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I Khmer Rossi ed il Campo della Morte

Alle porte della capitale Phnom Penh è possibile visitare uno dei luoghi simbolo della tragica e recente storia cambogiana: il Choeung Ek Memorial (Campo della Morte), un ex cimitero cinese, area prima ancora utilizzata come frutteto, dove meno di mezzo secolo fa il regime dei Khmer Rossi giustiziò migliaia di persone.

Tra il 1975 ed il 1979, ovvero nell’arco dell’esistenza della Kampuchea Democratica, sotto la guida di Pol Pot, è stato infatti appurato che sono stati uccisi tra 1,5 e 3 milioni di cambogiani: un fenomeno forse unico e senza precedenti nella storia dell’umanità. In questo periodo, migliaia di cambogiani innocenti vennero sequestrati, torturati e uccisi per mano del violento regime dei Khmer Rossi.

L’ingresso del Campo

Si stima che, nel solo Campo di Choeung Ek, siano state giustiziate larga parte dei 17.000 ex-prigionieri della prigione di Tuol Sleng, vero e proprio lager al quale sembra siano sopravvissute soltanto 14 persone, una delle quali incontrata proprio durante la nostra visita e dalla quale abbiamo acquistato un libro inerente le torture subite nel campo.

Incontro con uno dei sopravvissuti: Chum Mey

Nella seconda metà degli anni settanta Choeung Ek era situato vicino ai dormitori riservati ai consiglieri economici cinesi, ed era uno dei pochi a disporre della luce elettrica per permettere anche le esecuzioni notturne. Dopo la caduta del regime dei Khmer Rossi, sono state rinvenute 86 fosse comuni contenenti quasi 9.000 corpi, con altre decine ancora da essere ispezionate.

Dopo aver visitato la prigione di Tuol Sleng ci facciamo accompagnare a rendere omaggio anche a questo triste Memoriale del Genocidio come fanno ormai migliaia di turisti ogni anno ma anche numerosi locali che certo non possono dimenticare tragedie così vicine nel tempo.

Teschi all’interno della stupa

Poco dopo l’ingresso incontriamo una imponente stupa buddista, con pareti in plexigras al cui interno sono riposti più di 5.000 teschi umani, larga parte dei quali ben visibili, suddivisi in base al sesso ed all’età. Inutile dire che rimaniamo subito molto impressionati anche se in parte eravamo preparati da quanto la guida ci aveva precedentemente narrato.

Camminiamo con estrema circospezione nella vasta area del memoriale, ricca di alberi e giardini ma purtroppo anche di enormi fosse dalle quali sono stati esumati i corpi. Nelle giornate piovose, con il terriccio che facilmente si muove sotto i passi dei visitatori, è facile imbattersi in ossa che emergono in superficie, come purtroppo possiamo anche noi stessi constatare. Notiamo poi come alcune persone raccolgano con molto rispetto questi resti per poi inserirli negli ossari presenti in diverse parti del campo.

Ossa che emergono dal terreno

Passare anche solo poco tempo all’interno di questo luogo può far comprendere il coraggio e la forza che il popolo cambogiano ha avuto nell’affrontare questo tragico periodo e la volontà e determinazione che ha dimostrato nella ricostruzione di una Nazione devastata dalla guerra civile.

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