CinaCulture, storia e natura

Tra carpe e padiglioni: il nostro viaggio nel cuore antico di Shanghai

Il taxi ci ha lasciati davanti a un ingresso discreto, quasi nascosto tra le bancarelle e il vociare del quartiere di Yuyuan. Non sembrava possibile che dietro quel portale si celasse uno dei giardini più antichi e affascinanti di Shanghai. Il Giardino del Mandarino Yu, costruito nel XVI secolo da un funzionario della dinastia Ming come rifugio per i genitori, è un piccolo mondo sospeso, lontano dal caos della metropoli.

All’interno del Giardino del Mandarino Yu

Appena varcata la soglia, ci siamo ritrovati in un labirinto di sentieri, padiglioni e ponticelli in pietra che attraversano stagni popolati da carpe koi gigantesche. Samuele, amante di tutti gli animali, si è subito fermato davanti al primo laghetto, incantato dai movimenti lenti dei pesci. Ha voluto contare quanti ne vedeva, ma si è perso tra i riflessi e le increspature dell’acqua.

Un tipico padiglione cinese

Abbiamo camminato tra rocce scolpite, bambù e alberi secolari, alcuni dei quali pare siano stati piantati all’epoca della costruzione. Ogni angolo sembrava raccontare una storia: il ponte a zig-zag, ad esempio, è stato progettato così per confondere gli spiriti maligni, che secondo la tradizione non possono seguire percorsi curvi. Samuele ha provato a correre avanti e indietro per “testarlo”, ma dopo un po’ ha cominciato a rallentare, complice la stanchezza e il caldo.

Altra splendida costruzione caratteristica

In uno dei padiglioni abbiamo trovato una piccola esposizione di strumenti musicali tradizionali. Un anziano suonava il guzheng e ci ha spiegato che il giardino era anche luogo di ritrovo per poeti e artisti. Io ho immaginato le stesse stanze animate da discussioni filosofiche e versi recitati ad alta voce.

Foto di famiglia

Prima di uscire, ci siamo fermati sotto un albero di magnolia. Samuele si è seduto sul gradino di pietra, ancora assorto, mentre Alessandro gli raccontava una leggenda cinese letta poco prima sulla guida: secondo l’antica tradizione, una carpa che riesce a risalire la cascata si trasforma in un drago. L’idea lo ha affascinato, ha ascoltato in silenzio, con gli occhi fissi sul laghetto, poi ha sorriso senza aggiungere nulla. Quel sorriso quieto era il segnale che la visita, per quanto ricca di scoperte, lo aveva un po’ stancato.

Un dei numerosi specchi d’acqua

Il giorno dopo ci siamo imbarcati sulla Costa Allegra, ma il ricordo del giardino è rimasto con noi. Un angolo di pace, storia e bellezza che ha saputo sorprenderci prima ancora di salpare.