Il muro del pianto
Durante il nostro soggiorno in Israele abbiamo avuto modo di trascorrere quasi una giornata nella spettacolare città di Gerusalemme, ricca di storia, cultura e famosa per essere un mix (talvolta purtroppo molto pericoloso) di popoli e religioni differenti e talvolta tra loro contrastanti.
Tra le tante chiese, templi ed edifici sacri che visitiamo, il luogo che ci lascia maggiormente colpiti è probabilmente quello di minor valore artistico: il Muro del Pianto, vero e proprio simbolo per la religione ebraica.
Conosciuto anche come il Muro della Preghiera o Muro Occidentale, si trova nel cuore della Città Vecchia di Gerusalemme e vi accediamo gratuitamente dopo una lunga fila, con alla fine passaggio sotto un moderno metal detector e minuziosi controlli alla borsa e zainetto che indossiamo.
Il Muro del pianto è il luogo più sacro per gli ebrei in quanto è tutto ciò che rimane dell’antico tempio di Gerusalemme, distrutto nel 70 d.C..
Costruito da Salomone nel X secolo a. C, il primo Tempio fu completamente devastato da Nabucodonosor. Intorno al 20 a.C, un secondo Tempio venne ricostruito dal re Erode, per essere nuovamente distrutto dal generale romano Tito: il Muro Occidentale ne rimane la sua unica vestigia.
Nonostante sia il simbolo del popolo ebraico, è anche parte importante della religione islamica in quanto, secondo le credenze musulmane, nel 620 Maometto intraprese un viaggio spirituale a Gerusalemme, a dorso di un cavallo alato, ed arrivato nella Città Sacra avrebbe legato il suo cavallo proprio al muro occidentale.
Peraltro il muro sorregge anche parte della Spianata delle Moschee (il Monte del Tempio, per gli ebrei) dove si trova la Cupola della Roccia e la moschea al’Aqsa.
La Spianata in ultimo, proprio per non farsi mancare niente, è considerata un luogo sacro anche dai cristiani in quanto proprio qui si sono svolti diversi episodi della vita di Gesù!
Appena oltrepassati i controlli, ci troviamo in un’ampia piazza, piena di fedeli e gruppi di turisti intenti ad ascoltare le spiegazioni della propria guida, come ovviamente accade anche a noi. Ascoltiamo con attenzione la storia del luogo, brevi aneddoti ed anche la narrazione di alcuni recenti episodi di attentati terroristici, l’ultimo dei quali avvenuto un anno prima.
Terminata l’introduzione, ci avviamo verso il Muro, notando ben presto come l’area è divisa in due parti: la zona sud, più piccola, riservata alle donne, quella a nord, ben più capiente, solo per gli uomini
Ci separiamo velocemente e mentre mi incammino insieme ad altre signore, osservo Alessandro e Samuele indossare anche la kippah per poi accelerare il passo ridacchiando tra loro.
Ed eccoci che, ognuno dalla sua parte, ci troviamo di fronte questo imponente muro alto 15 metri, un immenso luogo di culto ove troviamo una moltitudine di persone raccolte in preghiera: gli uomini prevalentemente ritti con i piedi uniti e le mani giunte sul petto che ondeggiano avanti e indietro a scatti, mentre le donne che rimangono prevalentemente sedute a pregare in maniera però più drammatico.
Rimaniamo inoltre molto incuriositi dall’usanza di inserire dei piccoli foglietti di carta all’interno delle fessure del Muro, usanza che ci viene narrato essere vecchia di centinaia di anni. La tradizione vuole che le preghiere inserite nelle pietre vengano esaudite con maggiore probabilità! Tocchiamo con curiosità ed allo stesso con rispetto il muro. Nessuno sembra interessarsi a quello che facciamo… tutte le persone intorno a noi sono assorte nelle preghiere, senza distrarsi dai numerosi turisti, dalle foto o dal vocio quanto meno fastidioso di qualche “ospite” maleducato. Purtroppo possiamo rimanere poco tempo e ci dobbiamo tutti affrettare per ricongiungerci con il resto del gruppo nella piazza e lasciare così questo luogo mistico e contradditorio, vero e proprio crocevia delle tre religioni monoteiste.