Ellis Island: dove l’America cominciava con una valigia
La visita a Ellis Island è stata una delle tappe più intense del nostro viaggio a New York. Dopo aver lasciato Liberty Island e la maestosa Statua della Libertà, ci siamo diretti verso questa piccola isola che, per milioni di persone, ha rappresentato il primo contatto con il sogno americano.

Samuele, come sempre curioso, ha preso l’audioguida in italiano e ha iniziato a raccontarci passo dopo passo la storia del luogo. “Papà, qui entravano solo se stavano bene e avevano i documenti giusti,” ci ha detto davanti alla sala delle ispezioni mediche, dove un tempo si decideva il destino di intere famiglie con una semplice occhiata.

Dal 1892 al 1954, oltre 12 milioni di immigrati sono passati da Ellis Island. La maggior parte arrivava dall’Europa, molti erano italiani. Le ispezioni erano rigide: bastava una malattia, una disabilità o un errore nei documenti per essere rimandati indietro. Le donne, ci ha fatto notare Samuele, spesso venivano ammesse solo se accompagnate da un uomo.

Camminando tra le sale del museo, ci siamo imbattuti in vecchie fotografie, registri originali e filmati d’epoca. Ma ciò che ci ha colpito di più è stata la sala delle valigie: centinaia di bauli e sacche, simboli di vite in transito, di speranze e paure. Samuele si è fermato davanti a una valigia di cuoio consunto e ha detto: “Chissà cosa ci avevano messo dentro…”

Ellis Island non è solo un museo: è un luogo che racconta l’identità di un Paese costruito sull’immigrazione. Ogni angolo parla di sacrificio, di attesa, di sogni sospesi. E per noi, è stato anche un modo per riflettere sulle storie dei nostri nonni, che forse proprio da qui hanno iniziato il loro cammino.