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2011 – New York, Toronto e…tanto altro ancora!!!

Per le vacanze pasquali voliamo nella mitica New York ed è la prima volta per tutta la famiglia. La raggiungiamo con un comodo volo diretto dell’American Airlines, quindi noleggiamo un’autovettura direttamente in aeroporto e ci fermiamo per la notte in un semplice hotel posto a pochi chilometri, in maniera da poter riposare ed esser pronti la mattina seguente per l’inizio del tour.

Come era prevedibile, visto il fuso orario, ci svegliamo tutti di buon ora e ci mettiamo in cammino verso la prima meta del viaggio: le cascate del Niagara. La strada è lunga ma nel complesso comoda e piacevole. Ci fermiamo un paio di volte per mangiare qualcosa e sgranchirci le gambe e gli ultimi km li effettuiamo addirittura sotto una fitta nevicata. Sembra inverno anche se siamo già ad aprile e temiamo di avere problemi non disponendo di catene per la neve.

Raggiunto il nostro motel che ci ospiterà per le successive due notti e lasciato il bagaglio all’uscita abbiamo una piacevole sorpresa: il maltempo è terminato e possiamo iniziare senza alcun problema la nostra escursione alle cascate distanti pochi chilometri dalla struttura.

Le spettacolari Cascate del Niagara

Arrivati al lookout di Niagara Falls lo spettacolo che ci si presenta ai nostri occhi è veramente fantastico e tra i più belli mai visti: la massa d’acqua è impetuosa, il rumore assordante e tutto intorno domina il bianco della neve mista al ghiaccio che sembra ancora ben lungi dallo sciogliersi.

Ai bordi della cascata

Percorriamo i sentieri intorno alla cascata per godere a pieno della sua bellezza e Samuele si spinge incuriosito sulle rocce più esterne da vero temerario!!! La forza della corrente è indescrivibile e nel letto della cascata si vedono blocchi di ghiaccio enormi a causa dei quali non ci è possibile effettuare il famoso giro sul battello. Siamo però ugualmente felici di osservare le cascate sotto questa veste invernale e tipicamente glaciale.

Neve, ghiaccio ed acqua!!!

Un ponte separa la parte statunitense da quella canadese e si possono vedere le cascate da ambo le parti. Le attraversiamo in serata per andare a cena in un ristorante locale e poi lo facciamo nuovamente la mattina successiva per un ultimo sguardo ad un panorama così suggestivo che, siamo sicuri, ci porteremo sempre nei nostri ricordi più cari.

Le cascate dal lato canadese

Ripresa l’autovettura, ci dirigiamo verso Toronto, dove arriviamo dopo un breve e comodo tragitto sulle scorrevoli strade canadesi.

Il tempo si è rimesso e, seppur rimane molto freddo con la temperatura che oscilla sullo zero, ne approfittiamo per effettuare una veloce visita della città, capoluogo della provincia dell’Ontario e centro più popoloso del Canada con i suoi oltre 3 milioni di abitanti. Iniziamo dalla CN Tower, alta 550 metri e quarta al mondo per le strutture di questo tipo (torre per telecomunicazioni).

La CN Tower

La giornata limpida ci permette di osservare dall’alto il bellissimo panorama circostante, ivi compreso il lago Ontario e soprattutto notare come Toronto sia una metropoli estremamente ordinata nella viabilità con numerosi trasporti pubblici che la attraversano da una parte all’altra.

Vista dalla CN Tower

Sotto la torre è facile scorgere la cupola di uno stadio coperto che Samuele ci “obbliga” a visitare non appena siamo a terra. Si tratta del Rogers Centre, un impianto polifunzionale che ospita gli incontri casalinghi dei Toronto Blue Jays (Baseball) e dei Toronto Raptors (Basket).

Il Rogers Centre

La struttura dispone al suo interno anche di un ristorante e di un centro commerciale. Samuele è incuriosito dalla vista dei giocatori di baseball che si stanno allenando mentre noi rimaniamo molto colpiti dalla struttura architettonica dell’impianto, dotato peraltro di un modernissimo tetto retrattile che permette lo svolgimento degli eventi in qualsiasi condizione atmosferica. Ultimiamo la veloce (purtroppo) visita della città con un’ultima passeggiata all’interno dei tanti centri commerciali cittadini, molti dei quali sono tra loro collegati da corridoi o sottopassaggi al fine di poter essere visitati anche nelle (tante) gelide giornate invernali.

Una fase dell’allenamento

Lasciamo Toronto e ad Alessandro spetta ora il compito di portarci fino a Washington, un tragitto lungo ma piacevole per i panorami nuovi e tra loro differenti che possiamo ammirare. Ovviamente facciamo diverse fermate non ultima quella in un tipico motel americano dove passiamo la notte. E’ la prima volta e ci sembra tutto simile ai tanti telefilm americani visti in tv!!!

Nel primo pomeriggio arriviamo finalmente nella Capitale e la prima tappa non può che essere la Casa Bianca, la residenza del Presidente degli Stati Uniti (al momento Barack Obama), l’uomo più influente e potente al mondo. Tutto è curato nei minimi dettagli e si percepisce un elevato controllo da parte delle tante forze dell’ordine presenti in loco.

La Casa Bianca

Progettata dall’architetto di origini irlandesi James Hoban in stile neoclassico, la costruzione avvenne tra il 1792 e il 1800 utilizzando la pietra arenaria di Aquia Creek dipinta di bianco. Nel corso degli anni è stata più volte fatta oggetto di modifiche, ristrutturazioni, adeguamenti ai voleri dei potenti inquilini e semplice sistemazioni esterne, fino ad arrivare all’attuale all’aspetto che tutti noi possiamo oggi ammirare.

Di fronte all’ingresso della Casa Bianca

L’intera città, oltre ad essere molto ordinata, è ben curata e piena di parchi e verde pubblico. Samuele ne approfitta per sgranchirsi le gambe con lunghe corse intorno al Monumento a Washington, un grande obelisco di marmo eretto al centro del National Mall per commemorare George Washington, padre fondatore della nazione e primo presidente degli Stati Uniti.

Con i suoi 169 metri di altezza il Washington Monument svetta al centro della croce ideale del National Mall che ha ai suoi estremi la Casa Bianca, il Lincoln Memorial, il Campidoglio ed il Jefferson Memorial. Vi è la possibilità di salire internamente fino alla sua punta ma purtroppo, non avendo prima prenotato ed essendo terminati i biglietti, con grande rammarico e disappunto di Samuele, dobbiamo rinunciare alla visita. 

Monumento a Washington

In lontananza scorgiamo anche il Campidoglio, verso il quale ci dirigiamo per una piacevole passeggiata tra i giardini circostanti con Samuele che si diverte a fotografare dei simpatici scoiattoli.

Il Campidoglio

Sede ufficiale dei due rami del Congresso degli Stati Uniti, situata sulla collina di Capitol Hill, il Campidoglio è una delle architetture più belle e importanti della capitale, con la bellissima struttura neoclassica che si staglia imponente grazie alle sue candide facciate ed all’alta cupola.

Il Campidoglio da vicino

Prima di raggiungere l’albergo nel frattempo individuato, facciamo una sosta presso il Lincoln Memorial, un monumento costruito in onore di Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti. L’edificio ha la forma di un tempio dorico e contiene l’enorme statua di Lincoln seduto oltre alla riproduzione del Discorso di Gettysburg.

Lincoln Memorial

Questo luogo racchiude diversi momenti importanti del passato, essendo stato spesso sede di numerosi discorsi storici come ad esempio quello di Martin Luther King che cominciava con le parole “I have a dream” e che fu pronunciato nel 1963, durante un raduno alla fine della Marcia su Washington per il lavoro e la libertà.

Dal Lincoln Memorial vista del Monumento di Washington

Il mattino seguente visitiamo il cimitero nazionale di Arlington, dove sono sepolte tra gli altri i veterani di tutte le guerre statunitensi, da quella di indipendenza agli attentati del 2001 oltre a numerosi personaggi che hanno fatto la storia del Paese come J. F. Kennedy.

Il Cimitero Nazionale di Arlington

Riprendiamo la macchina ed uscendo dalla città ci ritroviamo di fronte il Pentagono, sede di uno dei terribili attacchi dell’11 settembre. Samuele è molto incuriosito di quanto accaduto e, come sempre avviene in questi casi, tocca al papà (ben contento) di raccontare i principali fatti di quel triste giorno. L’imponente struttura, inaugurata nel 1943 e pensata per essere un vero e proprio fortino, è l’edificio sede del quartier generale del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America.

La sua caratteristica forma a cinque lati è davvero imponente ed occupa una superficie di 600.000 metri quadrati sviluppati in 5 piani con oltre 17 chilometri di corridoi ma che, grazie al modo in cui è concepita la struttura, permettono di passare da un punto ad un altro dell’edificio in massimo 7 minuti!

Foto “rubata” al Pentagono

Alessandro è affascinato dal posto e decide di fermarsi per una veloce foto. Non appena scattata, si avvicina un vigilantes che con aria minacciosa ci intima di consegnargli la macchina fotografica. Scusandoci per l’equivoco e con la promessa di una maggiore attenzione in futuro, riusciamo a mantenere tutto il nostro materiale e, ringraziandolo più volte, saliamo in macchina per dirigerci verso la Pennsylvania.

Qui è in programma una visita alla comunità degli Amish, una delle più numerose presenti negli Stati Uniti, che hanno la caratteristica di vivere nel pieno rispetto delle tradizioni, siano esse religiosi che sociali. La loro principale occupazione risiede nei lavori dei campi oltreché in tutte le attività riguardanti l’artigianato, svolto ancora con i mezzi tradizionali, ben lontano dal progresso.

Non esiste elettricità, non utilizzano automobili (ma carrozze trainate da cavalli – i caratteristici buggies), niente mezzi agricoli come trattori o mietitrici ma semplici aratri trainati da buoi.

Amish a lavoro

Arrivati nel paese di Lancaster ci sembra di essere tornati indietro nel tempo: uomini con la barba vestiti di scuro con cappello largo in testa, donne con cuffie nere o bianche (a seconda se sono single o sposate), bambini che giocano tutti insieme con oggetti semplici e anch’essi tradizionali. Rimaniamo colpiti da come la gente lavori con fatica la terra, con gli uomini dediti ai lavori più difficili ma con le donne che anch’esse partecipano attivamente, tagliando magari l’erba del giardino con un rudimentale falcetto. Samuele è ovviamente più colpito di noi ed ingenuamente commenta come: “ma quanto sono strani gli uomini!!!”.

Non resistiamo dal partecipare ad un piccolo giro su un buggy, guidato da un Amish gentilissimo che permette a Samuele di sedersi a suo fianco. Ci racconta nel corso del tragitto di come vivono, delle difficoltà che quotidianamente incontrano ma anche dell’orgoglio di far parte di una comunità nella quale tutti si aiutano.

Una classica carrozza amish

Lasciato il paese (non prima di aver assaggiato delle ottime marmellate prodotte in loco), ci dirigiamo verso Philadelphia, principale centro della Pennsylvania, dove arriviamo in serata. La città non offre moltissime cose, ma ha diversi luoghi interessanti sotto l’aspetto storico ed anche piacevoli agli occhi dei turisti. Cominciamo la visita dall’Independence Hall, l’edificio dove venne discussa e ratificata la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti il 2 luglio del 1776. All’interno troviamo la Liberty Bell, la campana (è comunque una perfetta riproduzione dell’originale) che è stata suonata il giorno dell’indipendenza e con la quale, dopo una lunga fila, riusciamo a fare una foto ricordo.

La Liberty Bell

Quindi, prima di dirigerci in albergo, visitiamo anche la Zecca di Philadelphia, la più antica di tutti gli Stati Uniti, essendo anche stata la sua prima capitale. Il tour è nel complesso interessante (un poco noioso per Samuele a parte la possibilità di acquistare qualche moneta come souvenir) ma forse un poco troppo tecnico e particolareggiato per noi.

All’interno della zecca

La sera la trascorriamo mangiando in un piccolo ristorante nella Old City, il quartiere dove di fatto è sorta la città, divenuto negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso una zona squallida fino a quando fu oggetto di una importante riqualificazione urbana, trasformando così vecchi ed inutilizzati magazzini in ristoranti, caffè e gallerie d’arte.

La mattina successiva visitiamo la casa di Betsy Ross che fu la prima donna a cucire la bandiera degli Stati Uniti e tutto il quartiere risulta essere molto caratteristico con case del XVIII secolo e numerosi negozi di souvenir e bandiere esposte in ogni angolo.

La casa di Betsy Ross

Terminata la passeggiata ci dirigiamo al Museo di Arte moderna, famoso (almeno per noi…) non tanto per quanto esposto al suo interno (che non abbiamo visitato) ma per la lunga scalinata posta all’ingresso immortalata nel film “Rocky”.

Samuele non perde l’occasione di imitare il pugile nella scalata alla cima oltre a cimentarsi nella foto di rito con i piedi ben posizionati sulle impronte di Sylvester Stallone e le braccia in alto con i pugni serrati in segno di vittoria!!!

Il “piccolo Rocky” davanti al Museo d’Arte Moderna di Philadelphia

Lasciamo Philadelphia per dirigerci verso New York dove arriviamo nel pomeriggio inoltrato, con il traffico ed il caos che ci fa ben presto dimenticare i tranquilli paesaggi degli Amish.

Qui alloggiamo in un piccolo hotel situato sulla Brodway street, molto comodo per i collegamenti con il centro grazie alla metro situata a poche decine di metri dall’albergo. Lasciate le valige, la nostra prima tappa è Times Square dove le luci colorate delle insegne e degli schermi ti bersagliano ad ogni angolo. Samuele è affascinato dalla folla e dal clima di festa che si respira nonché dalla presenza della polizia a cavallo.

Times Square

Uno di questi si ferma a scherzare con Samuele che ne approfitta per farsi una bella foto ricordo mentre noi rimaniamo più travolti dal via vai delle persone che sembrano correre senza una meta precisa.

Poliziotti a Times Square

Decidiamo di fermarci in loco per la cena, vista anche l’offerta esagerata di ristoranti di ogni tipo. La scelta cade su “Dallas BBQ”, un locale tipico americano dove ci gustiamo una bistecca e delle squisite costine con patatine fritte.

Federal Hall National Monument

Il mattino seguente purtroppo piove e la visita a Wall Street, peraltro chiusa in quanto giorno festivo, è condizionata dal maltempo. Ci rechiamo comunque nell’area finanziaria ove si trovano alcuni edifici di rilevanza storica ed architettonica come il New York Stock Exchange (la borsa di New York), la Federal Reserve Bank, la Trinity Church ed il Federal Hall National Monument, dove George Washington giurò per la carica di primo presidente degli Stati Uniti d’America.

Wall Street

Quello che però più ci colpisce è senza dubbio l’edificio del New York Stock Exchange, con la sua facciata a colonne corinzie, nel quale ogni giorno si decidono le sorti della finanza USA e di tutto il mondo.

Il “toro” di Wall Street

Ci dirigiamo poi nel vicino museo dedicato alle vittime dell’attentato dell’11 settembre dove Samuele osserva con molta attenzione i reperti degli aerei dirottati sulle torri gemelle rimanendo impressionato dai filmati che mostrano il crollo degli edifici uniti all’intervento dei coraggiosi pompieri e dei tanti volontari accorsi.

All’esterno del Museo dedicato all’11 settembre

Con un senso di tristezza mista a rabbia per quanto accaduto lasciamo il posto e ci dirigiamo verso il Rockfeller Center. Tutti gli spostamenti li effettuiamo con la metro e Samuele si diverte nel fare da guida mostrandoci peraltro un ottimo orientamento (sicuramente meglio del mio…).

Alla base del Rockfeller Center

Arrivati ai piedi del grattacielo osserviamo come tutto è sfarzoso e sfavillante, con una pista di pattinaggio sul ghiaccio con intorno negozi e centri commerciali: un inno al consumismo!

Altra tappa imperdibile della Grande Mela è Central Park, un immenso parco cittadino che in questa stagione primaverile, grazie anche ad un tempo che è fortunatamente migliorato, ci appare in tutto il suo splendore.

Central Park e la statua dedicata a Balto

Samuele qui ritrova i tanto amati scoiattoli con i quali si diverte a giocare mentre noi ci rilassiamo osservando la moltitudine di persone che fanno jogging, passeggiano, pattinano ed in genere si godono questa immensa oasi di pace nel cuore della città.

E siamo arrivati al giorno di Pasqua. Quale miglior modo di festeggiarlo se non andando a visitare il simbolo non solo di New York ma di tutti gli Stati Uniti? Di buon mattino ci dirigiamo all’imbarco dei traghetti per raggiungere l’isola della Statua della Libertà. Samuele è affascinato dal luogo ed interessato alla storia, tanto che noleggia anche un audioguida in italiano, dandoci di volta in volta ragguagli sulla costruzione e soprattutto sulle tante curiosità legate alla sua storia.

La Statua della Libertà

In lontananza ammiriamo lo skyline di Manhattan e del fantastico ponte di Brooklyn. Purtroppo non possiamo salire all’interno della statua, privilegio riservato ai pochi eletti che si sono prenotati con mesi di anticipo.

Vista di New York da Liberty Island

Fotografata da ogni angolo, lasciamo l’isola per dirigerci verso la seconda meta dell’escursione ovvero Ellis Island, la piccola isola dove un tempo venivano accolti gli immigrati che arrivavano soprattutto dall’Europa (buona parte dei quali italiani…) e che oggi è adibita a museo nazionale. Anche qui Samuele si prende la sua bella audioguida e ci narra la storia del luogo e soprattutto le modalità con le quali venivano registrati gli immigrati. La visita consiste in un tour all’interno della struttura nella quale vengono proiettati diversi filmati e dove è possibile visionare documenti originari dell’epoca. Samuele ci fa notare come le donne venivano discriminate, potendo entrare nel Paese solo se accompagnate o comunque con maggiori difficoltà rispetto agli uomini. Molto scenografiche ci appaiono in ultimo le vecchie valigie ed i bauli presenti nella sala principale a simboleggiare le tristi vicissitudini dei migranti.

Ellis Island

Ritorniamo a Manhattan e con una piacevole passeggiata raggiungiamo il mitico ponte di Brooklyn, il primo ponte in acciaio al mondo, costruito tra il 1869 ed il 1883. Qui camminiamo tranquillamente sulla passerella in legno costruita sopra le corsie riservate ai veicoli che Samuele sbircia incuriosito tra le assi dei legni.

Sul ponte di Brooklyn

Dato che durante l’intero viaggio nostro figlio si è comportato sempre bene, decidiamo di fargli una sorpresa che apprezzerà molto: la visita dello zoo di New York, quello per intenderci del mitico leone di Madagascar!!! Appena entrati, Samuele si scatena e con molta foga ci trascina per ogni angolo della struttura non tralasciando alcun animale. Sarà forse ora di andare a fare qualche safari vero in Africa???

A cena a Times Square

Dopo un ultima serata passata a Times Square gustando la cena ancora una volta da Dallas BBQ, la mattina seguente la trascorriamo visitando l’Empire State Building. Qui non ci lasciamo sfuggire l’occasione di salire in cima: dall’86° piano possiamo ammirare un fantastico panorama della città con Samuele che ne approfitta per ascoltare la storia del grattacielo e scattare foto a ripetizione.

Dalla cima dell’Empire State Building

Prima di lasciare New York ci concediamo un’ultima passeggiata a Central Park con i suoi grattacieli lontani e la sua magica quiete, quindi prendiamo un taxi per raggiungere l’aeroporto.

Passeggiata a Central Park

Siamo dispiaciuti di dover rientrare a casa e riflettiamo sulle tante esperienze vissute nel corso del viaggio, diverse fra loro, a volte anche contrastanti ma che ci hanno tutte lasciato un ricordo indelebile nella nostra mente: le cascate del Niagara, Toronto, Washington, gli Amish, Philadelphia, New York…veramente tanto per dieci giorni, forse anche troppo!!!

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