Il coco del mer – frutto dell’amore
Durante la nostra vacanza alle Seychelles abbiamo avuto l’occasione di conoscere una pianta davvero curiosa ed unica al mondo (vive soltanto nelle locali isole di Praslin e Curieuse): il Coco de Mer.
Si tratta di un raro tipo di palma alta circa 35/40 metri facente parte della famiglia delle Arecaceae che produce i frutti più grandi al mondo, delle super noci che possono arrivare a pesare fino a 45 chilogrammi e avere un diametro di 50 centimetri!!!
Li ammiriamo nella splendida riserva naturale della Vallee de Mai, un giardino tropicale di oltre 19 ettari situata nel mezzo dell’isola di Praslin, protetta dal 1966 ed inclusa nel 1983 tra i Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco.
La foresta è quanto resta delle foreste primarie che ricoprivano l’isola nell’antichità e che, grazie all’isolamento geografico, è giunta sino a noi intatta dalla preistoria, quando l’arcipelago faceva parte del mega continente del Gondwana.
Esploriamo l’area con molta facilità grazie ai numerosi sentieri che si snodano tra le immense piante di Coco de Mer. Samuele osserva curioso queste meraviglie della natura, mentre Alessandro legge dalla guida le principali caratteristiche dell’albero e dei suoi frutti.
Scopriamo così che il Coco de Mer, pur essendo molto molto grande, è privo di mallo (ossia della polpa) e la sua diffusione naturale, tramite le correnti del mare (come le normali palme da cocco), è resa impossibile dal suo peso: il seme maturo ha un peso specifico superiore a quello dell’acqua e quindi non galleggia. Nei secoli passati i frutti che giungevano infatti galleggiando fino alle isole Maldive o in India, non potevano quindi fornire informazioni sull’albero che li produceva, germinando e producendo altri alberi, visto che arrivavano tutti morti. Secondo la convinzione più diffusa, dovevano essere prodotti da una pianta che cresceva al di sotto della superficie dell’oceano, da qui il nome “Coco de Mer”.
Nel mentre passeggiamo ammiriamo numerosi frutti sulle palme e ad un certo punto, a breve distanza dal sentiero che stiamo percorrendo, vediamo un frutto a terra, probabilmente caduto da poco tempo in quanto non ancora raccolto dai tanti giardinieri presenti nell’area: Alessandro prima e Samuele poi (con non poca fatica) non si lasciano sfuggire l’occasione di prenderlo tra le braccia per una bella foto ricordo!
Un’altra caratteristica di questa pianta simbolo delle Seychelles che riesce a raggiungere anche i 400 anni di età, sta nel fatto che, a seconda che si tratti di un esemplare maschio o femmina, produce un caratteristico frutto la cui forma ricorda rispettivamente gli organi genitali maschile e femminile: chiaramente il frutto trovato poco prima in terra è di una bella palma-donna!!!
I 1500 alberi che vivono nella foresta sono ovviamente controllati dal governo, così come lo sono gli altri esemplari presenti nella piccola Curieuse e quelli che crescono sulla terre dei comuni cittadini, che ne possono mantenere la proprietà ma debbono seguire delle rigide regole: i semi possono essere dati in dono, barattati o mangiati, ma è proibita la loro vendita a fronte di corrispettivi in denaro.
I pochi negozi che sono autorizzati alla commercializzazione dei pregiati frutti ne ricevono solo una quantità limitata, dopo che i gusci sono stati prima divisi a metà, poi svuotati e quindi incollati nuovamente con molta attenzione e precisione. Per la loro forma, dimensione e per il fatto che si tratta di oggetti abbastanza rari, i prezzi raggiungono cifre esorbitanti, almeno per le nostre tasche: abbiamo visto cartellini esposti addirittura per oltre 500 usd a pezzo!
Trascorriamo circa tre ore all’interno della foresta, tempo che ci sembra volare per quanto rimaniamo colpiti dalla natura che ci circonda. Seppur la nostra attenzione è rivolta a queste palme uniche al mondo, ci fermiamo spesso ad ammirare il panorama, la folta vegetazione ed anche i numerosi gechi che incontriamo lungo i sentieri. Peccato non riuscire a scovare i più rari camaleonti tigri ed il pappagallino nero di Praslin, specie endemica dell’isola. Peccato, speriamo di poterlo fare in un prossimo futuro.