2016 – campus in Inghilterra: Samuele tra studio, pallone e visita lampo dei genitori…
Estate 2016. Samuele parte per Horsham, cittadina inglese immersa nel verde, per il suo primo campus di studio e calcio all’estero, organizzato addirittura dall’Inter, sua squadra del cuore. Non era la sua prima volta in solitaria — due notti a Londra per un evento calcistico avevano già fatto da piccolo rodaggio — ma questa era tutta un’altra storia: due settimane lontano da casa, in compagnia di ragazzi europei, tra studio dell’inglese, escursioni e allenamenti intensi.

Il ritmo era serrato: lezioni al mattino, calcio nel pomeriggio, gite nel weekend. La pioggia inglese si presentava puntuale, ma non certo fermava i ragazzi appassionati di sport. Samuele giocava sotto ogni cielo, assorbendo lo spirito britannico più di quanto facesse con i verbi irregolari inglesi.

Io seguivo l’esperienza a distanza con malinconia per la mancanza a casa di Samuele ma anche con una punta d’impazienza: infatti avevo precedentemente “costretto” Alessandro ad organizzare un weekend veloce a Londra. Ufficialmente per turismo, ufficiosamente per rivedere Samuele. Obiettivo: un incontro familiare per poterlo rivedere ed assicurarmi che tutto fili liscio.

Il risultato? Un saluto rapido. Letteralmente. Dieci minuti di chiacchiere, un abbraccio fugace, e poi lui ci ha congedato con grande naturalezza: gli allenamenti chiamavano, e nulla avrebbe intaccato la sua routine da campus. Una scena che mescolava emozione e ironia, ma che in fondo a me ha tranquillizzato e ad Alessandro ha fatto sorridere.

Durante il campus ha visitato Londra con i compagni: Big Ben, Buckingham Palace, autobus rossi e ruota panoramica. Horsham, invece, l’ha vissuta nel quotidiano: dormitori, campi da calcio, pause tè (spesso dimenticate) e parole nuove da assimilare.

Noi genitori, nel nostro blitz londinese, ci siamo goduti un itinerario versione “tutto in una giornata”: Piccadilly, Tower Bridge, una passeggiata lungo il Tamigi e qualche souvenir afferrato al volo.

Il tempo era poco, ma il cuore era pieno. Vedere Samuele nel suo nuovo mondo ci ha dato la misura di quanto stesse crescendo.

Il ritorno a casa è arrivato tra racconti essenziali ma pieni: qualche amicizia internazionale, una discreta padronanza dell’inglese e il solito entusiasmo calcistico rafforzato.

Horsham gli ha insegnato tanto, senza clamore. È stata la sua prima vera esperienza da viaggiatore indipendente. E noi, pur con qualche “abbraccio non dato”, abbiamo assaporato il privilegio di vederlo fare il suo passo in solitaria.