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2016 – Galles, Manchester e Liverpool

Per le vacanze di Natale decidiamo di abbinare le due principali passioni di Samuele: i viaggi e soprattutto il calcio. Visiteremo infatti un piccolo lembo del nord del Galles, Liverpool e Manchester, dove assisteremo alla partita di calcio dello United contro il Sunderland.

Ritirata l’auto noleggiata all’aeroporto di Manchester, lasciamo la città per dirigerci verso la costa settentrionale del Galles, fino ad arrivare nella splendida cittadina fortificata di Conwy, una delle principali meraviglie medioevali dell’intera Gran Bretagna. Purtroppo il tempo non è dei migliori (d’altronde siamo a fine dicembre…) ma il borgo, ancora interamente racchiuso nell’antica cinta muraria, il castello e la baia ci regalano un gran bel panorama.

Il castello di Conwy

Il castello non lo visitiamo internamente in quanto purtroppo in procinto di chiudere e così ci accontentiamo di fotografarlo dal vicino ponte sospeso, che collega le due sponde dell’estuario del River Conwy.

Facciamo una passeggiata per il piccolo borgo, passiamo davanti alla curiosa “the smallest house”, ovvero la casa considerata la più piccola della Gran Bretagna, prendiamo un caldo the in un accogliente e caratteristico locale, facciamo una visita alla chiesa di St Mary per poi riprendere l’auto e lasciare il paese.

È iniziato a piovere ed è ormai buio. Raggiungiamo nel tardo pomeriggio la cittadina di Caernarfon, lasciamo i pochi bagagli nella guesthouse prenotata dall’Italia, in pieno centro, dopodiché usciamo per un giro esplorativo ed allo stesso tempo per cercare un ristorante per la cena.

Ingresso al castello di Caernarfon

Siamo veramente a pochi passi dall’imponente castello, una vera e propria fortezza che ha nelle torri ottagonali la sua particolarità. Costruito tra il 1283 ed il 1330, questo è uno dei 17 castelli che costituiscono il sistema difensivo chiamato Iron Ring (Anello di Ferro), ideato da Edoardo I. Dal 1911 qui si proclama il Principe di Galles, tradizione che fu instaurata proprio da Edoardo I nel XIII secolo quando fece nascere suo figlio in questo maniero.

In piazza troviamo la soluzione adatta: un tipico pub che serve anche abbondanti piatti tipici locali, tra i quali Samuele apprezza soprattutto una calda zuppa alle carote.

La piazza con alle spalle il Castello a Caernarfon

Il giorno seguente è Natale e la proprietaria della guesthouse ci prepara un’abbondante colazione all’inglese in un ambiente tipico e caratteristico, addobbato per le feste. Facciamo una breve passeggiata per il centro ed il lungomare, ammiriamo il castello con la luce del giorno e poi lasciamo il paese per dirigerci verso Beaumaris, piccolo paese situato nell’isola di Anglesey, che raggiungiamo attraversando il Britannia Bridge.

Colazione di Natale nella Guesthouse gallese

La cittadina è carina, situata sul Menai Strait, un braccio di mare che sembra quasi un fiume ma che è in realtà…proprio mare, peraltro con correnti che dicono siano veramente molto forti.

Visitiamo il terzo castello dell’Iron Ring, il castello di Beaumaris, risalente anch’esso ai primi del 1300 ed edificato su una zona paludosa. Si tratta della fortezza più grande costruita da Edoardo I nonostante l’opera sia rimasta di fatto incompiuta per mancanza di fondi. Dopo aver fatto un salto anche al piccolo molo dove troviamo soltanto un paio di pescatori intenti ad armeggiare con le loro canne incuranti del freddo, riprendiamo l’auto per percorrere pochi chilometri fino ad arrivare al Menai Bridge, il più antico ponte sospeso a struttura metallica ancora esistente al mondo.

Il castello di Beaumaris

La costruzione, su progetto di Telford, iniziò nel 1819 con le torri sui due lati dello stretto e terminò solo alla fine del 1825. Nel corso del tempo venne più volte adeguato alle crescenti esigenze del traffico e dei mezzi che lo dovevano attraversare, sino ad arrivare al 2005 quando fu oggetto di una ristrutturazione e riverniciatura che lo tenne parzialmente chiuso per oltre 6 mesi. Scattiamo diverse foto da ambo i lati e percorriamo anche un breve tratto del famoso Sentiero Anglesey che costeggia interamente l’isola omonima.

Menai Bridge

Per pranzo rientriamo in Inghilterra, fermandoci per la precisione nella caratteristica città di Chester, capoluogo della contea del Cheshire, situata sulle rive del fiume Dee, poco lontano dal confine con il Galles.

Dopo aver mangiato un hot dog in uno dei pochi locali aperti (d’altronde siamo a Natale…), visitiamo il centro storico di questa località fondata addirittura nel I secolo dopo Cristo dai romani.

Rimaniamo particolarmente colpiti dalla bellissima cattedrale in pietra arenaria rossa, la Cattedrale di Cristo e della Benedetta Vergine Maria, principale centro spirituale dell’intera diocesi di Chester. La struttura principale venne edificata tra l’XI ed il XIV secolo, più volte modificata nel corso degli anni, ristrutturata completamente nel 1800 e completata solo lo scorso secolo con l’aggiunta della torre campanaria.

La Cattedrale di Chester

La visitiamo anche internamente dove, come da tradizione, vi è anche l’esposizione di una serie di piccoli presepi composti dalle varie scuole della città ma quello che maggiormente apprezziamo resta sicuramente la parte esterna della cattedrale, con il suo stile prevalentemente gotico che spicca tra i verdi giardini circostanti. Qui Samuele incontra numerosi scoiattoli che spesso si avvicinano per nulla intimoriti dalla nostra presenza.

Dal parco imbocchiamo un percorso che ci porta lungo le mura della città, perfettamente conservate, che ci permette di fare da un punto di vista sempre privilegiato un ampio giro di Chester in tutta tranquillità. Oltrepassiamo i giardini romani, vicino all’anfiteatro con tanto di reperti storici ben conservati, per arrivare all’Eastgate Clock, vero e proprio simbolo della città.

Eastgate Street a Chester

Costruito nel 1897 in onore dell’ottantesimo compleanno della regina Vittoria, l’orologio è costruito su un ponticello sul quale saliamo dopo aver fatto un paio di rampe di scale. Da qui si ha la vista anche su una delle vie principali del centro storico, con le tradizionali rows, le case a due piani in graticcio di origine medioevale che tanto piacciono alla sottoscritta ma anche a Samuele.

In centro a Chester, alle spalle di Samuele le tradizionali rows

Lasciamo il percorso lungo le mura e ci immergiamo nelle vie del centro che intanto si sono animate di giovani e famiglie a passeggio. Scattiamo qualche foto all’incrocio di Chester Cross, un tempo importante luogo ove avvenivano larga parte degli scambi commerciali della città, quindi risaliamo in macchina alla volta di Manchester, dove arriviamo nel tardo pomeriggio. Lasciamo i bagagli all’Ibis Budget ed iniziamo la visita del centro cittadino, larga parte del quale illuminato a festa con splendidi addobbi natalizi.

La Torre dell’Orologio a Manchester

Nonostante la fama di città triste, cupa e di luogo inquinato, retaggio del suo passato industriale, in realtà Manchester ci appare come una metropoli dinamica, piena di locali, facile da girare e ricca di attrazioni da visitare.

Ci dirigiamo nella centralissima Albert Square dove sorge il Manchester Town Hall, il municipio dalla sua splendida architettura neogotica. Sulla piazza vi è per l’occasione un grandissimo albero di Natale ed un piccolo mercatino allestito per le feste. L’elemento più caratteristico della Town Hall è senza dubbio la torre dell’orologio, alta ben 85 metri che ci ricorda in parte il ben più famoso Big Ben di Londra.

La Town Hall di Manchester

Albert Square fu progettata nel 1863 per celebrare il principe Alberto, consorte della regina Vittoria, e ospitarne il memoriale. Si tratta del monumento più grande di tutta la piazza: una sorta di tempio coronato da un’alta guglia che sotto la sua volta custodisce un piedistallo con la statua del principe Alberto. Degni di nota anche gli adiacenti edifici del Memorial Hall e l’Albert Chambers.

Terminiamo la giornata con una cena in un ristorante etnico libanese con servizio a buffet situato lungo la Curry Mile, una parte della Wilmslow Road che attraversa il piccolo centro di Rusholme, a sud di Manchester, animata da decine e decine di ristoranti indiani, libanesi, iraniani.

La mattina seguente la dedichiamo alla visita della città, partendo dalla splendida Cattedrale e Collegiata di St Mary, st Denys and St George, anche questo bell’esempio di architettura neogotica seppur la sua originaria costruzione, risalente al 1200, era in stile tardo medioevale.

La Cattedrale di Manchester

L’interno ci colpisce per la sua ampia navata, la più larga di tutte le chiese d’Inghilterra e per le belle vetrate che sono state ripristinate al posto di quelle andate distrutte durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Facciamo una passeggiata per le principali vie commerciali del centro, come ad esempio King Street, Cross Street e Market Street, nel cuore della città, dove tra palazzi ottocenteschi spiccano i negozi dei principali marchi di moda internazionali, molti dei quali italiani.

Torniamo in Albert Square per poi ammirare la vicina Central Library, la biblioteca della città, con la sua struttura circolare con tanto di portico a colonne che sembra fare da contraltare in termini di eleganza alla Central Convention Complex, un ex-stazione ferroviaria convertita in un moderno centro esposizioni e conferenze.

La Central Library

A breve distanza da noi spunta la Beetham Tower, il più alto edificio di Manchester e di tutto il Regno Unito (esclusa Londra) dalla curiosa forma “sottile”. Costruito nei primi anni 2000, è composto da una struttura ‘sdoppiata’, con un parallelepipedo che spunta a metà edificio, e che ne aumenta lo slancio. Si tratta di uno dei grattacieli più stretti al mondo ed è anche un elemento molto discusso dello skyline di Manchester, una città tradizionalmente bassa e dalle architetture gotiche.

È arrivato finalmente il momento tanto atteso per Samuele (e anche per Alessandro), ovvero la partita di Premier League all’Old Trafford dello United contro la squadra del Sunderland, match di cartello del famoso “boxing-day” inglese.

Parcheggiamo a poca distanza dallo stadio e più ci avviciniamo e più si incontrano tifosi con maglie e sciarpe della squadra di casa e si inizia a respirare l’aria della partita. Molti giovani e ragazzi ma anche tantissime famiglie con bambini, persone anziane e nessuna sensazione di pericolo né di trovarsi nel mezzo di tafferugli tra facinorosi. Numerosi i poliziotti che effettuano controlli comunque principalmente legati al rischio terrorismo considerato che (come per tutte le partite) vi è il completo sold-out.

L’Old Trafford

L’interno è entusiasmante: appena entrati non vi è molta gente che vediamo invece prendere posto proprio pochi minuti prima della partita. Samuele ed Alessandro sono felicissimi di vedere alcuni tra i loro campioni preferiti tra cui Ibrahimovic, Pogba, De Gea e soprattutto mister Mourinho con la partita che si vede veramente bene nonostante ci trovassimo abbastanza alti rispetto al terreno di gioco.

La cornice di pubblico è fantastica, l’atmosfera trascinante, con larga parte dello stadio “colorato” di rosso e bianco e con la folla che acclama i loro beniamini che alla fine vincono per 3 reti ad 1.

All’interno dello stadio

Samuele si diverte tantissimo ed all’uscita dello stadio non fa altro che parlare dell’incontro con il padre, anch’egli molto felice per aver assistito dal vivo ad una partita di Premier League.

Torniamo in centro, ma prima di riprendere la visita della città, facciamo un salto all’hotel Lowry, residenza di lusso di Mourinho, con la speranza di poterlo incontrare, come già accaduto in un paio di circostanze durante le partite dell’Inter.

Con l’occasione ci gustiamo un the caldo nell’elegante bar situato al primo piano mentre Samuele resta di guardia per controllare se il suo idolo dovesse comparire. Purtroppo Mourinho avrà avuto altri programmi per il pomeriggio e non rientra in hotel, in compenso Alessandro e Samuele incontrano nella hall un calciatore del Manchester, anch’egli residente nell’albergo, l’armeno Mkhitaryan, peraltro autore anche del gol del 3 a 1 finale.

Incontro con Mkhitaryan

Riprendiamo a camminare per il centro fino a raggiungere la zona di Castlefield, il luogo ove gli antichi romani si stabilirono nel I secolo d.C. costruendo il forte di Mamucium di cui intravediamo le torri merlate.

Ci sono i canali, molti locali e pub tipici dove scorgiamo numerosi avventori con indosso ancora la maglia dello United e, nonostante il freddo pungente, passeggiare in questo quartiere è davvero molto piacevole.

Per la cena torniamo nella Curry Mile per mangiare in un altro locale etnico: questa sera scegliamo un ristorante indiano ed il pasto si rileverà abbondante, di qualità e dal prezzo nel complesso abbastanza contenuto.

Di buon mattino torniamo in centro per un’ultima passeggiata in Albert Square e soprattutto per visitare il National Football Museum, il museo dedicato al calcio inglese ed internazionale situato all’interno dell’avveniristico palazzo Urbis e disposto addirittura su 6 piani. All’interno ammiriamo numerosi cimeli calcistici, quali ad esempio la maglia di George Best con la quale segnò sei reti nel 1970 ed il pallone utilizzato nella finale dei Campionato del Mondo del 1966.

I trofei della Fa Cup e della Premier League

Vi sono esposti anche i trofei delle principali competizioni inglesi, ovvero la Premier League e la Fa Cup che abbiamo la possibilità di tenere in mano. Proseguiamo poi tra giochi interattivi, maglie di campioni e filmati che mostrano in larga parte le gesta degli inglesi nelle varie competizioni intercontinentali.

Prima di lasciare Manchester visitiamo dall’esterno anche lo splendido complesso sportivo dell’altra squadra della città, il City.

L’Ethiad Stadium, dove gioca il Manchester City

Qui i colori dominanti sono il bianco ed il celeste e lo stadio ci appare più moderno ma molto meno affascinante rispetto all’Old Trafford.

Ingresso dell’Ethiad Stadium

Ultima tappa della nostra breve vacanza è Liverpool, altra città che ha nella squadra di calcio uno dei suoi principali simboli a livello mondiale.

Dopo aver lasciato i bagagli al Dolby Hotel, iniziamo la visita del capoluogo del Merseyside, situata lungo l’estuario del fiume Mersey che sfocia direttamente sul Mare d’Irlanda.

Partiamo proprio dall’Albert Dock, conosciuto anche semplicemente come Dock, la zona portuale di Liverpool un tempo il posto più malfamato e pericoloso della città ed oggi splendido quartiere riqualificato, considerato come il conglomerato di edifici più vasto di tutta l’Inghilterra, tanto da essere stato inserito dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’umanità.

L’Albert Dock

Vi passeggiamo con molta tranquillità, tra bar, ristoranti, pub e numerosi luoghi di divertimento ed anche di cultura come ad esempio la galleria d’arte moderna, il Museo Marittimo e quello ben più frequentato e famoso dei Beatles.

Quest’ultimi rappresentano, probabilmente ancor più della squadra di calcio, la vera e propria icona della città. A pochi passi dall’ingresso del Museo vi è una delle statue più famose che rappresentano il quartetto inglese e Samuele non esita a farsi una bella foto-ricordo.

A passeggio con i Beatles

Dall’altra parte della strada vi sono tre bei palazzi, conosciuti come “le tre grazie”: si tratta del Royal Liver Building, l’edificio con le torri gemelle, gli orologi e gli uccelli simbolo della città, il Cunard Building, sede della Compagnia di Navigazione marittima Cunard ed il Port of Liverpool Building, costruito sempre nei primi del XX secolo per magnificare la potenza marittima della Gran Bretagna.

Le tre grazie

La giornata è bella ed il clima piacevole, pertanto preferiamo continuare a stare all’aperto e dirigerci verso il centro storico fino ad arrivare ad Hope Street, la strada che ha alle sue estremità le due cattedrali della città.

Partiamo dalla Grande Cattedrale di culto anglicano, progettata da Gilbert Scott (quello della cabina telefonica rossa) all’inizio del 1900 e completata solo pochi anni fa, nel 2008. Subito dopo raggiungiamo l’altro edificio di culto, questa volta cattolico, dedicato a Cristo Re e dall’aspetto ben più recente dell’altra, seppur completata quasi in contemporanea.

L’altare della Grande Cattedrale di Liverpool

L’esterno è infatti molto moderno mentre l’interno, colorato e vivace, ci sorprende per la sua forma circolare ed è per questo sicuramente tra le chiese da noi visitate che più ci hanno colpito.

Un gigantesco albero di Natale in centro

Come detto Liverpool è la città dei Beatles ed uno dei luoghi cult che tutti i turisti visitano è certamente The Cavern, il leggendario club ove la band mosse i suoi primi passi. Ricavato da una ex-fabbrica poi trasformata in rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale, nei primi anni sessanta vide esibirsi il famoso quartetto per ben 292 volte, prima di essere definitivamente chiuso nel 1973 e successivamente demolito per far posto alla metropolitana. Quello che noi visitiamo è una perfetta riproduzione, leggermente spostata rispetto all’originale ed addirittura ricostruita in parte con gli stessi mattoni.

Il club The Cavern

Si tratta di una serie di cantine collegate tra loro, in fondo alle quali troviamo un paio di persone intente a suonare della musica rock.

Ritornati in superficie, ci accorgiamo che è ormai giunta l’ora di cena ed anche questa sera optiamo per un ristorante etnico, messicano per la precisione, e dopo aver gustato delle piccanti enchiladas ci avviamo verso il nostro albergo per trascorre la notte.  

L’ingresso ad Anfield

La mattina seguente facciamo colazione in un bar del centro, a pochi passi dall’immenso edificio neoclassico della St George’s Hall, struttura utilizzata per sale espositive, concerti e mostre di diversa natura, poi ci dirigiamo con l’auto ad Anfield, il mitico stadio del Liverpool, dove prendiamo parte ad un tour guidato della struttura, partendo dalla tribuna, per arrivare alla sala stampa, agli spogliatoi, al tunnel che porta al campo, alle panchine ed in ultimo al museo dove Alessandro e Samuele scattano numerose foto con i trofei vinti dai Reds.

La Champions vinta nel 2005 contro il Milan

Durante la visita Samuele rimane affascinato dalla storia che ci viene narrata della curva Kop, luogo da sempre frequentato dai tifosi locali, il cui nome deriva da quello di una collina nella regione sudafricana del Natal, teatro dell’omonima battaglia della seconda guerra Anglo-Boera dove vennero uccisi numerosi soldati delle forze britanniche, larga parte dei quali provenienti proprio da Liverpool.

Nel mentre siamo nei gradini più bassi della curva, ci viene fatta ascoltare la celebre canzone “You’ll never walk alone”, inno ufficiale della squadra e vero e proprio emblema canoro che viene cantato dai tifosi del Liverpool in tutte le occasioni possibili.

All’interno dello stadio del Liverpool

A poco più di un chilometro di distanza sorge Goodison Park, lo stadio dell’Everton, l’altro club della città militante sempre in Premier League.

Goodison Park, la casa dell’Everton

Lo visitiamo solo esternamente e la struttura non dimostra affatto i suoi…124 anni!!! Sembra veramente strano, ma lo stadio è stato costruito nell’anno della nascita del Liverpool, ovvero il 1892, quando i proprietari del club decisero di lasciare Anfield dove precedentemente giocava l’Everton e trasferirsi a breve distanza in un nuovo impianto edificato per l’occasione.

Ingresso dello stadio di Goodison Park

Prima di lasciare Liverpool facciamo un salto in uno dei posti più legati alla storia dei Beatles, ovvero Penny Lane, una strada posta nella periferia sudorientale della città alla quale venne dedicato l’omonimo brano musicale nel 1967. La via era frequentata fin dall’infanzia dagli artisti tanto che nella St. Barnabas Church si incontravano John Lennon e PaulMc Cartney che vi faceva il corista.

In serata siamo nuovamente a Manchester, dove ceniamo in un altro ristorante libanese sempre situato lungo la caratteristica Curry Mile per poi pernottare all’Inn Manchester Airport in maniera tale da essere pronti l’indomani mattina a prendere il volo per il rientro a casa.

Inutile dire che per Samuele questo è stato un viaggio molto piacevole avendogli dato al possibilità di visitare diversi stadi e soprattutto di assistere alla partita dello United. Io ed Alessandro siamo rimasti invece piacevolmente sorpresi sia da Manchester che da Liverpool: entrambe storiche città industriali, descritte negli anni passati come cupe, inquinate e piene di zone non raccomandabili, sono riuscite a riqualificarsi in ogni senso, anche sotto il punto di vista turistico, tanto ormai da attrarre tutti gli anni decine di migliaia di visitatori da qualunque parte del mondo.

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