2017 – Reykjavik e Copenaghen
Nonostante sia inverno pieno, approfittiamo di qualche giorno di vacanza scolastica per San Valentino (patrono della nostra città) per visitare due tra le capitali più a nord d’Europa: Reykjavik in Islanda e Copenaghen (un piacevole ritorno) in Danimarca.
Arriviamo nel pomeriggio inoltrato nel moderno aeroporto Kastrup della capitale danese con un volo Ryanair, quindi con l’efficiente treno raggiungiamo in poche decine di minuti la stazione Hovedbanegard, la principale di Copenaghen, inaugurata nel 1911 e situata in pieno centro cittadino. Abbiamo prenotato per la notte il City Hotel Nebo, a due passi dalla stazione, comodo, economico (in proporzione ovviamente ai prezzi del luogo) ed anche sufficientemente pulito.
Ceniamo in un piccolo ristorante consigliatoci dal portiere dell’albergo, quindi facciamo una breve passeggiata nella vicina Radhuspladsen, fulcro e cuore pulsante della città con l’imponente Municipio che domina la piazza sulla quale spicca la famosa Fontana del Drago e la statua dedicata a Hans Christian Andersen. La splendida sede del Comune, in stile neorinascimentale italiano, è sormontata dall’elegante Torre dell’Orologio che con i suoi 105 metri è una delle più alte della città.
Ci fermiamo giusto il tempo di scattare qualche foto, quindi ci rintorniamo per rientrare in hotel abbastanza presto, non tanto per il freddo ma soprattutto per riposare dal momento che la mattina seguente ci aspetta di buon’ora il volo della Wow Air per Reykjavik.
Arriviamo nella capitale islandese a metà mattinata e rimaniamo sorpresi dal fatto che vi è poca neve intorno all’aeroporto e soprattutto che è molto meno freddo rispetto alla sera precedente!!! Con il pullman raggiungiamo il centro attraversando un paesaggio brullo e per niente innevato come noi ci aspettavamo, con un tiepido sole che ci lascia anche ben sperare per i giorni seguenti.
Veniamo lasciati vicino al grazioso laghetto Tjoornin, situato a pochi passi dalle principali attrazioni della città dove peraltro si trova il bed and breakfast che Alessandro ha prenotato dall’Italia via booking. Questo specchio d’acqua è uno dei luoghi preferiti dagli abitanti della capitale per passeggiare ed ammirare anche le numerose specie di uccelli acquatici che vivono in queste zone.
Ci fermiamo a scattare qualche foto al panorama circostante e soprattutto ai cigni ed alle papere che tranquille e per nulla timorose scorrazzano nel laghetto, avvicinandosi alle poche persone presenti con la speranza di ottenere magari un piccolo spuntino direttamente dalle loro mani.
Lasciamo i pochi bagagli che abbiamo all’interno del Rainbow Guesthouse, un’abitazione semplice ma allo stesso tempo carina, funzionale e soprattutto dalla posizione veramente comoda e con un ottimo rapporto qualità/prezzo (in Islanda ci rendiamo subito conto che il costo della vita è molto ma molto alto…) quindi iniziamo la vera e propria visita della capitale islandese.
Ci dirigiamo verso il mare, camminando con estrema tranquillità per le vie della città ordinate e pulite fintanto che ci troviamo davanti un bellissimo edificio moderno la cui struttura si basa su un complesso sistema geometrico.
È l’Harpa, un centro congressi e sala concerti inaugurato nel 2011, proprio in coincidenza con la fine della grave crisi economica che aveva colpito il Paese negli anni precedenti tanto che oggi rappresenta il simbolo della rinascita e della ripresa economica dell’Islanda.
Molto particolare è la facciata sud, quella che volge verso la città, composta da circa 1000 prismi tridimensionali di vetro che vivono di luce riflessa e di notte si illuminano di luce artificiale a led.
La struttura è un perfetto esempio di integrazione totale della modernità con l’ambiente circostante. Anche l’interno è sorprendente, con le sue ampie sale curate fino al minimo dettaglio, le larghe scalinate con vista sul mare e la splendida sala concerti considerata tra la migliori al mondo per la qualità dell’acustica.
Continuiamo la nostra passeggiata lungo mare, concordi nel tornare in serata per ammirare l’Harpa illuminata in tutto il suo splendore. Dopo poche decine di metri raggiungiamo un altro simbolo della capitale, la Sun Voyager, una particolare scultura commissionata in occasione del duecentesimo anniversario di Reykjavik (il 18 agosto 1990), realizzata in acciaio inossidabile e che rappresenta una classica nave vichinga.
L’opera simboleggia la scoperta non solo dell’Islanda ma, più in generale, dei nuovi territori precedentemente inesplorati.
Lasciamo la costa per raggiungere la Hallgrimskirkja, la chiesa luterana facilmente visibile da ogni angolo della città con i suoi 75 metri di altezza.
Si trova all’estremità della Skolavordustiqur, la via principale di Reykjavik, e rimaniamo favorevolmente colpiti dalla sua particolare facciata, caratterizzata da colonne slanciate verso l’alto del campanile a richiamare la forma tipica di un vulcano. Inaugurata nel 1983 dopo quasi quarant’anni di lavori, ha al suo interno un incantevole organo a 5275 canne che ne fanno il maggiore in Islanda e tra i principali dell’intera Europa.
Scopriamo con piacere che è possibile salire sul campanile ed ovviamente non ci lasciamo sfuggire l’occasione di ammirare dall’alto il panorama della città.
Seppur ormai il sole è tramontato, riusciamo ad apprezzare ancora i graziosi tetti colorati delle case del centro, con la sua struttura semplice e geometrica che la rendono una delle capitali tra le più vivibili del continente (grazie anche alle sue modeste dimensioni). In lontananza si scorge la baia mentre dalla parte opposta la periferia della città con all’orizzonte alcune montagne innevate.
Ridiscesi a terra, scattiamo qualche foto all’esterno con la statua di Leif Eriksson, l’esploratore che è ritenuto il primo europeo ad aver raggiunto la costa americana, quindi, nonostante sia ormai scesa la sera senza però avvertire particolari cambiamenti nel clima, riprendiamo la nostra passeggiata per le vie del centro.
Ci fermiamo in qualche negozio di souvenir, osserviamo incuriositi gli eleganti negozi situati lungo la Laugavegur e cominciamo anche a cercare qualche ristorante dove fermarci per la cena. Rimaniamo colpiti dai prezzi, spesso proibitivi, delle offerte proposte dai vari locali. Del resto la vita è molto cara in Islanda, proporzionata comunque all’elevato reddito pro-capite dei cittadini, tra i più alti al mondo.
Alla fine optiamo per un piccolo locale che ci segnala tripadvisor, dal nome Svarta Kaffio, con un buon rapporto qualità/prezzo e che ha la sua peculiarità nel fatto che il menù offre solo zuppe, peraltro unicamente di due tipi, rigorosamente servite su un recipiente di pane che può essere mangiato insieme alla calda vivanda!!!
Dopo aver atteso una mezz’oretta fuori dal locale, riusciamo ad entrare ed in breve ci viene servita una fumante zuppa di verdure e carne mista, davvero deliziosa, che in pochi minuti ci facciamo fuori insieme a buona parte del pane caldo!!!
Rientriamo in camera relativamente presto, sia per il freddo che ormai si fa sentire che soprattutto per il fatto che il giorno seguente abbiamo in programma una bella escursione fuori città.
L’appuntamento è fissato per le 7 di mattina davanti ad un albergo situato a pochi isolati dal nostro bed and breakfast. Prenotato direttamente dall’Italia sul sito GetYourGuide, il tour di gruppo ci porterà alla scoperta del famoso Circolo d’Oro e prevede diverse soste che raggiungiamo con un comodo, confortevole e moderno pullman provvisto al suo interno anche di wi-fi.
La prima tappa è rappresentata dal Parco Nazionale di Thingvellir, nella parte sud-occidentale dell’isola, vicino alla zona vulcanica di Hengill, sito eletto come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, per la sua valenza naturalistica ma anche e soprattutto per la sua importanza storica e culturale per gli islandesi.
È proprio da queste parti che nel 930 venne fondato il primo parlamento del mondo, l’althing in lingua locale, le cui riunioni si svolgevano una sola volta l’anno ed in tali occasioni veniva anche declamata la legge alla popolazione radunata oltreché dirimere le principali dispute tra i cittadini.
Attraversiamo questa specie di vallata con la guida che ci indica i principali luoghi di interessi storici anche se noi siamo più attratti dall’ambiente che ci circonda: una natura aspra che in poche altre circostanze abbiamo avuto occasione di ammirare.
L’altra attrazione del sito è rappresentata dalla faglia di Almannagja (la “gola di tutti gli uomini”), una spaccatura di 5 chilometri che divide le placche continentali eurasiatica ed americana. Qui ammiriamo lo scorrere del fiume Oxarà e soprattutto la cascata che crea dopo poche decine di metri, la Oxaràfoss.
Quello che più incuriosisce Samuele è però una semplice ma significativa passerella che non si lascia sfuggire di attraversare: è uno dei pochissimi posti al mondo dove si può passeggiare nel punto in cui si incontrano due tra le principali faglie della crosta terrestre, quella nord-americana e quella euroasiatica.
Dopo una breve sosta in un piccolo ma fornito ristoro per un caffè caldo ed un dolcetto, raggiungiamo quella che per noi era la tappa più attesa dell’escursione: i fantastici geyser della valle di Haukadalur.
Qui si trova il più antico geyser conosciuto, tanto che la stessa parola deriva dal suo nome “Geyser”, in islandese “gjosa” verbo che significa semplicemente…eruttare!!!
Scesi dal pullman, ci troviamo di fronte un’ampia area recintata alla quale accediamo attraverso un piccolo centro turistico. Fatti pochi passi, scorgiamo un cartello che spiega chiaramente alcune semplici regole da seguire per evitare di rimanere ustionati (l’acqua che esce dai crateri è infatti bollente), specificando che si entra “a proprio rischio e pericolo”.
Camminiamo lungo comodi sentieri, a pochi metri da alcune pozze fumanti, fintanto che arriviamo alla larga bocca di Geyser, anch’essa colma di acqua che ribolle, circondata da pietre di color ocra. Attualmente la sua attività eruttiva non è più regolare e nella maggior parte dei casi avviene solo in presenza di piccoli movimenti del sottosuolo. Nel passato invece le eruzioni erano molto frequenti oltreché violenti, tanto che in diverse circostanze si sono superati i 100 metri di altezza.
A pochi passi da Geyser vi è lo Strokkur, di dimensioni più piccole ma che rappresenta oggi la principale attrazione del parco in quanto erutta puntualmente ogni 8/10 minuti raggiungendo picchi di altezza tra i 20 ed i 30 metri.
Ci gustiamo diverse “performance” da angolazioni differenti ed ogni volta che osserviamo questo spettacolare fenomeno naturale proviamo una grande emozione ed ammirazione per la forza della natura.
Prima di lasciare il parco facciamo una breve passeggiata tra i vari stagni fangosi presenti e soprattutto altri piccoli geyser presenti tra cui anche uno “in miniatura” in cui l’acqua viene continuamente spruzzata a poche decine di centimetri di altezza.
Proseguiamo il tour del Golden Circle raggiungendo la cascata Gullfoss, il cui nome (che significa “cascata d’oro”) ha dato origine proprio all’itinerario che stiamo percorrendo. Seppur la giornata era cominciata con una fitta e fastidiosa pioggerellina, ora il tempo si è rimesso ed i raggi di sole, comunque tiepidi, ci permettono di apprezzare nel migliore dei modi il fiume Hvita che si getta con un doppio salto per complessivi 32 metri di altezza, nel canyon sottostante.
Oltre allo splendido panorama circostante, arricchito peraltro dal fascino del ghiaccio che sembra rendere il corso del fiume ancor più impetuoso, rimaniamo incuriositi dalla storia che ci viene narrata dalla guida di fronte ad una piccola statua che ne raffigura la protagonista: Sigridur Tomasson.
Pare che negli anni ’20, nonostante l’attrazione fosse già all’epoca molto conosciuta, degli investitori stranieri volessero costruire una diga sul fiume che alimenta la cascata per poterne sfruttare l’energia idroelettrica, e se il progetto fosse stato davvero realizzato la cascata sarebbe andata persa. Il proprietario del terreno si rifiutò di vendere, ma gli investitori ottennero comunque il permesso dal governo. A questo punto Sigridur Tomasson, la figlia del proprietario, si fece promotrice di una protesta popolare, raggiungendo a piedi a Reykjavik (distante 120 km) per minacciare di buttarsi dalla cascata se non si fossero fermati i lavori. Né scaturì una causa in cui uno degli avvocati fu Sveinn Bjornsson, futuro presidente della repubblica islandese dal 1944 al 1952, causa che però venne vinta dagli investitori. Nonostante ciò quest’ultimi decisero di non pagare la concessione per i lavori con il risultato che il contratto venne annullato ed il progetto fortunatamente abbandonato.
Prima di rientrare nella capitale, facciamo un’ultima sosta al cratere di Kerid, un piccolo e scenografico lago di origine vulcanica, di circa 3000 anni fa ma, geologicamente parlando, tra le caldere più giovani che si trovano in Islanda larga parte delle quali risalenti a 6000-7000 anni fa.
Appena scorgiamo lo specchio d’acqua rimaniamo colpiti sia dal colore dell’acqua, un vivido e luminoso acquamarina, che soprattutto dalla caratteristica forma circolare, con un diametro di poco meno di 200 metri. Percorriamo l’intera circonferenza del cratere, ammirando il lago da oltre 50 metri di altezza. È una piacevole passeggiata anche se bisogna sempre prestare molta attenzione a dove si mettono i piedi perché il rischio di scivolare è sempre dietro l’angolo!
Ritorniamo a Reykjavik che è ora di cena e, senza andare alla ricerca di altre soluzioni, optiamo ancora una volta per una calda e gustosa zuppa da Svarta Kaffio.
La sera avevamo prenotato un’escursione per ammirare l’aurora boreale, fenomeno abbastanza frequente in Islanda da osservare in questo periodo dell’anno, quando però il cielo è sereno. Purtroppo non siamo fortunati: dal pomeriggio si sono addensate numerose nubi che hanno indotto gli organizzatori della gita ad annullarla. Peccato…era uno dei motivi per i quali avevano scelto questa meta: sarà per un’altra volta!
Il mattino seguente approfittiamo del tempo che si è rimesso, per passeggiare per le via della capitale, godendo ancora una volta della tranquillità della città e della fresca aria proveniente dal Nord Atlantico.
Facciamo una breve visita al Museo Nazionale d’Islanda per conoscere la storia e la cultura di questo Paese, a partire dai primi insediamenti vichinghi fino ad arrivare ai nostri giorni. L’esposizione è suddivisa in quattro sezioni che vanno dalla vita quotidiana, all’espansione degli insediamenti, all’illustrazione delle arti e dei mestieri tradizionali per poi finire con la parte dedicata alla cultura ed alla lingua islandese. Piccolo ma carino, interessante da visitare se non altro per le numerose differenze culturali che riscontriamo rispetto alla nostra civiltà mediterranea.
A pochi passi dal museo incrociamo i nostri passi con quelli del “burocrate senza volto”, una curiosa statua che gli islandesi hanno dedicato ai funzionari cittadini che tutti i giorni si recano al lavoro.
Non ci perdiamo neanche il caratteristico Museo Marittimo Viking, allestito all’interno dell’antica ghiacciaia della Reykjavik Trawler Company, nelle vicinanze del vecchio porto.
Qui la fa da padrona la pesca, fonte di benessere e di ricchezza per l’isola, che ha nel corso dei secoli coinvolto direttamente o indirettamente l’intera popolazione islandese. Una sezione è dedicata alla pesca allo squalo, cacciato per produrre l’olio che veniva poi esportato in Danimarca (sembra che tutte le strade di Copenaghen fossero un tempo illuminate proprio dall’olio di squalo islandese).
In un’ala separata ammiriamo il vascello Odin, imbarcazione reduce da numerose missioni e che tra il 1950 ed il 1976 prese parte alle “guerre del Merluzzo” combattute (fortunatamente senza armi) tra i pescatori britannici e quelli islandesi per i diritti ed i confini delle acque del Nord Atlantico.
Il tempo ci permette di fare una bella passeggiata lungomare togliendoci per qualche momento i pesanti abiti e godendo della vista della vicina Videy Island.
Visitiamo ancora l’Harpa Concert Hall, al cui interno oltre a numerose sale di diverse dimensioni dedicate a concerti, conferenze, riunioni e tanto altro, vi è anche un caratteristico negozio di prodotti di design dal classico stile nord-europeo.
Approfittiamo di un piccolo bar per mangiare un panino, quindi proseguiamo la passeggiata raggiungendo prima il centro cittadino, quindi la zona del Laugardalsvollur, il piccolo stadio dove gioca la nazionale locale. L’area è carina, piena di impianti sportivi di alto livello e soprattutto ricca di verde, con il Laugardalur Park che la fa da padrone.
Molto frequentata dalle famiglie locali per il tempo libero, vi troviamo anche un piacevole giardino botanico che visitiamo con estremo piacere. Non ci lasciamo sfuggire anche una veloce sosta al Reykjavik Park and Zoo, una struttura piccola e ben curata con prevalenza di animali indigeni, come ad esempio i famosi cavalli islandesi, di piccola statura, molto resistenti e considerati una vera e propria ricchezza faunistica dell’isola, con leggi che proibiscono addirittura agli esemplari esportati di essere poi reintrodotti nel Paese!
Rientriamo in centro nel pomeriggio inoltrato e, dopo aver preso i bagagli dalla camera, raggiungiamo con un autobus la Blue Lagoon, una delle principali e più popolari attrazioni dell’Isola, situata a circa 40 km dalla capitale.
Si tratta di un lago artificiale formatosi nei primi anni ‘80 dall’acqua in eccesso della vicina centrale geotermica di Svartsengi, che estrae vapore ed acqua calda. Non vi sono prodotti chimici, solo minerali naturali e l’acqua, oltre ad avere uno splendido colore blu e rinnovarsi ogni 48 ore, è completamente pulita.
Raggiungiamo il moderno complesso camminando lungo un sentiero scavato nella lava ed il contrasto di colori che si presenta davanti ai nostri occhi è veramente particolare ed affascinante, con l’azzurro che si contrappone al nero delle rocce. Sta arrivando la notte e la temperatura è ormai scesa sotto zero. Decidiamo quindi di entrare (Alessandro ha prenotato con largo anticipo fortunatamente, altrimenti è molto difficile trovare posto), cambiarci e poi, finalmente, immergerci nelle calde acque della laguna!
La temperatura dell’acqua è di circa 39 gradi, perfetta per poterci rilassare, nuotare e camminare all’interno delle diverse piscine che formano il complesso. Proviamo anche il classico trattamento della maschera per il viso al fango di silice: una piacevole sensazione per la pelle ma, soprattutto, un ottimo metodo per renderla liscia e morbida!
Trascorriamo tutto il tempo in acqua, tralasciando la visita della struttura, composta comunque da ristorante, sauna, bagni turchi, area relax, spa e tanto altro ancora. Non abbiamo molto tempo e preferiamo goderci la calda temperatura dell’acqua ammirando scorci di panorama circostante grazie alla presenza di una illuminazione sapientemente integrata all’ambiente.
In serata lasciamo a malincuore la Blue Lagoon con un taxi per raggiungere la Guesthouse Alex, semplice struttura ricettiva composta prevalentemente da bungalow situata a breve distanza dall’aeroporto di Keflavik, dove all’indomani mattina, abbiamo il volo per Copenaghen.
Prima di andare a letto, puntiamo ancora una volta gli occhi al cielo, nella speranza di scorgere l’aurora boreale. Il tempo è purtroppo ancora nuvoloso e le possibilità sono modeste. Ci dirigiamo anche in aperta campagna per poter essere lontani dalle luci e poter eventualmente goderci al meglio la vista. Ma niente, a parte qualche lontano bagliore giallo/verde non riusciamo a scorgere altro. Peccato! Siamo stati sfortunati! Ma questo sarà un valido motivo per poter tornare in questa fantastica terra!
Il giorno seguente lo trascorriamo in pratica interamente nella capitale danese, tenuto conto che alle 10 di mattina siamo già a lasciare il bagaglio al City Hotel Nebo, dove trascorreremo l’ultima notte della nostra breve vacanza.
Il freddo è pungente ma fortunatamente non piove e quindi, ben coperti, iniziamo a passeggiare per il centro cittadino fino a raggiungere l’icona simbolo di Copenaghen: la famosa Sirenetta.
La scultura in bronzo, alta un metro e 25 centimetri, del peso di 175 kg, è ispirata alla protagonista della celebre fiaba di Andersen e si trova su una roccia sul lungomare Langelinie, all’ingresso del porto. Meta di ogni turista che visita la città, ci facciamo anche noi le classiche foto ricordo, facendo attenzione a non scivolare sulle rocce e a non bagnarsi i piedi nella fredda acqua del Mar Baltico. Il posto è carino, la statua pure ma è evidente come la scultura abbia maggiormente attrattiva per ciò che rappresenta (è il simbolo della nazione) piuttosto che per il valore artistico del monumento stesso.
Prendiamo una bibita calda, facciamo pochi passi ed eccoci arrivati al parco fortificato dalla curiosa forma a stella denominato Kastellet. L’ingresso è gratuito e la struttura, edificata nel 1626 sotto il re Cristiano IV di Danimarca, è un complesso di edifici circondati da una imponente cinta muraria ottimamente conservata. Ancora oggi è un’area militare, seppure molte zone, tra cui diversi giardini ed alcuni bastioni sono aperta ai visitatori, così come lo è il caratteristico mulino a vento la cui principale funzione era quella di produrre pane in caso di assedio dei nemici.
Nel tornare verso il centro, ci fermiamo ad ammirare il bellissimo Castello di Rosenborg, costruito per volere di Cristiano IV nel 1606 in stile rinascimentale fiammingo, ed utilizzato come residenza reale fino al 1710. Immerso nei più antichi giardini reali della Danimarca, i Kongens Have, oggi è sede del Museo della Collezione Reale Danese, dove sono custoditi i gioielli della corona.
Lasciamo la vecchia residenza della famiglia reale per raggiungere invece quella attuale, ovvero il palazzo di Amalienborg. Il complesso è in realtà costituito da quattro edifici principali, disposti attorno ad un cortile ottagonale al centro del quale si trova la statua equestre di Federico V.
La permanenza della famiglia reale a Amelienborg era stata adottata come soluzione temporanea in attesa della ricostruzione del Palazzo di Christiansborg. In realtà essa ha funzionato alla perfezione ed i reali non si sono più trasferiti.
Il cambio della guardia avviene a mezzogiorno e purtroppo non riusciamo ad assistervi perché ormai è primo pomeriggio e ci dobbiamo accontentare del semplice cambio della postazione che si verifica ogni due ore.
Trascorriamo il resto del pomeriggio passeggiando con tranquillità lungo la stroget, la via centrale della zona pedonale situata nel centro storico della capitale, tra le più lunghe d’Europa, ricca di attività commerciali, ristoranti e negozi alla moda con le maggiori firme e marchi di tendenza internazionale.
Qui ci fermiamo ad ammirare anche diversi monumenti come la Stork Fountain, la fontana della cicogna, eretta in bronzo alla fine dell’800 e la Cattedrale di Nostra Signora dove il principe Frederik e la principessa Mary si sono sposati nel 2004.
Raggiungiamo poi uno dei luoghi più pittoreschi e rappresentativi della città, ovvero il canale di Nyhavn che, con le sue coloratissime case in stile danese, i locali, i bar di ritrovo e le caratteristiche barche in legno è sicuramente uno dei posti più affascinanti e popolari di Copenaghen.
Il canale venne costruito nel 1671 per collegare il porto con il centro e fino al primo decennio dell’Ottocento è stato l’epicentro del traffico commerciale via mare di Copenaghen per poi subire un inesorabile declino divenendo uno dei quartieri più malfamati della capitale. Nel 1970 la zona è stata oggetto di un’operazione di risanamento che l’ha riportata al suo antico splendore rendendola anche una delle principali attrazioni turistiche per aver conservato il fascino del passato.
All’imbocco del canale è posta un’enorme ancora: è il monumento che commemora i marinai danesi che hanno perso la vita durante la Seconda Guerra Mondiale.
Lo costeggiamo ammirandone le barche ormeggiate e soprattutto le case colorate, tra cui quelle dove visse il noto autore danese Hans Christian Andersen, situate ai numeri 67 e 18. È ormai giunta l’ora di cena e decidiamo di fermarci a mangiare da Cap Horn, tipico ristorante situato direttamente lungo il canale, dove assaggiamo buoni piatti della cucina locale.
La mattina seguente lasciamo Copenaghen molto soddisfatti della breve sosta effettuata in città perché la capitale danese, nonostante da noi già visitata in passato ed il modesto tempo dedicatogli, ci ha regalato ancora una volta piacevoli sensazioni.