Settimana Santa a Saragozza: il rito che non ti aspetti
A Saragozza, prima sosta del nostro tour in Spagna, ci siamo imbattuti in una scena che sembrava uscita da un film storico: una processione notturna, con centinaia di persone incappucciate, vestite di bianco e con lunghi cappucci neri. Eravamo nel pieno della Settimana Santa, e senza volerlo, ci siamo ritrovati nel cuore di una delle tradizioni religiose più intense della Spagna.

Le figure che sfilavano sono chiamate nazarenos o penitentes, membri delle confraternite religiose che, da secoli, partecipano alle processioni pasquali. Il loro abbigliamento, con tunica e cappuccio a punta (capirote), ha radici medievali e simboleggia penitenza e anonimato davanti a Dio. È importante chiarire che non ha nulla a che vedere con il Ku Klux Klan, nonostante la somiglianza visiva: l’origine e il significato sono completamente diversi.

La processione che abbiamo visto era accompagnata da tamburi solenni, croci, statue sacre e un silenzio rispettoso. Alcuni partecipanti camminavano scalzi, altri portavano pesanti crocifissi. Le confraternite si distinguono per colori, ritmi e simboli, e ogni gruppo ha una storia secolare alle spalle.

Saragozza è famosa per la sua Semana Santa, che coinvolge oltre 4.000 tamborileros e decine di confraternite. La tradizione dei tamburi, tipica dell’Aragona, si dice servisse a “risvegliare la terra” durante i giorni della Passione. Oggi è un elemento identitario, che trasforma le strade in un palcoscenico di fede e memoria.

Un aneddoto curioso: alcune confraternite mantengono gli stessi percorsi da secoli, e i posti lungo il tragitto vengono “prenotati” dalle famiglie anno dopo anno. I bambini assistono in silenzio, imparando il rispetto per una tradizione che non è solo religiosa, ma anche culturale. Quella sera, Saragozza ci ha mostrato un volto diverso: solenne, rituale, profondamente radicato. Un’esperienza che non avevamo previsto, ma che ci ha lasciato il segno.

