Le sette meraviglie del mondo moderno: il Taj Mahal
Durante la breve sosta effettuata in India, dal rientro dall’Australia, abbiamo avuto modo di visitare una delle costruzioni architettoniche più belle ed affascinanti al mondo, il Taj Mahal, che tradotto letteralmente significa “il palazzo della corona”, situato ad Agra, cittadina distante circa 200 km da Nuova Delhi.
La guida, durante il lungo viaggio che ci porta al monumento più famoso e visitato dell’India, ci narra la sua storia, a partire dalla motivazione che ne ha determinato la costruzione.
Secondo la tradizione, l’opera sarebbe stata voluta dall’imperatore indiano Shah Jahan nel 1631, anno in cui la sua moglie preferita, Mumtaz Mahal (da cui il nome), morì dando alla luce il suo quattordicesimo figlio.
I lavori di costruzione del mausoleo, iniziati nel 1632, durarono 22 anni per concludersi nel 1654, poco prima che lo stesso imperatore fosse deposto dal figlio e poi imprigionato.
In origine il progetto prevedeva la costruzione di un complesso identico dalla parte opposta del fiume Yamuna, decorato con marmo nero anziché bianco e dedicato all’imperatore stesso. Proprio per evitare ulteriori spese, dopo quelle ingenti sostenute per edificare il Taj Mahal, il figlio di Jahan ne prese il posto sul trono, facendogli poi passare gli ultimi anni di vita in prigione!
Appena oltrepassato l’ingresso, ci troviamo ai margini di un grande giardino a pianta quadrata con al centro una grande fontana e sullo sfondo lo spettacolare ed imponente mausoleo di marmo bianco: rimaniamo veramente affascinati da questa immagine, dalla sua eleganza e perfetta simmetria, elemento cardine dell’architettura islamica e simbolo della perfezione divina.
La struttura, nel suo punto più alto, raggiunge i 68 metri di altezza ed è posta su una sopraelevazione di forma quadrata dove ai suoi quattro vertici sono posti altrettanti minareti.
Affiancate al mausoleo principale sorgono la moschea e il jawab (“risposta”), che si trovano rispettivamente ad ovest e ad est del monumento, e sono costruiti in arenaria rossa in contrapposizione cromatica al bianco del marmo. Poggiano su un plinto, anch’esso in arenaria rossa, e le strutture sono accompagnate da 4 torri ottagonali poste agli angoli e da 3 eleganti cupole.
Visitiamo il complesso ammirandone i diversi stili che lo compongono: la guida ci racconta che l’opera venne compiuta con l’ausilio di oltre 20.000 persone tra cui numerosi artigiani provenienti dall’Europa e dall’Asia Centrale che contribuirono sicuramente ad apportare qualche variante allo stile islamico che permea la splendida opera. Incastonate nel marmo bianco ammiriamo anche numerose pietre preziose che hanno la funzione di abbellire ulteriormente il Mausoleo, la cui manutenzione ci dice sempre la nostra brava guida, è stata più volte oggetto di interventi parlamentari e leggi ad hoc tese a prevenire anche eventuali danni come quella che vieta la costruzione di industrie inquinanti nell’area attorno al Taj Mahal.
Tra i racconti che più incuriosiscono Samuele vi è invece la leggenda secondo la quale, al completamento dei lavori, l’imperatore Shah Jahan decise di far tagliare le mani ai capomastri, accecare i calligrafi e decapitare l’architetto per evitare che potessero ricreare un edificio simile all’opera appena compiuta!!!
Nel mentre passeggiamo tra i giardini, con il caldo che diventa sempre più opprimente essendo ormai quasi mezzogiorno, veniamo fermati da una nutrita famiglia indiana che ci chiedono di poter fare una foto con Samuele. Rimaniamo un poco sorpresi ma accettiamo ben volentieri e suggelliamo questo curioso incontro con un’istantanea scattata dalla nostra guida tutti insieme!
Lasciamo questo splendido posto consapevoli di aver visitato una delle opere più suggestive mai costruite dall’uomo, tanto da essere stata anche inserita tra le sette meraviglie del mondo moderno nel 2007 da una società svizzera che ha organizzato una selezione su scala mondiale sulla scorta dell’antico (e ben più famoso) elenco risalente al III secolo a.C..