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2016 – Doha, Sydney e crociera nel Pacifico

Dopo una lunga attesa e diverso tempo impiegato da Alessandro ad organizzare la vacanza estiva, è finalmente giunto il momento di partire per raggiungere la nostra meta principale del viaggio: l’affascinante Australia. Lo facciamo attraverso un volo della Qatar Airways, che prevede uno scalo a Doha. Qui ci fermiamo per un’intera giornata durante la quale ne approfittiamo per visitare ancora una volta questa città in pieno sviluppo.

Si parte!!!

Lasciati i bagagli al Dinasty Hotel, raggiungiamo lo splendido lungomare cittadino, la famosa Corniche, un ampio viale pedonale che si snoda per circa 7 chilometri lungo la baia, luogo di ritrovo molto frequentato sia dalle famiglie del posto che dai turisti. Il caldo è opprimente e fortunatamente incontriamo numerosi caffè e piccoli parchi dove ci fermiamo a bere ed a riprenderci dalla camminata.

Diverse sono le attrazioni che si possono ammirare nel corso della passeggiata, a partire dal Palazzo dell’Emiro, che è la sede ufficiale del governo del Qatar con i suoi lussureggianti giardini (ovviamente non accessibili al pubblico), allo storico monumento simbolo della città, the Pearl, che evoca l’attività principale della popolazione qatariota prima dell’avvento del petrolio ovvero la pesca delle perle.

The pearl

Quello che più ci colpisce rimane comunque lo skyline del distretto finanziario con i suoi moderni ed avveniristici grattacieli che si stagliano dalla parte opposta della baia.

Li raggiungiamo che è ormai tarda mattinata fermandoci ad osservarli dallo Sheraton Park, un bel parco verde con tanto di aree riservate ai bambini, caffetteria e spazi dove potersi rilassare all’ombra di qualche palma.

Lasciamo le Corniche per raggiungere con un taxi un altro dei luoghi simbolo del Qatar, The Torch Doha, l’edifico più alto della città, noto anche come Aspire Tower che ospita al suo interno un lussuoso hotel ed un rinomato centro congressi.

Riusciamo ad entrare ed a salire al diciannovesimo piano dove vi è una piccola ma splendida piscina esterna dalla quale è possibile ammirare il panorama circostante.

La piscina al XIX piano

Samuele ed Alessandro osservano incuriositi la zona sportiva, parte della quale ancora in costruzione, l’Aspire Zone, per i prossimi eventi internazionali mentre io rimango più colpita da un’ampia area verde con tanto di laghetto, fontane, parco giochi e percorsi jogging.

Stadio in costruzione nell’Aspire Zone

A pochi passi dalla Torre, raggiungibile addirittura con un tunnel coperto, sorge il Village Mall, un grande centro commerciale con al suo interno anche una riproduzione dei canali di Venezia con tanto di gondolieri che portano a spasso i visitatori.

Venezia a….Doha

Conoscendo il posto per averlo già visitato l’anno precedente, ci dirigiamo direttamente al luna park, ricco di attrazioni particolari e divertenti, soprattutto per bambini e ragazzi. Samuele ci passa un paio d’ore, con Alessandro che sembra in alcuni momenti essere più coinvolto nei giochi del figlio, fintanto che decidiamo di andare a mangiare qualcosa alla food court del Mall, situata a fianco di una pista di pattinaggio sul ghiaccio!!!

La court food del mall davanti alla pista di pattinaggio su ghiaccio

Usciti dal centro commerciale, ci facciamo portare da un taxi al Mercato Suq Waqif, nella zona delle Corniche, abbastanza vicino anche al nostro hotel. Questo era il luogo ove i beduini si dedicavano alla compravendita di tessuti, gioielli d’oro, spezie ed anche cammelli. Assaporiamo l’atmosfera tipica del luogo e gironzoliamo incuriositi tra le varie botteghe, fermandoci per acquistare qualche souvenir e per bere una fresca spremuta di limone con menta.

A passeggio nel Suq Waqif

Il giorno seguente, prima di dirigerci all’aeroporto, facciamo un ultimo giro in centro, raggiungendo prima il Suq Waqif dove facciamo colazione, quindi il vicino Falcon Souq. In Qatar la falconeria, ovvero l’arte di allevare ed addestrare i falchi per la caccia, veniva molto praticata nell’antichità, tanto che l’Unesco ne ha addirittura riconosciuto l’importanza culturale. Seppur oggi questi splendidi animali non vengono più utilizzati in tal senso, molti qatarioti amano ancora possedere un esemplare di falco da mostrare agli amici e portare a spasso quasi fosse una sorta di “status symbol”. Nel Falcon souq troviamo diverse botteghe che vendono accessori di ogni tipo e, per la gioia di Samuele, anche un paio di negozi che hanno al loro interno numerosi volatili.

All’interno di un negozio di falchi

Alessandro per curiosità chiede qualche prezzo e scopriamo con non poca sorpresa che per portarsi a casa (?!?!?) un falco bisogna sborsare anche cifre superiori ai 10.000 dollari!!!

Pranziamo in aeroporto e, una volta espletati i controlli di rito eccoci che ci troviamo in volo verso l’Australia, destinazione Sydney. Il fuso orario ci rende il primo giorno di visita un poco stanchi, a parte Samuele che sembra non aver risentito affatto del lungo viaggio e dello sfasamento temporale.

Soggiorniamo all’Ibis Budget Sydney East, un albergo semplice e pulito, situato a poche centinaia di metri dal centro. Il programma prevede di rimanere in città per quattro giorni per poi imbarcarci per la crociera alle isole Fiji.

Siamo già stati a Sydney qualche anno prima ma ritornare in questa splendida città australiana ci rende sempre felici, specie Alessandro, letteralmente innamorato dell’Australia e di Sydney in particolare.

I Royal Botanic Garden

La prima meta che visitiamo sono i Royal Botanic Garden, una bellissima oasi verde di 30 ettari dalla posizione eccezionale, vicino all’Opera House ed al molo principale, con sentieri che si snodano lungo la costa e panorami mozzafiato sulla baia con alle spalle gli imponenti grattacieli del CBD. Fondati nel 1816, i giardini botanici reali sono i più antichi del Paese ed ospitano non solo una numerosa varietà di piante ma anche monumenti ed edifici di interesse storico.

Al suo interno troviamo diverse aree tematiche, come il Rose Garden, l’Herb Garden ed il Tropical Centre, ma è l’immenso parco nel suo insieme che ci affascina grazie anche alla presenza di numerosi uccelli che volano tranquilli tra le piante avvicinandosi senza alcun timore ai numerosi passanti presenti.

Un pipistrello appollaiato su un albero

In breve tempo siamo anche noi circondati dagli ibis e soprattutto da splendidi cacatua, pappagalli bianchi con il caratteristico ciuffetto che si dimostrano molto intraprendenti nella ricerca di cibo, come del resto già sperimentato nel corso della precedente visita del 2011.

Uno dei primi incontri di Samuele con i cacatua

Samuele ed Alessandro si divertono tantissimo nel farsi foto con i simpatici uccelli appollaiati sulla loro testa, spalle, braccia ed ognidove… mentre io rimango all’inizio un poco più in disparte ma poi sono “costretta” a partecipare per evitare di essere presa come sempre in giro dai maschietti di casa!!!

Valeria attaccata dai cacatua

Continuiamo la nostra passeggiata tra rarissimi esemplari di piante come ad esempio il pino Wollenia, una conifera riscoperta negli anni ’90 in una gola profonda vicino alle Blue Mountains, quando si pensava che fosse ormai una estinta, oppure l’ultracentenario pino Kauri, l’albero più alto dei giardini botanici, piantato nel lontano 1853. Osserviamo incuriositi i baobab australiani, dalla classica forma a bottiglia che tanto incuriosiscono Samuele per poi fermarci nel piccolo lago dei fior di loto, dove troviamo anche un bell’esemplare di cormorano intento a scaldarsi al sole con tanto di ali allargate.

Botanic Gardens con alle spalle la città di Sydney

Passeggiamo lungo la costa fino ad arrivare alla famosa Mrs Macquarie’s Chair, una sorta di panchina in pietra che Elizabeth, la moglie del governatore Macquarie, aveva fatto costruire nel 1810 per ammirare le navi inglesi in entrata. Oggi è divenuto uno dei simboli dei giardini e soprattutto un romantico punto di osservazione sull’Opera House, l’Harbour Bridge e su tutta la baia.

Macquarie’s Chair

Scattate le consuete foto riprendiamo a passeggiare nel parco che, nel frattempo, si è popolato di numerose persone, di tutte le età, intente a fare jogging, una delle attività sportive preferite degli australiani, molto inclini a vivere all’aria aperta.

Torniamo indietro, sempre costeggiando la baia, fintanto che non scorgiamo sul crinale di una leggera collina la Government House, costruita nel 1843 e residenza del governatore del New South Wales. Seppur accessibile al pubblico attraverso tour guidati in orari prestabiliti, preferiamo continuare la nostra passeggiata.

La baia dai Botanic Gardens

Prima di uscire dai giardini botanici, scattiamo una foto alla bella scritta composta da fiori che simboleggia i 200 anni del parco: un’area veramente fantastica, conservata con molta cura frutto del grande impegno e dell’assoluto rispetto che gli australiani hanno per la natura e gli ambienti pubblici.

I giardini botanici festeggiano 200 anni di vita

Ed eccoci arrivati di fronte ad uno dei simboli non solo della città ma della nazione tutta: l’Opera House.

Patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2007, la struttura si sviluppa attorno ad una lunga e stretta baia e poggia su una grande piattaforma di granito lunga 185 metri e larga 120. L’interno è composto da numerose sale concerto e stanze per altre attività ed ospita mediamente ogni anno circa 2.000 spettacoli per un totale di oltre un milione di spettatori.

Dai Giardini Botanici arriviamo all’Opera House

Camminiamo intorno a questa fantastica opera, inaugurata nel 1973 da un progetto dell’architetto Utzon, apprezzando una delle sue tante peculiarità, ovvero quella che, non possedendo un lato principale, la si ammira con lo stesso stupore da ogni angolo la si osserva.

Ci fermiamo sulla piazza antistante l’Opera ad ammirare l’altro simbolo della città, l’Harbour Bridge, quindi scendiamo la grande scalinata larga oltre 100 metri per arrivare alla passeggiata che ci porta al piccolo porto di Circular Quay.

L’Opera House

Qui facciamo una meritata pausa durante la quale ci mangiamo un panino seduti su una delle tante panchine circostanti, nel mentre ci godiamo il via vai di turisti e locali ma soprattutto l’avvicinarsi “minaccioso” di gabbiani e ibis alla ricerca di qualche briciola!!! A poca distanza da noi ci sono alcuni aborigeni intenti a suonare il loro strumento musicale tipico, il didgeridoo ed a vendere alcuni souvenir artigianali.

Un aborigeno che suona il didgeridoo

A metà pomeriggio Alessandro e Samuele hanno in programma un’escursione particolare, prenotata direttamente dall’Italia e alla quale ho deciso di non partecipare…la scalata all’Harbour Bridge.

Io rimango alla base ed approfitto del tempo durante il quale loro sono impegnati nei preparativi, vestizione e prove su come salire e scendere le ripide scale per fare una bella passeggiata nei dintorni.

Alessandro e Samuele partono per la scalata

Per Alessandro e Samuele è comunque un’esperienza veramente indimenticabile ed entusiasmante, tanto che nei giorni successivi non faranno altro che riparlare della scalata, dell’emozione provata nel salire il ponte, dello splendido panorama che si gode dalla cima e della facilità con la quale sono riusciti a salire, grazie soprattutto ad una perfetta organizzazione che fornisce tutto il necessario e soprattutto pone molta attenzione alla sicurezza dell’escursione.

Scalata all’Harbour Bridge

Unica nota dolente è il prezzo, veramente molto caro (circa 300 dollari australiani a persona), che ci ha fatto inizialmente esitare nella prenotazione. Il Sydney Bridge Climb rimane comunque una delle attività più iconiche dell’Australia e, vedendo l’entusiasmo a la gioia nel volto di Samuele al termine dell’escursione, possiamo solo dire che nel complesso ne è valsa veramente la pena!

In cima all’Harbour Bridge

Inizia a scendere la sera e l’Opera House e il ponte si illuminano regalando a Sydney un aspetto più elegante. Riprendiamo la nostra passeggiata fino a raggiungere Darling Harbour, una delle tante baie di Port Jackson sulla quale si affaccia Sydney e meta prediletta di turisti e locali per l’ampia offerta di negozi, ristoranti ed attività di divertimento presenti nell’area.

Per la cena decidiamo di mangiare cibo orientale e pertanto raggiungiamo il vicino quartiere di chinatown, un’area molto movimentata, piena di ristoranti con vaste scelte di menù per la gioia di Samuele ed Alessandro. Alla fine optiamo per dei noodles con verdure e pesce, quindi ci riavviamo verso il nostro hotel.

Noodles al ristorante asiatico

Casualmente, trovandosi lungo la strada, attraversiamo anche Hyde Park, il più antico parco pubblico della città, dove rimaniamo sorpresi nell’incontrare dei simpatici animaletti: gli opossum australiani, marsupiali notturni abbastanza diffusi che sembrano non temere affatto gli umani tanto che si avvicinano a noi incuriositi e soprattutto alla ricerca di cibo. Abbiamo in borsa della frutta fresca e Samuele non esita nel dar loro alcuni piccoli pezzi di mela che vengono in breve tempo sgranocchiati dai nostri nuovi amici!!!

Incontro con gli opossum in Hyde Park

Rimaniamo una buona mezz’ora ad osservare questi splendidi animali, tra cui anche una mamma con il suo cucciolo che la segue sempre a breve distanza, il loro andirivieni dagli alberi, le brevi litigate che fanno per accaparrarsi un bocconcino prelibato e le loro buffe guanciotte che tanta tenerezza ci fanno.  

Il giorno seguente è in programma un’escursione alle Blue Mountains, che raggiungiamo con una macchina a noleggio prenotata direttamente dall’Italia.

Le Blue Mountains National Park sono un immenso polmone verde di circa un milione di ettari che si trova a circa 50 km ad ovest di Sydney, patrimonio dell’Unesco e meta abituale ogni anno di circa 4 milioni di turisti attratti dai numerosi sentieri, cascate, piccoli villaggi e strutture ricettive adatte ad ogni esigenza ed a tutte le tasche.

Le Blue Mountains

Le raggiungiamo dopo circa un’ora e mezza di viaggio e ci fermiamo in uno dei posti più turistici della zona, l’Echo Point, situato nella caratteristica cittadina di Katoomba.

Qui ammiriamo le famose Three Sisters, formazioni rocciose che dominano la Jamison Valley dai loro 922,918 e 906 metri di altezza.

La leggenda narra che questa tre montagne erano una volta tre bellissime sorelle che si erano innamorate di tre fratelli di un’altra tribù. Purtroppo, a causa di rivalità tra tribù, non gli era concesso sposarsi. Per questo motivo, i fratelli decisero di catturare le tre sorelle causando una battaglia tra le tribù. Per proteggere le sorelle durante la battaglia, il fratello maggiore le trasformò in pietra, con l’intenzione di cancellare l’incantesimo a battaglia finita. Purtroppo, però il fratello più grande fu ucciso durante la battaglia, e non poté mai più annullare l’incantesimo. Per questo motivo le tre sorelle sono ancora lì, che aspettano che qualcuno le liberi.

Alla base delle Three Sisters

Percorriamo anche un breve sentiero che ci conduce direttamente alla Giant Stairway, dove si trova la prima delle Three Sisters. Tutto intorno la natura è fantastica, con l’immensa foresta che riempie la nostra vista con colori che vanno dal verde intenso al blu sfumato, tipico della zona. Il nome Blue Mountains deriva proprio dal fatto che le piante di eucalipto, di cui la vegetazione circostante è ricca, emanano delle microscopiche gocce di olio blu che evaporano nell’aria.

Riprendiamo l’auto ed in pochi minuti siamo allo Scenic World, una sorta di parco con quattro attrazioni molto particolari.

Si parte con il treno più inclinato al mondo!

Dopo un veloce spuntino al ristorante dal quale si gode di una stupenda vista sulle montagne circostanti, iniziamo da una corsa sul treno più inclinato del mondo: scendiamo per 310 metri attraverso un tunnel nel bel mezzo della foresta pluviale con una pendenza di oltre 50 gradi!!!

Il viaggio è breve ma emozionante e, una volta scesi dal vagone, ci troviamo alla Scenic Walkway, un percorso pedonale lungo oltre 2 km che ci permette di camminare in tutta sicurezza tra giganteschi alberi, piccoli rifugi più o meno artificiali e simpatici incontri con la flora locale come ad esempio lo splendido uccello lira.

Lungo la Scenic Walkway

Per risalire utilizziamo la cableway, una cabinovia rossa che effettua un percorso di circa 500 metri sempre in mezzo alla foresta. L’ultima attrazione che facciamo è quella dello skyway, una grande funivia, di color giallo, che attraversa una stretta gola e ci permette di avere una bella visione a 360 gradi della zona, con in basso le cascate di Katoomba e la Jamison Valley. Parte del pavimento è in vetro e camminarci sopra rende l’escursione ancor più emozionante e divertente, specie per Samuele.

Le cascate di Katoomba

Prima di riprendere l’auto, facciamo una passeggiata nei dintorni, fino a raggiungere una bella cascata immersa nella vegetazione con tanto di numerosi cacatua che vengono e vanno dalla fronda di un enorme albero.

Lungo la strada per rientrare a Sydney, facciamo una breve deviazione nella zona di Springwood, ai margini del Parco delle Blue Mountains, per fare una breve passeggiata in una zona che ci era stata precedentemente suggerita come ricca di canguri che vivono liberi in natura.

Canguri in libertà

Effettivamente ne incontriamo alcuni esemplari che scorrazzano liberi in una specie di prateria ai margini della foresta. Li osserviamo avvicinandoci con molta cautela per non spaventarli ed anche per evitare rischi alla nostra incolumità. Sono esemplari anche di grande dimensione ed il fatto di incontrarli al di fuori dei classici parchi, ci riempie di soddisfazione!

In serata siamo nuovamente in città e decidiamo di seguire lo stesso programma della precedente sera: cena nel quartiere orientale, passeggiata e sosta ad Hyde Park per incontrare gli opossum.

Ingresso al quartiere cinese

La mattina seguente è la volta di un’altra escursione fuori città, sempre in auto e sempre nella prima periferia ovest di Sydney: torniamo dopo alcuni anni a visitare il Featherdale Wildlife Park, un grande parco ove vivono per la maggior parte animali australiani.

Qui vi trascorriamo larga parte della giornata, tra koala, canguri, wallabies, emu, pinguini, dingo, echidna, wombats e tante varietà di rettili ed uccelli.

Un piccolo wollabie

Il momento più emozionante per noi rimane senza dubbio quello dell’incontro con il koala, che si può toccare ed accarezzare (non sul musetto ovviamente) ma senza prenderlo in braccio essendo tale pratica vietata nello stato del South Wales.

Un dolcissimo koala

Ci divertiamo molto nel nutrire i canguri con del particolare cibo che viene acquistato in loco: i marsupiali, di diverse dimensioni, si avvicinano senza timore e notiamo anche una mamma che porta nel suo marsupio un bel cuccioletto che fa capolino con la testa!!!

Un docile canguro

Mangiamo all’interno del parco e, dopo aver ammirato i numerosi esemplari presenti di fauna australiana ed essere ritornati a far visita ai canguri tanto amati da Samuele, riprendiamo l’auto per tornare in città.

Una tiliqua rugosa, rettile molto comune in Australia

Il pomeriggio lo trascorriamo tra le vie del CBD (Central Business District) dove facciamo una breve visita al Queen Victoria Building, un edificio a tre piani in stile liberty con all’interno eleganti negozi ed una sosta alla Sydney Tower, la costruzione più alta della città (309 metri). Dall’osservatorio posto sulla cima ci godiamo una vista eccezionale di tutta la baia e ci divertiamo nell’identificare tutti i luoghi precedentemente visitati.

La Sydney Tower

Per la sera optiamo questa volta per un ristorante dalla cucina più internazionale senza però rinunciare alla ormai consueta passeggiata nel parco alla ricerca degli opossum.

Valeria ormai ha preso confidenza con i simpatici opossum

L’ultimo giorno a Sydney lo trascorriamo ovviamente in giro per la città, acquistando qualche souvenir ma soprattutto approfittando della bella giornata di sole per cercare di visitare quanto più possibile di questo magnifico posto.

Dopo una breve passeggiata nei giardini botanici, prendiamo il traghetto da Circular Quay per raggiungere il tranquillo quartiere di Manly, un lembo di terra che si estende tra Port Jackson e l’oceano aperto, meta di turisti per la sua incantevole spiaggia e per la possibilità di fare piacevoli passeggiate lungo la costa.

Shelly Beach

Camminiamo verso sud fino a raggiungere prima Shelly Beach, una graziosa spiaggetta con aree picnic molto affollata, quindi l’omonimo lookout dal quale si gode di un bel panorama sul mare e sulla penisola circostante. Qui, per la gioia di Samuele, abbiamo anche la fortuna di incontrare uno splendido esemplare di water dragon, il drago d’acqua australiano, un rettile non molto facile da vedere in natura che raggiunge anche il mezzo metro di lunghezza (nel nostro caso era lungo circa 30/35 centimetri).

Un water dragon

Lungo la spiaggia principale ci fermiamo ad osservare alcuni serfisti intenti a sfidare le onde (e talvolta anche gli squali che si avvicinano alla riva…) nel mentre ci gustiamo un ottimo gelato alla frutta acquistato in uno dei numerosi locali presenti nella zona.

Nel mentre io ed Alessandro rimaniamo a passeggio, Samuele visita il piccolo acquario di Manly che ci riferisce essere nel complesso poco interessante rispetto a tanti altri visitati in passato.

Murena all’acquario di Manly

Rientriamo in città godendoci anche il panorama dall’esterno del traghetto e, dopo una breve camminata attraversando lo storico quartiere di The Rocks, raggiungiamo nuovamente Darling Harbour, in tempo per poter visitare una delle più famose attrazioni di Sydney: il Sea Life Acquarium.

Piccolo ristoro insieme ai gabbiani a Darling Harbour

È la seconda volta per Samuele, ma l’entusiasmo è sempre lo stesso nell’ammirare le numerose specie di pesci presenti, soprattutto nel percorrere il lungo tunnel di vetro all’interno della vasca degli squali e delle mante.

Aperto nel 1988, più volte riammodernato, l’acquario di Sydney rimane uno dei più belli al mondo sia per la quantità di specie presenti (oltre 11.000), sia per l’ottima organizzazione nella quale la visita è suddivisa: vi sono infatti diverse aree tematiche e, nonostante la grande affluenza di pubblico, il percorso scorre in maniera tranquilla e senza particolari affollamenti.

Approfittiamo della vicinanza e del “biglietto combinato” per entrare anche al piccolo Wildlife World, una sorta di zoo cittadino dove comunque sono presenti solo animali australiani quali wallaby, koala, serpenti e pappagalli, tenuti tutti in maniera assolutamente dignitosa.

Darling Harbour

Per la cena rimaniamo in zona, gustandoci una calda zuppa in uno dei ristoranti situati nel centro commerciale Harbourside, quindi ci fermiamo ad ammirare il quartiere illuminato di notte. Attraversiamo il Pyrmont Bridge, uno dei più antichi ponti girevoli al mondo tuttora operanti (venne inaugurato nel lontano 1903) e torniamo in hotel per la nostra ultima notte in città.

Il mattino seguente è il giorno dell’imbarco: ci rechiamo in perfetto orario all’Overseas Passenger Terminal, a fianco di Circular Quay, dove ci sta aspettando in tutto il suo splendore la Pacific Jewel della P&O Cruises Australia.

La P&O da Circular Quay

Siamo tutti molto entusiasti perché è la nostra prima crociera con partenza dall’Australia ed espletate con molta efficienza e celerità tutte le procedure per l’imbarco, iniziamo il nostro giro esplorativo all’interno della nave, partendo dalla cabina che ci vedrà ospiti per le successive due settimane.

L’Opera House dalla nave

Approfittiamo del fatto che siamo stati tra i primi a salire per sistemarci all’esterno del ristorante situato nel ponte principale per goderci il primo dei tanti e deliziosi pranzi a buffet, il tutto condito dallo spettacolare panorama della baia di Sydney davanti ai nostri occhi!!!

Samuele non si tiene: mangia velocemente, si presta controvoglia a farsi qualche foto e poi scappa in giro a perlustrare ogni singolo ponte della nave. Lo rivedremo solo a distanza di un paio d’ore, al momento della partenza, tutto soddisfatto e felice di iniziare questa nuova esperienza di viaggio!

L’Harbour Bridge

Lasciamo (per il momento) l’Australia ammirando ogni singolo angolo di una delle baie più belle al mondo (specie per Alessandro che lo considera il posto preferito tra tutti quelli visitati…) e nel pomeriggio siamo già in mare aperto a goderci la piacevole brezza ed il lieve dondolio di una tranquilla navigazione.

Si parte!!! Ci lasciamo Sydney alle nostre spalle

Le prime due giornate le trascorriamo sulla nave nel mentre la nave si avvicina lentamente alla prima meta della crociera, la Nuova Caledonia.

Prendiamo confidenza con i servizi inclusi nel pacchetto, con le attività di bordo, visitiamo i numerosi bar presenti, i negozi, giochiamo (molto) a ping pong, sport tra i preferiti di Samuele, passeggiamo e soprattutto mangiamo, mangiamo e mangiamo ancora!

Il ponte principale della nave

La colazione ed il pranzo li facciamo al buffet, con quest’ultimo che è organizzato in maniera particolare: ci sono diverse stazioni di cibo, ognuna “a tema” (messicano, italiano, americano, asiatico, internazionale, frutta, dolci…) dove si viene serviti direttamente dai camerieri. Si chiama The Pantry ed è una prerogativa di diverse navi della P&O che risulta molto apprezzata dai vacanzieri.

Anche a noi piace molto non solo per l’efficienza del metodo che riduce molto le classiche file al buffet ma soprattutto per la buona qualità del cibo, la varietà dei menù e la pulizia che notiamo in ogni angolo del ristorante e, più in generale, della nave.

Pranzo all’aperto

Samuele ha nella parte messicana la sua preferita, Alessandro invece si ferma spesso dal thailandese per i suoi amati noodles mentre io sono più tradizionale ed opto maggiormente per piatti della cucina italiana.

La mattina del terzo giorno attracchiamo a Noumea, capitale amministrativa e principale centro abitato della Nuova Caledonia. La tranquilla città sorge lungo la costa sud-occidentale della Grande Terre, isola principale e più estesa del Paese.

Accoglienza a Noumea

Scendiamo tra i primi, avendo optato di visitare in primis il luogo in autonomia per poi fare una gita organizzata nel primo pomeriggio. Veniamo accolti da un gruppo folkloristico locale con danze e musiche tipiche mentre tutt’intorno sono state allestite numerose bancarelle di souvenir e prodotti artigianali.

Cominciamo ad esplorare la città con una bella passeggiata che costeggia il lungomare fino ad arrivare ad un’ampia spiaggia ove ammiriamo diversi sportivi intenti a fare sport acquatici.

Escursione in canoa

Approfittiamo anche noi del noleggio di kajak ed Alessandro e Samuele si fanno una bella pagaiata nel bel mezzo dell’azzurro del mare, mentre io li attendo rilassandomi sul bagnasciuga.

Continuiamo a camminare fino ad arrivare alla splendida Plage du Meridien che, come dice il nome, è la spiaggia sul quale sorge l’omonimo lussuoso resort.

Canoa tipica locale a Plage du Meridien

Ci riposiamo, prendiamo un poco di sole, Samuele ne approfitta per un veloce bagnetto, quindi ritorniamo al porto, non prima di aver acquistato qualche piccolo souvenir lungo il tragitto e mangiato un veloce snack locale.

Alle 14.30 ci attende infatti un tour guidato prenotato direttamente con la P&O, per farci conoscere le principali attrazioni della città e dei suoi dintorni.

La prima tappa è la cattedrale gotica di Saint-Joseph’s, che con le sue due torri di 25 metri quadrati in pietra e legno svetta nel centro della città. Ci fermiamo pochi minuti, carina ma niente di particolare, quindi raggiungiamo la sommità della collina di Ouen Toro.

Con i suoi 130 metri domina il sud di Noumea e dalla sua cima ci godiamo la splendida visuale di tutta la città e della scenografica laguna.

La laguna di Noumea

Dopo una breve ed intensa pioggia siamo fortunati: spunta infatti all’orizzonte un arcobaleno di rara bellezza che rende ancor più spettacolare un panorama già di per sé fantastico!!! Ci fermiamo per fare una foto con un colorato pappagallino, acquistiamo qualche ricordo dalle bancarelle presenti, quindi riprendiamo l’autobus per ritornare in centro.

Una sosta la facciamo anche nella zona pedonale di Noumea, quindi torniamo in nave dove ci gustiamo una merenda a base di frutta tropicale nel mentre lasciamo l’isola della Grande Terre.

La mattina seguente arriviamo a Marè, l’isola più a sud dell’arcipelago delle isole della Lealtà, anch’essa appartenente alla Nuova Caledonia.

Il piccolo lembo di terra non è altro che un atollo corallino rialzato, con il suo punto più alto che raggiunge i 138 metri di altezza che è anche la “vetta” di tutto l’arcipelago!!! La nave rimane leggermente a largo e raggiungiamo il piccolo porto con le lance della P&O.

La spiaggia di Marè

Purtroppo la giornata non è delle migliori; è nuvoloso e c’è tanto vento, così decidiamo di non fare il bagno anche se la spiaggia e il mare sono incantevoli.

Noleggiamo da un uomo del posto delle biciclette e ci facciamo accompagnare dallo stesso a fare un giro all’interno dell’isola.

Escursione in bicicletta

Scopriamo così alcuni piccoli villaggi situati nel bel mezzo di una piccola ma folta foresta tropicale, osserviamo i bambini giocare tra loro e rincorrersi tra gli alberi per poi avvicinarsi incuriosi e salutarci con grandi sorrisi, ci fermiamo ad osservare alcune case tipiche e la nostra improvvisata guida ci spiega che la maggior parte di esse sono erette dagli stessi occupanti e che è tradizione che il padre ne costruisca una per ogni figlio maschio!!!

Una casa tipica locale

Dopo un paio d’ore siamo di ritorno alla spiaggia principale e, per concludere la nostra escursione, ci gustiamo una succulenta e fresca noce di cocco appena colta!

La tappa successiva è Port Vila, capitale e città più grande dell’arcipelago di Vanuatu, situata all’imbocco di un magnifico porto naturale, ove la nave attracca nel primo mattino.

Abbiamo prenotato sempre direttamente con la P&O l’escursione alle Mele Cascade Waterfalls. Le raggiungiamo con un piccolo pullmino e la guida locale che nel mentre ci illustra le principali caratteristiche dell’isola. Durante il tragitto attraversiamo anche alcuni piccoli villaggi, tra i quali quello di Melemaat, in cui osserviamo incuriositi (ed in parte anche con tristezza viste le condizioni…) una scuola con dei bambini.

Il Parco alle Mele Cascade Waterfalls

Le cascate si trovano all’interno di una sorta di parco e le raggiungiamo dopo un lungo percorso di circa una ventina di minuti tra una fitta e splendida vegetazione tropicale.

Purtroppo non le troviamo con la piena portata d’acqua e quindi non possiamo ammirarle nel loro pieno splendore. Restiamo sicuramente più colpiti dalla foresta e dalle sue enormi piante. Tra queste la guida ci mostra un albero le cui foglie hanno la caratteristica di attaccarsi alla pelle o ai vestiti che si indossano, una sorta di foglia “autoadesiva” che tanto incuriosisce Samuele. Inizia purtroppo anche a piovere e, sempre la guida, corre in nostro soccorso preparandoci dei simpatici cappelli con una grandissima foglia che sembra proprio adatta allo scopo!!!

Cappellino alla moda

Lo spettacolo paesaggistico è strepitoso e mi sembra di diventare parte integrante della natura stessa, mi sento come una pianta!!!

Prima di lasciare questa sorta di parco, ci fermiamo ad ammirare delle simpatiche e coloratissime rane che saltellano tranquille in un piccolo stagno, quindi ci viene offerta una squisita colazione a base di frutta tipica locale che non esitiamo ad assaggiare con grande soddisfazione!

Buffet di frutta

Torniamo a Port Vila che abbiamo ancora qualche ora prima di dover risalire sulla nave. Ne approfittiamo per prenotare da soli un taxi ed andare a visitare il cultural village di Ekasup, situato a poche decine di minuti di auto dalla città, nel bel mezzo della foresta pluviale di Erakor.

Siamo fortunati: non ci sono al momento molti turisti e abbiamo l’esclusiva di una guida locale che ci illustra il villaggio con le sue caratteristiche, la sua storia e le sue tradizioni millenarie.

Samuele con un abitante del villaggio di Ekasup

Assistiamo a delle danze tipiche, alla preparazione del cibo con tanto di spiegazione sui metodi che vengono usati per la sua conservazione senza elettricità ed alla dimostrazione di dell’utilizzo di erbe autoctone per la medicina.

Ci sono poi delle ragazze, vestite anche loro in abiti tradizionali, che sono intente ad intrecciare cesti, stuoie e cappelli che vengono poi venduti ai turisti insieme ad altri souvenir in legno.

Piante di cocco

Samuele rimane molto colpito da questi uomini e donne che conducono un’esistenza a stretto contatto con la natura, procurandosi il cibo unicamente dall’agricoltura e dalla caccia e pesca, senza contare su alcuna delle tante comodità (talvolta anche superflue) che abbiamo noi occidentali.

Nel pomeriggio torniamo in città ma, prima di rimbarcarci, ci fermiamo a visitare una specie di mercatino con bancarelle piene di numerosi souvenir e prodotti locali dove acquistiamo altri ricordi di questo luogo molto distante da noi non solo geograficamente ma soprattutto come cultura e modo di vivere.

La nostra splendida crociera prosegue fino ad arrivare a Port Denarau, uno delizioso ed elegante porticciolo che raggiungiamo con la lancia dalla nave, situato nel lato occidentale dell’isola di Viti Levu, nelle Fiji.

Sbarco a Port Denarau

Facciamo una breve passeggiata tra i numerosi negozi, ristoranti e bar presenti, quindi noleggiamo un taxi con guida in inglese per effettuare un tour dei principali luoghi di interesse della città di Nadi e dei suoi dintorni.

La prima tappa è il grande tempio indù di Sri Siva Subramaniya, situato nel cuore della città ed aperto sia ai fedeli che ai turisti. Per entrare dobbiamo toglierci le scarpe ed indossare un pareo che ci viene fornito all’ingresso. La struttura è molto particolare, con sculture ornate dai colori vivaci e murales che descrivono scene dell’induismo, circondata giardini verdi ben curati.

Il tempio indù di Sri Siva Subramaniya

La guida ci spiega che la costruzione originaria risale al 1926 e che il tempio è dedicato al dio delle piogge stagionali. Una curiosità: coloro che intendono entrare nel tempio non dovrebbero aver consumato carne il giorno della visita.

All’interno del tempio

Purtroppo il meteo sembra non assisterci in questa giornata, quindi ci facciamo portare in un vicino negozio dove vendono oggetti di artigianato locale e soprattutto dove è possibile provare la tipica bevanda figiana: la kava. Assaggiamo questa specie di succo ricavato dalle radici di un arbusto, leggermente alcolico, rimanendo a dir poco disgustati dal sapore e soprattutto dall’aspetto!!!

Valeria assaggia la kava

Acquistiamo qualche souvenir, quindi riprendiamo l’escursione con la guida che ci porta al famoso Garden of the Sleeping Giant (il giardino del gigante addormentato).

Si tratta di un tratto di foresta, facilmente percorribile a piedi tanto da essere considerato quasi un giardino, ove è possibile ammirare moltissime varietà di fiori, specie orchidee, ma anche piante e laghetti perfettamente curati.  

All’interno del Garden of the Sleeping Giant

Questa sorta di parco è stato ideato nel 1977 dal famoso attore Raymond Burr, protagonista della serie televisiva Perry Mason, per poter ospitare la propria collezione privata di orchidee tropicali. Successivamente, dopo anni di fioritura, i giardini sono diventati una vera e propria attrazione popolare ed una delle principali attrazioni turistiche della zona.

Cocktail di frutta

Prima di ritornare a Port Denarau, visitiamo le Sabeto Mud Pool, delle piscine di fango termale dall’aspetto molto spartano, certamente non adatto agli amanti del lusso.

Per prima cosa, dopo essere rimasti in costume, ci cospargiamo il corpo di fango, quindi ci immergiamo in una sorta di pozza d’acqua melmosa e calda, dove rimaniamo per diversi minuti.

Le Mud Pool

Samuele si diverte a schizzarci e tutti ridiamo del nostro aspetto non certo da “grande hotel”…, ma iniziamo anche ad apprezzare una certa morbidezza della pelle.

Ci sono altre vasche con l’acqua a temperature ancor più elevate dove finiamo di fatto di pulirci del fango che avevamo addosso, anche se toglierlo dal viso senza bagnarsi i capelli non è stato proprio semplicissimo. Alla fine, nonostante fossi all’inizio molto titubante nel cimentarmi nel “trattamento”, debbo riconoscere che gli effetti sul corpo sono stati molto positivi e ci sentiamo tutti la pelle liscia come la seta! La pioggia ci accompagna fintanto che non torniamo sulla nave ma certamente non ci disturba più di tanto dal momento che ormai la splendida giornata volge al termine.

Serata in bianco

Il giorno seguente abbiamo in programma un’altra sosta sempre nell’isola di Viti Levu: attracchiamo infatti a Suva, capitale e città più popolosa delle Fiji.

In realtà, quando i primi europei arrivarono sull’isola, Suva era semplicemente un piccolo villaggio che poi, nel corso degli anni, si è iniziato a sviluppare tanto che nel 1882 ha sostituito come capitale Levuka, città che non offriva più alcuna possibilità di espansione.

Appena scesi dalla nave ci immergiamo nell’atmosfera popolare attraversando il mercato della frutta e verdura dove ci sono tanti prodotti particolari.

Ingresso del Palazzo Reale a Suva

Acquistiamo qualche souvenir ed assaggiamo la classica noce di cocco, bevendone prima il succo per poi mangiarne la polpa, quindi noleggiamo un taxi con autista per farci portare a visitare un tipico villaggio locale, con tanto di case costruite su palafitte.

Si tratta di Orchid Island, una sorta di centro culturale nato sulle ceneri di un vecchio villaggio che, nonostante il nome, si trova sulla terraferma, lontano dal mare ma lambito dal fiume Veisari.

Ad accoglierci all’ingresso troviamo il “Bure kalou”, un tempio pagano costituito da una capanna eretta sopra dei maestosi pali decorati con conchiglie, fedele replica degli antichi luoghi nei quali i figiani dedicavano sacrifici umani, spesso nemici, ai loro spiriti ancestrali.

 Il “Bure kalou” all’ingresso del villaggio

Oltre alle caratteristiche abitazioni, il villaggio ospita anche una sorta di piccolo museo con reperti originali della cultura e tradizione locale riferiti in particolare alla storia del cannibalismo, tra cui anche un grande pentolone ove si cucinavano i prigionieri!!!

Sembra infatti che fino alla fine del 1800 vi siano state lotte cruente tra tribù culminate con efferate uccisioni di donne e uomini che poi venivano cotti e mangiati!!!

Prima di lasciare il villaggio, un ragazzino più o meno grande come Samuele si immerge in una specie di laghetto e tira fuori uno splendido esemplare di tartaruga con la quale ci facciamo qualche foto prima di essere rimessa in acqua.

Una splendida tartaruga

Riprendiamo il taxi e veniamo condotti sino alle cascate di Waiyanitu, altro luogo tra i più frequentati dai turisti che visitano Suva. Qui percorriamo un lungo sentiero che costeggia un torrente ricco d’acqua nel bel mezzo della foresta pluviale. Ci sono diverse aree dove poter fare pic-nic o semplicemente fermarsi e riposarsi qualche minuto.

Le cascate di Waiyanitu

Arrivati alle cascate, ci divertiamo ad osservare alcuni giovani prendere la rincorsa, afferrare le liane degli alberi e lasciarsi andare nella pozza formata dalla caduta dell’acqua. Noi preferiamo essere più prudenti e rimanere asciutti anche se l’acqua ci sembra molto pulita e dall’aspetto invitante per un bagno rinfrescante.

Nel pomeriggio torniamo in città e prima di salire sulla nave, approfittiamo della vicinanza del centro al porto per effettuare una breve passeggiata ed acquistare qualche altro ricordo da riportare a casa.

La mattina seguente, di buon’ora, arriviamo nella sperduta Dravuni Island, un’oasi di pace abitata da sole 200 persone facente sempre parte dell’arcipelago delle Fiji.

Incontri a Dravuni Island

L’isola è veramente piccola ma fantastica, con la sua spiaggia principale dalla sabbia bianca e soffice dalla quale ci si può facilmente immergersi per fare snorkeling tra i coralli poco distanti dalla riva.

Facciamo un lungo bagno durante il quale ammiriamo numerosi pesci di diverse razze e dimensioni, colorate stelle marine e gigantesche conchiglie mai viste prima!

3 splendide conchiglie

Facciamo una bella passeggiata lungo la spiaggia e restiamo affascinati dalla lussureggiante vegetazione che contrasta con il blu del mare, quindi visitiamo il piccolo villaggio situato nel centro dell’isola, con le sue abitazioni artigianali e la locale scuola.

Mentre io ed Alessandro curiosiamo in giro, Samuele si mette a giocare insieme ad alcuni ragazzi della nave con un gruppetto di coetanei dell’isola ed organizzano una partita a rugby in uno slargo tra alberi di palme. Li vediamo giocare, tutti a piedi nudi, divertirsi, scambiarsi sorrisi cercando allo stesso tempo di prevalere l’uno sull’altro nel possesso della palla da portare alla meta.

Partita di Rugby!!!

In quei momenti, pur provenendo tutti da culture e realtà tanto diverse tra loro, non vi era alcuna differenza tra i ragazzi, tanto erano presi nel condividere un interesse comune ed il ricordo di quelle immagini rimane per me ed Alessandro uno dei belli e significativi dell’intera crociera.

Nel pomeriggio torniamo con la lancia sulla nave, dalla quale rimaniamo ad osservare già con una certa nostalgia quest’isola meravigliosa.

Lasciamo Dravuni Island

Purtroppo la crociera sta volgendo al termine ma prima di riprendere la via del ritorno, abbiamo ancora un’ultima tappa: si tratta dell’affascinante Isola dei Pini, appartenente all’arcipelago della Nuova Caledonia, un luogo magico, di una bellezza assoluta e difficile da descrivere, tanto da essere da molti definita come “l’isola più vicina al paradiso”.

Scoperta nel 1774 da James Cook durante il suo secondo viaggio in Nuova Zelanda, deve il suo nome alla nutrita presenza di pini alti quasi 60 metri che dominano il paesaggio e che affondano le loro radici direttamente nella sabbia a pochi metri dal mare.

Appena scesi siamo accolti dai locali con musiche e balli tipici e tutte le donne vengono omaggiate di una ghirlanda di fiori che metto volentieri al collo!

Lungo la spiaggia di kanumera

L’isola è piccola e decidiamo di trascorrere l’intera giornata tra le due baie principali, adiacenti tra loro e divise solo da una minuscola striscia di terra: la spiaggia di Kanumera e Kuto Beach.

L’acqua del mare è calma e trasparente, la sabbia bianca e fine, la vegetazione verde e rigogliosa. Facciamo una lunga passeggiata fino ad arrivare ad un lussuoso resort che sorge direttamente sulla spiaggia. Mentre osserviamo il panorama circostante, rimaniamo colpiti dalla vista di un enorme branco di piccoli pesci che forma un grande cerchio in acqua e che, all’improvviso, viene rotto dall’arrivo a tutta velocità di un barracuda, evidentemente intento a cacciare qualche preda!

Branco di pesci

Prendiamo posto lungo la spiaggia di kanumera, a pochi passi da una grande roccia situata nell’acqua, tanto da formare una piccola isoletta facilmente accessibile. Scopriamo poi che si tratta di un luogo sacro per i locali e che non è consentito salirci sopra! In compenso, mentre ci passeggiamo vicino, notiamo un serpente che alcuni abitanti del luogo ci dicono essere molto velenoso seppur non aggressivo nei confronti degli uomini.

Incontro con un serpente velenoso

Ovviamente non ci facciamo mancare una lunga nuotata alla scoperta dei fondali con le nostre nuove maschere da snorkeling. Incontriamo diversi pesci come prevedibile, tra cui anche alcuni calamari giganti che non ci era mai capitato di vedere in acqua.

Snorkeling

Prima di ritornare in nave, ci dirigiamo verso la vicina kuto beach, una lingua di sabbia lunga oltre un chilometro che da vita ad un’ampia baia delimitata dagli imponenti pini. Camminiamo, ci divertiamo ad osservare le scritte sulla battigia, ne facciamo un paio anche noi, quindi raggiungiamo il molo dove curiosiamo intorno ad alcune bancarelle alla ricerca degli ultimi souvenir da portare a casa.

Kuto Beach

Fortunatamente abbiamo ancora un paio di giornate di navigazione, durante le quali approfittiamo del bel clima e degli ottimi servizi di bordo per rilassarci e divertirci in tutta tranquillità. Samuele non si lascia sfuggire l’occasione di “volare” da un capo all’altro della nave sospeso ad un filo. Si tratta del flying fox, una delle diverse attività sportive, molto amate dagli australiani, che si possono effettuare sulla Pacific Jewel.

Preparativi per la flying fox

Sbarchiamo a Sydney di primo mattino, dopo aver gustato l’ultima colazione a bordo con vista direttamente sulla baia, non senza un velo di tristezza per il tempo trascorso molto velocemente, consapevoli di aver vissuto una splendida esperienza ed aver ammirato luoghi tanto lontani da noi e dalle nostre usanze.

L’Harbour Bridge al rientro

Abbiamo ancora un paio di giorni di vacanza prima di rientrare in Italia e li trascorriamo passeggiando per questa splendida città. La meta preferita di Samuele ed Alessandro rimangono i giardini botanici, sia per il panorama che per la possibilità di incontrare i tanto amati cacatua.

Ancora cacatua

Durante una delle nostre scarpinate, vi incontriamo anche un kookaburra, un uccello nativo australiano dal caratteristico aspetto paffutello, che se ne sta tranquillamente appollaiato su un ramo.

Le due notti che passiamo a Sydney le trascorriamo al Central Perk Lodge, un piccolo albergo situato nella zona di Potts Point, un quartiere storico noto soprattutto per la vita notturna ed i numerosi bar presenti in Kings Cross.

A breve distanza dal nostro albergo, prima di raggiungere il Royal Botanic Garden, si trova il Woolloomooloo Wharf, il cui nome, probabilmente di ascendenza aborigena, evoca già curiosità. Si tratta di un elegante quartiere, con un molo pieno di locali alla moda, ristoranti e sculture di arte contemporanea. Ci passiamo spesso e, mentre camminiamo, ci piace osservare anche le lussuose abitazioni che sorgono a breve distanze dal mare.

Woolloomooloo Wharf

Qualche ora la dedichiamo anche alla visita del quartiere storico per eccellenza di Sydney: the Rocks, un tempo luogo di approdo dei coloni e dei carcerati ed oggi zona dai prezzi inaccessibili per noi comuni mortali!!

L’architettura si caratterizza per le classiche costruzioni a mattoncini antichi rossastri ed anche questa parte della città pullula di bar, ristoranti etnici ed alla moda o semplici ritrovi per giovani. Il fine settimana si aggiungono anche mercatini di ogni genere che attirano numerosi curiosi e soprattutto turisti da ogni parte del mondo.

The Rocks

Prima di rientrare in hotel per riprendere i bagagli, raggiungiamo una parte che non avevamo mai visitato di Sydney, la Barangaroo Reserve, un piccolo ma originale parco ancora in fase di ultimazione. Tra verdi prati e vialetti sono stati sapientemente incastonati blocchi di rocce dai quali si gode di una splendida vista sulla baia circostante. Molte le persone intente a fare ginnastica, yoga, correre o semplicemente a passeggiare insieme ai propri figli: un ulteriore zona facilmente fruibile dai fortunati cittadini di questa meravigliosa città.

Barangaroo Reserve

Nel tardo pomeriggio ci facciamo portare da un taxi all’aeroporto di Kingsford Smith di Sydney, dal quale ripartiamo alla volta di Roma con un volo della Qatar Airways, scalo sempre a Doha.

La nostra prima crociera nel Pacifico è stata un’esperienza veramente fantastica: l’organizzazione perfetta, la nave semplice ma con tutti i servizi gestiti in maniera ottimale e soprattutto tappe che ci hanno permesso di visitare luoghi non comuni, che sarebbero stati molto difficili (e soprattutto scomodi e costosi) da raggiungere in altro modo.

Oltre a ciò, il fatto di essere tornati ancora una volta in Australia ed aver avuto la possibilità di passare qualche giorno a Sydney ha reso questo viaggio indimenticabile per tutti noi, specialmente per Samuele, grande amante della natura e degli animali in particolare!!!

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