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Sulle tracce degli antichi atleti: il Panathinaiko di Atene

C’è un luogo ad Atene dove il marmo racconta storie di gloria, sudore e rinascita. Io e Alessandro ci siamo ritrovati lì, al Panathinaiko, lo stadio che più di ogni altro incarna lo spirito olimpico. Appena entrati, ci ha accolto un silenzio solenne, rotto solo dai nostri passi sulla pista: 204 metri di storia, dove nel 1896 si tennero i primi Giochi Olimpici dell’era moderna.

Passeggiare su quella pista è stato come attraversare un confine temporale. Abbiamo immaginato gli atleti dell’antichità correre durante le feste Panatenee, dedicate alla dea Atena, mentre il marmo pentelico – lo stesso del Partenone – brillava sotto il sole. Le gradinate, capaci di ospitare fino a 50.000 spettatori, ci hanno invitato a sederci e osservare il panorama: un abbraccio di pietra che racconta secoli di eventi.

Lo stadio ha origini nel IV secolo a.C., ma fu ricostruito in marmo nel 144 d.C. da Erode Attico, mecenate e oratore ateniese. Dopo un lungo periodo di abbandono, venne riportato alla luce nel XIX secolo grazie a Evangelos Zappas, che lo volle come sede dei Giochi Zappiani, veri precursori delle Olimpiadi moderne.

Abbiamo visitato anche il piccolo museo nascosto sotto le gradinate: una raccolta di torce olimpiche, medaglie e cimeli che raccontano l’evoluzione dei Giochi. Una curiosità che ci ha colpito? Il Panathinaiko è il punto d’arrivo della maratona olimpica, in omaggio all’eroico Filippide, messaggero di Atene.

Uscendo, con il sole che rifletteva sul marmo, ci siamo scambiati uno sguardo complice. Quel luogo non è solo uno stadio: è un monumento vivente, un ponte tra passato e presente. E noi, anche se per poche ore, ne siamo stati parte.