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Nel cuore dell’Impero Mongolo: visita al complesso di Gengis Khan

Durante il nostro viaggio in Mongolia, una delle esperienze più memorabili è stata la visita alla statua equestre di Gengis Khan, appena fuori Ulan Bator. Vederla apparire all’orizzonte, alta e scintillante, è stato come trovarsi davanti a un gigante della storia: 40 metri di acciaio, il cavallo fiero e il condottiero con lo sguardo rivolto verso est, verso il suo luogo di nascita.

Il complesso di Gengis Khan

Siamo saliti fino alla testa del cavallo, attraversando una scala interna che sembrava portarci dentro la leggenda. Da lassù, la steppa si apriva davanti a noi come un mare silenzioso. Dentro la base della statua, ci ha accolto un museo su due piani, con reperti che raccontano la Mongolia dall’età del bronzo fino all’impero di Gengis Khan.

Gengis Khan

È lì che abbiamo scoperto una delle cose più sorprendenti: Gengis Khan credeva negli sciamani e praticava una spiritualità che univa buddismo tibetano e animismo. Un condottiero mistico, oltre che stratega.

Panorama dall’alto della statua

Passeggiando tra le colonne che rappresentano i 36 khan mongoli, ho pensato a quanto fosse visionario: nel 1206 unificò le tribù nomadi e creò l’impero più vasto della storia premoderna. E non lo fece solo con la forza: usava anche la guerra psicologica e biologica, lanciando cadaveri infetti oltre le mura delle città assediate per diffondere malattie. Una tattica brutale, ma incredibilmente efficace per l’epoca.

All’interno del museo

Prima di partire, abbiamo scattato ancora qualche foto. Poi abbiamo lasciato quel luogo, ricco di storia e di bellezza paesaggistica, con negli occhi l’immagine di un impero e nel cuore il silenzio della steppa.