita.

Il giorno successivo decidiamo di lasciare il centro della città per immergerci nella natura vietnamita. Con una gita organizzata, dopo un breve viaggio in pullman, raggiungiamo con la barca un’isola sul delta del fiume Mekong. Qui veniamo accolti con musica dal vivo ed assaggi di frutta tipica molto buona come il dragon fruit.

L’imbarcazione che ci ha trasportato sul delta del Mekong

Da qui partiamo con una tipica canoa condotta da personale locale per una gita su un piccolo tratto di Mekong con tanto di cappelli di paglia. Il colore dell’acqua è grigio scuro tanto da sembrare sporca ma ciò è dovuto al letto del fiume che la rende di un aspetto non molto accattivante, mentre tutt’intorno la vegetazione è fantastica e rigogliosa.

Le piccole barche sul Mekong

Facciamo un’altra sosta in un posto dove ci fanno vedere come preparano dei dolcetti al cocco e qui proviamo il liquore tipico locale: un infuso di alcool con un grande serpente ben visibile dall’esterno della bottiglia. Alessandro lo beve senza problemi e anche Samuele sarebbe tentato nel farlo ma essendo molto alcolico (suo malgrado) deve rinunciare.

Il liquore al serpente

Prima di rientrare, veniamo condotti al Tan Phu Restaurant per un veloce pranzo. Ci viene servito del riso con pollo, verdure fresche e per finire un dolce veramente molto buono. Per i più coraggiosi e curiosi ci sarebbero anche piatti tipici veramente particolari….ma (questa volta).…non ce la sentiamo di assaggiare altro!!!

Il menù

Facciamo un breve riposo e, dopo un simpatico giro in bici per il villaggio, riprendiamo la barca che ci porta alla stazione dei pullman.

Relax dopo il lauto pranzo

Torniamo ad Ho Chi Minh che è ormai sera e la troviamo illuminata da migliaia di luci, davvero fantastica! Dopo una passeggiata e qualche acquisto di souvenir ci addentriamo ancora una volta nel mercato della vecchia Saigon dove c’è davvero di tutto, soprattutto street food con persone molto accoglienti e gentili. I cibi appaiono colorati e l’aria è pregna di odori di spezie, passeggiare qui è davvero divertente e Samuele è entusiasta di vedere cose ben diverse dal solito.

Il mercato serale

Per la cena optiamo per un elegante ristorante sud-coreano consigliatoci dalla receptionist dell’albergo. La caratteristica principale del locale, oltre all’ottima qualità del cibo, risiede nella possibilità di poter scegliere tra un vasto buffet anche cibi da cuocere sul fornello posto nel mezzo del tavolo. Samuele trova la cosa molto divertente e, dopo aver visto noi all’opera, si cimenta nel cucinarsi i suoi noodles!!!

Al ristorante sud-coreano

Il giorno successivo ci attende la parte più interessante del nostro viaggio in Vietnam ovvero la visita ai cunicoli di Cu Chi, i famosi tunnel utilizzati dai vietcong durante la guerra contro gli Stati Uniti. Essi hanno avuto un ruolo strategico e fondamentale nel protrarre la guerra di sfinimento contro il nemico occidentale. I piccoli ingressi ai cunicoli sono perfettamente nascosti sotto il fogliame e si può provare ad entrare seppur con non poca fatica. Samuele non si lascia scappare l’opportunità ed è il primo nel nostro gruppo di turisti ad addentrarsi all’interno dove la temperatura è elevata e soprattutto lo spazio molto ma molto ridotto. Noi adulti dobbiamo camminare piegati mentre Samuele approfitta della sua piccola statura per arrivare con largo anticipo all’uscita.

Ingresso ad un cunicolo di Cu Chi

Osserviamo poi le trappole che, nascoste nella vegetazione, facevano cadere il nemico in burroni piuttosto che in semplici buche con lance piantate all’interno che non davano alcuno scampo al nemico americano. All’interno del parco-museo troviamo anche i carri armati realmente utilizzati nel corso dei combattimenti e vi è la possibilità di utilizzare le armi a suo tempo in forza ai vietnamiti.

All’interno di un cunicolo

Una visita ai cunicoli è qualcosa che non si dimenticherà mai, sia per il significato storico che essi rappresentano che per la percezione reale delle condizioni di vita che i locali hanno sostenuto nel corso del conflitto con gli Stati Uniti. 

Dopo un veloce pranzo, raggiungiamo il tempio di Cao Dai a Tay Ninh. Questo tempio è il più grande ed importante della religione Cadoista e rimaniamo affascinati sia dalla struttura (specie quella interna) che soprattutto dalla presenza di monaci e fedeli vestiti di tuniche colorate a seconda della gerarchia che ricoprono nell’istituzione religiosa.

All’interno del Tempio di Cao Dai a Tay Ninh

Rientriamo in città e ci concediamo un’ultima cena locale in un ristorante vietnamita del centro. Anche questa sera scegliamo il nostro piatto preferito orientale: i noodles, che ci vengono preparati all’istante sotto la supervisione di un attento (ed affamato) Samuele.

Samuele controlla lo chef!!!

Prima di dirigerci in aeroporto abbiamo tempo per un ultima passeggiata in città. Ne approfittiamo per visitare il Museo di Ho Chi Minh, situato lungo il fiume Saigon ed in larga parte dedicato al leader della lotta di indipendenza vietnamita contro i francesi e primo presidente del paese, considerato l’eroe nazionale per antonomasia e figura guida del Vietnam moderno.

L’ingresso del museo di Ho Chi Minh

Anche questa vacanza (o meglio dire questo viaggio) è giunto al termine. Siamo fortunati ad avere la possibilità di conoscere culture tanto diverse dalla nostra ma soprattutto siamo felici di poterlo fare con nostro figlio nella speranza che queste esperienze lo rendano sempre più un “piccolo cittadino del mondo”.

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