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2017 – Australia, Papua Nuova Guinea ed Hong Kong

Brisbane, nel Quensland australiano, è la prima tappa della nostra vacanza estiva che ruota tutta intorno ad una crociera di 10 giorni nella lontana Papua Nuova Guinea. Dopo un lungo volo aereo con la Cathay Pacific, con tanto di scalo ad Hong Kong, arriviamo in serata in città e con un taxi raggiungiamo l’hotel Ibis, albergo semplice, pulito, dal prezzo ragionevole e soprattutto dalla posizione invidiabile, essendo situato in pieno centro, a pochi passi da tutti i principali luoghi d’interesse.

All’interno dei giardini botanici cittadini

Al mattino cominciamo la visita della città. Il clima è ottimo: temperatura sui 18 gradi, leggera brezza e sole, perfetto per una passeggiata nei vicini Botanic Gardens, giardini pubblici accessibili gratuitamente a tutti, che ospitano numerosi alberi e piante provenienti da ogni parte del mondo. Si cammina tranquillamente, immersi nella vegetazione dove si sentono i versi di molti uccelli liberi nella natura nonostante ci troviamo nel bel mezzo di Brisbane. Questo parco, il più vecchio della città, occupa oltre 20 ettari tra prati, giardini, boschetti, aree attrezzate, fontane, specchi d’acqua ed alberi e piante rare, in particolare palme e ficus.

Una delle zone che più ci colpiscono è l’Oakman’s Lagoon, un piccolo laghetto, circondato da singolari specie di bambù, dove vi troviamo numerosi ibis, anatre, tartarughe e pescioloni che nuotano a pelo d’acqua.

Breve sosta all’interno del parco

Dopo aver trascorso buona parte della mattinata all’interno di questa splendida area verde, continuiamo la visita della città percorrendo il lungo fiume per raggiungere la fantastica zona di South Bank Parklands dove vi è una grande area con piscine pubbliche (anche queste gratuite), giochi d’acqua per i più piccoli, aree attrezzate per il picnic o il barbecue, attività molto amata dagli australiani, che sanno apprezzare i loro spazi all’aperto.

Questo parco è stato creato in occasione dell’expo del 1988, rivalutando un’area dismessa sulla riva del fiume che ora ospita numerose attrazioni tra cui la grande ruota panoramica ed una piccola foresta con a fianco una pagoda nepalese, costruita da 160 famiglie originarie del Nepal utilizzando ben 80 tonnellate di legno intagliato a mano.

La pagoda nepalese

Siamo fortunati: durante il nostro soggiorno a Brisbane, sempre nei pressi della ruota, vi è in corso il festival dei noodles e, per la gioia di Alessandro e Samuele, decidiamo che lì avremmo consumato tutte le nostre cene. Non è però ancora ora di mangiare e pertanto proseguiamo alla scoperta di questa città grande e cosmopolita ma allo stesso tempo perfettamente a misura d’uomo.

Attraversiamo il Victoria Bridge per raggiungere North Quay, un terminal dei traghetti, ed iniziare così un giro con il city hopper, un catamarano gratuito che solca il Brisbane river dal quale ci godiamo lo splendido panorama della città dal fiume insieme ad altri turisti ma anche a numerosi abitanti locali che lo utilizzano come normale mezzo di spostamento.

Lo Story Bridge dal City Hopper

Giunta la sera, dopo aver gustato un saporito piatto di noodles ammirando i grattacieli illuminati davanti ai nostri occhi, torniamo presto in hotel per trascorrere la notte e recuperare anche qualche ora di sonno tenuto conto degli effetti del jat leg che sono ancora tangibili nei nostri sguardi e nei nostri movimenti rallentati!

Noodles a South Bank Parklands

La giornata successiva la trascorriamo quasi totalmente al Lone Pine Koala Sanctuary, una tra le più grandi aree dedicata agli animali australiani ed al koala in particolare. Distante circa 13 km da centro di Brisbane, lo raggiungiamo facilmente tramite il bus 430 preso dalla Queen Street Bus Station. Nel parco ci vivono numerose specie di animali tipici dell’Australia ma soprattutto ci sono 130 esemplari di koala, perfettamente curati e gestiti dagli addetti presenti, con cui peraltro è possibile fare anche una foto mentre lo si tiene in braccio!

Seppur visitato nella nostra prima visita in Australia nel 2011, Samuele rimane ancora una volta entusiasta di poter ammirare, toccare ed interagire con tanti animali così particolari, a cominciare dai canguri.

Una splendida mamma canguro con il suo cucciolo ormai cresciuto

La prima cosa che facciamo è infatti quella di entrare all’interno di un vasto recinto pieno di marsupiali di diverse dimensioni, compresi i wallabies, che convivono tranquillamente con pochi esemplari di emu. Li accarezziamo, gli diamo del cibo precedentemente acquistato nel parco, ci mettiamo seduti al loro fianco, li accompagniamo mentre si spostano saltellando e soprattutto osserviamo alcune mamme che portano nel loro marsupio il proprio amato cucciolo.

A passeggio con l’emu

I canguri sono tutti molto docili, evidentemente abituati ai turisti con i quali entrano in contatto senza alcun problema ne timore. Anche gli stessi emu, che a me mettono un poco di soggezione per via del loro becco, si avvicinano incuriositi, probabilmente speranzosi di prendere anche loro del cibo dalle nostre mani.

Coccole ad un simpatico esemplare di canguro

All’interno del parco ci sono anche numerose voliere, ma quello che colpisce maggiormente Samuele è la possibilità di poter dar da mangiare, ad orari prestabiliti, ai simpaticissimi lorichetti, una specie di piccoli pappagallini colorati che vivono in completa libertà e che ormai sono abituati ad arrivare allo stesso posto in gran numero per poi posarsi sulle spalle, capelli, braccia e gustare una sorta di zuppa che viene loro offerta dai divertiti turisti. Il tutto facendo un baccano infernale!!!

Circondati dai lorichetti

All’interno del parco vi è un ampio punto di ristoro con wi-fi gratis, dove approfittiamo per mangiare un veloce panino, a pochi metri dai koala. Li osserviamo mentre alcuni si cibano di foglie di eucalipto, altri dormono beati su trespoli ed i più “vispi” si spostano da un ramo ad un altro spesso in maniera tanto goffa quanto dolce!

Arriva poi finalmente il momento della foto: dopo una lunga fila ci viene consegnato in braccio un morbidissimo koala! Sono animali molto delicati; ci viene spiegato come prenderli e raccomandato di non toccarli mai sul viso. Sono teneri, dolci ed hanno uno sguardo magnetico che ci lascia estasiati! Peccato che l’incontro duri giusto il tempo di una foto!

Un dolcissimo koala

Altra tappa che entusiasma Samuele è quella dello spettacolo dei cani da pastore: un paio di esemplari di splendidi border collie guidano un gruppo di pecore merinos tra gincane, strettoie e sali scendi per poi portarle in un piccolo recinto davanti ad un nutrito gruppo di turisti. Rimaniamo diversi minuti ad accarezzare i cani e le pecore dal folto e morbido vello di lana. Prima di lasciare il parco, visitiamo i recinti di tutti gli animali presenti, tra cui i dingo, wombat, pipistrelli, echidna, diavoli della tasmania, coccodrilli e volpi volanti.

Incontro con un pitone

Una volta tornati in centro, abbiamo ancora del tempo per una breve passeggiata lungo la piacevole zona pedonale di Brisbane, piena di locali trendy, cafè, negozi ed edifici moderni e funzionali. Altra cena a base di noodles, quindi a letto.

Brisbane by night

Il giorno seguente completiamo la visita di Brisbane partendo dai giardini botanici (non quelli precedentemente visitati) situati appena fuori il centro cittadino, un vero e proprio immenso parco che occupa una superficie di ben 56 ettari. Fondati nel 1970 e ufficialmente aperti al pubblico nel 1976, questa vasta area comprende molteplici settori tra cui un bosco di altissimi bamboo, un giardino giapponese con tanto di fiumiciattoli, ponticelli e chioschi affacciati sulle acque lambite da piante di ciliegi, una zona desertica, riproduzione dell’entroterra africano, con dune di sabbia e cactus giganti ed il Fragrant Garden, un giardino ove troviamo erbe medicinali e culinarie dai particolari odori, provenienti da ogni angolo del mondo.

I giardini botanici di Brisbane

Il luogo nel suo complesso è molto armonioso, ben curato e frequentato da turisti ma anche famiglie locali. Rimaniamo affascinati anche dalla presenza di due laghi attraversati da piccoli ponti e costellati da bellissimi esemplari di fiori di ninfea. Ci fermiamo lungo le sponde per riposare, mentre Samuele si avvicina ad alcuni ibis mostrando le molliche del panino poco prima mangiato. Si avvicinano senza alcun timore, abituati alla presenza umana, così come lo fanno anche simpatici uccellini che non esitano a prendere al volo dalle mani di Samuele il poco cibo rimasto.

Un uccellino che prende il pane direttamente dalle mani di Samuele

Ovviamente la maggior parte del parco è occupata da una foresta di piante native australiane, compresi gli eucalipto, con tanto di laguna artificiale nella quale viene raccolta l’acqua piovana proveniente dalle montagne. Molto bella anche la zona della foresta pluviale, una distesa fitta ed infinita di palme dai fusti alti e sottili e dalle lunghe radici ancorate al terreno con tanto di fiumiciattolo che serpeggia fra le palme.

Un ibis a caccia di cibo

Nel primo pomeriggio siamo nuovamente in centro. Decidiamo di passeggiare lungo il fiume, partendo dal Queen’s Wharf nelle cui vicinanze sorge l’elegante Treasury Casino, un edificio dei primi anni del 1800 dallo stile barocco con bei colonnati decorati e muri in arenaria, oggi sede di un casinò, hotel, bar e ristoranti.

Il Treasury Casino

Costeggiamo il Brisbane River, attraversiamo il parco botanico visitato nei giorni precedenti, ci fermiamo per scattare qualche foto nel quartiere animato di Riverside quindi arriviamo allo splendido Story Bridge, il ponte icona della città. Inaugurato nel 1940, collega il centro di Brisbane al quartiere di Kangaroo Point e dal 2005, sulla scia del ben più famoso Harbour Bridge di Sydney, è anche possibile scalarlo divenendo ben presto una delle principali attrazioni del Queensland.

Lo Story Bridge

Ci fermiamo a bere in uno dei tanti locali presenti sotto l’arcata del ponte, quindi lo attraversiamo per ritornare infine verso South Bank. In questa parte il fiume è costeggiato da alcune pareti rocciose, alte una ventina di metri, che vengono utilizzate per fare arrampicate. Osserviamo con curiosità alcuni giovani cimentarsi in questa attività mentre altri, meno temerari ma altrettanto sportivi, sono intenti a fare esercizi nei prati limitrofi. In poche decine di minuti siamo nuovamente a South Bank, sotto la ruota, nella piccola foresta che tanto ci piace. Prima di andare a cena (ancora noodles…) ci rilassiamo un poco e ci godiamo l’arrivo del tramonto da una panchina lungo il fiume.

Little Kyoto a Brisbane

La mattina seguente è infatti ora di lasciare la città per raggiungere il porto di Brisbane dove ci attende la Pacific Aria!!! Samuele è al settimo cielo ma anche noi siamo molto felici ed entusiasti di imbarcarci per la crociera verso la Papua Nuova Guinea.

I preparativi sono rapidi e l’organizzazione efficiente tanto che in tarda mattinata siamo già a bordo a goderci il panorama e soprattutto a girovagare per la nave per cercare di conoscerla al meglio. Pranziamo all’aperto, un riposino sui comodi lettini a bordo piscina, quindi insieme ai numerosi passeggeri presenti sul ponte esterno ci gustiamo il magico momento della partenza della P&O con lo spettacolo dell’uscita dal Brisbane River e la costa che man mano si allontana alla nostra vista.

In partenza da Brisbane

I primi due giorni sono di navigazione, l’oceano è calmo e tutto procede bene tra abbuffate al ristorante e relax ma ci si organizza pure le escursioni da effettuare durante le soste. Samuele nel frattempo fa amicizia con qualche coetaneo australiano, con i quali gioca soprattutto a ping pong, si cimenta in tornei sportivi ed in simpatici giochi di società.

Le serate le trascorriamo tra il teatro, partite a carte sul ponte principale, shopping nei negozi presenti a bordo, con Alessandro che fa anche qualche capatina al casino. La prima tappa della crociera è Alotau, piccolo capoluogo della Provincia della Baia di Milne.

Al porto di Alotau

Sbarchiamo al porto dove veniamo accolti e salutati da danze di donne, uomini e bambini con i loro costumi tipici, scalzi, a petto nudo ornato da collane, copricapo di piume e con gonne di foglie di banano essiccate. Quello che però ci colpisce più di tutto sono i sorrisi delle persone, la serenità negli sguardi dei bambini e la felicità che manifestano nel vederci, senza per questo chiederci nulla in cambio! L’autobus su cui saliamo è quello dei locali che per l’occasione viene usato per i turisti dato che qui le crociere arrivano solo due volte al mese ed è per la popolazione una gran festa, tanto che non si lavora e non si va a scuola per dedicarsi agli ospiti!

Veniamo portati a Milne Bay, una grande baia con alle spalle la catena montuosa di Stirling, famosa per essere stato il luogo di una battaglia tanto cruenta quanto decisiva durante la seconda guerra mondiale tra australiani e giapponesi. L’escursione non prevede la visita al memoriale ma qui ad attenderci oggi c’è un festival di danze e costumi locali: siamo al Wanigili Centre!

A Milne Bay

Uomini vestiti da guerrieri, con la pelle tinta di scuro e segni bianchi sul torace, i volti disegnati come una maschera guerriera, lance e piume sulla testa, eseguono danze e suonano tamburi lasciandosi fotografare dai turisti incuriositi.

Anche le donne indossano i loro costumi tradizionali fatti di foglie, fiori e frutta e vendono souvenir o cucinano cibi sul fuoco avvolti in foglie di banano. Tutti sono gentili ed accolgono i numerosi turisti con un sorriso mentre ci mostrano le loro tradizioni per certi versi primordiali.

Al Cultural Festival di Alotau è possibile anche fare un giro su una tipica canoa in legno utilizzata dagli uomini locali per la pesca, gli spostamenti e per le cerimonie. Ovviamente Alessandro e Samuele non si lasciano sfuggire l’occasione e si avviano per un giro nella baia su queste lunghe e curiose imbarcazioni guidate da esperti pescatori locali.

Si parte per una gita in canoa

Rimaniamo un paio d’ore, quindi veniamo accompagnati con un piccolo pulmino ad un vero e proprio villaggio tipico, dove abbiamo modo di conoscere le caratteristiche principali della cultura locale.

Appena arrivati, siamo stati accolti dal capo villaggio, un uomo di circa quarant’anni, a dorso nudo ornato di pendenti, con una gonna di paglia ed un gran copricapo di piume. Ci viene incontro insieme all’anziana madre, ci saluta con semplicità ed allo stesso tempo dandosi un lieve tono di importanza per il ruolo che ricopre.

Incontro con il capovillaggio

Nel mentre ci fa entrare nel villaggio, ci inizia a spiegare l’organizzazione delle famiglie, il fatto che la maggior parte delle persone vive di agricoltura e di lavoretti effettuati in città dagli uomini. Parla un veloce inglese e purtroppo non riusciamo a comprendere tutto ciò che ci racconta ma si capisce chiaramente che è una persona in gamba che cerca di far progredire i suoi “concittadini” salvaguardando allo stesso tempo le tradizioni e la cultura locale.

Qui l’incontro più bello lo abbiamo però con i tanti bambini presenti, dai capelli riccioluti e scuri e dai grandi occhi neri che ci guardano con curiosità. Nel mentre visitiamo il villaggio, alcune donne ci cucinano banane, patate dolci e pesce che assaggiamo volentieri: tutto molto buono, saporito e gustoso!!!

Incontro con dolcissimi bambini del villaggio

Il capo nel frattempo ci racconta che gli abitanti del villaggio, quando si recano in città, indossano abiti normali, vestendo quindi alla “occidentale” mentre all’interno del villaggio i loro costumi sono fatti prevalentemente di foglie di banano, utilizzate peraltro anche per creare delle bellissime ceste di tutte le dimensioni con le quali si trasportano le verdure del campo ma anche i bambini piccoli! Nonostante le persone non sembrano disporre di nulla, rimarranno per sempre nei nostri cuori e nelle nostre menti le immagini dei sorrisi di questa gente con la loro dignità e serenità che trapela da ogni semplice gesto.

La mattina seguente la nave arriva nella città di Rabaul, capoluogo della provincia della Nuova Britannia Orientale fino al 1994, quando è stata distrutta da un’eruzione del vulcano Tavurvur. Scendiamo tra i primi dalla P&O in maniera da avere tempo a sufficienza per visitare i dintorni del porto prima di prendere parte all’escursione prenotata direttamente con la compagnia.

Al Page Park Market

Ci dirigiamo verso un vicino mercato locale, il Page Park Market, molto affollato da gente che viene anche dai paesi vicini per portare i propri prodotti da vendere ed allo stesso tempo acquistare qualche altro bene. Ci troviamo frutta ed ortaggi alcuni dei quali mai visti prima, qualcosa di abbigliamento e generi alimentari di diverso tipo, dall’aspetto non molto invitante.

Donne al mercato

Vi facciamo un giro curiosando tra le bancarelle e fermandoci ad acquistare per un solo dollaro una bella noce di cocco che ci facciamo aprire per berci il fresco succo. Poco distante troviamo anche esposti numerosi souvenir artigianali in legno, parei, cappelli, bracciali e borse in stoffa: tanti semplici oggetti, molti dei quali fatti a mano. Scegliamo qualcosa da riportare a casa, quindi ci riavviamo verso la nave per prender parte all’escursione.

Simpson Harbour

Il tour ruota tutto intorno al famoso vulcano, che già durante il tragitto in pullman iniziamo a vedere sempre da più vicino. La prima sosta la facciamo per ammirare Simpson Harbour, una baia molto suggestiva per la folta vegetazione presente tutt’intorno. Qui veniamo accolti con musiche di tamburi di legno e canti tradizionali intonati da donne e bambini. Il clima è festoso, allegro e gioioso. Acquistiamo qualche piccolo ricordo, scattiamo qualche foto di Samuele insieme ad un paio di bambini ed un coloratissimo pappagallo con sullo sfondo la baia, quindi risaliamo sul bus per raggiungere un’altra tappa poco lontana.

Incontro con un simpatico pappagallino

Si tratta di un piccolo villaggio, situato lungo la costa, dove si trovano i cunicoli scavati dai giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Samuele, memore anche di quelli visitati in Vietnam, si infila senza alcun timore all’interno di uno di questi, mentre noi lo seguiamo a breve distanza. L’impatto non è dei migliori: è buio ed abbastanza stretto, tanto che appena entrati già ci sembra possa mancare l’aria. Fortunatamente il tunnel è corto e quindi in breve tempo ci ritroviamo all’aperto con davanti ai nostri occhi lo splendore del mare.

L’ingresso di un cunicolo

Ma la parte più bella ed interessante dell’escursione sono senza ombra di dubbio le Hot Springs, ovvero delle sorgenti naturali riscaldate dall’ebollizione del vulcano. Si trovano direttamente sul mare ed in alcune parti si nota chiaramente l’acqua dell’oceano ribollire. Bisogna fare attenzione nel camminare, seguire i sentieri e non avvicinarsi troppo alle sorgenti. La zona è veramente molto scenografica con i contrasti di colore che vanno dall’azzurro del mare, al rosso della terra per finire con il verde delle colline circostanti: un vero spettacolo della forza della natura.

Le Hot Springs

Rientriamo a pomeriggio inoltrato sulla nave e, dopo un gustoso spuntino al buffet principale, ci gustiamo il suggestivo momento della partenza dal porto. Nel mentre la nave si allontana lentamente dalla splendida baia di Rabaul, vediamo intorno a noi numerose canoe e piccole imbarcazioni di pescatori che ci salutano, con il sole che nel frattempo tramonta dietro le verdi colline che racchiudono lo specchio d’acqua. Lo spettacolo ci tocca il cuore e ci mette un velo di tristezza nel pensare che difficilmente ci potranno essere altre occasioni per ammirare un panorama così bello e toccante!

Sullo sfondo il vulcano Tavurvur

Dopo una giornata di navigazione durante la quale ci facciamo piacevolmente cullare dalla nave e godiamo dei numerosi servizi di bordo, con Samuele che lo vediamo solo a pranzo ed in rare e casuali occasioni tanto è ormai impegnato con i suoi amici australiani, la mattina seguente la nave getta l’ancora a largo dell’isola di Kiriwina, la più grande delle Isole Trobriand.

La nostra crociera prevede anche un paio di escursioni di mare, in maniera da farci conoscere le splendide spiagge della Papua, e Kiriwina ci da modo di apprezzare anche la cultura locale con le sue radici millenarie dal momento che la popolazione ha qui vissuto di fatto isolata per migliaia di anni e tuttora gli incontri con il mondo “occidentale” sono abbastanza saltuari.

Arriviamo con la lancia all’isola di Kiriwina

Appena la lancia attracca sulla terra ferma, rimaniamo tutti molto colpiti dai colori della spiaggia e del mare, il cui azzurro intenso si contrappone al verde della foresta pluviale interna. Samuele avrebbe subito l’intenzione di fare il bagno ma prima, su insistenza di Alessandro, decidiamo di fare una breve passeggiata tra le improvvisate bancarelle del villaggio. Rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla cortesia delle persone: ci salutano tutti gentilmente, ci invitano ovviamente a vedere la loro merce esposta ma anche a sederci sotto traballanti tende per mangiare o bere qualcosa insieme.

Accoglienza a Kiriwina

Veniamo avvicinati da un’anziana donna con un bambino che guarda con curiosità Samuele. Proviamo a scambiare qualche parola: non quasi per niente inglese ma a gesti e con molta pazienza instauriamo un minimo di dialogo. Decidiamo di rimandare il bagno e di farci condurre al suo villaggio fatto di capanne di legno dove vivono poco più di una cinquantina di persone e suo marito è il capo!

Ci fa strada ed arriviamo alla loro abitazione, direttamente sulla spiaggia: vi troviamo il marito stesso, intento a lavorare alcuni oggetti di legno. Rimaniamo molto colpiti dalla povertà che ci circonda ma allo stesso tempo dalla grande dignità di queste persone e dalla loro gentilezza. Ci viene offerto un cocco da bere prima e mangiare poi e nel mentre cerchiamo di capire quali siano le loro condizioni e di cosa riescono a vivere. Scopriamo così che non hanno energia elettrica, non hanno beni superflui ma che tutta la loro vita è regolata dalla luce del giorno, dalle condizioni del meteo, da cosa riescono a pescare, a cacciare e a produrre insieme agli altri abitanti del villaggio, con i quali hanno un rapporto molto stretto. La famiglia è veramente molto cordiale con noi e saremmo rimasti volentieri a parlare ma purtroppo non abbiamo molto tempo ed è giunto il momento di tuffarci nel mare cristallino.

Samuele e Valeria che mangiano il cocco offertoci dalla famiglia

Li ringraziamo, lasciamo una piccola mancia (non richiestaci ed accettata solo su nostra insistenza) e torniamo alla spiaggia principale per iniziare un lungo bagno con tanto di snorkeling. Oltre a coloratissimi pesci di diverse dimensioni, ammiriamo splendidi coralli e bellissime stelle marine azzurre che sembrano decorare il basso fondale. Ma l’incontro più particolare lo facciamo quasi alla fine del bagno.

Snorkeling

Samuele, che nuotava poco avanti a noi, ci indica a breve distanza un serpente marino a strisce bianche e nere che si muove lentamente nell’acqua. Non si cura della nostra presenza, fortunatamente ci ignora, quindi con molta calma scompare dalla vista per mimetizzarsi tra alcuni coralli. Alcuni abitanti locali ci diranno poi che il serpente è molto velenoso ma non per questo pericoloso in quanto non aggressivo nei confronti dell’uomo a meno che non venga molestato.

Una canoa dei pescatori

Ritornati a riva, Alessandro e Samuele decidono di fare un giro in una delle canoe utilizzate per la pesca. Così, aiutati da un paio di ragazzi, si allontanano dalla riva per poi ritornare dopo una mezz’oretta nel mentre io ne approfitto per riposare e riprendermi dallo spavento dell’incontro con il serpente!!!

Prima di rientrare sulla nave, facciamo ancora un giro tra le decine di bancarelle che offrono soprattutto degli oggetti in legno e curiose borsette in paglia di tutte le forme: facciamo qualche acquisto, scattiamo foto, beviamo l’ennesimo succo di cocco fresco, quindi saliamo sulla lancia che ci riporta a bordo.

Bancarelle per turisti

Il giorno seguente la nostra meta è Conflict Island, una piccolissima isola che, per gli amanti della natura e del mare, è un vero e proprio paradiso terrestre: un atollo di sabbia bianchissima con vegetazione rigogliosa circondata dall’azzurro dell’oceano con tanto di barriera corallina. L’isola è disabitata, vi vivono solo una ventina di persone che gestiscono un centro di osservazione e ricerca sulle tartarughe marine. Qui pure i fondali sono molto interessanti tanto che barriera corallina è tra le più ricche di biodiversità del mondo.

Arrivo a Conflict Island

Appena scesi visitiamo la piccola struttura dedicata alle tartarughe dove ci attendono alcuni giovani ricercatori che ci spiegano le caratteristiche principali di questi splendidi animali. Scopriamo così che i carapaci trascorrono tutta la loro vita nel mare in solitaria, riunendosi solo ai fini dell’accoppiamento. Ogni due o tre anni, le femmine si recano sulla terraferma per deporre le uova: alcune attraversano interi oceani a tale scopo. La meta è sempre la medesima, la spiaggia sulla quale loro stesse sono nate dove, in una buca nella sabbia, depongono dalle 50 alle 200 uova a seconda della specie. Se nessun uomo o animale saccheggia il nido, dopo circa due mesi i cuccioli rompono il guscio e cominciano il faticoso tragitto verso l’acqua, durante il quale sono facili prede per uccelli e granchi affamati. Una volta raggiunto il mare, queste piccole nuotatrici sono alla mercé dei pesci predatori. Così, in media, soltanto un uovo su 1000 diventa un esemplare adulto!

Samuele nutre 3 piccole tartarughe

L’area di ricerca delle tartarughe è davvero molto interessante e divertente specie per i bambini che possono dar da mangiare alle tartarughe e vedere i piccoli che vengono nutriti dai ricercatori per poi rimetterli in mare quando sono un po’ più grandi e forti in modo da avere maggiori possibilità di sopravvivere.

Con qualche mugugno di Samuele lasciamo il centro per raggiungere la spiaggia dove trascorreremo il resto della giornata tra bagni, passeggiate nella foresta e snorkeling! Avvistiamo in acqua tantissimi pesci, di vari colori e dimensioni, ma quelli che più ci colpiscono sono un enorme pesce palla, una tartaruga marina ed un piccolo squalo, ma anche i coralli hanno il loro fascino!

Una delle splendide spiagge dell’isola

Una curiosità: Conflict Islands è un’isola molto piccola ma altrettanto esclusiva: al centro dell’atollo vi è anche una piccola pista di atterraggio per aerei privati! Prima di rientrare sulla nave abbiamo un’ultima sorpresa: assistiamo, in maniera quasi casuale, alla liberazione di una piccola tartarughina. E’ un momento molto emozionante vedere questo piccolo carapace guadagnare il mare e scomparire alla nostra vista.

Conflict Island

Con Conflict Island termina l’esperienza in Papua Nuova Guinea: una terra tanto lontana quanto dagli usi e costumi differenti ai nostri. Siamo rimasti tutti molto soddisfatti ed anche stupiti dalle bellezze naturali ammirate in questi luoghi per certi versi ancora poco conosciuti al turismo internazionale.

Ora ci attendono un paio di giorni di navigazione per il ritorno in Australia a bordo della Pacific, insieme agli altri passeggeri soprattutto australiani e neozelandesi e fortunatamente il tempo per la navigazione è ottimo e tutto si svolge benissimo: relax, divertimento, giochi e buon cibo!

Cocktail a bordo

Arriviamo al porto di Brisbane alle 8:00 di mattina e, come da originario programma stilato da Alessandro, ci dirigiamo verso nord con un comodo pullman locale: destinazione Noosa Heads.

Questa piccola località costiera è molto popolare sulla costa est dell’Australia: si trova a circa 140 km da Brisbane ed è una delle mete turistiche più gettonate di tutta la Sunshine Coast per la possibilità di praticare ogni sport di mare, fare passeggiate nella foresta, avvistare balene e delfini direttamente dalla baia o rilassarsi semplicemente nella bella e lunga spiaggia sabbiosa.

Prime passeggiate all’interno del National Park a Noosa

Lasciati i bagagli al Noosa International Resort, andiamo alla scoperta di quella che sarà poi la nostra meta preferita dell’intero soggiorno in questa splendida cittadina, ovvero il National Park. Qui è possibile percorrere diversi sentieri tutti molto puliti e ben segnalati sia lungo la costa che più internamente, ed avere la possibilità di vedere moltissimi animali nel loro habitat naturale (ci vivono anche i koala che purtroppo però non riusciamo ad incontrare).

Vi passeggiamo praticamente ogni giorno della nostra breve permanenza, incontrando lungo il percorso numerosi turisti ma anche tanti abitanti del luogo che amano camminare in questa piccola foresta che offre spettacolari scorci sull’oceano.

Lungo la costa nel National Park

Lungo la costa è molto facile ammirare branchi di delfini, qualche aquila di mare ed in lontananza anche gli spruzzi delle balene che, in questo periodo dell’anno, migrano verso nord. All’interno, oltre a numerosi uccelli tra i quali i fantastici cacatua rosa ed i falchi, abbiamo avuto la “fortuna” di incontrare in un paio di occasioni anche un serpente dall’aspetto minaccioso (probabilmente velenoso ma non ne siamo sicuri) oltreché le più “tranquille” goanna, ovvero delle grandi lucertole che non temono affatto di avvicinarsi all’uomo alla ricerca di cibo.

Incontro con una goanna

Samuele è sempre entusiasta di passeggiare in questo splendido parco, specie quando vi organizziamo anche un veloce pranzo a base di panini nell’area attrezzata, immerso nella natura e talvolta con le goanne a pochi metri dalle nostre gambe (le mie in particolare!!!).

A Nousa ci sono anche delle bellissime spiagge non attrezzate dove si può fare surf, puddle, canoa ed altri sport acquatici. Quella che più ci affascina è però Alexandria Bay, una lunga insenatura sabbiosa immersa nella foresta del National Park, dove le onde si infrangono con veemenza e fanno chiaramente capire che bisogna prestare la massima attenzione nel fare il bagno.

Alexandria Bay

Una mezza giornata la trascorriamo nella più tranquilla e frequentata Main Beach, piena di bagnanti e con la possibilità di poter noleggiare anche diverse attrezzature sportive. Samuele ed Alessandro ne approfittano per fare un bel giro in canoa, mentre io rimango lungo il bagnasciuga a rilassarmi e scattare qualche foto.

Giro in canoa

La spiaggia e più in generale il lungomare ci regala la sera dei tramonti con colori spettacolari: il posto che preferiamo in assoluto è senza dubbio il belvedere situato nel promontorio sopra la foresta e per ben due volte non ci perdiamo questa meraviglia della natura che ci lascia senza fiato!

Main Beach

La cittadina di Noosa non solo è ricca di hotel, centri turistici di alto livello, negozi, oreficerie ma offre anche numerosi locali di tendenza dove poter trovare cibo per tutti i gusti e tutte le tasche. Ad eccezione di una sera trascorsa in una pizzeria di modesta qualità, per il resto abbiamo optato per cenare da Betty’s Burger, in pieno centro, dove si possono provare hamburger di diversi tipi, insalate e dessert, il tutto in un ambiente giovane e trendy.

Una intera giornata la dedichiamo a Fraser Island, la più grande isola di sabbia del mondo con una superficie di 1.840 km², inserita fin dal 1992 tra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco. La raggiungiamo con una gita organizzata viaggiando su un autobus con speciali ammortizzatori insieme ad altri turisti. Già il viaggio è un’avventura: fatti pochi chilometri l’autista imbocca la spiaggia ed inizia a correre come un pazzo lungo il bagnoasciuga!

Il caratteristico bus che ci porta a Fraser Island

Dopo oltre un’ora di sobbalzi ma anche di un panorama fantastico che si staglia davanti ai nostri occhi, fatto dall’oceano alla nostra destra, un’ampia spiaggia di fronte e foresta alla sinistra, oltrepassiamo la famosa Rainbow Beach per arrivare a Inskip Point. Qui ci attende un piccolo traghetto che attraversa velocemente lo stretto canale che separa la terra ferma da Fraser Island.

L’isola, protetta come parte del Great Sandy National Park, lunga 123 chilometri e larga 22, è un ecosistema unico al mondo: vi sono foreste pluviali, boschi di eucalipti, mangrovie, paludi, brughiere, laghi di acqua dolce che sono tra i più puliti del pianeta e tante, tantissime dune di sabbia, materiale che si è accumulato da oltre 750.000 anni su un substrato roccioso vulcanico.

Una balena che nuota a pochi metri dalla riva

A Fraser vivono numerosi animali, tra i quali il più famoso e tipico è senza ombra di dubbio il dingo, la cui presenza nell’isola è molto importante per la purezza della razza tanto che non è consentito l’accesso ai cani!

Ovviamente vivono allo stato brado e, se si è fortunati, si possono incontrare durante l’escursione: inutile dire come Samuele inizi a fare una vera e propria caccia al dingo che però, purtroppo, non ha alcuna intenzione di mostrarsi a noi.

La sabbia bianca che lambisce il lago McKenzie

La prima tappa la facciamo al lago McKenzie, un lago alimentato solo dalla pioggia e circondato da una striscia di sabbia bianca. L’acqua è di un meraviglioso colore cristallino e, seppur non molto calda, ha un aspetto invitante al quale non resistiamo, specie Samuele che ben presto rimane in costume e si tuffa davanti ai nostri occhi. Io ed Alessandro ci accontentiamo di bagnarci le gambe, preferendo rimanere a passeggiare sulla sabbia bianca e soffice come fosse borotalco.

Il lago McKenzie

Ritornati sul pullman, veniamo condotti alla Central Station Rainforest, altra tappa “obbligata” per chi visita l’isola. Ci troviamo nel bel mezzo della foresta pluviale e ne attraversiamo un tratto con una piacevole passeggiata lungo una passerella di legno. Vi è anche un ruscello che rende lo scenario ancor più bello oltreché particolare: ricordiamoci sempre che questi alberi giganteschi crescono nella sabbia.

Un gigantesco albero cresciuto nella sabbia

Di ritorno dalla camminata, troviamo un’appetitosa sorpresa nell’area attrezzata: l’autista e la guida hanno preparato un succulento barbecue di pesce e carne che gustiamo con molto piacere in compagnia di una famiglia neozelandese!

Nel primo pomeriggio arriviamo ad un altro dei luoghi più conosciuti e visitati di Fraser, ovvero Eli Creek, la più grande insenatura sulla spiaggia orientale dell’isola. Qui vi è un caratteristico ruscello che riversa ogni ora fino a quattro milioni di litri di acqua fresca e limpida nell’oceano. Il bello è che, dopo averlo costeggiato su una passerella per qualche decina di metri, è possibile percorrerlo a nuoto o camminando all’interno del suo letto. Alcuni ragazzini si sono anche attrezzati con gommoncini e si divertono a cavalcare la corrente come se fossero in un parco acquatico.

Eli Creek

Anche noi ci cimentiamo nella classica passeggiata in acqua, circondati dalla ricca vegetazione circostante e l’esperienza, oltre ad essere tonificante e piacevole per le gambe, è anche divertente e spassosa, specie quando un paio di persone “in carne” davanti ai nostri occhi cadono in maniera goffa facendo un bagno tanto completo quanto inaspettato.

Incontro con il dingo!!!

Durante il tragitto di ritorno, oltre alle tante balene che continuiamo a fotografare dal pullman, abbiamo la ciliegina sulla torta che rende la giornata ancor più bella: l’incontro con uno splendido esemplare di dingo. L’animale ci attraversa davanti, si ferma, gira intorno al nostro mezzo che nel frattempo si è fermato a pochi metri dalla riva e poi non trovando nulla di suo interesse, si allontana trotterellando in mezzo alla spiaggia! Per tutti noi questo rimane il momento più magico della lunga escursione!!!

Dopo un’altra giornata di passeggiate e relax trascorsa a Noosa ed allietata anche da un bel bagno nella piscina del resort, è ora di riprendere i bagagli ed iniziare il lungo viaggio per il rientro a casa.

All’interno del resort

Fortunatamente, prima di terminare la nostra vacanza, abbiamo ancora un’ultima tappa: Hong Kong, la famosa città-stato asiatica, mai visitata in precedenza. Dopo un giorno di ritardo trascorso a Brisbane per problemi di aereo (tutto offerto dalla Cathay), arriviamo di primo mattino all’aeroporto dell’ex-colonia britannica, dal 1997 territorio cinese, dove possiamo però rimanere una sola giornata, tempo appena sufficiente per una veloce visita delle principali attrazioni locali.

Lasciamo i bagagli nell’hotel all’interno dell’aerostazione, quindi con il treno veloce in meno di mezz’ora siamo in centro città. La nostra prima meta è Peak Tram, una delle più antiche e famose funicolari al mondo che collega Garden Road al Victoria Peak, la vetta più alta della città che domina l’intera baia. Il viaggio dura solo 8 minuti ma è molto scenografico visto che attraversa una fitta vegetazione e ci permette di avere degli splendidi scorci sui grattacieli che si allontanano dalla nostra visuale e soprattutto divertente visto che in alcuni tratti la pendenza supera i 25 gradi e gli edifici che ci scorrono a fianco sembrano caderci addosso!

La strada ferrata del Peak Tram

Arrivati in cima, ci dirigiamo all’interno della Peak Tower, una sorta di grande centro commerciale con negozi di ogni genere, giochi per bambini ed adulti (tra cui un innovativo simulatore dove si può sperimentare la realtà virtuale con l’ausilio di attrezzature all’avanguardia), attrazioni varie (vi è anche il museo Madam Tussauds) e numerosi ristoranti.

La Peak Tower

La torre originaria è stata demolita nel 1993 per poi essere ricostruita nel 1997 ad opera dell’architetto britannico Terry Farrell che gli ha dato la forma di una barca. Qui si trova Sky Terrace 428, il belvedere più alto di Hong Kong (ubicato a 428 metri sul livello del mare), dal quale ammiriamo una splendida visuale del centro, con i suoi eleganti grattacieli, ma anche le zone circostanti bagnate dal mare della Cina Meridionale come l’ex aeroporto di Kai Dak sulla penisola di Kowloon ed il Victoria Harbour nonché gli incredibili paesaggi naturali del sud dell’isola di Hong Kong.

Visuale di Hing Kong dalla Sky Terrace 428

Nei pressi della Peak Tower, sul fianco della collina troviamo il Lion Pavilion, una struttura in tradizionale stile architettonico cinese immersa in un magnifico giardino, nonché uno dei migliori punti di osservazione dal quale continuiamo a goderci il panorama a 360 gradi della baia.

Visuale di Hong Kong dal Lion Pavillon

Non abbiamo purtroppo molto tempo da dedicare a VIctoria Peak, ma quanto trascorso ci fa ben comprendere le motivazioni per le quali la zona viene considerata come il vero e proprio simbolo della metropoli asiatica: visuali suggestive, modernità, divertimenti, natura e tradizione, tutti elementi sapientemente mescolati che ne fanno un luogo magico!

Un vagone del vecchio Peak Tram

Ridiscesi in centro, facciamo un breve giro per il quartiere finanziario, quindi riprendiamo la metro per raggiungere la seconda ed ultima tappa della nostra veloce visita, l’isola di Lantau. Ci arriviamo con la scenografica funivia di Ngong Ping 360, una delle più lunghe al mondo, che offre una vista panoramica spettacolare, sorvolando paesaggi montuosi e tratti di costa da una prospettiva unica.

Visuale dalla funicolare di Ngong Ping 360

Lantau, situata alla foce del fiume Pearl, è la più grande isola di Hong Kong ed oltre ad essere conosciuta per la sua natura incontaminata, le spiagge di sabbia bianca ed il patrimonio storico culturale, negli ultimi anni è divenuta un’apprezzata meta turistica grazie alla presenza di pittoreschi villaggi, monumenti storici, sentieri escursionistici e parchi divertimento, tra cui addirittura Disneyland.

Preferiamo tralasciare quest’ultimo sia per motivi di tempo che per averlo già visitato in altre parti del mondo e dedicarci come prima cosa alla visita del Monastero di Po Lin, un bellissimo complesso sacro dagli interni finemente decorati con altari e statue varie, tra cui tre in bronzo raffiguranti il Buddha, che rappresentano la sua vita passata, presente e futura. Quella che però ci colpisce maggiormente è sicuramente la gigantesca statua del Tian Tan Buddha, completata nel 1993, divenuta un vero e proprio simbolo non solo del monastero ma dell’isola tutta per la sua imponenza tanto da essere la più grande statua all’aperto del mondo raffigurante un Buddha seduto, a simboleggiare l’armonia dell’uomo con la natura.

Nei pressi del Ngong Ping VIllage, con alle spalle la gigantesca statua del Buddha

La raggiungiamo dopo aver percorso una lunga scalinata di ben 250 gradini ed effettivamente l’opera è posizionata in un luogo ove il tempo sembra essersi fermato, dove si respira un’atmosfera di pace e serenità, circondati da una natura rigogliosa ed un panorama mozzafiato, complice anche un bel monastero buddista situato non molto lontano ma che purtroppo, sempre per il poco tempo a disposizione, non riusciamo a visitare.

Tian Tan Buddha

Prima di riprendere la funicolare, ci fermiamo a visitare il caratteristico Ngong Ping VIllage che, seppur progettato artificialmente, riproduce fedelmente con elementi architettonici in stile cinese un classico villaggio tradizionale, con tanto di case da tè, ristoranti che offrono specialità asiatiche, piccoli musei raffiguranti la storia locale e numerosi negozi di souvenir. Ma la cosa che più ci sorprende è la presenza di diversi esemplari di mucche e vitellini, animali sacri per la religione locale, riposare tranquillamente nelle immediate vicinanze del complesso e passeggiare indisturbate lungo le vie mescolandosi ai numerosi turisti presenti.

Incontro con un
vitellino sacro

La giornata volge al termine e dobbiamo ritornare in aeroporto. È l’ora del tramonto e, sempre con la funivia, ci allontaniamo ammirando il Buddha che diventa sempre più piccolo fino a scomparire dietro la folta vegetazione. Un ultima visita in un affollato centro commerciale per comperare qualche souvenir e soprattutto curiosare tra i prodotti tipici locali e, con il rimpianto di non aver avuto l’occasione di ammirare Hong Kong di notte (peccato….sarà per la prossima volta!), eccoci di nuovo in aeroporto, dove trascorreremo la notte all’International Airport Hotel per poi la mattina seguente prendere il volo diretto che ci riporta in Italia.

Rientro con cabinovia completamente in vetro

Eccoci quindi di nuovo a casa, dopo tre settimane trascorse in giro per il mondo tra divertimento, natura, relax ed un mix di culture tanto differenti tra loro quanto affascinanti! Come dimenticare le tradizioni ed i volti degli abitanti dei villaggi della Papua Nuova Guinea? Oppure le spiagge, le foreste, gli animali ed il mare del Queensland australiano? O ancora le città di Brisbane e Hong Kong? Un viaggio che ci rimarrà certamente per sempre nei nostri cuori e tra le esperienze più belle ed entusiasmanti che abbiamo mai trascorso!!!

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