2024 – Miami, Caraibi e Costa Rica
La vacanza estiva di quest’anno, anticipata di qualche settimana per permettere poi a Samuele di rientrare presto a Malta, vede come destinazione principale i caraibi che visiteremo con due crociere entrambe partenti da Miami per poi trascorrere qualche giorno in Costa Rica prima di rientrare in Italia. Partiamo da Roma e, dopo un breve scalo a Madrid ed un volo di circa 9 ore arriviamo all’aeroporto di Miami in serata.
Ritirati i bagagli e sbrigate le formalità doganali decidiamo di raggiungere Miami Beach con l’autobus di linea, economico ed anche facile da prendere, visto che è appena fuori l’uscita del Terminal. Dopo mezz’ora di tragitto siamo a Miami Beach, dove si trova la nostra sistemazione, il James hotel, scelto tramite booking.com per la sua ottima posizione e per un prezzo nel complesso adeguato ai servizi offerti. Appena lasciati i bagagli, usciamo subito per una breve passeggiata alla scoperta di eventuali cambiamenti della città che abbiamo già visitato l’ultima volta nel 2015 ed anche per gustare una veloce cenetta.
Facciamo due passi lungo la famosissima Ocean Drive, la via caratterizzata da numerosi hotel Art Déco e locali alla moda, dove spesso si incontrano anche personaggi famosi, e particolarmente apprezzati dagli avventori per l’atmosfera sempre effervescente e festosa, con musica spesso dal vivo, giochi di luci e frizzanti cocktail colorati.
Il mattino seguente ci svegliamo con estrema calma in maniera da recuperare dal jet lag, quindi ci facciamo una bella passeggiata sul lungomare di Miami Beach, immersi nella lussureggiante vegetazione locale e con il bel panorama dell’oceano sullo sfondo. Questo lungomare ampio e spazioso è l’ideale per praticare jogging, fare passeggiate in bicicletta o portare a spasso i propri amici a quattro zampe, un luogo ideale per sport e relax.
In tarda mattinata con il bus, raggiungiamo Morningside Park, a nord di Miami, dove abbiamo prenotato un’escursione in canoa sulla baia. Samuele che è più giovane ed esperto avrà una sua canoa personale mentre io ed Alessandro una doppia, con il tour che dovrebbe durare un paio d’ore e che prevede anche un accompagnatore.
Il mare è limpido e calmo cosicché non è troppo faticoso remare, quindi arriviamo presto a largo dove ci sono degli isolotti naturali e incontaminati in cui vivono anche dei procioni che purtroppo non riusciamo però ad avvistare.
Ammiriamo invece diversi uccelli tra i quali quelli che ci colpiscono maggiormente sono i pellicani che, con il loro grande becco, sono intenti a tuffarsi rapidamente in acqua per pescare e si lasciano anche avvicinare fino a pochi metri dalle nostre canoe.
Effettuiamo una sosta su una di queste isolette, dove ci facciamo anche un piacevole bagno rinfrescante e ci gustiamo una fetta di anguria ed una bibita fresca offertaci dalla guida.
Dopo la pausa riprendiamo il nostro percorso dirigendoci all’interno di una piccola foresta di mangrovie. Qui siamo sommersi dalle fronde delle piante e il paesaggio è davvero selvaggio tanto che in silenzio ascoltiamo i delicati suoni della natura circostante come i versi gioiosi degli uccelli, il tutto nonostante ci troviamo sempre a brevissima distanza dalla caotica Miami.
Terminiamo il tour con un ultimo tratto di pagaiata a ritmo sostenuto, anche per far fronte alla corrente sfavorevole del mare, arrivando così alla riva un poco stanchi ma comunque soddisfatti di aver fatto questa bellissimo giro in canoa che ci ha permesso anche di ammirare la città da un altro punto di vista.
Nel primo pomeriggio raggiungiamo il quartiere di Downtown dove scattiamo qualche foto al Kaseya Center, il palazzetto dello sport dove si svolgono le partite della locale squadra di basket dei Miami Heat oltre a concerti ed eventi di rilievo internazionali, con capacità di ospitare fino a 19600 spettatori.
Lo skyline di Downtown è caratterizzato da imponenti e spettacolari grattacieli, tra cui la famosa Freedom Tower vero simbolo della città e punto di riferimento iconico del centro di Miami, oltre ovviamente a numerosi ristoranti, teatri, gallerie d’arte ed attrazioni per tutti i gusti. Il primo boom edilizio della città cominciò proprio qui nel 1900, lungo le rive del Miami River, il fiume che drena le acque dalle Everglades verso Downtown.
Nella zona si trova anche il famosissimo Bayside Marketplace, con tantissimi negozi per lo shopping e locali dove gustare cibo gourmet o bere fantastici cocktail, oppure godersi il panorama a 360° dall’alto dei 176 metri della ruota panoramica.
Approfittiamo del clima mite per effettuare una piacevole passeggiata lungo la baia prima di rientrare con l’autobus a Miami Beach dove ci mettiamo seduti ad osservare ragazzi e ragazze intenti a giocare a beach volley.
Prima di andare a cena, facciamo una lunga passeggiata verso South Pointe Park Pier, il molo sud di Miami dal quale si gode di un bellissimo panorama e di un tramonto strepitoso sull’oceano.
Questa zona, oltre ad essere un centro ricreativo sul lungomare estremamente popolare che si affolla di visitatori tutto l’anno con tanto spazio verde per deliziosi picnic o per momenti di relax mentre si ammirano le navi da crociera passare a poche decine di metri, è oggi una delle più esclusive dell’intera città con condomini e ville da milioni di dollari di valore.
Rientriamo al centro di Miami Beach e ci fermiamo a mangiare al ristorante messicano “Mama’s tapas”, un posto davvero carino con cibo molto buono e dai prezzi nel complesso accettabili.
Il mattino seguente raggiungiamo Lummus Park, un piccolo parco pieno di palme che si snoda in parallelo con Ocean Drive.
Questa bellissima passeggiata a bordo oceano, ispirata a quella che costeggia la spiaggia di Copacabana, in Brasile, è frequentata da gente di ogni età che vi passeggia, da persone sui pattini ed altre che portano a spasso il cane, giovani che fanno jogging, ciclisti, amanti del fitness e pallavolisti che giocano negli attigui campi da beach volley.
Da notare che Lummus Park è stato il set prediletto di svariate scene della serie televisiva Miami Vice, che ha spopolato anche oltreoceano negli anni Ottanta e che raccontava le vicende di due detective impegnati a combattere la criminalità a Miami: James “Sonny” Crockett e Ricardo “Rico” Tubbs interpretati, rispettivamente, dagli indimenticabili Don Johnson e Philip Michael Thomas.
A metà mattinata scendiamo in spiaggia e ci sdraiamo all’ombra di una delle iconiche e colorate torri dei bagnini progettate sin dagli anni ’90 dall’architetto William Lane ed ispirate anch’esse nell’estetica all’art déco.
Non ci facciamo poi mancare un tuffo rinfrescante nell’oceano prima di raggiungere la vicina Espanola Way, una sorta di villaggio storico iberico con edifici in stile liberty ed un tocco di kitsch che avvolge l’intera zona ricca di negozi, ristoranti ed atelier artistici.
Per pranzo torniamo col bus a Bayside Marketplace, dove mangiamo velocemente un pezzo di pizza per poi partecipare ad un’escursione pomeridiana alle Everglades. Indecisi sino all’ultimo con il tour in barca delle ville dei personaggi famosi, optiamo per il famoso parco nazionale data la nostra smodata passione per gli animali.
Partiamo con un comodo pullman dopo un viaggio di poco meno di un’ora arriviamo alle Everglades Holiday Park, ansiosi di avvistare qualche grande esemplare di alligatore. In un altro viaggio avevamo già fatto questa esperienza ma il fascino di questa zona unica al mondo è troppo forte e non abbiamo potuto resistere! Il nostro tour sull’imbarcazione inizia e teniamo gli occhi ben aperti per non lasciarci sfuggire lo spettacolo di vedere un alligatore nel suo habitat.
Ed ecco che finalmente lungo la riva, tra la vegetazione ne avvistiamo uno, ben mimetizzato con la natura circostante, che emozione! Siamo stati fortunati perché sono le 15:00 del pomeriggio e fa molto caldo quindi non è per niente facile vedere gli alligatori in queste condizioni. Finito il tour in barca c’è la possibilità di fare delle foto con dei piccoli alligatori e poi si assiste ad uno spettacolo con alcuni esemplari di notevoli dimensioni davvero divertente, dove l’addestratore fornisce anche spiegazioni e curiosità in inglese su questi animali.
Rientriamo a Miami nel tardo pomeriggio e ne approfittiamo per fare ancora un bel giro nella caratteristica Ocean Drive, la zona pulsante di South Beach ove i caffè ed i ristoranti sono sempre animati, soprattutto in quest’ora del giorno, mentre il sole tramonta, quando la strada in stile art déco dà il meglio di sé iniziandosi ad illuminare.
Ocean Drive è divertente, ed è il posto migliore in assoluto per vedere le persone più strane e bizzarre di Miami e per visitare i nuovi ed esclusivi lounge o sushi bar, anche se bisogna fare attenzione a fermarsi per gustare qualche cocktail: i prezzi sono molto costosi e quindi è sempre bene controllare prima di ordinare!
Qui si trova anche Casa Casuarina, la splendida villa costruita nel 1930 dall’architetto Alden Freeman in stile spagnolo, scoperta per puro caso dallo stilista Gianni Versace nel 1992 durante una vacanza. Versace l’ha immediatamente acquistata e rimodernata trasformandone i 24 appartamenti in suite spettacolari da mille e una notte, che nel tempo hanno ospitato i suoi amici più cari, tra cui Madonna e la Principessa Diana. Il restauro, costato oltre 32 milioni di dollari, è stato però interrotto dalla sua morte prematura nel 1997, quando venne freddato sulle scale d’ingresso con due colpi di pistola dal serial killer Andrew Cunanan.
Dal 2009 la proprietà è diventata un boutique hotel di lusso, spesso affittato per eventi mondani, che ospita un ristorante da 30 coperti (con prezzi da 100 dollari a persona…), magnificamente decorato da mosaici d’epoca e da dettagli nati dall’ingegno dello stilista italiano. Gli antichi fasti originali vengono oggi rivissuti anche nel nome, Casa Casuarina, in omaggio all’unico albero rimasto in piedi dopo l’uragano del 1926, ossia un pino australiano, che ha sostituito la precedente denominazione di “Versace Mansion”.
Terminiamo la giornata con un pasto in un caratteristico ristorante/fast food venezuelano, l’Arepas & Sand Wish dove ci gustiamo uno dei piatti tipici del paese sudamericano, ovvero il pabellon creolo, un abbondante piatto di riso e fagioli con l’aggiunta di carne e contorno di platano.
Il mattino seguente raggiungiamo col taxi il porto dal quale partono le navi da crociera, dove ci attende la Norwegian Sky per una crociera di undici giorni ai Caraibi! Siamo eccitatissimi e non vediamo l’ora di salire a bordo per cominciare la nostra vacanza in mezzo al mare.
La nave è molto bella, non grandissima ma dotata di ogni confort e il personale è molto gentile. Samuele inizia ad andare in giro per i vari ponti a scoprire tutti gli spazi disponibili soprattutto riguardo allo sport ed ai giochi mentre io e Alessandro non vediamo l’ora di accaparrarci un comodo lettino per un poco di relax.
La prima giornata è esclusivamente di navigazione e, nel mentre programmiamo nei dettagli le varie escursioni delle nostre tappe successive, ci godiamo tutti i confort della crociera approfittando anche di uno splendido sole e del mare calmo.
La mattina seguente arriviamo a Puerto Plata a Santo Domingo, una parte dell’isola che non abbiamo mai visitato perché l’altra volta eravamo stati a Punta Cana. Situata nell’Amber Coast, la costa dell’ambra, così chiamata per i ricchi depositi di questo colorato minerale ma che offre ai turisti anche chilometri di spiagge bianche, Puerto Plata è una piccola città che negli ultimi anni si è molto sviluppata dal punto di vista turistico e ricettivo.
Lo conferma lo splendido e recentissimo porto di Taino Bay che ci accoglie allo sbarco, con piscine, negozi di souvenir, bar, ristoranti ed attrazioni varie da sembrare un vero e proprio villaggio turistico.
Appena usciti dall’area turistica prendiamo facilmente un taxi per farci portare alla base del Monte Isabel de Torres da dove saliamo a bordo di una panoramica funicolare, peraltro costruita negli anni ’70 da una ditta italiana, che ci porta in pochi minuti a 780 metri di altezza.
Ad attenderci troviamo l’imponente statua del Cristo Redentore, che domina dall’alto la città e la costa circostante.
Il panorama è veramente mozzafiato e siamo anche fortunati nel potercelo godere a pieno grazie ad un cielo terso e limpido.
Scattiamo qualche foto, quindi imbocchiamo un comodo sentiero che si addentra in un grande giardino botanico dove la natura incontaminata la fa da padrona. Lungo il percorso, tra il canto degli uccelli ed i profumi della foresta, visitiamo una grotta e la ricostruzione di una tipica abitazione contadina oltre ad una laguna con tartarughe.
Torniamo alla base del monte sempre in funicolare e con il taxi raggiungiamo il malecon di Puerto Plata, ovvero il suo lungomare, meta prediletta non solo dei turisti ma anche degli abitanti locali, pieno di ristoranti e bar tipicamente caraibici, seppur con improbabili nomi americani. Alessandro fa anche il bagno nonostante l’acqua del mare non sia il massimo a causa della presenza delle alghe che negli ultimi anni sempre più spesso infestano le coste dei Caraibi.
Raggiungiamo poi Indipendence Parque, la parte coloniale di Puerto Plata, con la Cattedrale di San Filippo che domina la piazza e le colorate case di legno intorno.
Attraversiamo Umbrella Street e deliziose viette con negozi tipici che vendono souvenir e prodotti locali come la vaniglia per ritornare verso il porto per visitare l’interessante forte di San Felipe.
Costruito dagli Spagnoli nel 1572 per difendere il porto dagli invasori e dai pirati, si erge su una collinetta ed è circondato dall’oceano in posizione strategica.
Facciamo anche un breve giro all’interno della fortezza, che ospita un piccolo museo con cannoni originali ed antiche armi. Ascoltiamo con l’audioguida la ricca storia di questo posto nel mentre ci godiamo il panorama della costa di Puerto Plata.
Rientriamo nella zona del porto di Taino Bay, dove ci attende una piacevole sorpresa! Oltre a numerosi pappagalli, are e cacatua disposti su trespoli, decidiamo di visitare Monkeyland, una grande struttura all’interno della quale si incontrano le piccole e dolcissime scimmie scoiattolo.
Abituate alla presenza dell’uomo e curiose per natura, ci saltano sulle spalle, sulla testa, si aggrappano alle nostre gambe e giocano con i lacci delle nostre scarpe senza alcun timore.
Abbiamo anche la possibilità di dar loro da mangiare e vederne così l’appetito vorace mentre saltano sulla ciotola di frutta che teniamo tra le mani!
Felici per la giornata trascorsa ed anche abbastanza stanchi ed affamati, rientriamo sulla nave pienamente appagati di quanto visto e del tempo seppur breve trascorso in questa bella località domenicana.
La seconda tappa della crociera è St.Thomas alle Isole Vergini Americane dove la nave attracca al porto della capitale Charlotte Amalie. Alessandro negozia con un tassista prezzo e destinazioni da vedere, in maniera da ottimizzare al massimo il poco tempo a disposizione da dedicare a questa splendida isola caraibica.
Saliamo su una sorta di van scoperto e ci inerpichiamo sulle verdi colline che circondano la capitale dalle quali si ammira uno splendido panorama: St.Thomas è infatti famosa per le sue viste mozzafiato.
Arriviamo al Mountain Top in cima al St.Peter Mountain a circa 500 metri d’altezza, punto più alto dell’isola, dove vi è una terrazza con una vista a 360 gradi sulle isole Vergini Americane.
Qui si trova anche il “World Famous Banana Daiquiri” che offre ai visitatori sin dal 1960 il cocktail a base di rum locale, zucchero di canna e banana ed è ormai una delle principali attrazioni di St. Thomas.
Scendiamo di un paio chilometri verso il mare per fermarci in un altro posto iconico dell’isola, Drake Seat, dove si trova una panchina verde in onore di Sir Francis Drake che da questo punto controllava l’arrivo delle navi nemiche.
Anche da questo punto la vista sottostante è davvero fantastica, con la baia di Magen in primo piano circondata da una natura davvero rigogliosa.
Magen’s bay è proprio la successiva destinazione del nostro breve tour. Lunga più di un chilometro, inserita dal National Geographic tra le dieci spiagge più belle al mondo, con sabbia bianca e sottile, è un vero e proprio paradiso per gli amanti del mare, con la sua acqua calma e cristallina e la fitta vegetazione con mangrovie e palme di cocco a pochi metri dalla battigia.
Paghiamo qualche dollaro per l’ingresso e ci sistemiamo all’ombra di una palma per rilassarci qualche minuto prima di immergerci nelle calde acque della baia, dove sono nel frattempo impegnati a pescare numerosi pellicani.
Gli ometti di casa noleggiano anche una tavola da paddle e si fanno un bel giro al largo della costa, durante il quale Samuele ha anche la fortuna di incontrare una bella tartaruga marina.
Nel frattempo assistiamo anche ad un caratteristico matrimonio locale, con gli sposi e gli invitati vestiti tutti con eleganti abiti a pochi passi dai numerosi bagnanti.
Magen’s bay è veramente un posto splendido da visitare per la sua bellezza del mare, della spiaggia e della limitrofa vegetazione, ma anche comoda per trascorrerci un’intera giornata, vista la presenza di bagni pubblici molto puliti, docce, bar e ristorante perfettamente integrati nell’ambiente circostante.
Prima di tornare a bordo ci facciamo lasciare dal taxi nella capitale Charlotte Amelie con le sue stradine ricche di negozi per lo shopping, specializzati in brand firmati, gioielli, pietre preziose ed orologi di marca.
Ci sono anche edifici di interesse storico come il Forte Christian portato a termine nel 1678 dove oggi si trova il Virgin Island Museum oltre all’iconico Commercial Hotel e Coffee House (1830-40) noto anche come Grand Hotel, in stile rinascimentale greco, vicino al quale troviamo il sentiero dei 99 gradini costruito dai danesi con i mattoni delle navi europee usati come zavorra.
Alla fine della salita si giunge alla base del Castello di Barbanera, uno dei pirati più famosi della storia, oggi adibito a ristorante e foresteria.
Sulla collina sorgono diversi palazzi storici costruiti durante il periodo danese tra cui quelli più importanti sono il Palazzo Legislativo, edificato nel 1847 ed oggi sede del parlamento delle Isole vergini Americane ed il Palazzo del Governo, costruito intorno al 1860 e tuttora residenza del governatore delle isole.
Rientriamo sulla nave dopo una piacevole passeggiata sul lungomare di Charlotte Amelie, pieno di hotel e ristoranti di alto livello oltreché di yacht ormeggiati nell’azzurro mare.
Il giorno successivo attracchiamo a St. John’s, capitale di Antigua, isola che offre spiagge stupende ed un mare altrettanto favoloso. Appena scesi dalla nave chiediamo informazioni ad uno dei diversi chioschi presenti nell’Heritage Quay Terminal per raggiungere in taxi Seatons, il piccolo molo da cui partono le barche per Stingray City, la città delle razze.
Siamo fortunati: oltre a trovare il passaggio, riusciamo anche a farci prenotare la gita onde evitare il rischio di non trovare più posto una volta arrivati in loco.
Il taxi impiega una mezz’oretta ad arrivare, dovendo di fatto attraversare una parte di entroterra dell’isola che ci appare comunque abbastanza povero se non altro rispetto a St. Thomas, visitata il giorno precedente.
Arrivati a destinazione e ricevute brevemente indicazioni su cosa ci attenderà e come comportarci, con un veloce motoscafo raggiungiamo una secca in mezzo al mare dove scendiamo su una piccola piattaforma galleggiante. Notiamo subito decine e decine di razze di notevoli dimensioni nuotare nell’acqua bassa.
Ci immergiamo velocemente e, dopo aver preso confidenza con questi splendidi e docili animali, iniziamo su indicazione delle guide a dar loro da mangiare dei piccoli calamari, facendo ben attenzione a posizionarli correttamente sulle dita della mano al fine di non rischiare di farci risucchiare il braccio nella loro gigantesca bocca.
L’escursione è veramente divertente ed il fatto di essere i primi della giornata, peraltro con un gruppo poco numeroso, ci ha permesso di stare molto in acqua con le razze che scopriamo essere peraltro tutte femmine, in quanto i maschi, dalle dimensioni inferiori, sono animali molto più timidi che non amano affatto il contatto con l’uomo e pertanto restano più a largo.
Terminato l’incontro, ci facciamo portare dal tassista sulla vicina spiaggia di Long Bay per godere stavolta di un poco di relax e nuotare nello splendido mare che bagna Antigua.
Si tratta di una bellissima ed ampia spiaggia di sabbia bianca incastonata nella tranquilla insenatura omonima protetta da un banco corallino. Il mare è turchese e di un blu intenso più al largo, ideale per gli amanti dello snorkeling.
In questo posto paradisiaco infatti avvistiamo anche diverse tartarughe che, per nulla spaventate, si avvicinano alla riva, nuotando nelle acque trasparenti.
Il tempo scorre veloce e, prima di lasciare questa spiaggia dalla sabbia di borotalco, Alessandro e Samuele fanno una breve passeggiata lungo la baia fino ad arrivare ad una sorta di belvedere situato all’interno del Pineapple Beach Resort, un lussuoso complesso turistico situato direttamente sul mare.
Ci facciamo in ultimo lasciare dal taxi nel centro di Saint John’s dove imbocchiamo Market Street per arrivare ad un coloratissimo mercato ricco di frutta, verdura e spezie di ogni tipo.
Acquistiamo qualche piccolo ricordo del posto quindi raggiungiamo la vicina cattedrale anglicana di Saint John’s, risalente al 1683 in stile barocco, prima di rientrare a bordo.
Come consuetudine al termine di ogni escursione, io ed Alessandro ci dirigiamo subito al buffet per rifocillarsi per poi metterci a riposare mentre Samuele opta per un breve spuntino e partecipare quindi alle varie attività organizzate, a partire dalle gare sportive ai quiz di cultura generale! Per la cena ci ritroviamo tutti insieme a gustare una delle squisite cene al ristorante della nave, dove ogni volta troviamo piatti differenti di cucina internazionale con raffinati desserts.
Dopo un buon riposo notturno siamo belli pronti per la successiva tappa della nostra crociera: la strepitosa Saint Martin.
Attracchiamo al porto di Philipsburg, la capitale della parte olandese dell’isola caraibica mentre il nord è francese, ed ha in Marigot il suo centro principale.
Qui abbiamo prenotato direttamente dall’Italia un’escursione tramite Getyourguide per un giro completo dell’isola comprensiva di una sosta a Maho beach, principale attrazione dell’isola, dove vicinissimo alla spiaggia si trova l’aeroporto e gli aerei sorvolano a bassissima quota il piccolo lembo di sabbia che divide la pista dal mare, una cosa divertentissima e unica al mondo!
Lungo il tragitto, in cui ammiriamo il bellissimo paesaggio dell’isola, ci fermiamo prima al Bell’s Lookout Point, dal quale abbiamo una bella visuale della Simpson Bay Lagoon, quindi facciamo una breve sosta in un’area dove possiamo avere un incontro ravvicinato con delle enormi iguane e dar loro qualche fresca foglia di insalata! Un’attrazione di un privato che vende bibite e souvenir e che ha ideato un piccolo giardino per le iguane che vivono comunque libere in zona.
Attraversiamo quindi il confine tra la parte olandese e quella francese, fermandoci per scattare qualche foto al Border Monument, un piccolo obelisco con impressa la data del 1648 che simboleggia il forte legame di amicizia che unisce da secoli le due parti dell’isola.
Successivamente arriviamo alla spiaggia di Orient Beach dove ci fermiamo una decina di minuti per scattare qualche foto e fare due passi sulla soffice e bianca sabbia. Si tratta di una bella spiaggia ampia ma adatta più per gli sport acquatici come il windsurf essendo battuta costantemente dal vento.
Nel mentre proseguiamo il nostro tour, la guida ci racconta la storia e le principali caratteristiche dell’isola, la sua economia basata soprattutto sul turismo e la convivenza forzata con il rischio degli uragani, presente per diversi mesi l’anno. Facciamo una breve sosta a Marigot, capoluogo della collettività di Saint-Martin, giusto il tempo di acquistare qualche souvenir ed ammirare alcuni yacht ormeggiati nel piccolo porto della città caraibica.
Appena rientrati nella parte olandese ci fermiamo a Mullet Bay Beach, una piccola baia con sabbia bianca, fine e morbida come borotalco, bagnata da un’acqua trasparente e soprattutto caldissima!!! Facciamo un bel bagno e poi ci riposiamo una mezz’oretta in spiaggia prima di riprendere il van e raggiungere in pochi minuti la vicina Maho beach.
Questo lembo di sabbia delimitato ai lati da due beach bar colorati e rivenditori di souvenir è una delle spiagge più famose al mondo trovandosi alla fine della pista di atterraggio dell’aeroporto Princess Juliana di St Maarten.
Come i molti turisti presenti, ci fermiamo sulla battigia in attesa che passi un aereo sopra le nostre teste. La frequenza dei passaggi è abbastanza alta anche se nella maggior parte dei casi si tratta di piccoli aerei provenienti dalle vicine isole caraibiche.
Non mancano però gli arrivi di voli internazionali ed anche noi abbiamo la fortuna di assistere ad un paio di atterraggi di 737 che sorvolano la spiaggia a poche decine di metri di altezza.
Ancor più divertente (ma anche pericoloso come avvisano i cartelli affissi in zona) è stato assistere al decollo degli aerei di grandi dimensioni che, con lo spostamento d’aria dei motori, alzano un fortissimo vento che oltre a far volare gli oggetti lasciati in spiaggia rischia di provocare cadute alle persone meno attente. Alla fine è andato tutto bene anche se ci siamo ritrovati insabbiati e con le facce sconvolte per l’esperienza vissuta.
Ci riprendiamo comunque sorseggiando un drink e dopo un paio d’ore trascorse in questa particolare spiaggia, torniamo verso la nave essendo di fatto terminata la gita.
Mentre Samuele preferisce raggiungere direttamente la Norwegian Sky, io ed Alessandro ci facciamo lasciare nel centro di Philipsburg, piccola città di duemila abitanti ma importante hub commerciale per entrambe le aree dell’isola.
Dopo un breve giro per le colorate vie del paese e l’acquisto di qualche souvenir, anche noi rientriamo sulla nave per un poco di meritato relax con cibo e bibite a volontà, musica, sport e divertimenti vari che ci allieteranno per il resto della giornata.
La mattina seguente la nave attracca a San juan, capitale di Porto Rico, isola delle Grandi Antille che, insieme ad altre isole minori, forma il Commonwealth of Portorico, liberamente associato agli Stati Uniti, dei quali adotta anche la moneta.
Scendiamo autonomamente dalla nave e cominciamo il nostro tour a piedi della città che subito ci affascina con le ordinate vie del centro storico, le sue case coloniali colorate e ben conservate ed il clima vivace che la caratterizza sin dalle prime ore della giornata.
Percorriamo calle La Fortaleza, una strada storica piena di locali caratteristici e negozi di souvenir dove ne approfittiamo per acquistare subito qualche oggetto come ricordo. Al termine della via si trova “La Fortaleza”, conosciuta anche come il Palazzo di Santa Catalina, edificata dai coloni spagnoli nel 1533 e nel 1983 inserita nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
Questa elegante fortificazione monumentale incorpora ancora oggi la residenza del Governatore dell’Isola ed è accessibile anche ai visitatori. Purtroppo non siamo fortunati in quanto ben prima di arrivare all’ingresso incontriamo numerose guardie con accessi interdetti presumibilmente per una visita istituzionale.
Arriviamo quindi alla vicina Cattedrale di San Giovanni Battista, originaria del 1521, distrutta da una tempesta e ricostruita nel 1529, e chiesa più antica non solo di Portorico ma anche degli Stati Uniti, di cui questa splendida isola risulta essere territorio non incorporato.
Torniamo un poco indietro ed attraverso il Paseo de La Princesa e San Juan Gate cominciamo a percorrere il Paseo del Morro. Si tratta di una passeggiata di circa 2,5 km lungo le mura dell’imponente Castello di San Felipe del Morro mentre dal lato opposto c’è la suggestiva baia di San Juan.
Qui si cammina in uno scenario di profonda bellezza, ideale per scattare delle indimenticabili foto ricordo!
Durante questa passeggiata panoramica abbiamo anche la fortuna di avvistare un lamantino in mare e numerose iguane nei prati e nel mentre si inerpicano sulle mura della fortezza.
Al termine del percorso si arriva su un immenso prato verde, un piccolo promontorio dove si trova il Forte San Felipe del Morro e da cui si gode una vista mozzafiato, unica ed imperdibile sull’oceano.
Il Castello del Morro e le altre fortezze che si trovano sull’isola, dimostrano l’importanza strategica di Portorico nel Mar dei Caraibi nel corso della storia, punto nevralgico fondamentale per chi voleva espandersi nel Nuovo Mondo.
La costruzione della fortezza da parte dei coloni spagnoli iniziò nel 1539 e si protrasse per ben 250 anni fino al 1790, diventando nel tempo una struttura articolata su sei livelli, ben progettata per spaventare il nemico.
Grazie a questo forte che domina la baia di San Juan, oggi divenuto patrimonio mondiale dell’Unesco, gli spagnoli riuscirono a difendere Portorico da inglesi, olandesi e pirati fino alla guerra ispano-americana del 1898, quando venne facilmente espugnato grazie ai progressi della tecnologia negli armamenti e nelle tattiche militari, divenendo una importante base militare americana molto utilizzata peraltro nel corso delle successive due guerre mondiali.
Ci lasciamo alle spalle il Morro e, attraversando il curatissimo prato con alla sinistra il bastione di San Antonio ed alla destra la Polvorin de Santa Elena, raggiungiamo in breve tempo la piazza Quinto Centenario, costruita nel 1992 per celebrare il 500° anniversario del viaggio di Cristoforo Colombo e caratterizzata da un enorme pilastro centrale, detto El Totem Telurico a simboleggiare l’origine del Nuovo Mondo.
Acquistiamo qualche altro souvenir ancora per la gioia di Alessandro in uno dei tanti negozi che si incontrano lungo la coloratissima calle de la Luna per poi raggiungere il Forte di San Cristobal, altro bastione difensivo che si erge 50 metri sul livello del mare ed occupa quasi l’intera parte sud della parte storica di San Juan.
Con i suoi 109.000 mq è infatti la maggiore fortificazione costruita dagli spagnoli nel Nuovo Mondo e fin dal 1785, anno del suo completamento, rappresenta un elemento di difesa aggiuntivo al castello di San Felipe. Lasciamo la Old city che ci ha veramente stupito per il suo fascino ed il suo patrimonio culturale e ci dirigiamo verso le vicine spiagge di San Juan dove abbiamo intenzione di praticare snorkeling per avvistare i lamantini e le tartarughe marine.
Troviamo un tour operator locale avendo avuto problemi con quello precedentemente prenotato dall’Italia, ci forniscono giubbetti salvagente, maschera e boccaglio e siamo pronti per l’avventura sottomarina nella laguna del Contado! Sebbene si trovi vicino al centro di San Juan, la laguna presenta un ricco ecosistema sia per la flora che per la fauna. Il nostro obiettivo principale è quello di incontrare i lamantini, giganteschi mammiferi acquatici perlopiù erbivori, di cui si ritiene che ve ne siano almeno 9 che vivono stabilmente in questa zona costiera.
Nuotare nella laguna è abbastanza tranquillo ma purtroppo ci dobbiamo “accontentare” di incontrare due grandi tartarughe e delle bellissime stelle marine, oltre ovviamente a numerosi pesci colorati. Dei lamantini infatti nessuna traccia e quindi, pur valutando nel complesso positivamente l’escursione, rimaniamo nel complesso un poco delusi.
Inizia ad essere pomeriggio inoltrato ed è ora di rientrare sulla Norwegian Sky, che raggiungiamo comodamente in taxi dove, dopo esserci rifocillati e riposati, aspettiamo la partenza per godere del panorama di San Juan dalla nave e scattare ancora delle favolose foto ricordo.
La nostra bellissima crociera volge ormai quasi al termine. Infatti dopo una giornata di splendida navigazione nel Mar dei Caraibi, ci aspetta l’ultima tappa a Great Stirrup Cay, isola privata della Norwegian Cruise situata nelle Bahamas.
Acquistata nel 1977 e trasformata in un’isola esclusiva per i passeggeri delle navi da crociera, vi si arriva con i tender della nave che attraccano nel piccolo molo di questo esclusivo posto paradisiaco. La parte settentrionale, quella dedicata ad accogliere gli ospiti delle crociere, ha una spiaggia di sabbia chiara e fine, acque cristalline in cui rilassarsi o fare snorkeling, spiaggia attrezzata con lettini e ombrelloni, aree ristoro, servizi, tutto molto curato per regalare ai visitatori un’esperienza unica.
I più giovani possono anche divertirsi nel praticare qualche sport e Samuele ne approfitta per giocare a beach volley insieme ad altri ragazzi in parte già conosciuti durante la navigazione.
Sull’isola si trova anche un iconico faro, costruito originariamente nel 1863 dall’Imperial Lighthouse Service che svetta tra la bassa vegetazione e le piccole costruzioni in legno ben inserite nel contesto ambientale. Eravamo già stati in questo lembo di terra durante un’altra crociera sempre effettuata con la Norwegian ed abbiamo notato molti miglioramenti negli spazi riservati ai clienti e soprattutto nella zona ristorante rispetto al passato, senza per questo aver stravolto l’equilibrio del luogo. Da qui facciamo anche una breve escursione prenotata direttamente con la compagnia navale per visitare la vicina Goat Cay ed andare sulla spiaggia dei maialini! La raggiungiamo in pochi minuti con una veloce barca che ci conduce attraverso il mare color smeraldo fino alla baia dove vivono questi simpatici animali.
Dopo aver ricevuto le classiche raccomandazioni su come comportarsi ed interagire con i maialini, ecco che ci viene permesso di raggiungere la piccola spiaggetta ove vivono tranquilli.
Ce ne sono diverse decine, di dimensioni, colori ed età differenti, con anche alcuni teneri cuccioli. Entriamo in acqua accompagnati dai maialini che ci nuotano intorno facendosi facilmente accarezzare e che impazziscono quando gli porgi uno spiedino con un pezzetto di mela!
Tutta l’attenzione però è rivolta principalmente ai cuccioli che si possono prendere in braccio seppur dopo una lunga fila…ma non ci facciamo certo spaventare ed attendiamo fintanto che riusciamo a farci scattare alcune foto ricordo con loro.
Alla fine dell’incontro veniamo riportati a Great Stirrup Cay con il motoscafo che ci fa fare un bel po’ di salti sull’acqua per rendere il rientro più adrenalinico e divertente. Tornati sull’isola che per questa giornata è totalmente a noi riservata ne approfittiamo per godere gli ultimi momenti di relax in questo posto paradisiaco prima di rimbarcarci nel tardo pomeriggio.
Le tappe della crociera sono ora terminate, e la mattina seguente eccoci di ritorno a Miami, comunque molto soddisfatti e felici di questa crociera ai Caraibi che è stata perfetta sotto ogni aspetto. Siamo solo un po’ dispiaciuti che sia finita così velocemente, giorni splendidi ed intensi, durante i quali abbiamo visitato posti meravigliosi e vissuto esperienze che rimarranno per sempre nei nostri ricordi. Fortunatamente il programma della vacanza prevede ancora un’altra crociera, seppur di soli quattro giorni, con partenza sempre dal porto di Miami, questa volta a bordo della Independence of the Seas della Royal Caribbean.
Purtroppo l’originario itinerario prevedeva una tappa a Haiti ma per motivi di sicurezza è stata cancellata e sostituita con la visita dell’isola privata della Royal Caribbean nelle Bahamas: Coco Cay.
Al di là dell’itinerario, questa volta siamo molto incuriositi ed interessati proprio dall’immensa nave che ci vedrà ospiti per i successivi giorni.
Varata nel 2008, al tempo la più grande del mondo, la Independence of the Seas è la terza ed ultima nave della classe Freedom della flotta Royal Caribbean ed è caratterizzata dalla presenza di una pista sul ghiaccio e della Royal Promenade, una lunga ed elegante passeggiata costeggiata da negozi, pub, caffè e ristoranti.
Appena saliti a bordo oltre ad essere colpiti dalla raffinatezza degli interni dove tutto è curato nei minimi dettagli, rimaniamo affascinati proprio dalla favolosa Promenade, una via piena di locali in cui non sembra affatto di trovarsi su una nave ma in una moderna città!
Anche gli spazi esterni, spaziosi e super accessoriati, non sono comunque da meno: due piscine grandi di cui una per soli adulti, parco giochi con piscine per bambini, idromassaggio, campo da basket, scivoli acquatici, area per l’arrampicata e addirittura zona per scuola di surf.
Il ristorante a buffet sul ponte principale non poteva che essere anch’esso immenso, con una vasta varietà di cibo internazionale.
Numerosi sono poi i ristoranti a pagamento e non che offrono servizio al tavolo con specialità tipiche di ogni parte del mondo, adatti a soddisfare anche i palati più esigenti.
La crociera trascorre all’insegna dell’allegria, del relax e. soprattutto per Samuele, dello sport viste le numerose attività e tornei ai quali partecipa, alcune volte insieme anche ad Alessandro.
La mattina del terzo giorno arriviamo a Coco Cay, isola delle Bahamas di proprietà esclusiva dal 1988 della Royal Caribbean, dedicata esclusivamente ai passeggeri delle crociere.
Adiacente a Great Stirrup Cay, della Norwegian Cruise l’isola ha una organizzazione completamente differente e si presenta ai nostri occhi come un vero e proprio parco di divertimenti con scivoli acquatici, piscine e possibilità di effettuare sport acquatici e non ed addirittura provare il brivido di un giro in mongolfiera!
La nave attracca direttamente all’ampio molo e così in breve tempo scendiamo direttamente sull’isola che ci accoglie con la scritta “Perfect Day a Coco Cay”, il motto ideato dalla Compagnia per questo splendido atollo caraibico.
Lo sguardo dei nostri occhi è catalizzato dagli scivoli colorati al centro dell’acqua park, tra cui il Daredevil’s Peak che con i suoi 40 metri è il più alto del Nord America, ma allo stesso tempo rimaniamo affascinati anche dalla perfezione dell’organizzazione che ci permette grazie alle mappe presenti ovunque ed al personale sempre pronto a dare indicazioni di scegliere in quale zona dirigersi.
Decidiamo di fermarci a South Beach, una bella spiaggia cui si accede attraverso un breve percorso naturalistico e dove possiamo prendere lettini e ombrellone gratuitamente. Qui si trova anche il campo per beach volley così anche Samuele è felice di continuare le sue attività sportive e, nonostante l’indescrivibile bellezza del mare, trascorre quasi tutto il tempo a giocare coi suoi amici.
In quest’area come del resto in molte altre dell’isola, si trovano anche fornitissimi punti ristoro dove vengono serviti tutta la giornata panini, hamburger, hot dog, bevande, frutta, dolci e tanto altro ancora. Insomma non manca assolutamente nulla ed è davvero tutto perfetto per vivere una fantastica giornata ai Caraibi!
Nel pomeriggio la vicina spiaggia di Cove Beach che rimane un poco più isolata e meno frequentata dai crocieristi, dove si può godere ancora di più la bellezza naturale del posto, grazie anche ad una secca situata a breve distanza dove diversi uccelli, come i cormorani, amano fermarsi per mangiare.
A Cove Beach l’acqua è veramente bassa, calda e trasparente, così rimaniamo diverso tempo a rilassarci in mare, ammirando nel contempo lo splendido panorama che ci circonda.
Il tempo trascorre velocemente e purtroppo anche questa straordinaria giornata a Coco Cay volge al termine e dobbiamo tornare sulla nave, dove prima di salpare non facciamo che scattare foto al all’isola ed al mare che la circonda mentre Samuele ha già ripreso le attività sportive.
Abbiamo ancora un’altra giornata da trascorre a bordo della meravigliosa Independence of the Seas e la trascorriamo divertendoci con i numerosi svaghi proposti ed allo stesso tempo oziando nei comodi lettini disposti in ogni angolo della nave.
La mattina seguente eccoci nuovamente al porto di Miami, senza questa volta aver la possibilità di reimbarcarci su altre navi! Fortunatamente però la nostra vacanza non è ancora finita, avendo ancora il Costa Rica da visitare, bellissimo Paese che ci ha sempre affascinato per la sua natura e che ora finalmente avremo modo di conoscere per la prima volta!
Raggiungiamo con un taxi l’aeroporto di Miami dove, una volta effettuati i controlli di rito, ci imbarchiamo su un volo diretto a Panama City, scalo intermedio per poi raggiungere in serata San Josè, capitale del Costa Rica. Mangiamo velocemente in aeroporto. ritiriamo l’auto prenotata dall’Italia e facciamo pochi chilometri per arrivare all’hotel La Guaria Inn & Suites, nel piccolo paese di Alajuela, dove trascorriamo la prima notte costaricense.
Il mattino seguente partiamo di buon’ora smaniosi di iniziare il nostro tour diretti verso Quepos, dove contiamo di arrivare nel tardo pomeriggio. Lungo il tragitto abbiamo infatti in programma diverse soste e la prima è quella di Crocodile Bridge, ponte sul fiume Tarcoles, situato a circa 60 km a sud della capitale.
Quest’area è densamente popolata da coccodrilli, alcuni anche di dimensioni notevoli ed una fermata è di fatto obbligatoria per i turisti che transitano sulla Ruta Nacional Primaria. Qui ci sono anche diverse bancarelle di souvenir con oggetti in legno, amache, t-shirt, bigiotteria etc. ma rimandiamo il momento degli acquisti preferendo proseguire verso il vicino Parco Nazionale Carara di cui il fiume Tarcoles è il confine settentrionale.
Si tratta di un’area protetta di 4700 ettari costituita da foreste pluviali tropicali, con una grande ricchezza di fauna selvatica e particolarmente adatta per il birdwatching. Nell’area del parco si contano circa 1500 specie di piante, alcune delle quali sempre verdi, come ceiba, gallinazo, fruta dorada, inoltre si alternano esemplari tipici del bosco secco e umido come la palma reale, che può raggiungere un’altezza di 10 metri.
All’ingresso del parco ci sono diverse guide pronte ad accompagnare i turisti nei sentieri e a fornire loro assistenza ed informazioni, così anche noi decidiamo di prenderne una che ci accompagnerà per un tour di due ore. Il parco è molto ben tenuto, organizzato e facile da visitare e quello che subito ci colpisce è la rigogliosa bellezza della foresta, i suoi alberi secolari ed i colori con le innumerevoli sfumature di verde.
La nostra guida è molto preparata e ci fornisce numerosi particolari interessanti nel mentre ammiriamo la fitta vegetazione ed i suoi curiosi abitanti, a partire da diversi tipi di piccole rane che saltellano nel sottobosco, alcune delle quali mortalmente velenose!
Nella foresta vivono tantissime specie animali ma come sempre accade in natura non è facile avvistarli seppur si possono udire i loro versi, come nel caso delle scimmie urlatrici, una particolare specie di primati diffusa in tutto il Centro e Sud America.
Ad un certo punto della nostra passeggiata, nell’attraversare un ponticello incontriamo anche un grazioso coato dal naso bianco, un animaletto mai visto prima che sembra un mix tra un gatto e un cane con una lunga coda pelosa che, affatto indisturbato dalla nostra presenza, continua imperterrito il suo percorso. Grazie alla guida che aveva ricevuto l’informazione da un suo collega, abbiamo anche la fortuna di vedere il terciopelo, serpente considerato il più velenoso del Costarica.
Lo incontriamo attorcigliato su sé stesso nel terreno a meno di un metro dal sentiero, completamente indisturbato dal passaggio dei turisti. In ultimo, prima che ci colpisca un intenso acquazzone, riusciamo a scorgere tra i rami anche la chiassosa scimmia urlatrice, impegnata a saltare tra gli alberi a poche decine di metri da noi.
Usciamo dal parco ed accompagniamo al vicino paese di Tarcoles la nostra guida che, prima di lasciarci, ci mostra delle bellissime are intente a riposare sugli alberi vicino alla spiaggia.
Accettiamo il consiglio del nostro accompagnatore e ci fermiamo per pranzo al Chepes Bar Y Restaurante, un piccolo locale tipico dove assaggiamo per la prima volta uno dei piatti caratteristici del Costarica: il casado, pietanza costituita da riso, fagioli, pollo o pesce e platano. La porzione è abbondante, il cibo gustoso e nutriente ed il prezzo assolutamente ragionevole.
Nel primo pomeriggio abbiamo in programma una gita in barca sul Tarcoles per meglio avvistare i grandi coccodrilli americani.
Siamo fortunati perché non ci sono altri turisti e la barca è tutta per noi, così possiamo spostarci dove vogliamo per vedere meglio non solo questi grandi rettili ma anche la rigogliosa natura circostante nel mentre navighiamo nelle torbide acque salmastre della foce del fiume sul Golfo di Nicoya. Anche in questo caso, le due guide che ci accompagnano sono molto preparate e, oltre a fornirci ulteriori informazioni sulla flora e fauna locale, riescono anche a condurre la piccola imbarcazione a brevissima distanza da alcuni esemplari di notevoli dimensioni.
Ripartiamo alla volta di Quepos e durante il tragitto decidiamo di prenotare per la sera stessa un tour notturno nella foresta. Raggiungiamo facilmente grazie al navigatore il punto di incontro dove ci attende una esperta guida che, insieme ad un ristretto gruppo di turisti, ci illustra brevemente cosa ci aspetta e come comportarci nella fitta vegetazione circostante. Iniziamo il tour con curiosità mista all’adrenalina di iniziare un tour completamente al buio, con il percorso illuminato soltanto dalle torce forniteci dall’organizzazione oltre che dalle numerose lucciole che incontriamo lungo il percorso.
Il primo “vero” animale che avvistiamo però è un simpatico coato, intento alla ricerca di cibo, quindi ci fermiamo ad osservare diversi uccelli notturni, tra cui il barbagianni.
Il percorso è buio e scivoloso vista la stagione e l’abbondante pioggia caduta nei giorni precedenti, ma proseguiamo con coraggio trascinati dall’entusiasmo della guida.
Ascoltiamo distintamente le rane gracidare e l’esperto ci spiega che sono i maschi che cercano una femmina per accoppiarsi, essendo questo il periodo, tanto è vero che poco dopo ci mostra anche delle uova appena fecondate.
Ammiriamo diversi splendidi esemplari di questi particolari anfibi, dall’aspetto innocuo ma che in realtà possono essere addirittura letali per l’uomo!! Per la gioia di Samuele ed Alessandro, incontriamo anche alcuni serpentelli, molto sottili e dai colori vivaci, uno dei quali, disteso su una grande foglia, viene anche preso dalla guida tra le sue mani essendo completamente inoffensivo.
Un’escursione davvero da brivido per la sottoscritta, ma allo stesso tempo emozionante e molto divertente. Fortunatamente alla fine tutto è andato per il meglio e possiamo riprendere la nostra auto per dirigerci prima al Tres Banderas, il nostro hotel a Quepos, per effettuare il check in e lasciare i bagagli, quindi alla Marisqueria Sabromar, un tipico ristorante locale dall’ottimo rapporto qualità/prezzo scelto da Samuele tramite tripadvisor. Qui ci mangiamo 3 abbondanti porzioni di arroz de mariscos, uno squisito risotto ai frutti di mare, specialità della casa, preparato con dell’ottimo pesce fresco da soddisfare anche i palati più esigenti.
Il mattino seguente ci gustiamo una colazione a base di frutta, tortillas e platano direttamente nello splendido hotel dove soggiorneremo per due notti quindi raggiungiamo di buon’ora il vicino Parco Nazionale Manuel Antonio, dove troviamo ad attenderci la guida della serata precedente che ci accompagnerà nella visita per circa 3 ore.
Qui riusciamo subito a vedere un bellissimo tucano nascosto tra i rami di un albero dall’aspetto fiero e dai colori brillanti, un vero spettacolo della natura!
La guida individua poi alcuni piccoli pipistrelli tra cui una rara varietà di colore bianco da noi mai visti prima d’ora mentre più facili da incontrare sono dei giganti granchi rossi e blu oltre alle iguane di tutte le dimensioni che scorrazzano indisturbate tra i turisti fortunatamente non molto numerosi.
Un altro incontro molto emozionante è stato quello con dei piccoli, teneri, delicati ma velocissimi colibrì, uccellini che avevamo già avuto la fortuna di ammirare in altri viaggi ma che, ogni volta che ci capita di vedere ci suscitano un’intensa emozione.
Finalmente riusciamo ad avvistare per la prima volta uno degli animali simbolo non solo della Riserva ma dell’intera Costa Rica, il bradipo! Lo troviamo tranquillamente appeso ad un ramo di un grande albero intento a riposarsi e rimaniamo diversi minuti ad osservarlo vivere sereno nel suo habitat naturale.
Poi scimmie cappuccino, cervi, farfalle, libellule, ancora serpenti e colorati uccelli, insomma una mix di animali davvero fantastico, senza dimenticare lo scenario circostante, con alberi centenari e caratteristiche piante da fiori come l’heliconia.
Terminato il tour con la guida restiamo ovviamente ancora nel parco e raggiungiamo la splendida Playa Manuel Antonio, dove ci facciamo anche un rinfrescante bagno nell’azzurro dell’Oceano Pacifico.
Ci riposiamo un poco all’ombra delle alte palme per poi riprendere la visita percorrendo un sentiero che ci porta a Playa Espedilla Sur, altra spiaggia molto bella e panoramica, anche questa di soffice sabbia bianca sempre lambita dalla foresta tropicale.
Proseguiamo il nostro giro esplorativo ed assistiamo alla divertente scena di una scimmietta che ruba qualcosa dallo zaino di una turista che si arrabbia e quasi viene poi attaccato dalle sue amiche pelose!
Ci fermiamo a mangiare un panino nell’unico punto di ristoro della riserva, caratteristico per essere circondato da una vera e propria gabbia, al fine di evitare l’ingresso agli animali, ai quali è ovviamente vietatissimo dar loro del cibo. Camminiamo ancora, salendo un po’ attraverso i sentieri e raggiungendo splendidi punti panoramici dai quali si ammira al meglio il connubio foresta-oceano e si percepisce l’essenza della natura selvaggia che qui regna sovrana come nella maggior parte del territorio del Costarica.
Dopo aver ammirato il parco dall’alto, torniamo nuovamente nei sentieri centrali e qui abbiamo la fortuna di incontrare ancora un bradipo, questa volta intento a mangiare, che in maniera molto lenta si muove da un albero all’altro.
Rimaniamo incantati nell’osservarlo ed il tenero animale pian piano si avvicina indisturbato e per nulla timoroso della presenza umana fino ad arrivare a non più di un metro da noi, tanto che se ci fossimo allungati lo avremmo potuto toccare senza problemi. Ovviamente ci accontentiamo di scattare foto ed ammirarlo da così vicino, senza interagire direttamente con il bradipo per evitare pericoli ed allo stesso tempo rispettare le regole della riserva.
Alle 16, orario di chiusura del parco, siamo costretti ad uscire, molto felici comunque per la giornata trascorsa, e ci fermiamo per una breve passeggiata sul vivace lungo mare di Playa Espadilla, bella spiaggia pubblica dove è possibile praticare ogni tipo di sport acquatico, con tanto di negozi di souvenir, venditori di escursioni e piccoli ristoranti locali. Visitiamo anche il centro di Quepos, paese di per sé non molto attraente ma pieno di attività ricettive vista la vicinanza a Manuel Antonio.
Ci fermiamo ancora una volta a cena alla Marisqueria Sabromar, dove però cambiamo menù rispetto alla sera precedente, gustandoci altri deliziosi piatti di pesce locale. Il mattino seguente lasciamo Quepos per ritornare verso nord, fermandoci dopo pochi chilometri in un piccolo villaggio situato sul Rio Cotos per effettuare un tour in kayak sul fiume, prenotato la sera precedente tramite Getyourguide.
Qui ci troviamo su un ampio estuario ricco di flora e fauna che si può osservare in particolare nella vicina Isla Damas, un’isola marittimo-fluviale di circa 600 ettari che ancora oggi conserva una bellezza scenica senza pari.
Io ed Alessandro prendiamo una doppia canoa mentre Samuele si avventura in acqua da solo, sempre sotto la supervisione della guida locale che ci accompagna per l’intera escursione. Appena partiti, il percorso ci appare abbastanza agevole, visto che sfruttiamo favorevolmente la corrente del piccolo fiume, unica attenzione è quella di evitare di incastrarsi tra la fitta vegetazione presente sulla riva.
Durante il tour incontriamo qualche piccola imbarcazione sulle quali salgono numerose scimmiette attratte anche dal cibo offerto loro dai turisti. Lo scenario paesaggistico che ci circonda è davvero stupefacente, la natura selvaggia e per certi versi ancora primitiva. Ammiriamo sugli argini diverse iguane e nell’acqua dei piccoli insetti che curiosamente al battito delle mani cominciano a saltellare come se stessero quasi ballando, mentre in realtà, ci spiega la guida, essere reazioni incondizionate ad un pericolo percepito dai malcapitati animaletti.
Ad un certo punto la guida ci avvisa della presenza di piccoli coccodrilli sulla riva ed io scoppio in una risata perché pensavo che stesse scherzando… ed invece, mentre ci avviciniamo, eccoli che ci appaiono a pochi centimetri dal kayak, più spaventati di me, tanto che si immergono velocemente in acqua scomparendo velocemente alla nostra vista. Chiediamo subito alla guida se ce ne fossero di più grandi ma la guida ci tranquillizza dicendo che in tanti anni di escursioni non è mai successo nulla……. Riprendiamo la via del ritorno, effettuando il medesimo percorso, avendo questa volta la corrente contraria. La fatica si fa sentire ma la determinazione nel riuscire a ritornare senza chiedere aiuto a nessuno ci permette di raggiungere la base di partenza in breve tempo, regalandoci nel contempo splendide emozioni.
All’arrivo abbiamo anche la gradevole sorpresa di trovare uno squisito ananas tutto per noi che, oltre a dissetarci, ci fa riflettere sulla differente qualità rispetto a quello che ci mangiamo a casa!
Riprendiamo l’auto per dirigerci verso Puntarenas e lungo il percorso ci fermiamo per una breve sosta presso un piccolo santuario delle farfalle dove ammiriamo alcuni esemplari di Blue Morpho e Zebra-Wing, splendidi animali che vivono in una grandissima voliera ricca di piante e fiori adatti alla loro purtroppo breve vita.
Nel pomeriggio arriviamo a Puntarenas, da dove ci imbarchiamo su un traghetto per raggiungere la nostra ultima tappa del viaggio: la Riserva protetta di Curù, situata nella penisola di Nicoya.
Per la cena ci fermiamo a mangiare nel piccolo centro abitato di Paquera al restaurante Ginana (porzioni abbondanti, buon cibo e prezzi onesti), quindi a tarda sera siamo finalmente all’interno della Riserva, dove Alessandro ha prenotato un bungalow privato per la notte. Nonostante sia buio pesto incontriamo un paio di cervi ed il guardiano del parco, nell’accompagnarci al nostro alloggio, ci avvisa della possibile presenza di puma e giaguari, sconsigliandoci di fatto di allontanarci dalla struttura! Facciamo quindi solo due passi sulla riva del mare onde evitare di correre rischi inutili per poi rientrare nel piccolo chalet dove passiamo la notte.
Il mattino seguente dopo un’abbondante colazione costaricense in cui non manca mai la frutta, osserviamo a pochi passi dal mare la bellezza selvaggia del posto nel mentre due scimmie saltano tra gli alberi incuranti della nostra presenza e di quella di pochi altri turisti.
Il parco nazionale di Curù si compone di 1496 ettari di foresta tropicale, mangrovie e spiagge lungo la costa, dispone di 17 sentieri ed è abitato da 78 specie differenti di mammiferi, 232 tipi di uccelli ed 87 specie di rettili. Imbocchiamo uno dei sentieri consigliatoci dal ranger e ben presto ci troviamo ad attraversare un ponticello in legno immerso tra le mangrovie. Inizialmente ci sono anche altre persone lungo il percorso ma in breve tempo ci troviamo soltanto noi tre nel bel mezzo della foresta!
Incontriamo anche qui numerose scimmie, cervi e coloratissimi uccelli ma una particolare nota la merita la splendida vegetazione che ci circonda, con alberi dagli alti fusti e piante dai possenti tronchi che talvolta si intrecciano tra loro, habitat di numerosi granchi grandi e colorati.
Un incontro molto piacevole è stato quello di una famiglia di coati con diversi cuccioli: il gruppo si muoveva nella foresta in cerca di cibo, ogni tanto qualche piccolo rimaneva indietro ma appena richiamato cominciava ad avanzare saltellando. Lungo il percorso sentiamo frequentemente dei versi molto strani ed inquietanti e solo in alcuni casi riusciamo a vedere tra gli alberi le chiassose scimmie urlatrici.
Camminare nei sentieri è davvero suggestivo, circondati dalla natura e dai suoi scenari magici ma allo stesso tempo anche faticoso per l’elevato tasso di umidità e il terreno fangoso dopo la pioggia della sera precedente.
Così, in tarda mattinata, decidiamo di tornare indietro e di non intraprendere nuove escursioni. Lasciamo la riserva faunistica di Curù e raggiungiamo la località di Paquera dove ne approfittiamo per gustarci un buon pranzetto in una “soda”, piccola trattoria a conduzione famigliare molto diffusa in Costa Rica.
Nel mentre mangiamo, Samuele cerca e prenota un tour serale per vedere la bioluminescenza: non vogliamo certo ripartire senza aver visto dal vivo questo fenomeno straordinario della natura. Successivamente visitiamo la spiaggia di Paquera, ampia e lunghissima, con alte palme ed un’immensa foresta alle spalle nel mentre sull’oceano ammiriamo degli albatros in lontananza che si lasciano planare in aria con leggerezza mentre solcano il cielo sereno ed azzurro. Qui ci sono pochi turisti dato che ora comincia la bassa stagione e le esigue persone presenti sono gli abitanti del luogo che hanno qui le loro attività come noleggio canoe, punti ristoro e organizzazioni di brevi escursioni che sono intenti a sistemare le loro cose.
Dopo esserci riposati un po’ sulla spiaggia, torniamo nella cittadina alla ricerca di qualche souvenir da acquistare come ricordo della bellissima vacanza. Ci sono vari oggetti artigianali in legno con impressi disegni di animali che ci piacciono moltissimo ma anche quadretti o grandi parei colorati. Dopo lo shopping raggiungiamo il punto di incontro per il tour della bioluminescenza, dove ad attenderci troviamo una guida molto simpatica ed ospitale che ci fornisce con entusiasmo molte informazioni e curiosità del luogo, non ultimo quella di un incontro con un gigantesco boa nel mentre si riposava in giardino sull’amaca! Partiamo in barca insieme ad un’altra coppia tedesca, il buio scende velocemente e si crea l’ambiente adatto per vedere la spettacolare luce nel mare.
Ad un certo punto la guida ci dice di mettere la mano in acqua e scuoterla ed ecco che essa si illumina magicamente di un azzurro fluorescente! La bioluminescenza marina è raro fenomeno, visibile solo in poche parti del mondo, per cui alcuni organismi viventi emettono luce mediante reazioni che trasformano l’energia chimica in energia luminosa. Tutti siamo entusiasti e agitiamo le mani nell’acqua, esse pure sembrano brillare!
Poi Alessandro e Samuele che si trovano davanti devono cominciare a pagaiare, così mentre la barca si muove nella baia, si creano delle grandi scie luminose che rendono magica ed indimenticabile la nostra serata! Terminato il tour riprendiamo il traghetto che ci riporta a Puntarenas, per poi fermarci a dormire nella vicina città di Caldara presso l’Hotel y Restaurante Costa del Sol. Il mattino seguente facciamo colazione in hotel, sempre fresca ed abbondante com’è nella tradizione costaricense, poi ci dirigiamo con calma verso San Josè dove in serata avremo il nostro volo di rientro.
Dato che abbiamo tempo ne approfittiamo per visitare il Rescate Wildlife Rescue Center, un centro di recupero della fauna selvatica, situato nella periferia della capitale dove si trovano animali che sono stati feriti o malati e che non possono essere più inseriti in natura. Qui ammiriamo ancora una volta diversi esemplari di fauna tipica del Costarica tra cui uno splendido puma rimasto orfano quando era cucciolo e che è diventato la mascotte del parco. Purtroppo non possiamo goderci appieno la visita perché una violenta pioggia ci coglie di sorpresa e ci costringe a lasciare il posto un poco prima del previsto.
Dopo una veloce pausa pranzo, lasciamo la macchina all’agenzia di noleggio che ci salutano con l’ennesimo, accogliente ed amichevole “Pura Vida“, espressione tipica costaricense che esprime la gioia e vitalità di questo popolo e dal significato molto più ampio di “vita pura”, traduzione letterale della frase.
Raggiungiamo quindi in tempo l’aeroporto internazionale Juan Santamaria da dove torneremo a Roma con uno scalo a Madrid. Nell’attesa di imbarcarci giriamo per l’ampio aeroporto ancora alla ricerca di qualche souvenir carino da portare a casa e che ci ricordi per sempre questi giorni in Costarica brevi ma intensamente vissuti a stretto contatto di una natura stupefacente.