2011 – New Delhi e il Taj Mahal
Siamo di rientro da un magnifico viaggio in Australia ed essendoci l’opportunità di effettuare uno stop-over a Nuova Delhi approfittiamo dell’occasione per visitare una nuova realtà ed un mondo completamente diverso dal nostro.
Atterrati all’aeroporto Indira Gandhi, dopo aver ritirato i bagagli ed oltrepassato i controlli, prendiamo un taxi per raggiungere l’hotel dove alloggeremo per le successiva 3 notti rimanendo subito molto colpiti dal traffico e dalla confusione generata dai variopinti mezzi di trasporto (autovetture di ogni tipo, motorini, risciò ma anche semplici bici) oltreché dalla presenza di mucche libere di “pascolare” per la strada! Come è noto infatti per gli indiani induisti questo animale è sacro in quanto simbolo dell’abbondanza e della Terra che nutre la vita.
Il nostro hotel è il Savoy Suites, una buona sistemazione appena fuori la città facilmente raggiungibile con i poco costosi taxi, che abbiamo scelto anche per le positive recensioni dell’attiguo ristorante “Barbecue Nation” dove degusteremo ottime specialità locali.
La mattina successiva iniziamo la visita della città e decidiamo di effettuarla a tappe, ovvero spostandoci da attrazione ad attrazione per mezzo dei taxi. Disponiamo di una buona guida acquistata in Italia e soprattutto della volontà di poter vedere quanto più possibile di questa affascinante città e dei suoi dintorni.
La prima destinazione è il Forte Rosso, patrimonio dell’umanità dell’Unesco e meta di ogni turista che intenda recarsi a Delhi. Edificato nelle vicinanze del fiume Yamuna tra il 1638 ed il 1648 in pietra arenaria, da cui il suo colore rossastro, è imponente e particolare nel suo genere: le mura che circondano il palazzo misurano infatti ben 2,5 km di lunghezza e la sua altezza va dai 16 ai 33 metri.
Vi accediamo da una delle due porte principali, quella di Lahore (l’altra è quella di Delhi), situata vicino al Meena Bazaar e, seppure alcune parti sono in corso di sistemazione e ristrutturazione, rimaniamo positivamente colpiti dallo stile dell’architettura che leggiamo nella guida ispirarsi a quella mongola. Una curiosità: seppure ci sono chiari elementi di influenza induista, il palazzo è stato concepito come la riproduzione del paradiso descritto dal Corano!
Lasciamo il forte e ci dirigiamo verso un’altra attrazione molto visitata, distante poche centinaia di metri, che raggiungiamo con una passeggiata di circa un quarto d’ora: la moschea di Jama Masjid, la principale e più antica della Old Delhi. Prima di entrare dobbiamo toglierci le scarpe e la sottoscritta indossare una lunga tunica tra le ilarità di Samuele che si diverte a prendermi in giro ed a fotografarmi. Molto interessante è il cortile della Moschea, capace di contenere oltre 25.000 fedeli e dal quale possiamo ammirare i grandi portali e le tre cupole a cipolla.
La visione della bellezza del luogo è però disturbata dal gran caldo: la temperatura supera i quaranta gradi, l’umidità abbonda e Samuele, girando anch’egli in calzini, inizia a lamentarsi del fatto che gli scottano i piedi!!!
Decidiamo così di uscire e, dopo esserci “spogliati” e ripreso possesso delle nostre scarpe lasciate all’ingresso, raggiungiamo il Chandni Chowk, un bazar molto movimentato che di fatto rappresenta anche il centro della vecchia Delhi dove, per rinfrescarci dalla calura, ci dissetiamo con delle fresche limonate preparate dai venditori ambulanti davanti ai nostri occhi. Contrattiamo qualche acquisto, curiosiamo nelle botteghe in cerca di tipici souvenir da portare a casa e poi riprendiamo un taxi per dirigerci alla tomba di Mahatma Gandhi, il fondatore della nazione.
Il monumento è semplice ed essenziale, in linea con lo stile di vita della persona, ma allo stesso tempo emozionante. Vi incontriamo molta gente, pochi turisti e tantissimi indiani che vengono a rendere omaggio ad un uomo che ha dedicato la propria vita all’indipendenza del loro Paese tramite la lotta non violenta. Speriamo che nei prossimi anni, quando a scuola i professori parleranno di questo grande personaggio della storia mondiale, Samuele possa ricordare questi momenti e meglio comprendere il valore delle azioni svolte.
Proseguiamo il nostro tour personale e con un taxi raggiungiamo la Porta dell’India che, benché sia un monumento commemorativo per i caduti della prima guerra mondiale, richiama lo stile architettonico dell’Arco di Trionfo di Parigi.
Nel mentre passeggiamo e scattiamo qualche foto ricordo veniamo avvicinati da una sorta di incantatore di serpenti che, aperto un particolare contenitore circolare in legno, ci mostra un cobra alzarsi ed uscire fuori con la sua testa!!!
Dopo l’iniziale sorpresa e soprattutto paura, guardiamo con curiosità il piccolo uomo maneggiare con maestria il suo pericoloso animale “domestico” e, dopo avergli dato qualche moneta, lo lasciamo alla caccia di altri turisti! Samuele rimane talmente colpito dall’incontro che fatti pochi passi decide di comprarsi da un venditore ambulante un piccolo souvenir costituito proprio da una riproduzione della scatola con relativo cobra (fortunatamente di carta), fedele replica di quanto visto pocanzi…
Riprendiamo un taxi, con il quale passiamo anche di fronte al vicino Parlamento indiano, dove non è possibile fermarsi neanche per un momento per ragioni di sicurezza, quindi ci facciamo portare alla Tomba di Humayun, imperatore mongolo del 1500, un grande mausoleo in arenaria rossa circondato da uno splendido giardino attraversato da canali d’acqua.
Più che una tomba l’edificio sembra piuttosto un lussuoso palazzo, tanto da venir considerato uno dei monumenti Mughal ad oggi meglio conservati. Facciamo prima un giro dei giardini, ammirando da lontano la struttura perfettamente simmetrica, sopraelevata di qualche metro rispetto al terreno da una sorta di piattaforma, ove spiccano le due cupole in marmo bianco con tanto di mezzaluna. All’interno troviamo invece la stessa tomba, in marmo giallo e nero, tutto sommato meno interessante rispetto al contesto esterno.
Una curiosità: Il complesso tombale di Humayun ha dato spunto alla costruzione del ben più celebre Taj Mahal!
Prima di rientrare in albergo, vogliamo visitare un tipico tempio induista ed un gentile tassista, capace anche di parlare un discreto inglese, ce ne porta a visitare uno situato a breve distanza. Pur non essendo molto grande, veniamo però colpiti dai colori vivaci della costruzione, i forti odori e soprattutto la presenza di tanti fedeli tutti con il “tilaka” in fronte. Il tilaka altro non è che un pallino rosso fatto nella maggior parte dei casi con polvere di curcuma al centro della fronte, importante focus di energia per l’uomo. Samuele, con i suoi commenti ed il suo gesticolare, attira l’attenzione di un’anziana persona, vestita con i tipici abiti locali, che ci fa cenno di avvicinarci per “regalarci” anche a noi un “tilaka” in segno di augurio per la nostra visita in India. Non ce lo facciamo ripetere due volte e, tra le risate di Samuele, continuiamo la visita del tempio con questo caratteristico segno distintivo induista!!!
Sulla strada del rientro verso il nostro albergo, facciamo l’ultima sosta al Lotus Temple, un moderno tempio bahai (costruito nel 1986), dalla caratteristica forma a fiore di loto, da cui l’originale nome. La struttura è circondata da nove piscine artificiali nelle quali i tanti fedeli presenti si bagnano i piedi con una sorta di rito a noi sconosciuto. Il tempio è veramente molto affascinante e leggiamo sulla guida come sia tra i più visitati dell’intera India per la sua particolare architettura.
Ormai è ora di cena e quindi rientriamo volentieri in hotel. La giornata è stata veramente piacevole e nel mentre gustiamo un tipico pasto locale, dai piatti estremamente piccanti per la gioia di Alessandro, ripercorriamo con soddisfazione e piacere la giornata appena vissuta, gli odori ed i profumi assaporati, i colori degli edifici e degli abiti delle persone e, purtroppo, anche la tanta povertà che si riscontra in ogni angolo della città.
La mattina seguente ci aspetta una lunga escursione che Alessandro, con molta insistenza nonostante le mie preoccupazioni per la distanza, aveva prenotato addirittura dall’Italia, con tanto di autista e guida in lingua inglese: la visita al famoso Taj Mahal, una delle nuove sette meraviglie al mondo, situato ad Agra, 220 km da Delhi per oltre 3 ore e mezza di tragitto in andata ed altrettante al ritorno.
Il viaggio è di per se un susseguirsi di scoperte e di emozioni: mucche che vengono schivate in continuazione, motorini e tuc tuc che sbucano da ogni angolo, furgoncini pieni all’inverosimile di povere persone, bus con passeggeri aggrappati, camion con nuvole di persone sopra a carichi tremolanti, mezzi contro senso, ecc.ecc..
Passato l’iniziale timore, la bassa velocità della nostra auto e l’apparente dimestichezza dell’autista ci permettono di godere dello spettacolo come se fossimo seduti al cinema: Samuele sembra divertirsi un mondo e nello stesso tempo non fa altro che domandarci come possano tante persone vivere in questo caos ed in queste condizioni…domanda alla quale sinceramente dobbiamo ancora rispondere!!!
Dopo una sosta per una veloce colazione, arriviamo ad Agra e veniamo lasciati a pochi metri dall’ingresso del meraviglio mausoleo del Taj Mahal insieme alla nostra guida locale.
Appena entrati rimaniamo a bocca aperta per lo spettacolo che ci si presenta davanti: la struttura, interamente costruita in marmo bianco con pietre preziose incastonate, è incantevole ed i nostri sguardi sono come rapiti dalla bellezza del luogo. La guida ci spiega che il mausoleo fu fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Shah Jahan in memoria dell’amata moglie, morta dando alla luce il loro quattordicesimo figlio. Davvero un’opera imponente e di straordinaria bellezza che immortaliamo con numerose foto da ogni angolo dell’attiguo parco.
Siamo inoltre stupiti dal fatto che diverse famiglie indiane, probabilmente incuriosite da Samuele in versione fotografo, ci fermano per chiederci chi fossimo e da dove venivamo nonché per scattare insieme qualche foto ricordo alle quali nostro figlio si presta molto divertito.
Terminata la visita del Mausoleo, dopo un frugale pasto consumato da Pizza Hut la guida ci conduce al Forte Rosso di Agra, anch’esso patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco e risalente alla fine del 1400.
La fortezza è stata costruita utilizzando arenaria rossa (da cui il nome) ed occupa una superficie molto vasta con all’interno numerosi edifici, piazze e giardini. Accediamo alla struttura da una splendida porta, la Amar Singh, ed appena entrati abbiamo la sensazione di essere ritornati indietro di secoli. La guida ci racconta numerosi aneddoti della struttura e la passeggiata all’interno è piacevole ed interessante sia per l’aspetto architettonico che per quello paesaggistico. Dalle mura e dalle feritoie dei merli si può infatti osservare il panorama circostante ed in lontananza anche lo splendido Taj Mahal.
È ora di rimettersi in viaggio per Delhi ma stavolta, nonostante il fascino dei luoghi che attraversiamo, sia io che Samuele non riusciamo ad evitare di dormire mentre in sottofondo sentiamo la voce di Alessandro che non la smette mai di parlare con la guida!!!
Rientriamo in albergo giusto in tempo per la nostra ultima cena in India: approfittiamo della gentilezza del cameriere e dei suoi consigli per gustare nuovi piatti che comunque sono di gradimento soprattutto ai maschietti di casa e non certo alla sottoscritta che comunque si sazia con un abbondante porzione di noodles.
Il nostro stop over in India finisce qui. La mattina riprendiamo il volo per rientrare in Italia ripromettendoci di tornare un’altra volta per un vero e proprio tour in questo Paese ricco di contrasti e contraddizioni.