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Il volo dei Voladores: un rituale indimenticabile a Cozumel

La visita al parco di Cozumel è stata una delle tappe più curiose della nostra crociera nei Caraibi. L’escursione era organizzata direttamente dalla nave, e inizialmente sembrava una delle solite attività turistiche. Invece, ci siamo ritrovati davanti a una scena che ha catturato subito la nostra attenzione: un palo altissimo, al centro di una piazzetta, e cinque uomini vestiti con abiti tradizionali intenti a prepararsi per una cerimonia.

La Danza de los Voladores sta per iniziare

Samuele era incuriosito, si è fermato a osservare con lo sguardo fisso verso l’alto. Poco dopo, uno dei partecipanti ha iniziato a suonare un flauto, mentre gli altri quattro si sono lanciati nel vuoto, legati con corde, girando lentamente intorno al palo. Sembravano volare, sospesi tra cielo e terra, in una danza ipnotica che mescolava ritmo, equilibrio e tradizione.

Abbiamo scoperto che si trattava della Danza de los Voladores, un rituale antico originario della cultura Totonaca, oggi diffuso in varie regioni del Messico. Tecnicamente, il palo può raggiungere i 30 metri di altezza, e i quattro voladores compiono 13 rotazioni ciascuno, per un totale di 52 giri: lo stesso numero delle settimane in un anno solare. Il quinto uomo, rimasto in cima, suona il flauto e il tamburo, rappresentando la voce degli dei.

Ed ecco che i voladores iniziano a scendere

Un addetto del parco ci ha spiegato che in passato il palo veniva scelto tra gli alberi più alti della foresta, abbattuto con rituali di rispetto e mai toccato da donne fino alla fine della cerimonia. Un dettaglio che oggi fa riflettere su quanto fosse radicato il senso del sacro.

Samuele ascoltava con attenzione, e a un certo punto mi ha chiesto se anche in Europa esistessero rituali simili. Gli ho risposto che no, e che proprio questo rendeva quel momento così speciale.

Ed eccoli che stanno “atterrando”

Alla fine della discesa, i volatori hanno toccato terra con una grazia sorprendente. Samuele ha voluto avvicinarsi per scattare una foto, e ha chiesto a uno di loro come si impara a fare qualcosa di così audace. “Si comincia da bambini,” ha risposto l’uomo, “e si continua finché il cuore lo chiede.”

Quella scena è rimasta tra i ricordi più vividi del viaggio. Non solo per la spettacolarità, ma per il senso di rispetto e connessione che trasmetteva. Un gesto antico, che parla di identità e di cielo, e che ci ha fatto sentire parte di qualcosa di autentico, anche solo per pochi minuti.