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L’acquedotto romano che sfida il tempo: meraviglia a Segovia

Segovia ci ha accolti con una delle opere più straordinarie dell’ingegneria romana: l’Acquedotto. Impossibile non restare colpiti dalla sua imponenza, proprio nel cuore della città. Le sue 167 arcate in granito, alte fino a 28 metri, si stagliano senza malta né cemento, incastrate con una precisione che sfida il tempo.

Lo splendido acquedotto

Avevamo letto che fu costruito tra il I e il II secolo d.C., probabilmente sotto l’impero di Traiano o Domiziano, per trasportare l’acqua dalla Sierra de Guadarrama fino a Segovia, lungo un percorso di circa 15 chilometri. E fino al XIX secolo, l’acquedotto ha davvero funzionato.

Foto di famiglia in piazza con l’acquedotto alle spalle

Una leggenda locale racconta che fu il diavolo a costruirlo in una sola notte, per aiutare una ragazza stanca di portare acqua. Ma all’alba mancava una sola pietra, e così il patto fu spezzato. Oggi, quella pietra “mancante” è diventata parte del mito.

Passeggiando sotto le arcate, ci siamo resi conto che l’acquedotto non è solo un monumento: è parte viva della città. I segoviani lo chiamano “el Acueducto” con affetto, e lo considerano un simbolo identitario. Nonostante guerre, terremoti e restauri, la struttura è rimasta fedele alla sua forma originaria.

Un ultimo sguardo dell’imponente opera romana

Un dettaglio curioso: nonostante la sua età, l’acquedotto non ha iscrizioni romane visibili. Questo ha alimentato teorie e studi, ma anche un alone di mistero che lo rende ancora più affascinante. Segovia ci ha regalato un incontro con la storia, fatto di pietra, ingegno e leggenda. Basta alzare lo sguardo per sentirsi piccoli e meravigliati. Dopo questa sosta intensa e suggestiva, riprendiamo il nostro tour spagnolo, con ancora negli occhi la maestosità delle sue arcate.