Kuwait

2015 – Kuwait

Quest’anno per il viaggio di Natale abbiamo scelto una meta veramente particolare e molto poco tradizionale: il Kuwait.

Atterriamo in tarda notte all’aeroporto di Kuwait City provenienti da Istanbul, dove abbiamo fatto un veloce scalo, con volo della Pegasus. Raggiungiamo quindi il nostro albergo proprio quando il Muezzin chiama i fedeli alla prima delle cinque preghiere giornaliere. Non è ancora l’alba e pertanto decidiamo di riposare qualche ora prima di iniziare la visita della città.

Per il soggiorno abbiamo scelto il Marina Royal Hotel Suite, posto a poche centinaia di metri dalla Marina Mall, prima meta del nostro viaggio, se non altro per fare una succulenta colazione nel grande centro commerciale adiacente al mare.

Il centro commerciale di per sé non è molto grande, specie se paragonato a quelli presenti nelle Emirati Arabi o in Qatar, ma ben tenuto e fornito di molti negozi e soprattutto ristoranti e bar. Più interessante ci appare invece il piccolo porticciolo turistico con alle spalle diverse bancarelle e piccoli negozi. Vi notiamo molte famiglie a passeggio, con donne vestite soprattutto di nero, molte delle quali con il niqab, un velo che copre il volto lasciando scoperto soltanto gli occhi.

Marina Mall

Kuwait City è una città molto estesa e le distanze tra le varie zone sono difficilmente percorribili a piedi ed i mezzi pubblici sono rari e non sempre adatti ai turisti, se non altro per le difficoltà legate alla lingua. Decidiamo pertanto di raggiungere la zona delle Kuwait Towers con un taxi, mezzo poco costoso che utilizzeremo in diverse occasioni durante la nostra permanenza in città.

Le Kuwait Towers

Le Kuwait Towers sono un gruppo di tre torri che si trovano direttamente sul Golfo Persico. Sono state inaugurate nel 1979 e sono considerate un’attrazione turistica ed un edificio simbolo del moderno Kuwait.

Sono una combinazione tra il design islamico tradizionale e temi architettonici moderni. Il fatto che siano isolate, lontane dalla zona dei grattacieli e dalla forma alquanto particolare, hanno reso le Kuwait Towers forse l’attrazione più fotografata di tutto il Paese. Purtroppo rimaniamo delusi dal fatto che non possiamo salirvi in quanto chiuse per ristrutturazione. Peccato…sarà per la prossima volta!!!

Incontro con una famiglia del luogo

Continuiamo la passeggiata lungo mare e raggiungiamo Souq Shark, un grande centro commerciale, pieno di gente, con a fianco un piccolo porticciolo turistico.

Ne approfittiamo per mangiare qualcosa e mentre gironzoliamo all’interno, scopriamo che è in procinto di prendere il via una gara di corsa per bambini. Samuele, anche se non molto amante della corsa, decide di partecipare e riceve come premio anche una maglietta tipica del luogo.

Il Souq Shark

Lasciamo il centro commerciale per il vicino Fish Market dove troviamo una gran quantità e varietà di pesce, con venditori molto gentili che ci permettono di osservare e fare foto senza alcun problema.

Al mercato del pesce

Nel frattempo sta scendendo la sera ed i grattacieli si illuminano di tante luci rendendo la città molto affascinante. Da lontano ammiriamo anche le Kuwait Towers che al tramonto ci appaiono anch’esse più imponenti e superbe.

Le Kuwait Towers di notte

La giornata è stata lunga e quindi decidiamo di andare a cena. La scelta cade su di un noto ristorante libanese: il Mais Alghanim Restaurant, situato proprio di fronte alle Torri.

Veniamo accolti con molta gentilezza ed appena ci accomodiamo al tavolo ci rendiamo conto di essere gli unici turisti presenti seppur il locale è pieno di gente tra cui molte donne anche non accompagnate. Ci viene subito portato dell’ottimo hummus con pane caldo e degli appetizier di verdure crude con olive. Ordiniamo come sempre piatti tipici, come le falafel e della carne grigliata ed alla fine rimaniamo molto soddisfatti sia dalla qualità del cibo che del prezzo.

Cena al Mais Alghanim Restaurant

La mattina successiva, raggiungiamo la Mirror House, una casa con la facciata e gli interni costituiti da specchi, interamente progettata e creata dalla sua padrona, la signora Lidia, un’artista italiana che da anni vive in Kuwait. L’idea è veramente originale e la padrona di casa ci accoglie con molta gentilezza e cortesia, offrendoci una bevanda calda a base di cannella e dei biscotti e dolci tradizionali fatti in casa.

Mirror House

Siamo fortunati: Lidia, nonostante abbia lasciato il nostro Paese molti anni fa, ancora parla benissimo l’italiano e soprattutto siamo gli unici turisti al momento a visitare la casa.

Oltre a farci visitare gli interni e spiegarci le particolarità dei singoli ambienti, Lidia ci racconta anche diversi aneddoti molto interessanti sulla sua vita trascorsa in città, specie durante l’occupazione irachena.

La signora Lidia

Prima di lasciare la casa, la sig.ra regala a Samuele anche un piccolo souvenir locale oltre che della cannella che consumeremo poi al nostro rientro a casa.

Raggiungiamo con un taxi Seif Palace, conosciuto per essere la casa della famiglia reale del Kuwait. In realtà, questo grande e stupendo palazzo non viene molto utilizzato dal monarca e dal governo in quanto la famiglia ha scelto di soggiornare a Bayan Palace, la vera e propria casa ufficiale dell’emiro.

Seif Palace è comunque un meraviglioso esempio di architettura islamica che sorge su di un’area di 450.000 mq con tanto di lago artificiale, campo di atterraggio per gli elicotteri e un molo per gli yacht. Viene oggi utilizzato solo in caso di celebrazioni o eventi speciali e come tribunale speciale.

Una bella fontana posta davanti al Seif Palace

Passeggiando esternamente, non appena scattate qualche foto alla struttura, veniamo fermati da una pattuglia di polizia locale che ci redarguisce e ci obbliga a cancellarle!!!

Un poco scossi dall’accaduto ci dirigiamo verso il centro ed in breve siamo all’interno del souq. Qui vi è praticamente di tutto: dalla frutta e verdura alle spezie, dalle stoffe alle borse, dagli abiti all’oggettistica, un trionfo di profumi e colori nei quali ci immergiamo con grande piacere.

Il Souq

Troviamo una piccola piazzetta e ci fermiamo per una sosta in un bar dove gustiamo una tipica bevanda locale: il lemon mint.

Alessandro, che non ha mai acceso una sigaretta in vita sua, si diverte a fumare il narghilè con essenze fruttate, me lo fa anche provare ma, anch’io non fumatrice, non ne rimango particolarmente entusiasta.

Narghilè e lemon mint

Dopo esserci dedicati allo shopping ed essendo ormai quasi sera, decidiamo di andare a cena in un altro ristorante dalla cucina libanese, molto diffusa nell’intera area del Golfo: l’Assaha Lebanese Traditional Village Restaurant.

La location è veramente suggestiva, con il locale disposto su due piani, la cucina a vista e gli ambienti tradizionali ma allo stesso tempo molto eleganti. Il cibo è ottimo, abbondante e saporito. I prezzi leggermente superiori a quelli della serata precedente ma non cari rispetto a quelli italiani.

Cena all’Assaha Lebanese Traditional Village Restaurant

La mattina seguente è la volta di visitare la Grande Moschea, la principale del Kuwait che può ospitare fino a 10.000 fedeli nella sala principale di preghiera. La moschea contiene anche una biblioteca di 350 metri quadrati completamente piena di libri islamici. Per ospitare i veicoli appartenenti ai fedeli, all’interno del complesso religioso vi è anche un parcheggio a 5 livelli posto sotto il cortile orientale che può contenere fino a 550 auto. La costruzione della moschea iniziò nel 1979 e fu completata nel 1986.

La Grande Moschea

La possiamo visitare internamente ma solo con un accompagnatore ed ovviamente vestiti in maniera adeguata. Ed eccomi che, tra l’ilarità di Alessandro e soprattutto Samuele, mi ritrovo con una lunga tunica nera, scalza, pronta per partire alla scoperta di questo luogo sacro.

Valeria pronta ad entrare in Moschea

Con nostra sorpresa, veniamo raggiunti da una donna locale che parla anche l’italiano: sarà lei la guida per la visita alla Moschea! La signora è molto gentile e preparata, parla un buon italiano (ha studiato un paio di anni a Firenze) e ci spiega non solo l’architettura della struttura ma soprattutto i suoi significati religiosi ed i principi generali dell’Islamismo.

All’interno della Moschea

La sala principale è situata nel cuore della moschea ed è veramente molto affascinante e bella. Ha una larghezza di 70 metri su tutti i lati e l’illuminazione è garantita da 144 finestre con 21 porte in teak. È utilizzata esclusivamente da fedeli maschi ed a terra è disposta una splendida moquette dalle tonalità blu che ci viene riferito essere la più grande al mondo sormontata da una suggestiva cupola centrale anch’essa decorata principalmente da colori blu, il prediletto dall’Islam.

La Sala Principale

Al termine della visita, ci vengono offerte bibite e regalati anche due piccoli zainetti con all’interno libri e depliant sull’islamismo e sulla Moschea. Nonostante le insistenze di Alessandro per lasciare una mancia (l’ingresso è infatti gratuito), ci viene di fatto proibito ed anzi ci ringraziano numerose volte della nostra visita.

Prima di proseguire il tour, facciamo una sosta da Al Balad Restaurant, per un piacevole pranzo (sempre a base di pietanze libanesi) ma soprattutto per godere della vista della città. Il ristorante è infatti situato al sessantacinquesimo piano di un grattacielo ed inoltre è disposto su una piattaforma girevole. Una bella esperienza, peraltro anche in questo caso ad un prezzo contenuto.

Al Balad Restaurant

Riprendiamo la passeggiata e raggiungiamo il lungomare. Attraversiamo diverse aree pedonali, attrezzate tutte con giochi per bambini per arrivare all’Imax Theatre ed al vicino acquario. Samuele non si lascia sfuggire la visita di entrambe le attrazioni, apprezzando soprattutto la parte scientifica, un poco meno l’acquario ritenuto (a ragione) troppo piccolo e senza particolari elementi di distinzione.

È ancora presto per andare a cena, pertanto decidiamo di tornare in centro, con un comodo taxi, per passeggiare nel souq. Non siamo interessati a comprare niente di particolare, ma ci piace osservare le persone locali che sono intente nella loro quotidianità a comprare, passeggiare, incontrarsi. Ci sentiamo alcune volte osservati, essendo tra i pochi turisti presenti, ma mai a disagio. Infatti le persone con le quali veniamo in contatto sono sempre molto gentili e curiose di conoscere da dove veniamo.

Valeria ed il narghilè

Dopo un altro lemon-mint accompagnato sempre dal narghilè con aroma di frutti, lasciamo il souq per andare a cena. Questa sera scegliamo un ristorante tipico kuwaitiano: il Freij Sweileh.

La particolarità del locale, oltre al fatto di mangiare piatti della tradizione del posto, è quella che per ogni famiglia viene riservata una piccola stanza, chiusa da una porticina, in maniera da avere privacy e non essere visti dagli altri commensali.

Il Freij Sweileh

Inoltre il ristorante è disposto su 3 piani, uno dei quali riservato unicamente agli uomini. Il cibo è molto buono, mangiamo soprattutto carne allo spiedo, montone, pane arabo e come dessert un dolce al miele molto gustoso. Anche in questo caso i prezzi sono contenuti: in tre spendiamo poco più di venti euro!

Il giorno successivo ci facciamo portare da un taxi dal Marina Mall, dove ormai facciamo sempre colazione, al Qurain Martyrs Museum, situato a sud della città ed ancora non molto conosciuto ai turisti.

Il Museo dei martiri è stato creato all’interno di una palazzina che, ai tempi della prima guerra del Golfo contro l’Iraq, fungeva da quartiere generale per la resistenza.

Qurain Martyrs Museum

La casa, una volta scoperta dagli iracheni è stata prima circondata da mezzi corazzati e carrarmati e poi cannoneggiata tanto da renderla completamente inagibile, di fatto semidistrutta.

Il luogo è diventato un vero e proprio simbolo della resistenza kuwaitiana e rimaniamo tutti molto impressionati dalle foto e dalle testimonianze visive ma soprattutto dallo stato della casa: sono ancora ben visibili i fori dei proiettili e delle cannonate, oltre ovviamente alle pareti completamente distrutte.

L’interno dell’abitazione presa d’assedio

All’esterno è ancora “parcheggiato” uno dei carri armati iracheni che parteciparono all’azione contro i kuwaitiani asserragliati all’interno della palazzina, scarsamente equipaggiati ma che riuscirono a battersi in maniera valorosa e che oggi sono ricordati dai locali come eroi martiri della resistenza.

Un carrarmato originale

Ritorniamo con il taxi in città e ci facciamo lasciare davanti al Bait Al-Othman Museum, un museo recentemente aperto (nel 2013) che narra la storia del Paese dall’era pre-petrolio fino ai giorni nostri. Dei luoghi che abbiamo visitato è quello che ha suscitato in noi meno interesse, motivo per il quale lo lasciamo in breve tempo per tornare al più fascinoso souq. Qui facciamo gli ultimi acquisti, dal momento che il giorno successivo abbiamo di buon mattino il volo di rientro.

Kuwait City ci ha davvero sorpreso molto. È una città moderna che sembra voler imitare le più blasonate Dubai, Doha o Abu Dhabi ma allo stesso tempo con delle tradizioni che sono certamente molto più radicate e tangibili anche agli occhi di noi turisti. Un esempio sono le tante donne che abbiamo visto guidare, andare in giro da sole o insieme alle amiche riempire i ristoranti ma allo stesso tempo vestire tutte con il niqab e la maggior parte avere in testa quanto meno l’hijab (un foulard che copre anche il collo e lascia scoperto il viso) se non addirittura il burqa!!!

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