2013 – California e…dintorni
La meta delle nostre vacanze estive è quest’anno a dir poco strepitosa: un viaggio itinerante di 3 settimane in California e negli stati confinanti alla scoperta delle tante meraviglie che questa parte degli Stati Uniti offre ai visitatori.
Arriviamo in tarda serata a San Francisco con un volo American Airlines dopo aver fatto scalo a Chicago e, noleggiata l’auto, ci dirigiamo all’hotel Gateway Inn and Suites per passare la prima notte.
La mattina seguente lasciamo subito la città per dirigerci verso la meta principale della giornata, lo Yosemite Park, nelle montagne della Sierra Nevada, prima zona a essere denominata “area naturalistica protetta” dagli Stati Uniti nel lontano 1864.
Il parco è parte della Yosemite Valley, una valle che si è venuta a creare grazie all’erosione dei ghiacciai del fiume Merced e al distacco e sgretolamento di alcuni blocchi di granito, che hanno prodotto gli affascinanti monoliti che popolano oggi questa bellissima area naturale.
Racchiuso fra pareti di roccia praticamente verticali, lo Yosemite presenta un paesaggio unico al mondo, con spettacolari picchi rocciosi, cascate roboanti, laghi splendenti e sequoie giganti.
Una volta arrivati in una delle principali aree di accesso, prendiamo qualche informazione più dettagliata sulle attrazioni da visitare ed iniziamo a passeggiare a contatto con la natura. Il paesaggio è davvero meraviglioso e incantati camminiamo instancabilmente arrivando in breve nella zona delle cascate, le Yosemite Falls, le più alte dell’America Settentrionale, che però data la stagione sono di fatto prosciugate.
Il parco è attraversato anche da limpidi torrenti in cui si riflettono gli alberi e i rilievi, uno scenario davvero rilassante e magico, a stretto contatto con la rigogliosa natura.
Da una posizione strategica ammiriamo tutta la Yosemite Valley con alla nostra sinistra la montagna di El Capitain, un monolite di granito tra i più alti al mondo (1100 metri) ed a destra l’Half Dome, con la sua immensa cima granitica alta quasi 2700 metri che sembra avere la forma del becco di un rapace: qui si può veramente cogliere la perfezione della natura!
Samuele è entusiasta, si diverte e vuole camminare senza sosta per vedere il più possibile e, non ultimo, fare anche un veloce bagno in un’ansa di un torrente che crea una sorta di piccola laguna blu, dall’acqua comunque molto, ma molto, fredda!!!
Nel pomeriggio ci spostiamo nella zona delle sequoie giganti ovvero Mariposa Grove, a sud del Parco, distante poco più di un’ora dalla Yosemite Valley. Lasciamo la nostra auto nell’attrezzatissimo parcheggio ed iniziamo la visita partendo dal sentiero del Grizzly Giant Loop Trail.
La passeggiata è abbastanza lunga ma veramente fantastica! Ammiriamo tra le altre cose anche uno tra gli esemplari più vecchi delle sequoie ovvero il Grizzly Giant (si parla addirittura di un’età di 2000 anni) nonché il famoso gruppo di “Bachelor and the three Graces”.
Nel mentre camminiamo, Samuele scorge anche alcuni cerbiatti e numerosi scoiattoli che, senza alcun timore, scorrazzano tra i tanti turisti presenti nel parco.
Prima di ritornare alla nostra auto ammiriamo anche il California Tunnel Tree, una sequoia con tunnel scavato al suo interno dove ci potrebbe passare anche un auto ed il Fallen Monarch Tree, una sequoia gigantesca caduta oltre 300 anni or sono.
Felici ed entusiasti di questa prima giornata, iniziamo a cercare una sistemazione per la notte e la troviamo in un semplice motel a pochi chilometri dalla città di Fresno, dove consumiamo una veloce cena a base di hamburger e patatine (piatto tipico nazionale!!!).
Affascinati dalle sequoie anche il giorno successivo ci dedichiamo alla loro osservazione, stavolta presso il Sequoia National Park dove Samuele spera anche di incontrare l’orso, visto che all’ingresso vi sono cartelli che ne segnalano la presenza (con le relative precauzioni da prendere in caso di incontro…)!
Qui, per quanto ovvio, la fanno da padrona questi giganteschi ed affascinanti alberi secolari, ma non mancano punti panoramici, cascate, fiumi e sentieri che costeggiano ed attraversano prati e boschi perfettamente puliti e manutentati.
Tra le principali attrazioni del parco, una menzione va certamente al Generale Sherman, ovvero l’albero più grande del Pianeta: una meraviglia incredibile, nata circa 2700 anni or sono, che ci fa sentire veramente piccoli al suo cospetto!
Dopo aver visitato la Giant Forest, facciamo una passeggiata nella verde radura di Crescent Meadows, la zona principalmente designata per il possibile incontro con l’orso che però, con grande rammarico di Samuele, non si fa vedere nonostante i nostri lunghi avvistamenti!!!
Con un pizzico di dispiacere (per Samuele ed Alessandro) ma anche con un (mio) sospiro di sollievo, ci dirigiamo al Moro Rock, un’immensa roccia granitica al centro del parco che si può scalare attraverso una scalinata di ben 400 gradini.
Samuele si riprende subito dalla delusione ed inizia a salire velocemente superando ben presto diversi turisti e raggiungendo senza alcuno sforzo la vetta. La visuale dall’alto merita veramente la lunga camminata: il panorama è a dir poco fantastico, potendo ammirare una buona parte del parco da una posizione così privilegiata.
Nel tardo pomeriggio lasciamo il parco e, con Samuele che si addormenta dopo pochi chilometri, ci dirigiamo verso sud per arrivare dopo circa 2 ore e mezza nella città di Bakersfield dove pernottiamo in un semplice motel vicino al quale consumiamo la cena in uno dei classici fast-food/ristorante che tanto facilmente si incontrano negli Usa.
Dopo un’abbondante colazione americana, raggiungiamo Calico Ghost Town, un’antica cittadina mineraria fondata nel 1881 e che nel giro di pochi anni crebbe molto rapidamente grazie ai giacimenti di oro, argento e borace presenti nelle vicinanze ma che, altrettanto velocemente, si trasformò nei primi del 1900 in una vera e propria città fantasma quando furono scoperti giacimenti più redditizi nella vicina Death Valley.
Da alcuni anni è stato qui creato una sorta di “parco a tema” per far rivivere ai turisti l’avventura del vecchio western, con tanto di miniera d’argento che si raggiunge con scomodi vagoncini, un vecchio giacimento d’oro, dove è anche possibile trovare le pepite con il classico metodo dei piattini, saloon e locali caratteristici che sembra di esser finiti in un vecchio film western.
Samuele apprezza molto la visita, tanto che si fa anche un paio di giri nei “vagoncini” della miniera e solo l’aspettativa della prossima tappa, una delle principali del nostro viaggio, lo induce a venir via senza alcuna obiezione: ci attende infatti Las Vegas, la città più folle e divertente d’America!!!
La raggiungiamo nel pomeriggio e, come prima cosa, ci sistemiamo nella struttura che ci ospiterà per le successive 3 notti: il Circus Circus Hotel.
Non facciamo in tempo a lasciare i bagagli che Samuele vuole uscire dalla camera per immergersi nell’atmosfera del divertimento del grande luna park situato proprio all’interno dell’hotel. Ci passiamo così il resto della giornata, tra giochi, spettacoli di giocolieri e circensi, attrazioni con premi e tanto altro divertimento, per bambini ma anche per adulti. Tralasciamo la parte del casino: non ci interessa buttare inutilmente i soldi, osserviamo solo per qualche minuto le tante persone sedute ai tavoli verdi e, soprattutto, quelle “imbambolate” davanti alle slot machine.
Usciamo dall’hotel che è in pratica ora di andare a cena e l’atmosfera all’esterno è ancor più divertente ed entusiasmante. Ammiriamo con stupore i fantastici alberghi-casino disposti lungo la “strip”, una delle strade più conosciute al mondo, dove sorgono tutte le principali attrazioni della città.
Dopo una veloce cena, iniziamo a vedere i vari spettacoli che vengono offerti dai principali hotel, a partire da quello di Treasure Island, dove in un piccolo spazio d’acqua si fronteggiano due navi di pirati con tanto di musiche, danze, effetti speciali e fuochi d’artificio.
Un altro spettacolo al quale assistiamo con altrettanta emozione è quello offerto da Le Mirage, dove un vulcano erutta lava, fuoco e fiamme con tanto di suoni e colori che ne simulano una vera e propria eruzione.
Mentre camminiamo tra i tanti turisti, notiamo una folla di gente assiepata di fronte all’hotel Bellagio e, dopo pochi minuti, ecco partire lo spettacolo impressionante delle fontane danzanti con spruzzi alti decine di metri, tutto a ritmo di musica!!! Samuele le osserva con molta attenzione ed al termine paragona (giustamente) l’esibizione a quella vista a Dubai, di fronte al Burj Kalifa.
Il mattino seguente la strip ci aspetta per un altro bel giro in cui continuiamo ad ammirare i fantastici hotel e scoprire nuove attrazioni, con l’obiettivo di vedere quanto più possibile di questa città unica al mondo!
Attraversiamo le hall dei principali alberghi: sono immense, con bellissime fontane, sculture e fiori e spesso all’interno sono ricreate delle città a tema con ristoranti, locali di ogni tipo e negozi eleganti che espongono prodotti di ogni genere delle migliori marche al mondo.
Un esempio sono The Venetian (Venezia, con tanto di gondole che accompagnano turisti tra canali artificiali), Paris (con la Torre Eiffel ed i classici localini francesi), New York New York (con la ricostruzione dei suoi principali edifici come l’Empire State Building, la Statua della Libertà ed il Ponte di Brooklyn).
Poi ci sono gli hotel per così dire “storici”, come il Caesars Palace, dallo stile dell’antica Roma, oppure il Luxor, un vero e proprio simbolo di Las Vegas con la sua piramide che rievoca l’Egitto dei faraoni e che svetta al termine della strip.
Per la gioia di Samuele, visitiamo anche il Mandalay Bay, dove all’interno abbiamo la possibilità di vedere lo Shark Reef Aquarium con tanto di delfini, mante e squali e successivamente il Flamingo, dove ci facciamo delle splendide foto con dei pappagalli colorati e con alcuni fenicotteri rosa oltreché un lungo bagno nella piscina dell’albergo.
Ci fermiamo anche al mitico MGM, uno degli alberghi più grandi al mondo e spesso sede di famosi incontri di boxe nonché al caratteristico Hotel Excalibur, dalla forma di castello medioevale con all’interno numerose attrazioni e giochi per bambini e ragazzi.
Concludiamo la giornata con uno squisito ed abbondante buffet presso il Luxor, hotel al quale ci sentiamo più legati per averci soggiornato nel corso del nostro viaggio di nozze.
Il mattino seguente andiamo a visitare la diga di Hoover in Arizona, un imponente complesso architettonico realizzato nel 1935 lungo il corso del fiume Colorado. La diga crea un grande bacino artificiale, il lago Mead, il più grande lago artificiale degli Stati Uniti e fornisce elettricità agli stati di Nevada, Arizona e al sud della California oltre ad essere divenuta apprezzata meta turistica visitata da circa 1 milione di persone all’anno.
Vi facciamo una passeggiata all’esterno, facendo attenzione a non prenderci l’insolazione ma allo stesso tempo godendoci dello splendido panorama desertico circostante a cui fa da contrapposizione l’azzurro delle acque del lago.
Leggiamo dalla guida la storia della diga e scopriamo così che alla sua costruzione parteciparono 21.000 persone, che al momento del suo completamento era il più grande impianto di produzione di energia idroelettrica e anche la più grande struttura in calcestruzzo degli Stati Uniti e che l’opera ingegneristica realizzata è tuttora tra le più moderne e funzionali nonostante siano trascorsi oltre 80 anni dalla sua costruzione.
Una curiosità: la diga segna il confine di due stati (l’Arizona ed il Colorado) ma è anche a cavallo di due fusi orari differenti. Proprio per questo, alle estremità della costruzione, ci sono due orologi che ci ricordano di non sbagliarci con l’orario!
Ritorniamo a Las Vegas e lungo la strip Samuele riconosce uno ad uno tutti i fantastici hotel visti il giorno precedente! Prima di rientrare al Circus Circus, andiamo a visitare anche la parte vecchia della città, partendo da Freemont Street.
Facciamo pochi passi e siamo di fronte ad un altro stupendo hotel: il Golden Nuggets. Qui vi è anche la più grande pepita d’oro visibile al pubblico, la Hand of Faith.
All’interno dell’albergo troviamo anche una splendida piscina con un acquascivolo chiuso che attraversa un acquario con dentro gli squali. Samuele non si lascia sfuggire l’occasione e, messosi bello bello in costume, non esita un attimo a tuffarsi ed a fare più di una volta questa divertente attrazione.
Il divertimento non è certo finito qua…in pochi minuti di auto infatti arriviamo allo Stratospheare, uno dei più recenti hotel di Las Vegas.
Qui l’attrazione principale consiste nel salire sul tetto dell’edificio, a circa 350 metri di altezza, dal quale si può ammirare il panorama di tutta la città e, volendo, anche fare un enorme salto nel vuoto con una sorta di bungee jumping oppure salire su un tagadà i cui bracci girano all’esterno della torre!!! Per quanto ci riguarda, ci accontentiamo di goderci lo spettacolo, vedere le facce terrorizzate delle persone che prendono parte a questi “giochi”, scattare qualche foto per poi ritornare con i piedi a terra!
Anche l’ultima sera la trascorriamo a passeggio tra le luci, le musiche ed i giochi di Las Vegas, quindi la mattina seguente lasciamo questa incredibile città per dirigerci verso il Bryce Canyon, nello Utah.
Questo parco è famoso per i suoi “hoodoos”, una sorta di pinnacoli prodotti dall’erosione delle rocce che hanno una colorazione che va dal rosso, all’arancio, al beige: un piccolo parco ma di immensa bellezza e dove il tempo sembra essersi fermato vista l’assenza di evidenti segni lasciati dall’uomo.
Ci sono diversi punti di osservazione per ammirare il canyon dalle varie angolazioni e mentre camminiamo tra i sentieri Samuele avvista anche i caratteristici cani della prateria, simpatici roditori che escono curiosi da tane scavate nel terreno.
Lasciamo il parco nel pomeriggio. Abbiamo infatti ancora diversi chilometri da fare per raggiungere la meta successiva e quindi, seppur a malincuore, dobbiamo separarci da questa splendida meraviglia della natura.
Ci dirigiamo verso il Lake Powell, che attraversiamo sul Glen Canyon Dam Bridge per poi arrivare a Page, un piccolo paese dell’Arizona, dove soggiorniamo in un tipico motel americano. Impieghiamo circa 3 ore di auto ma il percorso non è impegnativo né tanto meno monotono considerati gli splendidi paesaggi che attraversiamo.
La mattina seguente ci alziamo di buon’ora per tentare la sorte: vogliamo infatti provare a visitare l’Antelope Canyon Inferiore ma purtroppo non abbiamo in precedenza effettuato alcuna prenotazione. I posti sono molto limitati e, la sera precedente in hotel, ci hanno suggerito di andare la mattina presto all’ingresso della riserva dei Navajo, popolo nativo americano che gestisce questo splendido ed unico sito naturalistico, sperando ci sia qualche posto libero oppure che qualche visitatore non si presenti all’appuntamento. Dopo circa un’ora di attesa, ecco la lieta notizia: ci hanno inserito nel secondo gruppo che partirà dopo poche decine di minuti.
L’alzataccia e l’attesa sono ampiamente ripagate dallo spettacolo offerto da questo “slot canyon”, un canyon stretto ma facilmente percorribile con delle forme create dall’acqua e dal vento che, unite ai raggi del sole che penetrano dall’alto creano uno spettacolo di colori, giochi d’ombra e sfumature unico al mondo. Lo percorriamo in andata e ritorno impiegando circa un’ora. Facciamo decine di foto e quando le andiamo a rivedere notiamo come quelle scattate nella prima parte dell’escursione hanno colori completamente diversi dalle ultime, seppur la parte del canyon inquadrata fosse la stessa: tutto colpa (o merito) dell’inclinazione dei raggi del sole!!!
A pochi chilometri dall’Antelope Canyon vi è un’altra attrazione naturale meritevole di una sosta: l’Horseshoe Bend, una specie di ferro di cavallo formato dal fiume Colorado in mezzo alle rocce.
Lo ammiriamo dopo una camminata di circa un chilometro da uno spettacolare strapiombo e la vista che ci offre questo scorcio di natura ci lascia veramente senza fiato. Attenzione però…la visita non è consigliata per chi soffre di vertigini!!!
Poco più di due ore di auto, compresa una breve sosta per un veloce snack ed eccoci arrivati in uno dei luoghi più affascinanti e suggestivi al mondo: la Monument Valley.
Conosciuta per essere stato lo scenario di molti film western, fa anch’essa parte della Navajo Nation Reservation, una riserva interamente gestita dagli indiani con ingresso a pagamento.
Percorriamo la Valley Drive, la strada panoramica e dissestata all’interno del parco, con la nostra auto ed in certi punti Alessandro ha anche il timore di rimanere impantanato nel fango ma lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è veramente stupefacente: pinnacoli di roccia alti fino anche a 300 metri, il contrasto tra il color rosso delle rocce ed il deserto circostante e la completa assenza di costruzioni “umane” rendono l’escursione veramente fantastica.
Diversi i punti d’interesse che ammiriamo, a partire dai 3 sabbiosi monoliti che formano il simbolo della Monument Valley, The Mittens and Merrick’s Butte. Un altro luogo mitico è il John Ford’s Point, una zona panoramica dedicata al famoso regista che meglio di tutti ha immortalato la Monument Valley nei film del Far West. Proprio qui Samuele ha la possibilità di salire a cavallo come un vero cow boy con tanto di fucile e cappello!!!
Altri punti che molto apprezziamo sono quelli dell’Artist’s Point dove si gode di un panorama molto ampio con numerosi monoliti a riempire la valle e The Three Sisters, 3 sottili pinnacoli che si ergono nella valle distinguendosi dai monoliti più spessi e tozzi.
La giornata volge al termine e il colore rosso del tramonto si sposa con le tinte calde della valle facendoci sentire come protagonisti di uno dei tanti film visti in gioventù. Prima di lasciare la zona, facciamo qualche acquisto nelle bancarelle situate lungo la strada, piene di souvenir e prodotti dei navajos, dopodiché ci dirigiamo verso il Gran Canyon National Park distante oltre 3 ore di auto.
Arriviamo in tarda serata, dopo esserci fermati anche a cena ed aver avvisato il nostro hotel, il Gran Canyon Inn and Motel, che saremmo arrivati “fuori orario”.
La mattina seguente siamo di buon’ora al Gran Canyon, nel South Rim per la precisione e, dopo aver pagato l’ingresso, parcheggiato l’auto e visitato il Visitor Center per ricevere le migliori informazioni su come muoversi all’interno del parco, iniziamo la nostra esplorazione di questa meraviglia naturale.
Camminiamo tra i vari punti di osservazione e, quando siamo particolarmente stanchi o le distanze sono lunghe, usufruiamo del servizio navetta. L’organizzazione è perfetta ma soprattutto è il luogo ad assorbire tutta la nostra attenzione. Gli scenari che si godono dai vari lookout sono stupefacenti: da Mather Point a Hopi Point, Buggeln, Grandview Point e Desert View, forse il migliore per essere il più alto, si ammira in tutta la sua maestosità questa immensa gola che arriva anche a 1600 metri di profondità per una larghezza che va dai 500 metri fino ai 27 km.
Trascorriamo qui l’intera giornata cercando di non perderci nulla dello spettacolo che la natura ci offre. Samuele vorrebbe incontrare la fauna che vive in questo habitat e per certi versi viene anche accontentato dai tanti scoiattoli che scorrazzano nel parco ma soprattutto dalla vista di alcuni condor che sorvolano indisturbati la zona alla ricerca di cibo.
In fondo alla gola, in lontananza, scorre tranquillo il fiume Colorado artefice con milioni di anni di “lavoro” dello spettacolo che oggi tutti noi possiamo beneficiare!
Lasciato nel tardo pomeriggio il magnifico Gran Canyon percorriamo un tratto della storica Route 66 attraversando anche il piccolo centro abitato di Seligman, famosa per essere associata al noto film della Disney “Cars”.
Qui, oltre ad ammirare una stazione di benzina che rievoca gli anni d’oro della “strada più famosa al mondo” con macchine della polizia, motociclette e macchine d’epoca, visitiamo con piacere un paio di negozi di souvenir e concludiamo la serata presso il Roadkill 66 cafè dove ceniamo con una sontuosa bistecca e patatine fritte!!!
Dopo pochi chilometri ci fermiamo in un motel nella piccola città di Kingman per poi il giorno seguente ripartire alla volta di Los Angeles.
La strada da fare in questa giornata è tanta (circa 5 ore di auto) ma la curiosità di scorgere nuovi panorami ci accompagna lungo tutto il percorso, con Samuele che rimane soprattutto incuriosito dai numerosi cactus di diverse dimensioni che incontriamo ai bordi della carreggiata.
Nel primo pomeriggio siamo finalmente di fronte al nostro Hotel di Los Angeles, l’Hollywood 7 Star Motel, situato a pochi passi dalla leggendaria Walk of fame.
Sistemati velocemente i bagagli, iniziamo proprio la scoperta della città da questa lunga e rinomata via, con Samuele che comincia subito a leggere tutti i nomi dei personaggi famosi sulle stelle!!! La via pullula di gente e numerosa è anche la presenza della polizia che gira a piedi, nelle classiche auto bianconere ed anche a cavallo.
Camminiamo a testa bassa, incuriositi dalle stelle e soprattutto dalle continue domande di Samuele su quei personaggi che non conosce ma che hanno la fortuna di avere il loro nome omaggiato in questo affascinante luogo.
Percorriamo entrambi i lati che vanno da Hollywood Boulevard fino a Vine Street e nel frattempo diamo un’occhiata anche ai tanti negozi e luoghi pittoreschi che troviamo lungo il viale.
Visitiamo un altro dei posti più iconici di Hollywood, il TLC Chinese Theatre, uno storico cinema dove all’ingresso ci sono le impronte di alcuni tra i più grandi attori della storia.
Aperto al pubblico nel 1927, tra il 1944 e il 1946 fu la sede dei premi Oscar e nel corso degli anni è stato sempre oggetto di continui rinnovi al fine di disporre della migliore tecnologia al mondo. Sembra che la tradizione delle impronte nacque a causa di una distrazione di una persona che calpestò il cemento fresco. Da lì l’idea di coinvolgere le principali star mondiali nel “lasciare il segno” in questo iconico teatro: vi troviamo oggi le impronte di più di 200 celebrità, tra cui Shirley Temple, Sophia Loren, Jackie Chan e Marilyn Monroe.
Pochi passi ed eccoci di fronte al Roosvelt Hotel che, oltre ad averci pernottato durante il nostro viaggio di nozze (!!!) è famoso per essere il più antico albergo ancora in uso a Los Angeles e soprattutto per aver ospitato la prima consegna dei Premi Oscar, quelli del 1929.
Dopo aver trascorso di fatto tutta la serata lungo la Walk of fame e nei suoi dintorni, il giorno seguente riprendiamo l’auto per visitare il quartiere di Beverly Hills con le sue lussuose ville dove vivono attori, cantanti e personaggi famosi.
Alessandro si scarica sul cellulare una sorta di itinerario che attraversa questa zona elegante, bellissima ed allo stesso tempo molto riservata. Ammiriamo diverse dimore, tra le quali quelle di Elizabeth Taylor, Ronald Reagan, Hitchock, Clint Eastwood e diversi altri ancora. Quelle che più hanno colpito Samuele sono state però le abitazioni di Angela Lansbury, la famosa “Signora in giallo” e quella di Peter Falk, l’attore che interpretava il noto “Ispettore Colombo”, due serie Tv che seguiamo a casa tutti con molto interesse. Curioso poi l’episodio che ci accade di fronte a quella che è stata fino alla sua morte, avvenuta nel 2011, la casa di Peter Falk: mentre stavamo facendo qualche foto all’abitazione e soprattutto guardando due cani che si trovavano nel recinto a fianco l’abitazione, ecco che dalla finestra si affaccia una signora chiedendoci, in inglese, cosa volessimo. Alla risposta che eravamo semplicemente turisti, fans dell’ispettore Colombo, la signora (Shera Danese) ci ha detto che era la moglie del famoso attore, che aveva origini italiane e che ha sempre piacere incontrare persone affezionate al mitico Colombo.
Visitiamo Bel Air, altro quartiere pieno di lussuose ville per poi raggiungere Rodeo Drive, la via famosa per i suoi negozi eleganti e prestigiosi.
Camminiamo con curiosità ammirando le vetrine delle boutique e delle gioiellerie per poi fermarci per un veloce snack in un locale con tavoli all’esterno molto alla moda (ed altrettanto caro…).
A pochi passi da Rodeo Drive, troviamo anche il Beverly Wilshire Hotel, albergo famoso per averci girato il film “Pretty Woman” con Julia Roberts e Richard Gere.
Risaliamo in auto per raggiungere uno dei posti più iconici della città: la collina di Hollywood con la famosa scritta. Nata nel lontano 1923 come insegna pubblicitaria è diventata negli anni a seguire un vero e proprio simbolo della capitale mondiale del cinema, tanto da comparire in infiniti film e serie TV.
Prima di rientrare in hotel, facciamo anche una visita al cimitero dei personaggi famosi: il Westwood Memorial Park Cemetery, dove sono sepolti la mitica Marilyn Monroe (in una tomba molto semplice), Walter Matthau, Dean Martin, Jack Lemmon, Peter Falk e tanti altri ancora.
Los Angeles è la città dell’industria cinematografica e non possiamo pertanto perderci gli Universal Studios dove poter scoprire e vivere per qualche momento i set dei più famosi film, conoscere i trucchi e restare stupiti dagli effetti speciali. Decidiamo così di dedicargli una larga parte di giornata, arrivando di buon mattino all’ingresso in maniera da evitare la fila per l’acquisto dei biglietti.
Con grande divertimento, partecipiamo da protagonisti a un’inondazione artificiale, ad un incidente in metro, ad un incendio e, per non farci mancare nulla, anche ad un uragano!
Viviamo tante emozioni e ce la spassiamo molto con Samuele che, nel bel mezzo dell’attrazione dedicata al film “Lo squalo”, ha anche un po’ paura!!!
Ci sono inoltre diversi spettacoli, sempre ispirati al mondo del cinema, e relativi giochi che coinvolgono in prima persona i turisti e permettono a persone di tutte le età di divertirsi e passare una splendida giornata.
Usciti dagli Universal Studios, ci dirigiamo verso il quartiere messicano di Los Angeles per una piacevole passeggiata nel El Pueblo, la zona che nei secoli passati vide il susseguirsi di spagnoli, messicani e americani che dal 1781, anno della fondazione della città, si contendevano l’area.
Ci fermiamo a poche centinaia di metri da La Plaza, fulcro nei primi anni di vita della città ed oggi luogo molto frequentato dai turisti e punto di partenza per la visita di alcune interessanti attrazioni, come ad esempio la più vecchia stazione dei pompieri di Los Angeles, costruita nel 1884, in funzione per pochi anni ed oggi museo dedicato ai vigili del fuoco.
Attraversiamo la piazza e siamo in Olvera Street, la via dello shopping “messicano” più famosa della zona dove acquistiamo anche un paio di graziosi souvenir.
Prima di lasciare il quartiere, visitiamo anche Union Station, la storica stazione dei treni di Los Angeles con la sua architettura retrò, dove peraltro all’interno ci imbattiamo in un piccolo set per la produzione di uno spot pubblicitario.
A circa due chilometri dalla stazione, facciamo l’ultima fermata in città: ci troviamo infatti nel Financial District, in pieno Downtown.
La zona per quanto ovvio è molto moderna, curata ed elegante e la scalinata Bunker Hill Steps ne è un perfetto esempio.
La sera ci trasferiamo a Venice Beach, un quartiere di Los Angeles situato direttamente sull’Oceano Pacifico, abitato da circa 40.000 persone ma in ogni stagione affollata meta turistica, dove abbiamo prenotato per la notte al Jolly Roger Hotel.
La mattina seguente, dopo un’abbondante colazione in albergo e fatti pochi passi, ci troviamo lungo Venice Ocean Front Walk, uno dei simboli di questa località non tanto per la piacevole passeggiata che si può fare lungo il viale pedonale con tanto di palme e piste ciclabili ma soprattutto per gli incontri che si hanno nel mentre si cammina: musicisti, artisti di ogni genere, acrobati e tanti giovani intenti a fare sport, jogging o skating nel grande “Venice Beach Skate Park”.
A poche centinaia di metri da questo particolare “stadio”, incontriamo Muscle beach, luogo frequentato soprattutto da culturisti dediti ad allenarsi nei modi più strani e particolari.
Durante la passeggiata ci imbattiamo persino in un set cinematografico: si sta girando una scena di un telefilm in un bar della zona con tanto di regista, attori e diverse comparse!!!
Lasciamo il lungo mare per un giro nel Canal Historic District, la zona dei canali, quella per la quale la città prende il nome di Venice. Questo quartiere residenziale, di fatto quasi interamente pedonale, è molto grazioso e piacevole da visitare, con ponticelli tra canali, palme, giardini e ville dai particolari stili architettonici.
Il pomeriggio lo trascorriamo nella vicina Santa Monica dove, dopo una breve passeggiata in centro tra locali e negozi alla moda, andiamo sulla rinomata spiaggia per permettere a Samuele di fare un bel bagno tra le onde e tanti giochi al Pacific Park, il parco giochi con la famosa ruota situata direttamente sul molo del Santa Monica Pier.
È ora di lasciare Los Angeles ed i suoi quartieri adagiati sull’Oceano Pacifico per dirigerci verso San Francisco, meta ultima del nostro viaggio.
Lasciato l’hotel a Venice, facciamo però solo pochi chilometri che decidiamo di fermarci per visitare Malibù, residenza di molte celebrità del mondo dello cinema e dello spettacolo (ma non ne incontriamo neanche una…) e soprattutto ambita meta di vacanze balneari grazie al suo litorale naturale, a volte anche selvaggio, con diverse tipologie di spiagge adatte ad ogni tipo di esigenza. Ne visitiamo un paio facendo una passeggiata e sorseggiando un fresco succo di frutta per poi riprendere l’auto alla volta del nord della California.
Dopo poco più di un’ora di strada panoramicissima, ci fermiamo nella piccola città di Santa Barbara, famosa per essere la sede di una delle missioni più vecchie d’America, la Old Mission, fondata nel 1786.
Visitiamo questa bella struttura anche dall’interno e, seppur più volte ristrutturata nel corso degli anni, se ne assapora ancora il fascino dei tempi in cui era meta di pellegrinaggi, soste di viandanti ed anche centro vitale della piccola città.
Dopo una passeggiata per le vie del centro, uno spuntino, una foto scattata di fronte al Moreton Bay Fig, la più grande pianta di ficus degli Stati Uniti, risaliamo in auto alla volta della prossima tappa: Morro Bay, distante un paio d’ore di tranquilla guida.
Qui per prima cosa Alessandro e Samuele noleggiano una canoa per fare un giro sulla baia ma soprattutto per…raggiungere un gruppetto di foche che si trovano a poche centinaia di metri dalla riva!!!
Li vedo divertirsi ed in alcuni momenti anche avvicinarsi troppo agli animali ma poi mi lascio coinvolgere anche io in un giro con Alessandro che mi porta a pochi metri da questi splendidi mammiferi.
Ritornati a riva, facciamo qualche chilometro per arrivare a quella che è la principale attrazione della località alla quale peraltro da anche il nome: il Morro Rock, un promontorio di circa 200 metri che domina la baia e dal quale si gode uno splendido panorama sulla zona, con le scogliere piene di pellicani, i prati verdi dove scorrazzano indisturbati piccoli scoiattoli ed il mare azzurro dove nuotano le simpatiche foche!
Per la notte decidiamo di fermarci in un piccolo albergo nella nota località turistica di Monterey, una città che è tappa obbligatoria per tutti i turisti che si spostano da Los Angeles a San Francisco.
La mattina seguente percorriamo una delle strade panoramiche più belle degli Stati Uniti, la 17 Mile Drive, che unisce in pratica Monterey a Carmel by the Sea, altra località, molto piccola, famosa per il clima, le ville immerse nella natura e l’ottima qualità della vita.
Il tempo purtroppo non è dei migliori, comunque Pebble Beach (una distesa di campi da golf con vista sul Pacifico), il Lone Cypress Tree (un cipresso solitario divenuto simbolo della zona) e soprattutto Pacific Grove (una cittadina con diverse costruzioni storiche poggiate su un litorale roccioso e frastagliato) non ci deludono affatto.
Ci dirigiamo poi al Fisherman’s Wharf di Monterey per una passeggiata tra i numerosi ristorantini, negozi di souvenir e… diversi leoni marini distesi placidamente sulle rocce.
Non ci lasciamo sfuggire l’occasione di una breve crociera alla ricerca delle balene. Riusciamo a salire appena qualche minuto prima che il traghetto salpi e, fortunatamente, la gita si rileva una piacevole scoperta: riusciamo infatti ad ammirare a poche decine di metri alcuni branchi di balene, dalle dimensioni ragguardevoli, impegnate nella ricerca di plancton. Samuele è entusiasta e non smette mai di fotografarle!!! Passano così in secondo piano alcuni splendidi delfini che saltano nelle vicinanze così come i leoni marini impegnati a crogiolarsi al sole in una piattaforma galleggiante posta a breve distanza dalla costa.
Terminiamo la visita di Monterey con un delizioso pranzo a base di salmone gustato sul molo, a pochi metri da alcuni leoni marini indifferenti ai richiami di Samuele.
Prima di arrivare a San Francisco, facciamo una sosta nella famosissima Silicon Valley, una zona ricca di società operanti nella tecnologia all’avanguardia, tra cui Apple, Facebook e Google.
Visitiamo l’Università di Stanford a Palo Alto, una vera e propria città nella città, con tanto di strutture ricettive e sportive di altissimo livello.
Alessandro ne approfitta per una lezioncina a Samuele sull’importanza dello studio dopodiché riprendiamo la strada per San Francisco, in maniera da non arrivare tardi in città.
Lasciati i bagagli all’hotel che ci ospiterà per le successive tre notti, El Camino Inn, l’unico albergo del viaggio di cui avremo un pessimo ricordo per la scortesia del personale, iniziamo la visita della città che ci accoglie subito con un’aria fresca e ventosa che dall’oceano si riversa sulla baia.
Come prima tappa ci dirigiamo al Fisherman’s Wharf, la zona più visitata dai turisti per la presenza di numerosi negozi, ristoranti e locali tipici direttamente sul lungomare.
Passeggiamo piacevolmente fino ad arrivare al famoso Pier 39, un grande centro commerciale costruito sul molo di San Francisco che ha nella presenza stabile di una colonia di leoni marini la sua attrazione principale. Rimaniamo a lungo a guardare questi splendidi mammiferi, con Samuele che li osserva e fotografa da ogni angolo, mentre dormono, giocano o si tuffano in acqua per ritornare in mare aperto.
Prima di rientrare in hotel, approfittiamo di mangiare uno dei piatti tipici di San Francisco, la “clam chowder”, una sorta di zuppa di pesce servita all’interno di un grande panino scavato, al Boudin Bakery & cafe, una vera squisitezza che gusteremo anche un’altra sera!!!
Il giorno successivo di buon mattino siamo già in centro per visitare le principali attrazioni della città, cominciando dal Golden Gate Bridge, simbolo di San Francisco, il ponte sospeso sopra lo stretto che collega la baia all’Oceano Pacifico. Il ponte è visibile da ogni angolo della città ma, ovviamente, decidiamo prima di attraversarlo con un classico autobus a due piani, poi di fermarci a scattare qualche foto panoramica da Lime Point, all’estremità nord della struttura, per poi percorrerlo a piedi per rientrare verso il centro di San Francisco.
La passeggiata è veramente lunga (solo il ponte misura circa 1300 metri ed alla fine del giro conteremo per difetto una camminata di oltre 10 chilometri) ma lo spettacolo che godiamo dall’alto della struttura è fantastico: da un lato abbiamo la città con il suo caratteristico skyline, di fronte la baia con nel mezzo la famosa isola di Alcatraz! Uno scenario stupendo che calamita tutte le nostre attenzioni e ci fa sopportare benissimo la fatica della lunga passeggiata ed anche il fastidioso vento che ci accompagna ininterrottamente.
Dopo esserci ripresi con un buon pranzetto al Pier 39, riprendiamo la visita della città da Union Square, la piazza centrale della città californiana, situata su Market Street a pochi passi dalla stazione principale di quello che è un altro simbolo di San Francisco: il cable car.
Facciamo una lunga fila ma alla fine riusciamo a salire su questo particolare mezzo di trasporto da prendere al volo che, dopo una serie di sali e scendi pazzeschi, ci riporta fino alle vicinanze del molo. Samuele si diverte moltissimo, come quasi si trovasse su una giostra del luna park, mentre a me non entusiasma il fatto di essere ammassati dentro un piccolo vagone con la gente che rimane anche appesa fuori dal tram a rischio della propria incolumità.
Riprendiamo il pullman per raggiungere Lombard Street, con il suo celebre tratto di ripidi tornanti di Russian Hill. Samuele si fa delle sonore risate nel vedere le auto che con difficoltà percorrono la tortuosa strada mentre noi ci sediamo su una panchina dalla quale si gode tutto lo spettacolo della via con sullo sfondo la baia della città.
Una visita la merita anche la zona di Alamo Square, dove spiccano “The painted ladies”, delle case private in stile vittoriano, poste una vicina all’altra, molto eleganti, raffinate e conosciute al mondo anche per essere comparse in numerosi film e telefilm americani.
Scende la sera e la città si illumina di mille luci e diventa molto suggestiva. La serata la trascorriamo ancora una volta nella zona del Pier 39 dove approfittiamo della presenza di numerosi negozi per l’acquisto di qualche souvenir da riportare a casa e soprattutto dove Samuele può ancora una volta ammirare i suoi amati leoni marini.
Il giorno seguente ci aspetta la visita di Alcatraz, l’isola famosa per essere stata la sede dell’omonimo penitenziario di super sicurezza da cui era quasi impossibile fuggire e che ha ispirato il film “Fuga da Alcatraz”, tra i preferiti di Alessandro.
La raggiungiamo con un traghetto dal quale abbiamo anche la possibilità di ammirare la baia da un altro punto di vista. In passato luogo di punizione ed isolamento, oggi The Rock, come viene anche chiamata la prigione di Alcatraz, è sede dell’omonimo museo, di giardini e colonie di uccelli.
L’audioguida che ci viene fornito all’arrivo nell’isola ci permette di conoscere la storia di questo mitico posto, con i principali tentativi di fuga, i detenuti più famosi (Al Capone tra tutti) e tante altre curiosità che ci accompagnano fino all’ingresso della struttura.
All’interno vediamo le minuscole e squallide celle d’isolamento, con tanto di esperienza nel rimanere chiusi all’interno per qualche minuto al buio completo, il refettorio, i lunghi corridoi e l’esterno dove era possibile per i detenuti trascorrere la cosiddetta “ora d’aria”.
Samuele rimane molto interessato soprattutto dalla storia dei fuggitivi Morris, John e Clarence Anglin, che riuscirono a scappare tramite alcuni buchi scavati nelle celle e successivamente arrivare sulla terra ferma tramite una zattera di fortuna. Proprio da questa storia è stato poi tratto il film Fuga da Alcatraz del 1979.
Una curiosità: durante il nostro soggiorno a San Francisco vi è in corso la finale della Louis Vuitton Cup tra l’italiana Luna Rossa Challenge e l’Emirates Team New Zealand. Vedere sfrecciare queste due imbarcazioni a pelo d’acqua lungo la baia è stato altrettanto emozionante che visitare Alcatraz!
Rientrati al molo, visitiamo prima l’hangar della nostra Luna Rossa, con tanto di stand dello sponsor Prada, e poi la zona riservata a Oracle Team Usa, la detentrice dell’America’s Cup con la quale si sfiderà l’imbarcazione neozelandese (vincitrice sull’italiana) per il titolo finale.
Passeggiamo lungo la baia fino ad arrivare al Pier 39 dove ci divertiamo ancora una volta ad osservare i tanti leoni marini che fanno una gran confusione, per poi gustare una calda zuppa al Boudin Bakery & cafe.
Fisherman’s Wharf è veramente un quartiere molto pittoresco dove non ci si annoia mai. La sera incontriamo diversi artisti di strada e ci dobbiamo impegnare per riportare Samuele in albergo!!!
Purtroppo eccoci arrivati all’ultimo giorno di vacanza: la sera abbiamo infatti il volo di ritorno per Roma. Approfittiamo ancora una volta del fatto che è una bella giornata per passeggiare lungo la baia, ammirando il Golden Gate che si staglia all’orizzonte, fare gli ultimi acquisti nei negozi intorno a Ghirardelli Square ed osservare incuriositi, questa volta dalla riva, la regata della Louis Vuitton Cup che, purtroppo, vede ancora una volta la vittoria dell’imbarcazione neozelandese.
La sera, mentre siamo in aeroporto in attesa di imbarcarci sul volo American Airlines, riflettiamo già sulle diverse esperienze vissute in queste tre settimane, tanto diverse fra loro ma tutte veramente affascinanti: Samuele ha preferito i parchi, Alessandro Las Vegas, io forse San Francisco….tutti però siamo concordi nel dire che è stato un gran bel viaggio e che l’America è veramente una terra piena di contrasti con tanto da offrire anche ai visitatori più esigenti!!!