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2025 – Amsterdam, poi crociera da Cape Town con ritorno in Europa

È la fine di maggio, l’estate fa capolino timidamente… e noi le corriamo incontro con entusiasmo! Ci aspettano luoghi lontani: Città del Capo sarà la porta d’ingresso a una crociera che toccherà Namibia, Capo Verde, Gran Canaria, Gibilterra e Palma di Maiorca. Prima però, una tappa speciale: Amsterdam. Io e Samuele partiamo da Malta, con un volo diretto che ci regala una giornata intera nella capitale olandese. Alessandro ci raggiungerà solo in serata.

Passeggiata a Piazza Dam

Appena atterrati, prendiamo il treno per il centro e lasciamo i bagagli all’hotel Ben Centre, in posizione super comoda a pochi passi da piazza Dam. La città ci accoglie con la sua atmosfera rilassata e familiare. Non è la nostra prima visita, per cui ci limitiamo a una passeggiata leggera tra i luoghi più amati.

Sempre a piazza Dam, il Monumento Nazionale

Piazza Dam ci racconta la sua storia: il Palazzo Reale, la Chiesa Nuova, il Monumento Nazionale… tutto sembra avvolto da un velo di eleganza e memoria.

Passeggiata lungo i canali

Tappa obbligata al Bloemenmarkt, il coloratissimo mercato galleggiante dei fiori, dove i tulipani esplodono in mille sfumature e profumi. Non resistiamo a un food-truck che propone il tipico panino all’aringa: la curiosità ha la meglio, lo proviamo e ci conquista con la sua freschezza sorprendente!

Uno squisito panino all’aringa

Nel quartiere Jordaan ritroviamo la casa di Anna Frank. L’abbiamo già visitata, ma ci fermiamo lo stesso, col pensiero che corre indietro nel tempo, mentre la folla attende silenziosa di entrare. Le strade strette e i canali placidi ci guidano tra pub, ristoranti e boutique. Sbirciamo anche la Westerkerk, dalla sua torre altissima che sembra sfiorare le nuvole.

L’ingresso al Museo di Anne Frank

Ci spostiamo poi al Museumplein, dove storia, arte e relax si fondono in una cornice verdissima. Tra Van Gogh, Rijksmuseum, MOCO e Stedelijk, c’è l’imbarazzo della scelta. Avremmo voluto visitare il Rijksmuseum, ma il tempo è tiranno e preferiamo passeggiare, assaporando l’energia del luogo.

Il Rijksmuseum

Un’altra sorpresa ci aspetta nella Chinatown di Amsterdam, la più antica d’Europa. Tra lanterne, ristoranti e il tempio buddista Fo Guang Shan He Hua, respiriamo culture lontane e colori nuovi.

Uno scenografico angolo di Amsterdam

Torniamo in piazza Dam, dove scopriamo che si può salire sul tetto della Chiesa Nuova. Lo facciamo senza pensarci due volte! Salendo una scala antica e attraversando impalcature temporanee, arriviamo su una piattaforma panoramica. Da lì, lo skyline di Amsterdam si apre davanti a noi come un libro illustrato: la Stazione Centrale, la Westerkerk, il Palazzo Reale e la Torre A’DAM ci osservano in silenzio. Emozioni da non perdere.

Vista dal tetto della Chiesa Nuova

Samuele ha voglia di asiatico e trova un locale che prepara wok personalizzati con noodles, riso e salse. Io lo seguo volentieri.

Alessandro appena giunto nella capitale olandese

Finalmente anche Alessandro arriva! Ci riuniamo in centro e ci concediamo una passeggiata serale lungo i canali. L’aria è tiepida, non è ancora buio, e la città ci fa da cornice perfetta per un momento speciale.

Il Palazzo Reale a Piazza Dam

Arriviamo infine nel quartiere a luci rosse, Walletjes: elegante, storico, pieno di ristoranti raffinati e palazzi gotici. Qui, anche in pieno giorno, si vedono le ragazze in vetrina, ma le foto sono assolutamente vietate. Scopriamo curiosità e tradizioni locali, tra coffee shop e la Oude Kerk, il più antico edificio parrocchiale della città.

Uno degli splendidi canali della città, nel quartiere a luci rosse della città

Il giorno dopo, si parte per Città del Capo! Percorriamo la Damrak verso la stazione centrale, ammirando le case sull’acqua — un po’ storte ma affascinanti. La stazione ci accoglie con la sua facciata neogotica imponente, simile a quella del Rijksmuseum, e in men che non si dica siamo sul treno per Schiphol.

La Stazione Centrale di Amsterdam

Il volo verso Cape Town dura 11 ore, ma il tempo passa tra film, riposo e chiacchiere. I sedili sono comodi, il servizio a bordo gentile.

In volo mentre attraversiamo il Sahara

Atterriamo senza problemi e dopo i controlli ci viene a prendere un autista per portarci al Greenhouse Guesthouse, una struttura accogliente, ben posizionata a due passi dal Waterfront, e che ci fa sentire subito nel cuore della città. Il mattino seguente partiamo per un tour in taxi privato nei dintorni di Cape Town, alla riscoperta di luoghi già visti nel 2018 ma così belli da meritare un bis.

Hout Bay

Prima tappa: Hout Bay. Da qui ci imbarchiamo per raggiungere Duiker Island, dove vive una vivace colonia di foche. L’aria è frizzante—qui è inverno!—ma la navigazione è tranquilla e il paesaggio costiero, tra rocce e onde leggere, è davvero affascinante.

Le foche a Duiker Island

Le foche si muovono curiose tra tuffi e bagni di sole. Al ritorno, ci aspetta a terra un leone marino pacifico e fotogenico, che si lascia avvicinare in cambio di qualche boccone.

Uno splendido leone marino

Proseguiamo verso Boulders Beach, una spiaggia protetta dove vive una delle poche colonie di pinguini africani sulla terraferma. Osservarli nei loro movimenti, tra nidi e nuotate, è emozionante. I versi dei cuccioli ci fanno sorridere: sembrano ragliare, da qui il nome “pinguini somari”.

Boulders Beach

Camminiamo su passerelle in legno immerse nella natura, scattiamo tante foto, e restiamo a lungo, incantati dalla tenerezza di questi piccoli uccelli marini.

La splendida colonia di pinguini

Dopo la pausa tra i pinguini, il taxi ci porta in una fattoria di struzzi, animali imponenti che incuriosiscono Samuele e Alessandro. Io… li osservo con rispetto, ma a distanza!

Alessandro alle prese con un paio di splendidi esemplari di struzzo

Li nutriamo con dei semi e ci godiamo il paesaggio attorno: prati verdissimi e alberi rigogliosi, in un contesto quasi fiabesco.

Samuele alle prese con uno struzzo affamato

La giornata continua verso un punto storico: Cape Point, all’interno della riserva naturale del Capo di Buona Speranza. Qui la natura regna sovrana: scogliere a picco, oceano infinito e sentieri panoramici che ci conducono al faro, attivo dal 1857.

Cape Point

Il panorama è tra i più spettacolari del mondo. Il faro originale, troppo alto e spesso invisibile nella nebbia, fu affiancato nel 1914 da uno più basso e potente, in grado di emettere tre lampi ogni 30 secondi.

Il faro di Cape Point

Questa zona, chiamata inizialmente Capo delle Tempeste, fu doppiata per la prima volta da Bartolomeo Diaz nel 1488. Dieci anni dopo Vasco da Gama la percorse di nuovo, aprendo la rotta marittima verso le Indie. Da lì il re del Portogallo la rinominò Capo di Buona Speranza, simbolo di nuove possibilità.

il Capo di Buona Speranza visto da Cape Point

Non ci fermiamo: raggiungiamo anche il promontorio del Capo di Buona Speranza, un po’ più selvaggio e impegnativo da scalare, ma ne vale la pena.

Alla base del Capo di Buona Speranza

Arrivati in cima ci sediamo sulle rocce e ci godiamo la vista, lasciandoci attraversare dal silenzio e dalla vastità intorno. Anche se tecnicamente il punto più meridionale del continente è Capo Agulhas, questo luogo mantiene tutto il suo fascino e significato.

In cima al Capo di Buona Speranza

Facciamo un’ultima sosta a Muizenberg prima di rientrare a Cape Town. La spiaggia è ampia, con sabbia bianca e fine, molto frequentata dai surfisti grazie alle onde costanti e ben formate. L’atmosfera è vivace, sportiva, e il lungomare è punteggiato dalle celebri cabine in legno dipinte con colori accesi: rosso, giallo, blu e verde.

Muizenberg

Dopo una breve passeggiata, riprendiamo il nostro itinerario verso il Waterfront. Il Victoria & Alfred Waterfront è uno dei punti nevralgici della città, molto frequentato sia dai residenti che dai turisti.

Ingresso al Waterfront

Qui si trovano negozi, ristoranti, bar, pub, musei e l’acquario “Two Oceans”. Passeggiando tra le vie del quartiere si gode di una vista spettacolare sulla Table Mountain, che domina il paesaggio come una presenza costante. Sulle piattaforme galleggianti del porto si possono osservare numerose foche, alcune si tuffano in acqua, altre riposano ammassate, anche con cuccioli al seguito. È un luogo piacevole, perfetto per concludere la giornata.

Le foche sulle piattaforme galleggianti del porto

Per cena scegliamo Ocean Basket, un ristorante specializzato in pesce. Il servizio è rapido e cortese, il cibo fresco e ben cucinato: una scelta che si rivela azzeccata.

Cena all’Ocean Basket

Il giorno seguente ci dedichiamo alla visita della City Bowl, il cuore storico e culturale di Cape Town. Iniziamo dal quartiere Bo-Kaap, situato alle pendici di Signal Hill. Le case colorate in stile olandese, i musei e le gallerie d’arte contemporanea rendono l’area vivace e interessante.

Il quartiere di Bo-Kaap

Questo quartiere ha origini antiche: fu abitato dagli schiavi provenienti dalla Malesia e dall’Indonesia, molti dei quali erano musulmani. Costruirono diverse moschee, tra cui la Auwal, in Dorp Street, risalente al 1794. È ancora oggi in funzione e rappresenta un simbolo importante per la comunità musulmana e per la libertà di culto.

La moschea Auwal

Secondo la South African Heritage Resources Agency, Bo-Kaap conserva la più alta concentrazione di edifici anteriori al 1850 in tutto il Sudafrica, ed è considerato il quartiere più antico ancora esistente della città.

L’Iziko Slave Lodge Museum

Proseguiamo verso Long Street, una delle arterie principali, nota per i suoi ristoranti etnici, bar, gallerie d’arte, negozi vintage e librerie. Poco distante si trova Greenmarket Square, un mercato storico dove acquistiamo alcuni souvenir e oggetti di artigianato locale. Mentre passeggiamo tra le bancarelle, assistiamo a un’esibizione di giovani studentesse che cantano e danzano in abiti tradizionali: un momento spontaneo e coinvolgente.

Giovani studentesse che si cimentano nel canto

Rientriamo a piedi alla nostra guesthouse per recuperare i bagagli. È il giorno dell’imbarco e l’entusiasmo cresce: siamo pronti per salire a bordo e iniziare la nostra crociera.

All’imbarco dell’Aida Stella

La nave su cui ci imbarchiamo è la Aida Stella, appartenente al gruppo Carnival e pensata principalmente per il mercato tedesco. Nonostante la lingua predominante a bordo sia il tedesco, il personale parla anche inglese, e questo ci permette di muoverci con tranquillità. La scelta di questa crociera è stata dettata soprattutto dall’itinerario: navigare lungo la costa orientale dell’Africa fino al rientro in Europa è un’opportunità che non volevamo perderci.

Vista della città con alle spalle la Table Mountain

L’imbarco è rapido e ben organizzato. Saliamo a bordo con entusiasmo e iniziamo subito a esplorare quella che sarà la nostra casa per i prossimi 19 giorni. La nave è moderna, curata nei dettagli, e la nostra cabina si rivela accogliente e funzionale, con tutto il necessario per un soggiorno confortevole.

Ci informiamo subito sulla ristorazione: a bordo ci sono tre ristoranti a buffet, di cui uno con cucina italiana, uno asiatico e l’altro internazionale con serate a tema, inoltre troviamo un ristorante tedesco ed uno specializzato in hamburger. Per il primo pranzo scegliamo il tipico risto-pub bavarese, con panche in legno e camerieri in abiti tradizionali e ci gustiamo degli ottimi hot-dog!

Foto ricordo dal Waterfront

Dopo esserci ambientati, decidiamo di approfittare del tempo a disposizione per tornare a terra: siamo ancora a Cape Town. Samuele propone di visitare il Two Oceans Aquarium, e l’idea ci convince subito.

All’interno dell’acquario

All’interno, attraversiamo tunnel sottomarini e grandi vetrate panoramiche che ci permettono di osservare da vicino squali, mante, murene, meduse, pesci palla e molte altre specie. Il nome dell’acquario deriva dalla sua particolarità: mostra la fauna marina sia dell’Oceano Atlantico che dell’Oceano Indiano, evidenziandone le differenze.

Valeria che si dedica alla musica!!!

All’uscita ci concediamo ancora una passeggiata nel Waterfront, godendoci l’atmosfera vivace e rilassata di questo angolo iconico della città.

Una sosta dalle foche non poteva certo mancare

La nave resta ancorata per la notte, e abbiamo ancora una giornata intera per esplorare Cape Town.

Suggestivo scatto dal Waterfront con alle spalle la Table Mountain

Il mattino seguente iniziamo con una breve gita in barca nel porto, che ci offre una prospettiva diversa su uno dei quartieri più esclusivi della città, con eleganti palazzi affacciati sull’acqua e la Table Mountain che domina lo sfondo.

Lo splendido quartiere residenziale che costeggia il Waterfront

Appena rientrati, decidiamo di salire proprio sulla Table Mountain, un’esperienza che non avevamo mai fatto nei nostri precedenti viaggi in Sudafrica.

La Table Mountain dalla base della funivia

Si può raggiungere la cima a piedi, seguendo sentieri piuttosto impegnativi, oppure con la funivia, che scegliamo per comodità. La cabina ruota su se stessa durante la salita, offrendo una vista a 360 gradi sul paesaggio circostante.

All’ingresso della funivia

All’ingresso, un grande pannello ci informa che la Table Mountain è considerata una delle sette meraviglie naturali del mondo: la montagna, formatasi oltre 520 milioni di anni fa, è tra le più antiche del pianeta.

Panorama dall’alto

L’intera area è protetta come Parco Nazionale e ospita migliaia di specie vegetali e animali, tra cui il procaviale, un piccolo mammifero simile alla marmotta. Il punto più alto si trova a 1086 metri sul livello del mare, e per questo ci siamo vestiti adeguatamente: in cima l’aria è a dir poco fresca, visto che siamo anche nella stagione invernale.

Altra visuale dalla Table Mountain

Il punto culminante è segnalato da un cumulo di pietre noto come Faro di Maclear, costruito dall’astronomo Thomas Maclear, e situato 19 metri sopra la stazione della funivia.

A passeggio nei sentieri del parco

Una volta arrivati, ci dirigiamo subito verso i punti panoramici. Nonostante la giornata sia parzialmente nuvolosa, il panorama è straordinario: la costa e l’oceano si estendono sotto di noi in tutta la loro vastità. In cima troviamo anche un ristorante, un negozio di souvenir e servizi igienici.

Alessandro che si staglia nella foschia del tavoliere

Passeggiamo lungo i sentieri segnalati, immersi nella vegetazione bassa tipica del fynbos, e ci fermiamo in tutti i punti panoramici disponibili. Incontriamo anche alcuni iraci del capo che si lasciano osservare e fotografare con tranquillità.

Un dolce irace del capo

Trascorriamo tutto il tempo necessario per godere appieno di questo luogo unico. Il viaggio di ritorno in funivia è altrettanto suggestivo: il paesaggio selvaggio si allontana lentamente mentre ci avviciniamo di nuovo alla città.

Ritorno alla base con la funivia

La sera, la partenza della nave dal porto è un momento emozionante. La Table Mountain, avvolta nell’ombra, sembra salutarci. Da qui inizia ufficialmente la nostra crociera. I primi giorni di navigazione li trascorro in completo relax sul ponte, sdraiata su un lettino. Il clima non è ancora caldo, ma le coperte messe a disposizione rendono tutto piacevole.

Inizia la navigazione!!!

A bordo, Samuele si lascia coinvolgere dalle attività sportive: frequenta la palestra e partecipa con entusiasmo ai tornei organizzati dall’animazione, come la pallavolo e le freccette. Alessandro alterna momenti di sport a momenti di relax, godendosi il ritmo lento della navigazione. Il mare è calmo, la nave procede senza scosse, e davanti a noi si apre l’immensità dell’oceano.

Samuele che ha appena terminato le sue attività sportive

La Aida Stella ci piace molto: è ben attrezzata, ma non eccessivamente grande, il che la rende più vivibile e meno dispersiva. La cucina è varia e curata, con un’offerta ampia che richiede un po’ di attenzione… il rischio di lasciarsi andare è concreto!

Il ristorante italiano tanto amato da Valeria

Il teatro, situato al centro della nave e visibile da più punti, è uno degli spazi più suggestivi. Qui si svolgono spettacoli serali con artisti dello staff che si esibiscono in performance acrobatiche, spesso con l’uso del trampolino, capaci di stupire anche i più esigenti.

Spettacolo serale con acrobati

Dopo due giorni di navigazione, raggiungiamo le coste della Namibia per la prima escursione: Luderitz. La città, che conta circa 12.500 abitanti, si trova nel sud-ovest del paese ed è nota per la sua architettura in stile bavarese, tanto da essere soprannominata la “Monaco del deserto”. I primi insediamenti risalgono al 1487, quando Bartolomeo Diaz approdò in queste terre. Il nome attuale deriva dal commerciante tedesco Adolf Lüderitz, che nel 1886 investì in questa zona per espandere i suoi affari e cercare minerali preziosi.

Il piccolo centro cittadino pieno di case colorate

Raggiungiamo il centro a piedi e iniziamo a esplorare gli edifici storici, colorati e ben conservati, che mescolano lo stile imperiale tedesco con elementi art nouveau. Il simbolo della città è la chiesa protestante, costruita tra il 1910 e il 1912 dalla comunità luterana.

La chiesa protestante della città

Progettata dall’architetto Albert Herre in stile neogotico, è realizzata in granito e offre una vista panoramica sulla baia. Altri edifici degni di nota sono la sede della Deutsche Afrika Bank, la vecchia stazione ferroviaria e l’ufficio postale. Molto affascinante anche la Goerke House, una villa del 1909 appartenuta all’ispettore delle miniere di diamanti Hans Goerke.

La Goerke House a Luderitz

Terminata la visita in città, ci spostiamo a Kolmanskop con un’escursione organizzata dalla nave. La “città fantasma” si trova a circa 10 km da Luderitz e la raggiungiamo in pulmino, attraversando il deserto del Namib. Kolmanskop nacque agli inizi del Novecento grazie ai giacimenti di diamanti.

L’ingresso alla città di Kolmankop

All’epoca era una cittadina ben strutturata, con ospedale, scuola, impianto per la produzione di ghiaccio, sala da ballo, teatro e casinò. Nel 1912 produceva l’11,7% dei diamanti mondiali, ma l’intensa attività mineraria portò presto all’esaurimento delle risorse. Nel 1956 la città fu completamente abbandonata.

Edificio in classico stile tedesco

Oggi gli edifici, in stile bavarese, sono invasi dalla sabbia del deserto, creando scenari surreali e affascinanti. Dal 2002 Kolmanskop è diventata una meta turistica, con circa 35.000 visitatori all’anno. L’esperienza è davvero particolare: camminare tra stanze semisepolte e finestre che si affacciano sul nulla lascia un’impressione forte e duratura.

L’interno della villa

Luderitz ci ha sorpreso: le sue case colorate, la posizione tra oceano e deserto, e la sua storia la rendono una destinazione unica, con un grande potenziale turistico. La partenza della nave dal porto è, come sempre, un momento carico di emozioni. Lasciare luoghi così lontani e affascinanti, sapendo che forse non ci si tornerà più, aggiunge un tocco di malinconia al viaggio.

Il porto di Luderitz

La mattina ci sorprende con un cielo terso e una brezza leggera: siamo pronti per una nuova avventura in Namibia, questa volta a Walvis Bay. Prima di partire, ci concediamo una passeggiata tra le bancarelle del porticciolo, dove gli artigiani locali espongono oggetti curiosi e colorati. Ne approfittiamo per acquistare qualche souvenir, mentre sulla spiaggia, quasi a salutarci, due pellicani rosa si avvicinano con eleganza. Poco più in là, alcuni bar e ristoranti vista mare offrono piatti tipici: ci fermiamo per un assaggio, immersi nell’atmosfera rilassata del luogo.

Due splendidi pellicani a Walvis Bay

Poi saliamo sulla jeep, insieme al nostro autista locale e ad una signora tedesca. La prima tappa è il lungomare di Walvis Bay, con le sue ville eleganti e i piccoli bed and breakfast affacciati sulla laguna. Qui vivono i fenicotteri rosa, che si nutrono placidamente nell’acqua bassa.

La splendida passeggiata lungo la laguna di Walvis Bay

La zona è rinomata per il birdwatching: si stima che circa 15.000 uccelli migratori trascorrano qui l’estate, rendendo questo angolo di Namibia uno dei più importanti dell’intero continente per la biodiversità.

Alcuni fenicotteri nella laguna di Walvis Bay

La strada asfaltata termina all’improvviso, lasciando spazio alla sabbia. Il deserto del Namib si apre davanti a noi, immenso e silenzioso. Le dune si rincorrono all’orizzonte, modellate dal vento, e il loro profilo dorato si fonde con l’azzurro dell’oceano.

L’ingresso al parco di Sandwich Harbour

È uno dei pochi luoghi al mondo dove il deserto incontra il mare, creando un paesaggio surreale. La guida ci invita a osservare da vicino i granelli di sabbia: alcuni sono rosati, altri color mattone, sfumature dovute alla presenza di minerali. Un dettaglio minuscolo che racconta la storia millenaria di queste terre.

Le splendide dune a picco sull’oceano di Sandwich Harbour

Arriviamo a Sandwich Harbour, dove possiamo camminare liberamente e scalare le dune. Il vento soffia leggero, portando con sé l’odore salmastro dell’oceano. Scattiamo foto, anche se nessuna riesce davvero a catturare la bellezza del luogo.

Pranzo tra le dune

Nel frattempo, le guide allestiscono un piccolo buffet per il pranzo, proprio lì, in mezzo al deserto. Un’esperienza unica, emozionante e divertente, forse la più intensa di tutto il viaggio.

Il deserto del Namib

Sulla via del ritorno, un’ultima meraviglia ci attende: il lago rosa. In realtà si tratta di saline, dove l’acqua assume tonalità rosate grazie a particolari microrganismi. Il colore cambia con la luce, e il sale sulle rive sembra neve soffice. Un altro spettacolo della natura che ci lascia senza parole.

Il lago rosa

La Namibia ci ha regalato emozioni forti e paesaggi indimenticabili. La nave riparte, e ci attendono giorni di navigazione. Il clima si fa più mite, così ci godiamo la piscina e le attività a bordo. Poi arriva il giorno tanto atteso: il passaggio dell’equatore. Sulla nave si festeggia con entusiasmo, tra musica, balli e l’arrivo del dio Nettuno, circondato da sirene ammalianti. Tutti sul ponte, tra brindisi e risate, celebriamo questo momento simbolico con grande allegria.

Si festeggia il passaggio dell’equatore con il capitano della nave

Le giornate scorrono serene, finché finalmente tocchiamo terra a Capo Verde. Il nostro tour culturale inizia a Praia, capitale dell’isola di Santiago.

Arrivo a Praia: l’isola disabitata di Santa Maria

Siamo in pochi, solo noi e due signore, il che rende la visita ancora più piacevole. La prima tappa è la Cattedrale di Nostra Signora delle Grazie, semplice e raccolta, costruita nel 1903. Durante la visita, assistiamo a una messa in lingua portoghese, con molti fedeli presenti: un momento di spiritualità autentica.

Piazza Albuquerque, sullo sfondo si intravede la Cattedrale di Nostra Signora delle Grazie

Accanto alla chiesa si apre la piazza Alexandre Albuquerque, cuore della città. Al centro, una fontana circondata da alberi e panchine, dove la gente si ritrova. Il monumento dedicato al governatore coloniale da cui prende il nome la piazza ci ricorda il passato portoghese dell’isola.

A passeggio nel centro della capitale

Proseguiamo lungo la via principale, piena di locali, caffè e venditori ambulanti, fino al vivace mercato di frutta e verdura. Qui si respira la vera Praia: colori, profumi, voci, e una zona dedicata alla cucina creola, dove la gente mangia insieme, acquista spezie e rimedi naturali. Un’esperienza sensoriale e umana che ci coinvolge profondamente.

Il mercato di Praia

La visita prosegue con il Palazzo del Presidente, costruito nel 1894 e oggi residenza ufficiale. Lo osserviamo da fuori, ma le guardie ci richiamano subito: stavamo scattando una foto troppo vicina all’ingresso!

Il Palazzo del Presidente

Lasciamo Praia per raggiungere la Cidade Velha, a pochi chilometri di distanza. Fondata dai portoghesi nel XV secolo, è la prima città coloniale dell’Africa subsahariana e dal 2009 è patrimonio UNESCO.

Passeggiamo lungo Rua Banana, immersa in una vallata rigogliosa, tra palme e case restaurate secondo lo stile dell’epoca. Visitiamo la Chiesa di Nostra Signora del Rosario, del 1495, la più antica chiesa coloniale del mondo, e il monastero di San Francesco, oggi utilizzato per riunioni.

Il Monastero di San Francesco

In una piazzetta sul mare si trova il Pelourinho, antica gogna che ricorda il passato schiavista della città. Da qui partivano gli schiavi verso il Sud America, incatenati al palo centrale.

Il Pelourinho

Tra i resti storici spiccano quelli della Cattedrale del 1693, un tempo la più grande dell’Africa, e il Forte di São Felipe, costruito nel XVI secolo. In cima alla collina, il panorama sulla baia è mozzafiato.

I resti della cattedrale del 1693

Il forte, con la sua pianta trapezoidale e le mura possenti, fu il primo e più importante dell’arcipelago. La Cidade Velha perse importanza dopo l’apertura del porto di Praia nel 1612, ma oggi è stata restaurata e valorizzata.

All’interno del forte

Un luogo che racconta la storia di Capo Verde, non solo come meta balneare, ma come terra di cultura e memoria. La nave riparte, e il nostro viaggio continua, sempre più ricco di scoperte.

Si rientra al porto di Praia

La tappa successiva, Gran Canaria, è una vecchia conoscenza per noi, anche se questa volta abbiamo scelto di visitare due località che non avevamo mai esplorato in precedenza. La prima è Teror, che raggiungiamo in autobus attraversando paesaggi verdi e villaggi pittoreschi. All’arrivo, il centro storico ci accoglie con la sua atmosfera autentica e curata. È domenica mattina e le strade sono animate dal mercato locale, dove si vendono pane, formaggi, olive e altri prodotti tipici.

Teror

La città è legata alla tradizione religiosa: secondo la leggenda, la Madonna apparve qui nel 1481, e in suo onore fu costruita la Basilica della Vergine del Pino, risalente al 1760. La chiesa domina la piazza principale con la sua facciata neoclassica, le tre porte sormontate da finestre e il campanile a vela con orologio. Sopra la Cappella Maggiore si distingue una cupola bianca con costoloni gialli.

La Basilica della Vergine del Pino

La piazza è collegata al viale pedonale Calle Real, fiancheggiato da case in stile coloniale con balconi in legno. Teror conserva un forte legame con la religione: nel centro si trovano la Croce dei Caduti, il Palazzo Vescovile, il Convento delle Domenicane e la Chiesa del Sacro Cuore. Molto frequentata anche la piazza La Alameda, dove si svolgono eventi culturali. Passeggiamo tra le vie, godendoci l’aria frizzante e l’atmosfera vivace, e acquistiamo qualche souvenir nei negozi locali.

A passeggio lungo il viale pedonale Calle Real

La seconda tappa è Arucas, a pochi chilometri da Las Palmas. Già dal bus si nota la maestosa Chiesa di San Giovanni Battista, costruita in pietra lavica locale. L’edificio, in stile neogotico, iniziato nel 1909 e completato dopo 68 anni, si distingue per le alte guglie e la facciata rivolta a nord.

La Chiesa di San Giovanni Battista, costruita in pietra lavica locale

L’ingresso principale è sul lato ovest, e all’interno si trovano pareti bianche, archi a sesto acuto e rosoni colorati che filtrano la luce. Proseguiamo con una passeggiata nel centro storico, tra vicoli colorati e negozi tradizionali, fino al Parco Municipale, un angolo verde con ruscelli e piante secolari. Arucas è nota anche per la produzione del rum, ma purtroppo la fabbrica e il museo sono chiusi nel fine settimana.

Passeggiata al centro di Arucas

Ci spostiamo poi verso la spiaggia de Las Canteras, dove si trova l’Auditorium Alfredo Kraus, sede del Palazzo dei Congressi delle Canarie.

L’Auditorium Alfredo Kraus

Il lungomare è ampio e offre una splendida vista sull’Atlantico.

La spiaggia de Las Canteras

Prima di rientrare a bordo, decidiamo di visitare anche il centro storico di Las Palmas. Con un taxi raggiungiamo il quartiere Triana, elegante e ricco di palazzi in stile liberty, testimonianza delle famiglie benestanti del primo Novecento.

La Cattedrale di Sant’Anna nel quartiere di Vegueta

Arriviamo infine alla Cattedrale di Sant’Anna, nel quartiere Vegueta, accanto alla Plaza Mayor. Ammiriamo la facciata neoclassica, mentre l’interno è purtroppo chiuso. Di fronte all’ingresso si trovano le statue dei “Dogo Canario”, razza originaria delle Canarie.

Le statue del Dogo Canario

Poco distante visitiamo la Casa Museo di Cristoforo Colombo, costruita sulla dimora del governatore che lo aiutò a riparare La Pinta. L’edificio conserva parti originali del XVI secolo e racconta i retroscena della scoperta del Nuovo Mondo.

La Casa Museo di Cristoforo Colombo

Gran Canaria ci ha colpito ancora una volta, con la sua varietà di paesaggi e la ricchezza culturale delle sue città. Le isole Canarie sono davvero un mondo a sé, sospeso nell’Atlantico.

Lasciamo l’isola di Gran Canaria

La crociera prosegue, ormai siamo rientrati in Europa e il paesaggio ci appare più familiare. Prima di toccare terra a Gibilterra, attraversiamo il celebre Stretto, visibile dal ponte della nave: da un lato l’Africa, dall’altro la Spagna, e davanti a noi il punto esatto dove l’Atlantico incontra il Mediterraneo. Uno spettacolo emozionante, che ci ricorda quanto sia straordinario questo viaggio.

Attraversiamo lo Stretto di Gibilterra

Già prima di attraccare, scorgiamo la maestosa Rocca di Gibilterra, che domina il paesaggio con il suo profilo inconfondibile. La Rocca forma una penisola collegata alla parte meridionale della Spagna, e il suo punto più alto raggiunge i 426 metri sul livello del mare.

All’ingresso del centro di Gibilterra

Appena scesi dalla nave, raggiungiamo a piedi la stazione della funivia per salire sulla Rocca e visitare la Riserva Naturale, rimandando la scoperta del centro storico a più tardi. Compriamo un biglietto di andata e ritorno, ma è preferibile optare per quello di sola andata se si desidera visitare tutto il parco: infatti, esplorando le attrazioni si scende parecchio, e per riprendere la funivia bisogna risalire a piedi.

La salita in funivia

In brevissimo tempo arriviamo in cima alla Rocca, dove ci accoglie un favoloso belvedere da cui si gode uno spettacolare panorama sulla baia e sulle coste circostanti, inclusa quella africana!

All’arrivo in cima abbiamo subito un simpatico incontro

La Rocca è abitata dalle simpatiche scimmie di Barbary, senza coda e decisamente curiose! Subito incontriamo due bellissimi esemplari adulti, in equilibrio sulla ringhiera, che ci osservano con attenzione, forse nella speranza di rubarci qualcosa. Eh sì, bisogna stare molto attenti, soprattutto a non aprire zainetti e borse: il furto è quasi assicurato! Fortunatamente, le scimmie sono molto socievoli e non pericolose, a patto naturalmente che siano rispettate e non infastidite.

Panorama della Rocca dall’alto

La nostra passeggiata sulla Rocca prosegue con diversi incontri di questi simpatici esemplari, ma il momento più bello è quando vediamo i piccoli: sono teneri, dolcissimi e giocherelloni, mentre saltellano velocemente rincorrendosi sulle staccionate.

Incontro con un dolce cucciolo

La Rocca di Gibilterra è davvero un luogo straordinario, ricco di natura e attrazioni. Tra queste, la suggestiva Grotta di San Michele e i tunnel sotterranei della Seconda Guerra Mondiale, scavati dagli inglesi a scopo difensivo.

Riposo…in compagnia

Le grotte di San Michele sono caratterizzate da meravigliose stalattiti e stalagmiti che creano un ambiente unico e incantato. Proprio l’incontro tra una stalattite e una stalagmite forma una scultura che ricorda un angelo con le ali aperte, da cui il nome della grotta. Grazie all’atmosfera suggestiva e alle eccezionali qualità acustiche, la grotta ospita eventi culturali come concerti e spettacoli teatrali, con una capienza di oltre 100 posti.

L’angelo all’interno della grotta di San Michele

Le formazioni interne sono illuminate in modo da esaltarne la bellezza naturale, creando un’atmosfera magica che resterà tra i nostri ricordi più belli. Oltre alla natura, la Rocca custodisce importanti testimonianze storiche, dovute alla sua posizione strategica. Tra queste, i Tunnel della Seconda Guerra Mondiale: un ingegnoso sistema di gallerie sotterranee per proteggere truppe, scorte e attrezzature da attacchi aerei e bombardamenti.

I tunnel utilizzati nella seconda guerra mondiale

All’inizio del conflitto, la popolazione civile fu evacuata da Gibilterra, che assunse la funzione di base militare da cui gli inglesi controllavano il Mediterraneo e il Nord Atlantico. Le nuove gallerie si aggiunsero alle straordinarie Gallerie del Grande Assedio, scavate nel XVIII secolo, per un totale di circa 52 chilometri! In questa sorta di città sotterranea, i soldati si muovevano liberamente, al riparo dagli sguardi nemici, pianificando le strategie in un luogo sicuro. Purtroppo non possiamo visitare il superbo Castello Moresco, una fortezza medievale costruita durante la dominazione moresca, attualmente in fase di ristrutturazione. Proseguiamo lungo il sentiero, godendo delle fantastiche vedute sul porto, sulla città e sul piccolo e curioso aeroporto che si trova al confine tra Gibilterra e la Spagna.

Panorama del porto e del piccolo aeroporto cittadino

Percorriamo una lunga scalinata, la “Union Jack”, per raggiungere il centro storico. Questi gradini, dipinti di rosso e blu, celebrano l’esito del Referendum del 1967, con cui i cittadini scelsero di rimanere sotto la sovranità britannica. Arriviamo quindi alla via principale, la Main Street, cuore dello shopping, con tanti negozi duty free e un’atmosfera british accentuata dalle iconiche cabine telefoniche rosse.

Casemate Square

Poi ammiriamo la bellissima piazza di Casemate Square, caratterizzata da ampi locali, ristoranti e bar dove residenti e turisti si concedono una pausa rilassante. Passiamo attraverso il Landport Tunnel e attraversiamo il percorso pedonale dell’aeroporto fino ad entrare nella parte spagnola: sì, perché questo aeroporto è davvero singolare!

Passeggiata nel bel mezzo dell’aeroporto

Ormai soddisfatti della splendida visita a Gibilterra, rientriamo sulla nave, ma prima una sosta allo stadio lungo il tragitto è d’obbligo. Con questa tappa la nostra favolosa crociera è praticamente terminata. Ora ci aspetta un altro giorno di navigazione prima di giungere a destinazione, Palma di Maiorca.

Lasciamo la splendida Gibilterra

Per l’ultima volta salpiamo dal porto e, affacciati sul ponte, ammiriamo la spettacolare Rocca di Gibilterra, con la città che si estende alle sue pendici. Ci sentiamo davvero fortunati: abbiamo visto tante cose meravigliose.

Cena al ristorante orientale

Questo viaggio ci ha regalato paesaggi indimenticabili che non scorderemo mai, insieme alla scoperta di culture lontane e affascinanti. Pensavamo che ci saremmo stancati un po’ di stare sulla nave per così tanti giorni, e invece arriviamo alla fine con la sensazione che il tempo sia volato!

Torte ricordo della crociera

Arrivati a Palma, scendiamo dalla nave Aida Stella, felici perché la crociera è stata stupenda, ma allo stesso tempo un po’ tristi di rimettere i piedi a terra definitivamente. Abbiamo comunque l’intera giornata davanti per visitare la bella città dell’isola di Maiorca, dove siamo stati molti anni fa. È stato il primo paese visitato con Samuele, quando aveva appena 50 giorni!

Eccoci arrivati nel centro di Palma

Raggiungiamo facilmente il centro con il bus e cominciamo il nostro tour a piedi. Subito rimaniamo impressionati dalla vitalità della città, piena di turisti e dall’atmosfera vivace. Camminiamo in direzione della Cattedrale e, lungo il tragitto, attraversiamo la bella zona del Passeig del Born, una rinomata strada caratterizzata da edifici modernisti, caffè e negozi di lusso. L’area è davvero elegante e la piacevole atmosfera è allietata da un ampio e fresco viale alberato.

Il Palazzo dell’Almudaina

In breve arriviamo alla Cattedrale di Santa Maria, costruita circa 700 anni fa, davanti al mare e vicino al Palazzo dell’Almudaina e al Palazzo Episcopale di Maiorca.

la splendida Cattedrale di Santa Maria

Decidiamo di entrare per la visita completa della Cattedrale, sia dell’interno che della terrazza panoramica. La costruzione iniziò nel XIII secolo, sopra l’antica Moschea Maggiore, e rappresenta un grandioso esempio di stile gotico-catalano. Di particolare rilievo il rosone gotico di circa 100 metri quadrati, il più grande del mondo, opera del celebre Gaudí.

Il rosone gotico della Cattedrale

Quando si entra all’interno si rimane colpiti dalla luce che filtra dalle vetrate, creando varie sfumature di colore che si posano sulle superfici e sulle opere d’arte. Impressionante l’abside centrale con la Cappella della Trinità e il Presbiterio, con il baldacchino realizzato dal grande Antoni Gaudí.

L’abside centrale

Particolare anche l’abside laterale a destra, dove si trova un murale ceramico dell’artista contemporaneo Miquel Barceló, che pur nella sua modernità si inserisce magnificamente nel contesto. Salendo sulle terrazze panoramiche attraverso una lunga scalinata, quando arriviamo in alto e scorgiamo il panorama, dimentichiamo tutta la fatica!

La terrazza panoramica della Cattedrale

Lo spettacolo davanti ai nostri occhi è pazzesco: il mare, il porto, i tetti della città, le piazze e in lontananza il Castello Bellver. Assolutamente da non perdere!

Vista della città dall’alto

Dopo la visita della superba Cattedrale, continuiamo a girare per il centro e attraversiamo la maestosa Plaza Mayor, piena di negozi e ristoranti. Un altro edificio che ci colpisce è l’Ayuntamiento de Palma, in Plaza de Cort, con splendida facciata barocca. Proprio davanti al Municipio si trova un palazzo incantevole che al piano terra ospita la pasticceria Ca Na Cati, una delle più buone di Palma.

Pranzo al Mercato del Olivar

Noi invece abbiamo deciso di mangiare del prosciutto iberico, così ci rechiamo al Mercato del Olivar, con vasta scelta di prodotti ortofrutticoli, formaggi, pesce e vari stand di prodotti tipici locali. Possiamo finalmente deliziare il nostro palato con questa specialità: una vera bontà, un po’ caro ma ne vale la pena, perché il suo gusto è unico.

Un ultimo sguardo alla splendida Cattedrale di Palma

Girovaghiamo ancora un po’ per il centro, godendo del clima piacevole e dell’atmosfera vacanziera, poi decidiamo di fare una lunga passeggiata sul lungomare fino al terminal per recuperare i bagagli. Il lungomare è stato rinnovato di recente: il marciapiede è molto spazioso e vi è anche una pista ciclabile. Una passeggiata piacevolissima tra il mare da un lato e bellissime residenze moderne dall’altro, con vari alberi di palme. Del resto, siamo a Palma!

Passeggiata lungo mare fino al porto

Con il taxi raggiungiamo l’organizzatissimo e frequentato aeroporto di Palma, dove con un volo Ryanair torneremo a Roma, pronti a rivedere amici e parenti e a condividere con loro le emozioni di questo viaggio indimenticabile.