Culture, storia e naturaGrecia

Corfù, Sissi e la statua che non racconta vittorie

Durante la nostra vacanza a Corfù, tra spiagge tranquille e villaggi sospesi nel tempo, decidiamo di visitare l’Achilleion, il palazzo che l’imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio nota come Sissi, fa costruire per ritrovare un angolo di quiete lontano dalla corte. Il bianco delle colonne, il verde dei giardini e la vista sul mare sembrano promettere proprio questo.

L’ingresso all’Achilleion

Sissi arriva qui dopo la tragedia di Mayerling, quando perde il figlio Rodolfo. È un momento di profonda solitudine, e Corfù le offre una distanza fisica e simbolica da Vienna. Si dedica allo studio del greco, cammina per ore nei sentieri dell’isola, scrive versi malinconici e progetta ogni dettaglio del palazzo. Il tema dominante è Achille, l’eroe dell’Iliade: lo vede come un simbolo di forza e vulnerabilità, un ideale che riflette il suo stato d’animo.

Panorama dal giardino dall’Achilleion

Nel giardino principale spicca la statua dell’Achille morente, scolpita secondo le sue precise indicazioni. Non lo vuole trionfante, ma piegato, colpito al tallone, in un gesto che racconta più della gloria. Samuele la osserva in silenzio, poi mi chiede se il gigante è triste. Gli rispondo che forse sì, e che Sissi lo ha voluto proprio così: fiero, ma ferito.

La statua dell’Achille morente

All’interno, tra affreschi e busti di filosofi, spunta anche quello di Shakespeare. Sissi lo fa inserire accanto a Platone e Socrate, perché ama le sue tragedie e si riconosce nei suoi personaggi inquieti. La scalinata con le statue di Zeus ed Era porta al peristilio, dove le nove Muse sembrano vegliare sul palazzo.

Valeria che fa la musa

Il luogo è elegante, ma non ostentato. Più che una residenza imperiale, sembra un rifugio personale. Sissi lo frequenta fino a poco prima della sua morte, avvenuta nel 1898. E mentre camminiamo tra statue e terrazze, ci rendiamo conto che dietro ogni dettaglio c’è un bisogno profondo di silenzio, di bellezza, di distanza. Per un’ora, anche noi lo sentiamo.